Helicobacter pylori e Alzheimer, un paradosso intrigante
Un articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla prestigiosa Rivista “Science Advances” restituisce un’immagine inedita di Helicobacter pylori, un batterio ritenuto responsabile fino a questo momento, nella nostra specie, di gastriti ulcerative e, a seguire, di neoplasie maligne dello stomaco (Jin et al., 2025).
Si tratta, in particolare, di una tossina rilasciata dal succitato microorganismo, denominata “cytotoxin-associated gene A protein” (CagA) e la cui regione N-terminale sarebbe in grado d’inibire la formazione di depositi/aggregati di sostanza amiloide, sia “funzionale” sia “patologica”.
Grazie ai primi, batteri quali Pseudomonas aeruginosa (unitamente ad altri membri del genere Pseudomonas) ed Escherichia coli, frequentemente responsabili di gravi infezioni resistenti alle terapie antibiotiche nell’uomo e negli animali, formerebbero “biofilm” che, una volta circondata la cellula batterica, la proteggerebbero dalla risposta infiammatoria ed immunitaria dell’ospite, così come dall’azione dei farmaci ad attività battericida e/o batteriostatica.
Per quanto attiene invece all’interferenza esplicata da CagA nei riguardi della formazione e della conseguente deposizione di amiloide “patologica”, i risultati di questo studio offrirebbero una serie di prospettive, oltremodo interessanti e al tempo stesso promettenti, nei confronti della cura di gravi quanto invalidanti patologie neurodegenerative primariamente contraddistinte da “misfolding proteico”, quali la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la corea di Huntington, tanto per citare alcuni eloquenti esempi (Jin et al., 2025).
Quasi a mo’ di paradosso, fatto salvo il sensazionale dato relativo all’attività anti-batterica efficacemente svolta da CagA (Jin et al., 2025), andrebbe tuttavia sottolineato che anche l’amiloide-beta (A-beta), costantemente rinvenuta sotto forma di placche e in associazione con aggregati neurofibrillari di proteina tau nel tessuto cerebrale di pazienti affetti da malattia di Alzheimer (Di Guardo, 2018), risulterebbe a sua volta capace di conferire un’efficace protezione nei riguardi delle infezioni microbiche, quantomeno nei modelli animali di Alzheimer – topi ed ospiti invertebrati – sperimentalmente utilizzati (Kumar et al., 2016).
A questo punto una domanda sorge spontanea, sulla scia dell’intrigante paradosso dianzi esplicitato:
Abbiamo a che fare con uno speciale esempio di “convergenza evolutiva” fra l’azione anti-microbica esplicata da un peptide batterico ad attività anti-Alzheimer e quella contemporaneamente svolta dall’amiloide-beta, “hallmark” biochimico nonché “minimo comune denominatore” patogenetico della malattia di Alzheimer?
Parafrasando, sarebbe nato prima l’uovo o la gallina?
Bibliografia citata
Di Guardo G. Alzheimer’s disease, cellular prion protein, and dolphins. Alzheimers Dement. 2018;14(2):259-260.
DOI: 10.1016/j.jalz.2017.12.002.
Jin Z, Olsen WP, Mörman C, Leppert A, Kumar R, Møllebjerg A, et al. Helicobacter pylori CagA protein is a potent and broad-spectrum amyloid inhibitor.
Sci. Adv. 2025;11(24):eads7525.
DOI: 10.1126/sciadv.ads7525.
Kumar DK, Choi SH, Washicosky KJ, Eimer WA, Tucker S, Ghofrani J, et al. Amyloid-β peptide protects against microbial infection in mouse and worm models of Alzheimer’s disease.
Sci. Transl. Med. 2016;8:340ra72.
DOI: 10.1126/scitranslmed.aaf1059.
Giovanni Di Guardo,
DVM, Dipl. ECVP,
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo