Antiossidanti nei prodotti della pesca, raccomandazoni del CNSA

A febbraio 2023 la sezione Sicurezza Alimentare del CNSA (Comitato Nazionale per la sicurezza alimentare, ha emesso il documento tecnico “Impiego di antiossidanti nei prodotti della pesca – raccomandazioni“.

L’acido ascorbico (E 300), l’ascorbato di sodio (E 301) e l’ascorbato di calcio (E 302) sono additivi alimentari autorizzati e comunemente utilizzati come antiossidanti nel pesce trasformato e non trasformato per rallentare la decolorazione della polpa di pesce e l’irrancidimento.

In assenza di una normativa europea che indicasse la quantità massima per tali additivi alimentari, il Ministero della salute ha ritenuto opportuno procedere a una valutazione del rischio per il consumatore per determinazioni di acido ascorbico superiori ai 300 mg/kg nel tonno incaricando la Sezione 1 del CNSA a redigere un apposito parere scientifico.

Ora il Regolamento UE 2022/1923 fissa a 300 mg/kg i livelli massimi di utilizzo degli antiossidanti E300, E 301 ed E 302 nel tonno.

A conclusione del proprio parere, gli esperti del CNSA raccomandano l’importanza di mantenere alta l’attenzione verso una buona pratica di produzione, conservazione, vendita e utilizzo del prodotto a cominciare dal mantenimento della catena del freddo.

Fonte: Ministero della Salute




Sicurezza alimentare, nuovo regolamento sulla plastica riciclata destinata al contatto con prodotti alimentari

MocaIl 20 settembre 2022 è stato pubblicato il nuovo Regolamento (UE) 2022/1616, entrato in vigore il 10 ottobre 2022, che abroga il Regolamento (CE) 282/2008 relativo ai materiali e agli oggetti di materia plastica riciclata destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari.

La norma, nello specifico, disciplina:

  • l’immissione sul mercato di materiali e oggetti di materia plastica, destinati al contatto con gli alimenti, contenenti plastica riciclata;
  • lo sviluppo e il funzionamento di tecnologie, processi e impianti di riciclo, per produrre materia plastica riciclata da utilizzare in detti materiali e oggetti di materia plastica;
  • l’uso a contatto con i prodotti alimentari di materiali e oggetti di materia plastica riciclata e di materiali e oggetti di materia plastica destinati a essere riciclati.

Secondo le disposizioni del regolamento è possibile immettere sul mercato materiali e oggetti destinati al contatto con gli alimenti (MOCA) di materia plastica riciclata fabbricati:

  • con una tecnologia di riciclo idonea, in grado di riciclare i rifiuti in materiali e oggetti di materia plastica riciclata sufficientemente inerti e sicuri da un punto di vista microbiologico
  • oppure con una nuova tecnologia, purché questa sia conforme al capo IV del regolamento.

Nell’Allegato I del regolamento sono elencate le tecnologie di riciclo idonee per la produzione di plastica riciclata destinata alla fabbricazione dei MOCA, tecnologie già valutate positivamente dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

Per garantire la trasparenza e facilitare le attività di controllo, il nuovo regolamento istituisce il Registro dell’Unione delle nuove tecnologie, dei riciclatori, dei processi di riciclo, degli schemi di riciclo e degli impianti di decontaminazione, accessibile al pubblico sul sito web della Commissione Europea.

Per quanto concerne la registrazione al Registro dell’Unione, la Commissione ha pubblicato una pagina informativa, che

  • illustra le modalità di registrazione e fornisce i moduli necessari
  • fornisce il modello della scheda di sintesi del monitoraggio della conformità (Allegato II del regolamento), finalizzata a riassumere in modo standardizzato il funzionamento, il controllo e il monitoraggio degli impianti di riciclo
  • i modelli di dichiarazione di conformità della materia plastica riciclata, che devono essere utilizzati dai riciclatori e dai trasformatori (Allegato III, Parte A e Parte B, del regolamento).

Il regolamento dispone che la notifica per la registrazione delle nuove tecnologie, dei riciclatori, degli schemi di riciclo e degli impianti di decontaminazione deve essere effettuata, entro i termini previsti, sia alla Commissione Europea che all’autorità competente del territorio in cui è situato l’impianto, il Gestore dello schema o lo Sviluppatore della nuova tecnologia.

Per quanto riguarda l’Italia, la notifica deve essere trasmessa alle autorità territorialmente competenti, utilizzando gli indirizzi riportati nell’Elenco delle autorità territorialmente competenti e, per conoscenza ,all’autorità competente centrale, Ministero della Salute, utilizzando l’indirizzo di posta certificata dgsan@postacert.sanita.it .

In merito alla Scheda di sintesi del monitoraggio della conformità degli impianti di decontaminazione, la stessa deve essere inviata, entro i termini previsti dal regolamento, esclusivamente all’autorità competente del territorio in cui è situato l’impianto e per conoscenza all’autorità competente centrale, utilizzando gli stessi indirizzi sopraindicati.

Fonte: Ministero della Salute




Glifosato: nessuna area di preoccupazione critica; lacune nei dati identificate

La valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato alcuna area di preoccupazione critica. Nelle conclusioni dell’EFSA sono state riportate alcune lacune nei dati  – come questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva o questioni rimaste in sospeso – che la Commissione europea e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione nella prossima fase del processo di rinnovo dell’approvazione. Queste le principali conclusioni della revisione paritetica dell’EFSA sulla valutazione del rischio del glifosato, eseguita dalle autorità di quattro Stati membri (che hanno assunto congiuntamente il ruolo di «Stati membri relatori»).

Nella sua revisione paritetica della valutazione del rischio del glifosato come sostanza attiva, l’EFSA non ha individuato alcuna area di preoccupazione critica in relazione al rischio che esso comporta per l’uomo, gli animali o l’ambiente. Una preoccupazione è definita critica quando riguarda tutti gli usi proposti della sostanza attiva oggetto di valutazione (ad esempio, impiego in pre-semina o post-raccolto, ecc.), impedendone così l’approvazione o il rinnovo.

Nel 2022 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha effettuato una valutazione dei pericoli posti dal glifosato, in seguito alla quale ha concluso che non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica. Ai fini della valutazione del rischio relativo al glifosato a livello di UE, l’EFSA ha utilizzato la classificazione di pericolo dell’ECHA. Eventuali lacune nei dati individuate sono riportate nelle conclusioni dell’EFSA come questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva o questioni rimaste in sospeso.Tra le questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva rientrano la valutazione di una delle impurità presenti nel glifosato, la valutazione del rischio alimentare per i consumatori e la valutazione dei rischi per le piante acquatiche.

Tra le questioni rimaste in sospeso vi sono, tra l’altro, la mancanza di  informazioni sulla tossicità di uno dei componenti della formulazione di pesticidi a base di glifosato presentata ai fini della valutazione, informazioni che sono necessarie per portare a termine la valutazione del rischio relativo alla formulazione per gli usi rappresentativi. Per questa formulazione non sono emerse indicazioni di tossicità acuta e genotossicità.

Per quanto riguarda la biodiversità, gli esperti hanno riconosciuto che i rischi associati agli usi rappresentativi del glifosato sono complessi e dipendono da molteplici fattori. Hanno inoltre rilevato la mancanza di metodologie armonizzate e di specifici obiettivi di protezione concordati. Nel complesso, le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione.

Per quanto riguarda l’ecotossicologia, il pacchetto di dati ha consentito un approccio conservativo alla valutazione del rischio, che ha identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato.

Trasparenza del processo

«La valutazione del rischio e la revisione paritetica del glifosato sono frutto del lavoro svolto da decine di esperti scientifici dell’EFSA e degli Stati membri nell’ambito di un processo che si è protratto per tre anni. Processo che si basa sulla valutazione di molte migliaia di studi e articoli scientifici, oltre a incorporare i preziosi contributi forniti mediante la consultazione pubblica», ha dichiarato Guilhem de Seze, responsabile del dipartimento «Risk Assessment Production» (formulazione delle valutazioni del rischio) dell’EFSA.

Contesto

Il glifosato è una sostanza chimica utilizzata in diversi erbicidi, il cui impiego in Europa è sottoposto a una severa regolamentazione. Attualmente il periodo di approvazione dell’uso del glifosato nell’UE termina il 15 dicembre 2023. La valutazione del rischio da parte degli Stati membri e la successiva revisione paritetica dell’EFSA sono state eseguite nell’ambito del processo legislativo previsto per il rinnovo dell’approvazione dell’uso del glifosato in Europa.

Prossime fasi e pubblicazione

Le conclusioni dell’EFSA sulla revisione paritetica della valutazione del rischio relativa al glifosato sono state trasmesse in data odierna alla Commissione europea e agli Stati membri per orientare la decisione che sono chiamati ad adottare in merito all’opportunità di mantenere il glifosato nell’elenco dell’UE delle sostanze attive approvate nei prodotti fitosanitari.

Prima della pubblicazione, l’EFSA è tenuta per legge a garantire che tutti i contenuti siano conformi alle norme in materia di protezione dei dati personali e di riservatezza. Come per tutte le revisioni paritetiche delle sostanze attive nei prodotti fitosanitari, e in conformità della legislazione dell’UE sui pesticidi, l’EFSA fornisce i materiali destinati alla pubblicazione al richiedente, il quale ha facoltà di richiedere la riservatezza degli elementi relativi ai dati personali o alle informazioni commercialmente sensibili. I richiedenti non possono richiedere modifiche alle conclusioni o alla valutazione stessa, né presentare informazioni aggiuntive.

Non appena questo processo sarà completato, l’EFSA pubblicherà integralmente le proprie conclusioni unitamente a tutti i documenti di riferimento relativi alla revisione paritetica e alla valutazione del rischio sul proprio sito web. La pubblicazione delle conclusioni è prevista per la fine di luglio 2023 e quella dei documenti di riferimento, che ammontano a diverse migliaia di pagine, è prevista tra la fine di agosto e la metà di ottobre 2023.

Fonte: EFSA




EFSA. Come comunicare durante gli incidenti legati alla sicurezza alimentare

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato le linee guida: “Best practice for crisis communicators – How to communicate during food or feed safety incidents“.

L’EFSA, in consultazione con la rete degli esperti di comunicazione (Communications Experts Network – CEN), ha elaborato queste raccomandazioni per incoraggiare l’adozione uniforme delle migliori prassi durante gli incidenti connessi al mandato dell’EFSA. L’obiettivo era fornire raccomandazioni pratiche e chiare per la comunicazione con il pubblico esterno durante un incidente legato agli alimenti o ai mangimi.

Sul sito del Ministero della salute è pubblicata una traduzione in italiano del documento

 

Fonte: EFSA




Valutazione tossicologica miscele di micotossine 2022-23 – Raccomandazioni CNSA

AflatossineE’ stato aggiornato dal Ministero della Salute il documento di lavoro sulla “Valutazione tossicologica miscele di micotossine 2022-23 – Raccomandazioni CNSA”

L’obiettivo del presente documento di lavoro è quello di aggiornare il quadro e le conclusioni cui il gruppo di lavoro era giunto nel 2021

Scarica il documento

Fonte: Ministero della Salute – CNSA




ISS: Il mare è malato per colpa dell’uomo, i segni dal Mediterraneo al Polo Nord

Il mare sta male, soffocato dall’impatto delle attività umane, in termini di inquinamento ‘diretto’ o di effetti come i cambiamenti climatici, e i segni del ‘passaggio’ dell’uomo sono ormai ubiquitari, dal Mediterraneo alle acque del Polo Nord.  A fare la diagnosi, sono stati gli esperti riuniti nel convegno “Mare e salute”, che si è appena tenuto in ISS con la partecipazione di istituzioni, enti di ricerca e terzo settore impegnati nella prevenzione sanitaria e nella protezione degli ambienti acquatici e marini. Dalla salute degli oceani, avvertono gli esperti, dipende strettamente anche quella del resto del pianeta e dell’uomo, una prospettiva di ‘planetary health’ su cui insistono anche gli ultimi trattati approvati dall’Onu sull’argomento, e la cooperazione scientifica e le partnership istituzionali rappresentano la strategia di elezione per produrre conoscenze ed elaborare strategie.

