Il ruolo del virus della Epatite E (HEV) quale causa di malattia a trasmissione alimentare

epatiteSebbene il ruolo dei virus nell’insorgenza delle malattie a trasmissione alimentare sia progressivamente crescente, la tematica resta poco approfondita e il rischio risulta meno controllato. Il Ceirsa, Centro interdipartimentale di Ricerca e documentazione sulla sicurezza alimentare della Regione Piemonte- ASL TO 5, ha quindi pubblicato un approfondimento sul ruolo del virus della Epatite E (HEV) quale causa di malattia a trasmissione alimentare.

Il virus dell’Epatite E (HEV) ha assunto negli ultimi anni una sempre maggiore rilevanza in termini di rischio per la salute pubblica, in quanto principale agente causale di epatite virale acuta. Negli ultimi dieci anni in Europa sono stati riportati più di 21.000 casi clinici con 28 decessi associati a tale patogeno.

Rosina Girones, presidente del gruppo scientifico di lavoro dell’EFSA sull’Epatite E, ha dichiarato: “Anche se non è diffusa quanto altre malattie trasmesse da alimenti, l’epatite E è motivo di crescente preoccupazione nell’UE. In passato si riteneva che la principale fonte di infezione fosse l’acqua contaminata bevuta durante i viaggi fuori dall’UE. Ora invece sappiamo che la principale fonte di trasmissione della malattia in Europa è il cibo”.

Anche l’Istituto Superiore di Sanità conferma l’aumento a livello nazionale dei casi di Epatite E autoctoni, ovvero non legati a viaggi in aree endemiche.

In Italia l’attività di sorveglianza a carico di tutte le epatiti virali acute viene svolta dal Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA), coordinato dal Centro Nazionale per la Salute Globale e dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel corso del 2018, in Italia, sono stati notificati al SEIEVA 49 casi di epatite E.

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Sicurezza sanitaria degli alimenti: 420.000 morti all’anno

Sicurezza sanitariaArriva direttamente dalla prima Conferenza internazionale sulla sicurezza degli alimenti, che si è aperta stamattina ad Addis Abeba, la richiesta di una maggiore cooperazione a livello globale per migliorare la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti ed evitare che quelli non sicuri causino problemi di salute e ostacolino i progressi verso uno sviluppo sostenibile.

Sono la FAO, OMS, l’Unione Africana e Organizzazione mondiale del commercio a lanciare l’allarme: gli alimenti contaminati da batteri, virus, parassiti, tossine o sostanze chimiche fanno si’ che oltre 600 milioni di persone si ammalino e 420.000 muoiano in tutto il mondo ogni anno.

L’impatto di alimenti non sicuri costa ogni anno alle economie a reddito medio-basso circa 95 miliardi di dollari in perdita di produttivita’.

A causa di queste minacce, la sicurezza degli alimenti deve essere un obiettivo fondamentale in ogni fase della catena alimentare, dalla produzione, alla raccolta, alla lavorazione, allo stoccaggio, alla distribuzione, alla preparazione e al consumo, hanno sottolineato i partecipanti alla conferenza.

“Non c’e’ sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti senza sicurezza alimentare”

ha avvertito il direttore generale della Fao, Jose’ Graziano da Silva, nel suo intervento.

Questa conferenza e’ una grande opportunita’ per la comunita’ internazionale di rafforzare gli impegni politici e concordare azioni chiave. Salvaguardare il nostro cibo e’ una responsabilita’ condivisa. Dobbiamo tutti fare la nostra parte. Dobbiamo lavorare insieme per aumentare la sicurezza degli alimenti nelle agende politiche nazionali e internazionali“.

Il cibo dovrebbe essere una fonte di nutrimento e divertimento, non causa di malattie e di morte“, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanita’.

Il cibo non sicuro e’ responsabile di centinaia di migliaia di morti ogni anno, ma non ha ricevuto l’attenzione politica che meritava. Garantire alle persone l’accesso a cibo sicuro richiede maggiori investimenti in regole piu’ rigorose, in laboratori, nella sorveglianza e nel monitoraggio.

Nel nostro mondo globalizzato, la sicurezza degli alimenti e’ un problema che ci riguarda tutti

ha concluso il Direttore Generale OMS.

Uno dei temi centrali affrontati nella conferenza è che i sistemi di sicurezza degli alimenti devono tenere il passo con il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato. Ciò richiede investimenti e approcci multisettoriali coordinati per l’apparato normativo, adeguate capacità di ricerca e sorveglianza delle malattie e programmi di monitoraggio alimentare, che devono essere supportati da tecnologie dell’informazione, informazioni condivise, formazione e istruzione.

Il  Presidente Onorario SIMeVeP, Aldo Grasselli, è stato intervistato dal Giornale Radio di Radio Rai 1 per commentare i dati drammatici emersi dalla Conferenza

Il 7 giugno 2019 si celebrerà per la prima volta, la Giornata mondiale della sicurezza sanitaria degli alimenti, anticipata da un altro importante incontro mondiale sul tema, il Forum internazionale sulla sicurezza alimentare e il commercio, organizzato dalla Fao, dall’Oms e dall’Omc a Ginevra il 23-24 aprile 2019 per mettere al centro della discussione le interconnessioni tra sicurezza degli alimenti e commercio.

 

A cura della segreteria SIMeVeP




Controllo ufficiale veterinario nel settore dei MOCA

E’ pubblicato sul n° 2/2018 di Argomenti l’articolo “Controllo ufficiale veterinario nel settore dei MOCA” di Ambrogio Pagani.

Risulta alquanto diffusa, l’assenza di consuetudine con il controllo ufficiale nel settore dei materiali e oggetti a contatto con alimenti (MOCA) da parte dei medici veterinari che operano nell’ambito dell’autorità competente per la sicurezza alimentare.
Quali sono le ragioni?
1. Attribuzioni di competenza. Il settore dei MOCA è, formal
mente, di competenza delle articolazioni regionali del Servizio
Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) sin dal DM del 1998.
2. Difficoltà nella individuazione dei MOCA. Nell’immaginario collettivo si tendono a considerare quali MOCA soltanto i materiali e gli oggetti monouso destinati al packaging. Le macchine per le imprese alimentari, le attrezzature e gli strumenti che hanno contatto con gli alimenti spesso non sono considerati MOCA.

Esiste una ulteriore difficoltà nella individuazione dei MOCA legata al tipo di contatto che si ha con l’alimento: tutti ne comprendono l’importanza e il ruolo quando si ha contatto diretto con un alimento mentre invece è contro-intuitiva la possibilità di contaminazione di un alimento che un oggetto
o un materiale possono avere in determinate occasioni come la cottura, e le esalazioni (quindi per contatto indiretto).

3. Tipologia di processo. Gli operatori del settore alimentare (OSA) registrati o riconosciuti sono oggetto del controllo ufficiale veterinario.

 

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ECM. Contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici: da scarto a risorsa

spreco risorsaIl 14 settembre 2016 per contrastare gli sprechi alimentari e farmaceutici è entratra in vigore la legge
n.166/16, chiamata “legge Gadda”, che fa diventare l’Italia un Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo.
Tale legge riorganizza il quadro normativo di riferimento che regola le donazioni degli alimenti invenduti introducendo misure di semplificazione, armonizzazione e incentivazione, ma soprattutto stabilisce la priorità del recupero di cibo da  donare alle persone più povere del nostro Paese.

Con l’inento di fas acquisire ai partecipanti conoscenze sul significato di spreco alimentare e le sue diverse sfaccettature conseguendo competenze sulle molteplici possibilità di applicare nel corso della loro attività professionale processi di food saving al fine di  poter far divenire “lo spreco” una risorsa è stato organizzato il corso Ecm “Sostenibilità, sobrietà e solidarietà. Contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici: da scarto a risorsa” che si terrà a Modica (RG) il 2 luglio 2018.

Il corso è rivolto a Medici Veterinari delle tre Aree funzionali, Biologi e Medici Chirurghi Sian e Sisp ed è stato accreditato per 7 crediti ECM

Info, programma e scheda di iscrizione qui




Randagismo in Toscana dopo l’approvazione della Legge 281/91

E’ pubblicato sul n° 2/2018 di Argomenti l’articolo “Randagismo in Toscana dopo l’approvazione della Legge 281/91”
di Ilaria Ciaponi

Dall’analisi dei dati raccolti negli ultimi 30 anni emerge che la Regione Toscana ha messo bene in pratica le disposizioni dettate dalla Legge Nazionale 281/91 per quanto concerne la gestione del randagismo canino, recependole in maniera organica con la Legge Regionale n. 43 a partire dal 1995 e addirittura anticipandole con la Legge Regionale 4/1987 con la quale aveva istituito l’Anagrafe canina regionale e aveva vietato la soppressione dei randagi se non gravemente malati o di comprovata pericolosità.

Perno dell’efficienza del Sistema in Toscana è l’Anagrafe, correlata alla Banca Dati Nazionale degli animali da affezione, gestita dalla piattaforma SISPC, pienamente operativa dal 2013. Significativa si è dimostrata la collaborazione tra Servizio pubblico veterinario e veterinari liberi professionisti che con l’attuale L.R. 59/09 possono registrare i cani in Anagrafe contestualmente all’inoculazione del microchip, unico metodo identificativo ufficiale dal 1°gennaio 2005, previo accreditamento da parte delle Az. Usl; il 75% delle identificazioni e registrazioni, ad oggi, avviene ad opera di veterinari liberi professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe, mentre alle Az. USL spettano l’iscrizione e il trasferimento di cani già identificati in altre Regioni e l’aggiornamento della banca dati.

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Sushi? Fa bene, ma attenti all’Anisakis – Consigli per mangiare il pesce crudo in sicurezza

sushiFino a pochi decenni fa in Italia con il temine “pesce crudo” si indicavano soprattutto le ricette a base di prodotti marinati quali acciughe, ostriche, cozze e uova di riccio di mare; negli ultimi anni, complice l’espansione dei mercati e degli scambi culturali, nonché la moda alimentare e le sue proprietà dietetiche, il consumo di pesce crudo è in deciso aumento. Inizialmente la novità più esotica sulle nostre tavole era rappresentato, da pesci affumicati, dal sushi e dal sashimi, specialità gastronomiche di origine giapponese, da tartare e dal gravlax proveniente dai paesi nordici. E’ poi arrivato dal Perù il ceviche, un piatto a base di pesce marinato con limone e peperoncino. L’ultima tendenza, di provenienza hawaiana, si chiama poké, pesce crudo senza lische, tagliato a cubetti e servito insieme ad alghe, riso o uova di pesce.

Mangiare pesce crudo fa bene e non appesantisce l’organismo. Ricordiamo però che l’alimentazione con pesce crudo o poco cotto, aumenta i rischi associati alla presenza del parassita Anisakis, una parassitosi una volta diffusa soprattutto nel sud-est asiatico, oggi problema globale.

Su Sanità Informazione i consigli per mangiare pesce crudo in sicurezza  a cura di Renato Giunta, componente del Consiglio direttivo SIMeVeP




Anagrafe bovina. Considerazioni e proposte su attuazione e criticità dei controlli di anagrafe

E’ pubblicato sul n° 2/2018 di Argomenti l’articolo “Anagrafe bovina. Considerazioni e proposte su attuazione e criticità dei controlli di anagrafe” di Salvatore Parrino.

L’applicazione delle varie normative in campo veterinario è sempre stato oggetto di dibattito, non solo riguardo al contenuto stesso delle norme, ma anche relativamente all’impianto sanzionatorio che dovrebbe assolvere l’importante compito di deterrente e di repressione delle infrazioni commesse. Per ammissione degli stessi giuristi, molti aspetti critici sono legati a diversi fattori quali scostamento dallo
ratio legis, conflitto implicito con altre norme del nostro ordinamento, sovrapposizione con norme che insistono sullo stesso tema e che disciplinano in modo diverso e, infine, interpretazione varia da parte delle autorità competenti con comportamenti diversificati nei riguardi
dell’utente che si vede penalizzato da alcune interpretazioni. Tale applicazione si fa ancora più difficile quando la norma in questione si scontra con un avanzamento tecnologico che, di fatto, ne annulla il significato, rendendola non solo anacronistica ma, destituita di senso, addirittura inattuabile.

