West Nile, l’ennesimo esempio di una narrazione omissiva e di parte
Da patologo veterinario oltre che da docente universitario che ha dedicato 35 anni della propria vita professionale allo studio delle malattie infettive, con particolare riferimento a quelle trasmissibili dagli animali all’uomo – alias zoonosi -, sono stato molto colpito dalla narrazione mediatica che si sta svolgendo in questi giorni a seguito del decesso, in provincia di Latina, di una donna ultraottantenne affetta da “West Nile”. Stiamo parlando di una malattia sostenuta da un flavivirus neurotropo trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex, la cui sempre più diffusa presenza a latitudini via via più settentrionali rappresenterebbe una diretta conseguenza del riscaldamento globale. E’ bene chiarire, al riguardo, che le zanzare virus-infette costituirebbero una piccolissima frazione di quelle presenti nell’ambiente (1 su circa 30.000) ed è pure bene precisare che la West Nile e’ una zoonosi, il cui agente causale può anche essere trasmesso sia per via materno-fetale sia con il latte materno. E’ bene sottolineare, infine, che il virus della West Nile, caratterizzato dal piu’ ampio spettro d’ospite finora descritto in natura, sarebbe capace d’infettare centinaia di vertebrati domestici e selvatici, ivi compresi mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi.
A fronte di tutto ciò e come già avvenuto per la pandemia da CoViD-19, la narrazione mediatica della West Nile e’ stata ancora una volta affidata ai medici, senza il benché minimo coinvolgimento dei colleghi veterinari e, nondimeno, per buona pace della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.
Errare humanum est perseverare autem diabolicum!
Giovanni Di Guardo
DVM, Dipl. ECVP,
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo