Valutare l’efficacia del trattamento ad alta pressione nei salumi contro la peste suina africana: il progetto ASFree M.e.a.t

La Peste suina africana (PSA) è comparsa in Italia nel 2022 nella popolazione di cinghiali tra Piemonte e Liguria, e si è diffusa progressivamente verso est coinvolgendo più di recente Lombardia ed Emilia Romagna, con alcuni focolai in allevamenti di suini.

Pur non essendo una malattia trasmissibile all’uomo, la PSA rappresenta comunque un rischio per la salute degli animali, oltre che per il comparto produttivo suinicolo. Infatti, il fronte di avanzamento in Italia continentale rischia oggi di minacciare l’industria dei salumi italiani, un settore con molte eccellenze DOP e IGP, che impiega circa 30 mila lavoratori, per un fatturato di circa 9 miliardi di euro, di cui 2 dall’export.

Il progetto ASFree M.e.a.t

Per far fronte a questo scenario preoccupante, il Ministero della Salute ha finanziato il progetto ASFree M.e.a.t – African Swine Fever free M.e.a.t. (Meet export agreement on trading), coordinato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, che si focalizza su tre grandi temi:

Il progetto ASFree M.e.a.t mira a generare dati aggiornati sulla presenza del virus della PSA nei prodotti a base di carne stagionati, e valutare l’efficacia dell’applicazione del trattamento ad alta pressione (HPP) per la totale devitalizzazione del virus della PSA. Il progetto punta a rafforzare la posizione dell’Italia nel mercato globale dell’export di salumi, promuovendo la qualità e la sicurezza dei prodotti italiani.

  • Sicurezza alimentare. Il progetto intende offrire garanzie sanitarie ai paesi importatori circa l’assenza del virus della PSA nei prodotti stagionati italiani, grazie all’impiego del trattamento ad alta pressione (High Pressure Processing – HPP).
  • Innovazione tecnologica. L’impiego delle tecnologie HPP rappresenta un avanzamento significativo nel campo della conservazione alimentare, che mira a stabilire nuovi standard per la devitalizzazione di agenti patogeni senza alterare le qualità organolettiche dei prodotti.
  • Espansione dell’export. Il progetto punta a rafforzare la posizione dell’Italia nel mercato globale dell’export di salumi, promuovendo la sicurezza dei prodotti italiani come fattore chiave per l’accesso a nuovi mercati internazionali.

Questi temi riflettono l’obiettivo del progetto di combinare tradizione e innovazione per promuovere l’eccellenza italiana nel mondo. Attraverso una collaborazione multidisciplinare tra Istituti Zooprofilattici Sperimentali, aziende e associazioni leader nel settore, ASFree M.e.a.t. mira a definire nuovi standard di eccellenza, promuovendo i salumi italiani come esempio di sicurezza e affidabilità, e non solo come simbolo di gusto e tradizione

Il trattamento ad alta pressione (HPP) contro la PSA

I ricercatori del progetto ASFree M.e.a.t avranno a disposizione le più moderne tecnologie di trattamento ad alta pressione (High Pressure Processing, HPP) per garantire la totale assenza del virus della PSA nei prodotti di salumeria destinati al mercato internazionale.

Il trattamento HPP, anche definito “pascalizzazione”, è una tecnica di conservazione non termica che si applica ad alimenti solidi e liquidi già confezionati, quindi non passibili di successiva contaminazione. Si tratta di una tecnologia innovativa basata sull’applicazione di pressioni idrostatiche nettamente superiori a quella atmosferica (fino a 6.000 bar) che consentono di raggiungere l’inattivazione dei microrganismi presenti e rendere i prodotti alimentari stabili, conservabili e sicuri.

Il progetto si prefigge, pertanto, di generare dati aggiornati sulla presenza del virus della PSA in prodotti a base di carne stagionati maggiormente esportati, durante le principali fasi di lavorazione e stagionatura, utilizzando ceppi virali attualmente circolanti in Italia, e valutare l’efficacia dell’applicazione del processo HPP per la totale devitalizzazione del virus della PSA.

Partner

I partner del progetto sono:

L’IZSUM, in qualità di sede del Centro di Referenza Nazionale Pesti Suine (CEREP), metterà in campo tutto il know-how acquisito negli anni sulla PSA per il coordinamento del progetto.

L’IZSVe sarà coinvolto principalmente nello sviluppo e validazione di metodi di biologia molecolare quali/quantitativi per la rilevazione del virus della PSA in prodotti stagionati.

IZSLER  invece coinvolto principalmente nello sviluppo e validazione dei metodi virologici per la rilevazione del virus nelle matrici alimentari oggetto di studio e nella realizzazioni di prove di abbattimento tramite contaminazioni artificiali (Challenge test) di prodotti di salumeria.

L’IZS dell’Abruzzo e del Molise sarà coinvolto nello sviluppo del protocollo sperimentale per la contaminazione artificiale dei prodotti stagionati con il virus della PSA, nella valutazione dei rischi sanitari insiti nell’attuale gestione del settore produttivo suinicolo come anche nello sviluppo e validazione di metodi di biologia molecolare quali/quantitativi per la rilevazione del virus della PSA in prodotti stagionati




Convegno PSA. Tutti uniti per combattere la malattia

Domani, 5 settembre, arriverà in Conferenza Stato Regioni “Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione nelle Zone di Restrizione da Peste Suina Africana (PSA)” già approvato dalla Commissione Agricoltura della Conferenza.

Lo ha annunciato il Commissario straordinario alla Peste Suina Africana, Vincenzo Caputo, nel corso del Convegno “Peste Suina Africana: problema sanitario ed economico. Strategie di contenimento e di eradicazione” organizzato da Coldiretti con il patrocinio di ATS Bergamo e accreditato ECm dalla SIMeVeP che si è tenuto in 2 settembre nell’ambito della Fiera di Sant’Alessandro a Bergamo.

Le misure si pongono l’obiettivo di uscire entro tre anni dall’emergenza che è arrivata in Lombardia, regione dove si allevano la metà dei suini italiani e dove la Psa è ha già colpito con 5 focolai in allevamenti suinicoli in provincia di Pavia.

«Occorre mettere in campo una biosicurezza rafforzata con comportamenti consapevoli da parte dell’uomo – ha affermato Caputo – Si parte dalla disinfezione di mani e scarpe, i boschi vanno frequentati in sicurezza e sarà sempre più importante il coinvolgimento di sindaci e regioni. Dobbiamo salvare il comparto suinicolo, particolarmente importate per l’economia».

Francesco Feliziani, responsabile del laboratorio nazionale di riferimento per le pesti suine dell’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria e Marche, ha aggiunto che «il vaccino allo studio è uno strumento importante, ma non per l’Europa, dove esiste una filiera suinicola avanzata. Puntiamo sulla prevenzione, partendo dalla segnalazione tempestiva dei casi sospetti, tenuto conto che abbiamo un sistema diagnostico molto efficace».

Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha concluso l’incontro, ribadendo che bisogna « fare tutto il possibile per non compromettere una delle filiere più importanti dell’agroalimentare italiano, apprezzato in tutto il mondo. Prestiamo la massima attenzione e ogni allevatore coinvolto verrà indennizzato. Non possiamo perdere la capacità produttiva di un comparto che muove più di 20 miliardi di euro e che rischierebbe di perdere mercati importanti. Uniamo le forze per uscirne il prima possibile in modo da garantire una prospettiva futura alle nuove generazioni».

Al Convegno sono intervenuti anche Mario Chiari, Ats Brescia – Referente PSA UO Veterinaria Regione Lombardia, il sottosegretario del Ministero dell’agricoltura, Patrizio La Pietra, Gabriele Borella, presidente di Coldiretti Bergamo, l’Assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi, il consigliere regionale Davide Casati. Il Sottosegretario e l’Assessore hanno assicurato la massima attenzione da parte del Governo e della Regione lombardia e lo stanziamento di risorse per il settore suinicolo.

A coordinare i lavori della giornata il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice che ha sottolineato come siano isndispensabili azioni coordinate e sinergiche per contenere la diffusione della Peste Suina Africana nel nostro Paese ed evitare danni ingenti all’economia, compreso l’export dei prodotti agroalimentari italiani.

 

 

 




PSA nei Suini, Grasselli: stop consumo carne? Nessun allarme

I primi due casi di maiali contagiati dalla peste suina in un allevamento della zona rossa di Roma accelerano l’emergenza cinghiali nel Lazio ma intaccano anche la filiera suinicola. Ma c’è un allarme per i consumatori di carne di maiale e dei prodotti collegati? “Al momento no – risponde all’Adnkronos Salute Aldo Grasselli, presidente onorario della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (SimeVep) – ma sicuramente è un danno economico per gli allevatori del settore”. E’ possibile che, se i casi aumenteranno, si arrivi ad un caro prezzi per braciole e salsicce? “E’ probabile una ripercussione sulla filiera e quindi anche sui prezzi al dettaglio”.

Sono stati intanto “abbattuti dal servizio veterinario della Asl tutti i capi relativi al piccolo allevamento familiare” di maiali “all’interno della zona perimetrata”. “Erano stati rilevati due casi di positività nella giornata di ieri”, comunica infatti l’assessorato alla Salute della Regione Lazio, sui suoi canali social, assicurando che: “Continua l’attività di monitoraggio da parte delle Asl”.

Fonte: Adnkronos




PSA. Sorice a GreenZone: fondamentale la sorveglianza veterinaria per limitare l’impatto sul sistema agroalimentare

Il 23 gennaio il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice è intervenuto alla trasmissione radiofonica GreenZone su Radio Rai 1 di Mario Tozzi e Francesca Malaguti per parlare dei recenti casi di Peste SuinaAfricana che stanno interezzando zone del Piemonte e della Liguria.

Seppur non sia una zoonosi, e quindi non si trasmette all’uomo, si tratta di una malattia che può generare un impatto devastante sul settore agroalimentare del Paese.

L’importanza della sorveglianza attiva e passiva da parte dei Servizi Veterinari del SSN è fondamentale.

Ascolta la trasmissione




Peste Suina Africana: come difendersi? Le indicazioni del Presidente SIMeVeP

È salito a 114 il numero dei Comuni interessati dalla peste suina. 78 in Piemonte e 36 in Liguria, compresi dal Ministero della Salute nella cosiddetta “zona infetta” da Peste Suina Africana, alla luce dei nuovi casi confermati (al momento sono quattro) e in riferimento alle indicazioni della Commissione Europea. Così Piemonte e Liguria cercano tempestivamente di mettere un freno al propagarsi di una patologia che, se pur non contagiosa per l’uomo, rischia di innescare una nuova emergenza.

sanitainformazione.it ne ha parlato con Antonio Sorice, Presidente della Società Italiana di medicina veterinaria preventiva e direttore del dipartimento veterinario ATS di Bergamo: «Il virus colpisce i suini domestici e selvatici quindi cinghiali e maiali. Non è trasmissibile all’uomo, ma è un virus che genera un problema sanitario importante nell’ambito del settore zootecnico europeo, con ripercussioni economiche ingentissime».

Leggi l’intervento completo




Web Conference: Peste Suina Africana (Psa): il Covid della suinicoltura?

SIVAR e AIVEMP organizzano, in collaborazione con Società Italiana di Patologia ed Allevamento dei Suini e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, la Web Conference gratuita “Peste Suina Africana (Psa): il Covid della suinicoltura?” che si terrà il 4 marzo alle ore 14.00.

La  Peste Suina Africana  è arrivata nel cuore del continente europeo avendo recentemente interessato la Germania, massima produttrice di suini. La domanda è quando la malattia arriverà in Italia, nonostante nel nostro paese sia già presente in alcune zone del paese dal 1978. Il Ministero dalla Salute ha predisposto un piano di sorveglianza nazionale con il supporto del Centro di Referenza di Perugia.
L’incontro si propone di fare il punto sulla situazione attuale mettendo a confronto la parte politica, sanitaria, scientifica ed economica.