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Utilizzo di nanotecnologie negli alimenti e in zootecnia

nanomaterialiL’utilizzo delle nanotecnologie nella catena alimentare umana e animale  e in zootecnia è in continua fase di sviluppo, ma può rappresentare un rischio per la salute?

Proproniamo una raccolta di 3 articoli di approfondimento sul tema

Nanoalimenti, nuove regole sull’etichettatura, sulle disposizioni stabilite dal regolamento UE 1169/2011 e sulla definizione di “nanomateriale” – Alimenti&Bevande, aprile 2014 – Di Vitantonio Perrone, Vice Presidente SIMeVeP,  e Paolo Tucci, Docente Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università di Foggia, compontente del Comitato Scientifico SIMeVeP

Nanomateriali ingegnerizzati, alimenti e normativa, un analisi  degli studi per valutare il potenziale impatto di tali materiali sulla salute e sull’ambiente e sulla normativa per il settore alimentare – Lab, ottobre 2017 – Di Vitantonio Perrone e Paolo Tucci

Nanomateriali e nanotecnologie: il futuro dell’agrozootecnia, sulle potenzialità, le applicazioni e i rischi legati all’utilizzo di queste innovazioni nelle attività agrozootecniche – La Settimana Veterinaria, maggio 2018 – Augusto Romanelli




Fao, Oie e Oms rilanciano impegno su approccio One Health

Collaborazione Oie Fao OmsL’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno concordato di rilanciare l’impegno comune per combattere le minacce alla salute legate alle interazioni tra esseri umani, animali ed ambiente.

In un Memorandum d’Intesa firmato il 30 maggio le tre agenzie hanno concordato di rafforzare la loro partnership di lungo periodo, con una particolare attenzione alle misure per affrontare il problema della resistenza antimicrobica (AMR).

L’AMR è un tema di assoluta priorità per le tre organizzazioni, che stanno collaborando per sviluppare dei sistemi mondiali di sorveglianza dell’AMR e dell’uso degli antimicrobici, un programma di gestione globale degli antimicrobici, e un quadro di monitoraggio e valutazione per il piano d’azione mondiale. Il quadro generale di standard internazionali per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici viene aggiornato regolarmente per tenere il passo con gli sviluppi della ricerca scientifica.

Oltre a questo, il nuovo accordo si propone di migliorare le capacitá di previsione per avere risposte più rapide e fondate su malattie zoonotiche emergenti ed endemiche (tra cui quelle di origine alimentare); di aiutare i paesi a rafforzare i loro sistemi sanitari nazionali; di attuare misure congiunte per la riduzione delle minacce.

Oltre il 60% degli agenti patogeni esistenti o emergenti che colpiscono gli esseri umani hanno origine animale; il 75% di questi viene da animali selvatici. Per questo non possiamo affrontare i problemi della salute umana, animale e dell’ambiente in maniera isolata – dobbiamo considerarli e gestirli insieme. Questa alleanza unisce le competenze specialistiche e l’esperienza di ognuna delle tre organizzazioni per ottenere esattamente questo, attraverso un approccio “One Health” (Una salute), ha affermato il Direttore Generale della FAO, Jose Graziano da Silva.

Per quanto ogni settore abbia le sue specificità, gli Stati Membri delle nostre tre organizzazioni si trovano ad affrontare le stesse sfide. La nostra collaborazione è quindi fondamentale per aiutarli a rispondervi meglio, dimostrando che l’alleanza tra le organizzazioni internazionali è in grado di supportarli a livello regionale, nazionale ed anche locale. Questo dimostra che l’approccio “One Health” non è una semplice idea, ma è una realtà quotidiana che stiamo costruendo insieme attraverso lo sviluppo e l’attuazione di un ambizioso programma di lavoro incentrato sulle nostre priorità comuni.” ha dichiarato il Direttore Generale dell’OIE, la Dottoressa Monique Eloit.