“Il mare ha un ruolo centrale nell’equilibrio dell’ecosistema, che riguarda anche la nostra salute e il nostro benessere – ha dichiarato Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’ISS – ed è per questo stiamo cercando di mettere a sistema tutte le nostre conoscenze per valutare il suo stato di salute, secondo un approccio “one-water” for “one-health”.  L’impronta dell’attività umana è evidente in tutte le latitudini, come hanno dimostrato i primi viaggi compiuti in quattro oceani e dieci mari del pianeta, e lo è al punto che vi abbiamo ritrovate sostanze chimiche persistenti usate negli ultimi cinquant’anni fino alle tracce del recente virus Sars-Cov2, che è stato per noi un risultato inatteso”.

Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Enrico Credendino, nel corso del suo intervento ha sottolineato come “l’evento ha consentito di approfondire le connessioni tra gli oceani e il benessere della collettività. I mari ricoprono il 70 per cento del nostro pianeta e rappresentano l’imprescindibile elemento per la salute umana; sulla base di questa consapevolezza la Marina è da anni impegnata nel monitoraggio dei parametri ambientali marini utili ad accertarne lo stato di salute e a tutelarne la salvaguardia” proseguendo poi “attraverso le sinergie istituzionali, la condivisione di strategie e la ricerca di un approccio collegiale e federato, la Marina opera quotidianamente per generare una rinnovata consapevolezza nell’ambiente marino. La collaborazione con l’I.S.S. va in questa direzione e costituisce un importante ulteriore mezzo per declinare il ruolo della Forza Armata al servizio del Paese”.

Il convegno è stato l’occasione per presentare i dati di diversi progetti interistituzionali a difesa del mare. Fra questi anche ‘Sea Care’, frutto della partnership fra ISS, Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), Marina Militare e alcune Università, in cui i ricercatori salgono materialmente a bordo delle navi della Marina Militare per poter effettuare campionamenti in tutti gli oceani, e le azioni del PNRR MER – Marine Ecosystem Restoration, a cura di ISPRA, sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Il progetto Sea Care, dagli Pfas al Polo Nord alle microplastiche che ‘trasportano’ i virus

Il progetto di ricerca sui rischi per la salute correlati ad ambiente e clima nella visione Planetary Health, il primo al mondo di questa portata e con questa metodologia, ha una durata di tre anni e si realizza attraverso un sistema strutturato di monitoraggio che raccoglie campioni e effettua misure e analisi lungo le rotte ordinarie sia della nave scuola Amerigo Vespucci che di altre unità navali della Marina Militare in mare aperto, su acque territoriali e internazionali, al fine di raccogliere dati sullo stato di salute del mare.

  • Dalle analisi è emersa la presenza negli oceani di diverse specie di virus e batteri.

I batteri appartenenti al genere Vibrio (circa 100 specie), ubiquitari nell’ambiente marino e includenti una decina di specie patogene per l’uomo, possono essere considerati indicatori di cambiamento climatico. Mentre il pianeta surriscaldato altera gli oceani, innalzando il livello del mare e alimentando tempeste più violente, i vibrioni si stanno moltiplicando nei luoghi in cui erano già presenti e stanno colonizzando aree finora indenni, favoriti da condizioni di salinità e più elevate temperature. Inaspettato inoltre è il riscontro in alcuni campioni in mare aperto in siti diversi della presenza del SARS-COV-2, un segno sia della pervasività raggiunta dal virus che, probabilmente, di scarichi di acque reflue inefficienti in talune aree del pianeta.