L’iniziativa è rivolta a tutto il mondo veterinario pubblico e privato, universitario e di filiera, con possibilità di possibilità di porre domande in diretta ai relatori dopo ogni intervento.

MODERATORE
PIER DAVIDE LECCHINI
Direttore Generale DGSAF Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari

RELATORI
VITTORIO GUBERTI – ISPRA
ALBERTO LADDOMADA – Già Direttore generale dell’IZS della Sardegna
DAVIDE CALDERONE – ASSICA
FRANCESCO FELIZIANI – IZSUM Sezione di Perugia
LUIGI RUOCCO – Ministero della Salute

Info e programma




Primo vaccino orale per i cinghiali euroasiatici nei confronti del ceppo di ASFV genotipo II

cinghialiLa peste suina africana è tra le malattie virali più complesse a cui fanno seguito danni socioeconomici considerevoli.
Non è trasmissibile all’uomo e colpisce sia il maiale domestico sia il cinghiale (biologicamente la stessa specie, Sus scrofa). Ad oggi, a seguito dell’emergenza sanitaria in atto in Asia ed Europa è necessario ottenere un vaccino stabile ed efficace per contribuire a mitigare la diffusione del virus, per ridurre di fatto il numero degli animali sensibili attraverso il potenziamento dello stato immunitario delle popolazioni di cinghiali, diminuendone così l’incidenza.

Questa condizione di emergenza ha accresciuto l’interesse della comunità scientifica per lo sviluppo di un vaccino efficace contro la malattia; ma la complessità genetica del virus, l’insufficienza di informazioni in merito all’immunità conferita e le difficoltà nel realizzare linee cellulari di produzione stabili hanno ostacolato lo sviluppo di un vaccino idoneo.

Lo studio pubblicato da Barasona et al., descrive la vaccinazione sperimentale contro ASFV in un gruppo di cinghiali di allevamento.

L’immunizzazione orale con un ASFV attenuato non emoadsorbente del genotipo II (Lv17/WB/Rie1), ha conferito una protezione del 92% nei confronti del ceppo di campo (Arm07) circolante attualmente in Europa ed Asia.

Il ceppo vaccinale (Lv17/WB/Rie1) somministrato per via orale nei cinghiali oggetto dello studio, ha indotto una risposta anticorpale senza causare segni clinici compatibili con ASFV e lesioni anatomopatologiche riconducibili alla malattia. Inoltre, è stata evidenziata la capacità del virus vaccinale di conferire un’immunità tramite contatto con altri soggetti non vaccinati, ciò permetterebbe di estendere la copertura vaccinale riducendo così costi di produzione e di somministrazione su vasta scala del vaccino nel territorio.

Alla luce di questi risultati, di natura preliminare, sono necessari approfondimenti per valutare la capacità del ceppo vaccinale (Lv17/WB/Rie1) di persistere nell’ambiente e di essere trasmesso tra i cinghiali sentinella.

Referenze

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fvets.2019.00137/full

Fonte: IZS Abruzzo e Molise




La PSA minaccia di diffondersi dalla Cina ad altri paesi asiatici

suiniIl rapido insorgere della peste suina africana (PSA) in Cina e la sua individuazione in aree distanti oltre mille chilometri all’interno del paese, potrebbe significare che questo virus mortale può diffondersi in altri paesi asiatici in qualsiasi momento, ha avvertito l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Non esiste un vaccino efficace per proteggere i suini dalla malattia. E, mentre la malattia non rappresenta una minaccia diretta per la salute umana, le epidemie possono essere devastanti per i suini, poiché le forme più virulente sono letali per il 100 per cento degli animali infetti.

Negli sforzi per controllare la diffusione della malattia, le autorità cinesi hanno finora dovuto abbattere più di 24.000 capi in quattro province. La Cina è uno dei principali paesi produttori di carne suina, con circa la metà della popolazione mondiale di suini, stimata in circa 500 milioni. La sua catena di valore coinvolge un gran numero e una vasta gamma di produttori, dalle piccole aziende familiari agli operatori commerciali su larga scala.