La minaccia della resistenza antimicrobica interessa sia gli uomini, che gli animali, che il nostro ambiente. Per questo motivo la Triplice Alleanza di OMS, FAO ed OIE è cosi importante,” ha affermato il Dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale del WHO. “Collaborare è l’unico modo per scongiurare gli enormi costi umani, sociali, economici ed ambientali della resistenza antimicrobica.

Rafforzare l’impegno per affrontare le nuove sfide

I miglioramenti nei trasporti, la crescita del commercio internazionale, l’incremento demografico e l’espansione del settore agricolo hanno drasticamente alterato il modo in cui le malattie emergono e si diffondono, rendendo un approccio “One Health” necessario come mai prima d’ora.

FAO, OMS ed OIE hanno cominciato a lavorare insieme sin dagli anni ’40 e, nel 2010, hanno formalizzato la loro collaborazione lavorativa sul tema della restistenza antimicrobica e della lotta a malattie come l’influenza e la rabbia. Nel 2017 hanno pubblicato il loro secondo documento strategico che confermava tale impegno.

Mettere insieme conoscenze, ricerca e competenze tecniche sui temi della salute umana e animale, dell’alimentazione e dell’agricoltura può generare forti sinergie, per delle soluzioni più efficaci, durature ed economicamente vantaggiose ai complessi problemi sanitari che ci troviamo ad affrontare oggi a livello mondiale.

Le attività comuni previste dal nuovo accordo includeranno:

• Sostenere il Gruppo di Coordinamento Inter-agenzie sull’ AMR, stabilito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2016, nonché la continua attuazione del Piano d’Azione Globale sull’ AMR

• Lavorare con i paesi al fine di rafforzare la salute umana a livello nazionale e regionale, cosi come la salute animale e i servizi per la sicurezza alimentare.

• Migliorare la cooperazione inter-agenzie nelle attività di analisi previsionale, valutazione del rischio, rafforzamento della capacità di preparazione e delle risposte comuni alle malattie infettive – nuove, vecchie e trascurate – che minacciano la salute umana, animale e dell’ambiente.

• Affrontare le sfide della sicurezza alimentare che richiedono un approccio multi-settoriale nel contesto di un generale rafforzamento della sicurezza alimentare.

• Promuovere il coordinamento nel settore ricerca e sviluppo per raggiungere una visione comune sulle malattie zoonotiche di maggior priorità e sul tipo di ricerca necessaria a prevenirle, individuarle e controllarle.

• Sviluppare un Codice di Condotta Volontario per rafforzare l’applicazione degli standard internazonali per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici.

Fonte: FAO




Apicoltura sostenibile: la proposta del progetto europeo B-PRACTICES

E’ pubblicato sul n° 2/2018 di Argomenti l’articolo “Apicoltura sostenibile: la proposta del progetto europeo B-PRACTICES” di di U. Della Marta, A. Leto, M. Pietropaoli, V. Belardo, J.R. Gomis, A. Cersini1, M. Chabert, M.P. Chauzat, R. Eggenhoeffner, S. Erat, A. Gregorc, M. Higes, R. Moosbeckhofer, D. Muz, M.N. Muz, N. Ozdemir, A. Ribarits, M. P. Riviere, F. Vejsnæs, O. Kilpi.

La salute delle api è minacciata da una molteplicità di fattori  tra i quali è possibile annoverare: l’inquinamento ambientale (soprattutto da agrofarmaci, impiegati in agricoltura intensiva), i cambiamenti climatici, la progressiva urbanizzazione (che comporta una riduzione delle aree di
pascolo) e, non di minor importanza, gli agenti patogeni specifici delle api (Varroa destructor in primis). Tra quest’ultimi, va anche tenuta in considerazione la diffusione in Europa del coleottero parassita delle api Aethina tumida (Small Hive Beetle – SHB) che, a partire dal suo primo focolaio registrato in Italia nel 2014, sembrerebbe essere destinato, più o meno lentamente, a diffondersi nel resto del Paese con ripercussioni negative sia per l’economia del settore apistico, sia per quella del settore agro-zootecnico, in conseguenza della riduzione della biodiversità e del servizio di impollinazione.

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