  • Le microplastiche, uno dei temi più attuali per la salute del mare, sono state trovate in diversi campioni con maggiore prevalenza nei mari più chiusi come il Mediterraneo, grazie all’applicazione di metodiche utilizzate in routine per la “strategia marina” dall’ARPAER. Uno ‘studio nello studio’ eseguito su aree marine contigue ha riscontrato, in via preliminare, che è possibile che le microplastiche possano a loro volta ‘trasportare’ microrganismi anche pericolosi per l’uomo, favorendone la colonizzazione in aree diverse, fenomeno di particolare preoccupazione in quanto  la proliferazione di patogeni (fra cui in particolare le specie del genere Vibrio, ma anche agenti virali), favorita da condizioni di salinità e temperature alterate dal cambiamento climatico, potrebbe aprire nuovi scenari di rischio.
  • Anche i PFAS e altri inquinanti ormai al centro delle cronache, sono sempre più pervasivi in tutto il pianeta, tanto che sono state trovate tracce di queste sostanze nella gran parte delle acque nazionali e internazionali, persino in campioni raccolti al Polo Nord. Anche se le concentrazioni riscontrate non sono preoccupanti per la salute dell’uomo, il fenomeno è preoccupante sia come indice della diffusione planetaria dell’inquinante che per il fatto che non sono stati ancora studiati gli effetti diretti e indiretti che queste sostanze possono avere sulla salute marina.
  • Il progetto rappresenta un contesto straordinario anche per lo sviluppo di nuove tecniche analitiche, come nel caso dei metodi di ricerca “untarget” per la ricerca di inquinanti in assenza di standard analitici e di metodi rapidi strumenti con sensori spettroscopici miniaturizzati, sviluppati rispettivamente dalle Università di Padova e “La Sapienza” di Roma, con un notevole potenziale per la caratterizzazione dell’insieme degli inquinanti antropici nelle acque marine.

L’importanza del progetto

Tra gli obiettivi principali del progetto, in linea con l’approccio “one-water” for “one-health”, c’è la creazione di un partenariato stabile e di un approccio metodologico uniforme e sostenibile per superare i limiti delle attuali analisi sito-specifiche sugli ambienti marini, spesso condotte con metodi disomogenei e in aree confinate dell’”oceano globale” e restituire un quadro complessivo della contaminazione dei nostri mari e di come ciò impatta sulla salute umana, anche in relazione ai cambiamenti climatici. Durante il convegno sono stati presentati i primi dati ottenuti dalle analisi sui campionamenti, che hanno suggerito alcune osservazioni preliminari.  Il progetto è anche una efficace palestra per lo sviluppo della Public health Intelligence, curata dal gruppo di malattie infettive di ISS, in grado di tracciare gli scenari COVID-19 ed eventuali altri focolai epidemici, con focus sui paesi di attracco durante la navigazione.

Il modello unico e originale di sinergia istituzionale che caratterizza il progetto Sea Care, in via di introduzione negli impegni della Water Agenda ONU 2030 a seguito della recente Conferenza Mondiale sull’acqua di New York 2023, sta raccogliendo un crescente interesse internazionale quale approccio sostenibile in grado di garantire campionamenti e misure estensive e prolungate. Di fronte a sfide globali senza precedenti sul fronte ambientale-climatico in ambienti di straordinaria estensione e complessità quali gli oceano, l’approccio proposto è in grado di fornire fotografie straordinariamente estese, omogenee e sinottiche degli impatti delle azioni umane sugli ambienti marini, con prospettive di sviluppo di indicatori armonizzati di impatto antropico, anche per misurare gli effetti della attesa transizione verde sul mare e quindi sulla nostra salute.

Fonte: ISS




L’EFSA: consultazione su rischi per la salute connessi agli eteri di difenile polibromurati negli alimenti

I PBDE, una classe di ritardanti di fiamma bromurati (BFR), sono sostanze chimiche prodotte dall’uomo e utilizzate in un’ampia varietà di prodotti come plastiche, tessuti e apparecchiature elettriche/elettroniche per ridurne l’infiammabilità. I PBDE possono penetrare nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti e nei mangimi.

Questi contaminanti sono presenti soprattutto negli alimenti di origine animale come pesce, carne e latte. Dai risultati di ricerche su animali di laboratorio, di cui si è tenuto conto nel parere scientifico,  gli esperti hanno concluso che i PBDE possono avere un effetto nocivo sull’apparato riproduttivo e sul sistema nervoso.

Il gruppo scientifico CONTAM ha raccomandato di continuare a monitorare la presenza di PBDE negli alimenti. Nello specifico gli esperti hanno sollecitato maggiori dati sulla presenza di PBDE nel latte artificiale e sulle modalità di trasferimento di queste sostanze dalla madre al bambino durante la gravidanza e l’allattamento.