Anche se questa non è la prima volta che la febbre suina africana viene rilevata al di fuori dell’Africa – focolai in Europa e nelle Americhe risalgono agli anni ’60 – la sua individuazione ed eterogenea diffusione geografica dei focolai in Cina hanno sollevato timori che la malattia possa attraversare i confini con i paesi limitrofi del sud-est asiatico o della penisola coreana, dove anche il commercio e il consumo di prodotti a base di carne suina è elevato.

Un virus resistente e longevo

Il virus ASF è molto resistente e può sopravvivere per lunghi periodi in climi molto freddi e molto caldi, e persino nei prodotti a base di carne di maiale essiccati o stagionati. Il ceppo rilevato in Cina è simile a quello che ha colpito i maiali nella Russia orientale nel 2017 ma, fino ad ora, e mentre continuano le indagini, il Centro cinese per la salute e l’epidemiologia degli animali non ha trovato prove conclusive sull’origine o i collegamenti di quest’ultima epidemia.

“Il trasporto di prodotti a base di carne di maiale può diffondere rapidamente le malattie e, come in questo caso di peste suina africana, è probabile che la circolazione di tali prodotti, piuttosto che i maiali vivi, abbia causato la diffusione del virus in altre parti della Cina”, ha affermato Juan Lubroth, Capo del servizio veterinario della FAO.

Il Centro di emergenza della FAO per le malattie transfrontaliere degli animali (ECTAD, il suo acronimo inglese) è in stretto contatto con le autorità cinesi per monitorare la situazione e rispondere efficacemente all’epidemia all’interno del paese, nonché con le autorità dei paesi limitrofi, per aumentare il livello di preparazione a rispondere alla minaccia di un’ulteriore diffusione.

“La FAO ha iniziato a collaborare con il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali cinese alcuni anni fa e, insieme, abbiamo istituito un piano di emergenza contro la peste suina e sviluppato capacità diagnostiche”, ha dichiarato Wantanee Kalpravidh, Coordinatore regionale del Centro di emergenza della FAO per le malattie transfrontaliere degli animali. “Abbiamo anche sviluppato congiuntamente un Programma di formazione sull’epidemiologia sul campo per veterinari che mira a rafforzare l’indagine epidemiologica, il monitoraggio della situazione della malattia, la valutazione del rischio e la preparazione alle emergenze”.

La risposta immediata a questo focolaio sarà di eliminarlo il più rapidamente possibile, ha aggiunto Kalpravidh. Tuttavia, una restrizione completa nei movimenti di prodotti di origine animale e suina potrebbe compromettere tali sforzi, ha avvertito la FAO, in quanto potrebbe portare a metodi di trasporto illegali.

Sistemi di risposta in atto – azione in corso

“Le epidemie come questa sono importanti promemoria per tutti noi che dobbiamo lavorare insieme in uno sforzo multilaterale e intergovernativo per prevenire e rispondere alle epidemie di malattie animali perché queste non conoscono confini”, ha detto Kundhavi Kadiresan, Vice Direttore Generale della FAO e rappresentante regionale per l’Asia e il Pacifico. “Una buona comunicazione e il coordinamento con il settore privato della regione sono essenziali per rafforzare la cooperazione nella prevenzione e nel controllo dell’ASF”, ha aggiunto.
Fonte: FAO




Manuale Oie: PSA nei cinghiali e biosicurezza durante la caccia

L’OIE, Organizzazione mondiale per la salute animale  ha pubblicato un manuale “Handbook on African Swine Fever
in wild boar and biosecurity during hunting” sull’evoluzione della Peste Suina Africana in Europa (PSA).

Il documento, elaborato su impulso dello Standing Group of Experts on African swine fever in Europe, sarà aggiornato costantemente con nuovi studi scientificie informazioni tecniche. Alla stesura ha partecipato anche Vittorio Guberti, medico veterinario dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA).

Il progetto intende costruire una cooperazione più stretta tra i paesi colpiti dalla Peste suina africana  e quindi, affrontare la malattia in modo più collaborativo e con una strategia comune.

Scarica il manuale (versione 15 ottobre 2018)

A cura della segreteria SIMeVeP