L’EFSA aveva condotto già una valutazione dei PBDE nel 2011, allorquando valutò il rischio dai singoli PBDE individuando timori solo per la salute di soggetti in giovane età. La bozza di parere odierna tiene conto delle evidenze scientifiche resesi disponibili dopo il 2011 valutando i rischi associati all’esposizione congiunta ad alcuni dei PBDE riscontrati più di frequente.

È questo il secondo parere scientifico di una serie di sei pareri sui rischi posti dai BFR. Il primo è stato pubblicato nel 2021 e conteneva un’aggiornata valutazione del rischio da esabromociclododecani (HBCDD) negli alimenti.

L’UE ha intrapreso misure per ridurre i rischi derivanti dall’uso dei BFR. L’uso di alcuni BFR è già vietato o limitato; tuttavia, a causa della loro persistenza nell’ambiente, tali sostanze chimiche continuano a destare timori per i rischi per la salute pubblica.

L’ECHA ha recentemente pubblicato la sua Strategia di regolamentazione per i ritardanti di fiamma che evidenzia come i ritardanti di fiamma bromurati aromatici  andrebbero soggetti a restrizione a livello europeo, onde ridurre al minimo l’esposizione dell’uomo a questa classe di composti.

Fonte: EFSA




Sicurezza alimentare: la FAO lancia un kit di strumenti pratico e completo

FAOL’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha lanciato un kit di strumenti pratico, completo e accessibile pensato per aiutare tutti gli operatori del settore alimentare a uniformarsi agli standard internazionali di igiene alimentare.

Il kit, che sarà lanciato il 7 giugno, in concomitanza con la Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023, trae ispirazione dal Codex Alimentarius (dal latino “codice alimentare”), una raccolta di norme, linee guida e codici di buone pratiche gestita dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per proteggere la salute dei consumatori e promuovere l’uso di pratiche eque nel commercio alimentare.

Il kit traduce l’ampio corpus di linee guida e norme che disciplina le buone prassi igieniche (GHP) e il sistema dell’analisi dei pericoli e punti critici di controllo (sistema HACCP) in informazioni facilmente comprensibili, disponibili su un sito web della FAO. Si è voluto tener conto, in particolare, delle difficoltà affrontate dai piccoli operatori e produttori del settore alimentare nei paesi a basso e medio reddito. Per esempio, il sito web è stato progettato in modo da funzionare in maniera ottimale su dispositivi di telefonia mobile, che in alcuni paesi in via di sviluppo sono molto più diffusi dei computer.

L’obiettivo generale è dare a tutti gli operatori del settore alimentare, sia nelle aziende agricole che ad altri livelli della filiera alimentare, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal luogo in cui operano, uno strumento che consenta loro di dialogare meglio con le autorità locali competenti in materia di sicurezza alimentare, in modo da produrre, trasformare e distribuire alimenti sicuri. Il kit risponde anche alle esigenze di coloro che ricoprono un ruolo istituzionale, come i funzionari di governo, i rappresentanti del mondo accademico e le organizzazioni impegnate nel rafforzamento delle capacità.

“Il kit è un importante punto di riferimento per la sicurezza alimentare di tutta la comunità internazionale,” ha dichiarato Corinna Hawkes, Direttrice della Divisione sistemi alimentari e sicurezza degli alimenti presso la FAO. “Esso non solo comprende i principi di sicurezza alimentare concordati a livello internazionale, ma stabilisce un linguaggio comune che, a sua volta, offre un quadro di riferimento entro cui i paesi possono negoziare e le aziende alimentari possono comunicare tra loro in materia di sicurezza alimentare.”

Rafforzare la sicurezza alimentare

Quando il cibo scarseggia, le persone fanno qualsiasi cosa pur di sfamare se stesse e la propria famiglia. Esiste un legame diretto tra situazioni di scarsità alimentare e minacce crescenti per la sicurezza alimentare. In un mondo in cui, ogni anno, 600 milioni di persone sono afflitte da malattie di origine alimentare, una delle priorità della FAO è aiutare a garantire a tutti cibo sicuro.

La FAO assiste i suoi membri a realizzare interventi per migliorare la sicurezza degli alimenti attraverso una varietà di attività. Assieme all’OMS, fornisce un servizio di consulenza che costituisce il fondamento scientifico delle norme del Codex Alimentarius. Offre, inoltre, sostegno nell’attuazione delle norme e nell’elaborazione di quadri normativi, nonché nel rafforzamento delle capacità per garantire la sicurezza alimentare.

Il kit, che sarà inizialmente disponibile in tre lingue (inglese, francese e spagnolo), è tra le risorse concepite per favorire tali iniziative.

I contenuti tecnici del kit sono stati sviluppati e rivisti da esperti in materia di sicurezza alimentare della FAO, in collaborazione con un’equipe del Dipartimento di Scienze alimentari dell’Università di Guelph, in Canada. Questo strumento nasce dall’esigenza, sentita dai paesi membri, di rendere più accessibili le disposizioni del Codex.

Tra i suoi contenuti, si annovera un vademecum per l’igiene personale, tra cui indicazioni sul comportamento da adottare da parte di ospiti in visita presso un sito di produzione, la corretta procedura e frequenza per l’igiene delle mani, e suggerimenti sugli indumenti più appropriati da indossare.

In una prospettiva futura, si sta pensando di raccogliere commenti e possibilmente espandere il kit, in modo da fornire linee guida più dettagliate per gli altri settori del sistema agroalimentare, come quello della pesca. Il mondo accademico ha già manifestato il proprio interesse a utilizzare il kit come base per elaborare corsi dedicati in materia di sicurezza degli alimenti.

In occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023 è previsto un evento ibrido di alto livello con la partecipazione congiunta di QU Dongyu, il Direttore della FAO, e di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Direttore dell’OMS. L’evento di quest’anno cade nel giorno del 60° anniversario della costituzione della commissione del Codex Alimentarius.

 Fonte: FAO



EUChooseSafeFood: al via la campagna sulla sicurezza alimentare promossa dall’EFSA e dal Ministero della Salute

Tre i focus di questa edizione 2023: salute delle api, malattie di origine alimentare e contaminanti

In occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, l’EFSA – European Food Safety Authority con il Ministero della Salute lanciano la terza edizione della campagna di comunicazione #EUChooseSafeFood, nell’ambito del convegno sulla Sicurezza Alimentare, organizzato dal Ministero della Salute.

L’obiettivo è, da un lato, informare e sensibilizzare i cittadini italiani a prendere nel quotidiano decisioni informate relative alle scelte alimentari, in ogni fase della catena alimentare, dall’altro evidenziare il ruolo fondamentale della scienza e le direttive formulate dagli esperti dell’EFSA, grazie a cui il cibo sulle nostre tavole è controllato e sicuro.

Nel 2023 la campagna #EUChooseSafeFood, che quest’anno vede coinvolti ben 16 Paesi dell’UE (9 nel 2021 e 12 nel 2022), fornisce informazioni pratiche e facilmente accessibili ai consumatori e, in Italia, quest’anno verte su tre temi: la salute delle api e la stretta correlazione con le colture che dipendono dall’impollinazione, le malattie di origine alimentare provocate da batteri provenienti da alimenti crudi, in particolare l’echinococcosi cistica, e i contaminanti nei prodotti alimentari, quali nello specifico il mercurio e il metilmercurio.

“La nostra campagna #EUChooseSafeFood quest’anno coinvolge un numero sempre più elevato di Paesi e di esperti europei, impegnati ormai da vent’anni al nostro fianco nell’analisi dei rischi in tutte le fasi della catena alimentare. L’intento di questa terza edizione della campagna è proprio quello di far comprendere ai cittadini quanto importante sia il lavoro degli esperti scientifici, per rendere sicuro il cibo sulle nostre tavole e al tempo stesso di aiutarli a sviluppare consapevolezza e senso critico rispetto alle scelte che compiono quotidianamente in materia di alimentazione” dichiara il Dottor Alberto Spagnolli, Senior Policy Advisor dell’EFSA, che aggiunge “I consumatori europei sono tra i meglio protetti e informati al mondo in fatto di rischio alimentare, grazie al lavoro sinergico fra EFSA e le istituzioni nazionali di riferimento, in primis, par quanto riguarda l’Italia, il Ministero della Salute, che è nostro partner in questa campagna”.

A seguito delle prime due edizioni della campagna #EUChooseSafeFood si è riscontrata una maggiore consapevolezza e comprensione da parte dei consumatori nell’UE in merito alla sicurezza alimentare.

Secondo un’indagine svolta dall’EFSA, sono aumentati anche i livelli di fiducia nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE: nel 2022, infatti, il 70% dei cittadini ha dichiarato di fidarsi dell’UE e dei governi nazionali in tema di sicurezza alimentare, percentuale che è aumentata del 10% rispetto al 2021.

La campagna, che durerà fino a settembre, si rivolge in particolare ai cittadini tra i 25 e i 45 anni, alle donne e ai giovani genitori, utilizzando un linguaggio semplice, intuitivo e accattivante.

Hub della comunicazione è il sito web disponibile nelle varie lingue, da cui è possibile scaricare il toolkit #EUChooseSafeFood che include immagini, brevi video e contenuti per post sui social media, ideati per un ampio coinvolgimento anche di associazioni e stakeholder del settore.

Fonte: EFSA/Ministero della salute




L’Osservatorio PFAS di Fosan

lente_ingrandimentoI PFAS sono un gruppo numeroso di sostanze, anche se non tutte hanno o hanno avuto un utilizzo diffuso: molte di loro entrano nella nostra vita quotidiana, dai tessuti alle stoviglie.

Purtroppo, almeno alcuni di loro sono molto persistenti, “viaggiano” nell’ambiente senza degradarsi ed infine si depositano negli organismi viventi, compresi quelli, piante e soprattutto animali, di cui ci cibiamo.

La tossicità di tanti PFAS non è ancora nota; tuttavia nel 2020 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha valutando i quattro PFAS più noti e più frequentemente misurati negli alimenti, riscontrando effetti tossici anche a dosi molto basse, ad esempio sulla immunità, nonché una presenza diffusa negli alimenti consumati in Europa, soprattutto pesce, uova, acqua potabile. Senza dimenticare che in alcune zone del mondo, come in un’ampia area della provincia di Vicenza, la contaminazione da PFAS raggiunge picchi dovuti a prolungati e non controllati scarichi di rifiuti industriali. La valutazione di EFSA ha indicato la necessità di ridurre l’assunzione di PFAS con gli alimenti; in risposta a ciò la Commissione Europea ha fissato dei Limiti Massimi Residuali in diversi alimenti di origine animale.

I PFAS, pertanto, sono un problema che coinvolge competenze e sensibilità disparate, dalla chimica industriale all’ ecologia all’agricoltura e alla zootecnia, sino all’epidemiologia umana e veterinaria e alla legislazione alimentare.

In sintesi, valutare e ridurre i rischi da PFAS richiede la visione integrata e transdisciplinare della “One Health”, come è chiaramente scaturito dal Convegno dedicato ai PFAS e organizzato da FOSAN nell’ottobre 2022 .

La comprensione del problema PFAS e dei metodi per contenerlo e ridurlo è in pieno sviluppo, grazie all’apporto di nuovi dati e nuove conoscenze, importantissimi per tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti nella sicurezza degli alimenti e dell’ambiente.

L’osservatorio PFAS di FOSAN ha proprio l’obiettivo di fornire aggiornamenti, basati su evidenze scientifiche e valutati dal Comitato Scientifico su

  • la situazione italiana dell’inquinamento degli alimenti da PFAS
  • l’analisi del rischio per le filiere agroalimentari
  • aspetti emergenti meritevoli di maggiore attenzione (es. MOCA, mangimi)
  • i metodi analitici
  • le azioni possibili di recupero o contenimento

L’Osservatorio ambisce a fornire corrette informazioni ai cittadini, supportare il lavoro di tutti gli Enti interessati e favorirne il dialogo. Si rivolge, pertanto, a consumatori, associazioni di cittadini, agricoltori e allevatori, imprese, nonché alle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ambiente, della sicurezza alimentare e della sanità pubblica.

Fonte: FOSAN.org