Utilizzo di insetti nell’alimentazione dei ruminanti: caratteristiche delle fermentazioni ruminali

Farina di insettiL’alimentazione dei ruminanti è sempre al centro dell’attenzione e degli studi da parte degli organi di Ricerca, e la necessità di trovare fonti proteiche alternative è quanto più importante dato il particolare momento storico che tutti viviamo. Come già discusso, il consumo di risorse e l’impatto ambientale della loro produzione restano un problema quotidiano, soprattutto quando si parla di alimentazione dei ruminanti e degli animali da pascolo. Ecco quindi una nuova ricerca che mostra come l’utilizzo di fonti proteiche alternative possa rivelarsi una soluzione efficace al problema. Vediamolo nel dettaglio.

 Recenti studi hanno dimostrato come le fonti proteiche maggiormente utilizzate nell’alimentazione dei ruminanti possano avere un impatto negativo sull’ambiente e causare un incremento della competizione per la gestione delle terre coltivabili e l’acqua altrimenti destinate all’alimentazione umana.

L’Università degli Studi di Torino, in collaborazione con l’INRAE (Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’Alimentation et l’Environnement, Saint-Genès-Champanelle – France), ha sperimentato l’utilizzo di otto differenti farine di insetto (alcune delle quali mai state testate prima nell’alimentazione dei ruminanti o dei monogastrici), come potenziali fonti proteiche e lipidiche per la nutrizione di ruminanti.

Al fine di valutare al meglio la loro efficacia e idoneità da un punto di vista nutrizionale, queste farine sono state confrontate con tre farine di origine vegetale (farina di soia, di girasole e di colza, le più utilizzate nel settore) e con la farina di pesce, utilizzata come fonte proteica di origine animale di riferimento. Le otto specie di insetto testate sono state: Acheta domesticus L.; Alphitobius diaperinus Panzer; Blatta lateralis Walker; Grylloides sigillatus Walker; Gryllus bimaculatus De Geer; Hermetia illucens L.; Musca domestica L. e Tenebrio molitor L.

L’analisi chimico-bromatologica delle farine di insetto ha evidenziato un contenuto di proteina grezza paragonabile a quello delle farine vegetali, mentre il contenuto di estratto etereo è risultato di gran lunga superiore. Per tale motivo, le farine di insetto intere possono rappresentare anche un’ottima fonte lipidica o energetica, alternativa agli oli vegetali spesso utilizzati per aumentare la densità energetica delle diete o per migliorare il profilo acidico dei prodotti di origine animale, quali latte o carne.

Quest’ultimo risulta un aspetto particolarmente interessante, in quanto la maggior parte delle specie di insetto analizzate ha mantenuto, a seguito dei processi di bioidrogenazione, elevate concentrazioni di acidi grassi insaturi a livello ruminale, soprattutto acido linoleico (noto per avere effetti positivi sulla salute umana).

Con l’utilizzo delle farine di insetto si è osservata una produzione di gas (soprattutto metano) e acidi grassi volatili notevolmente inferiore rispetto a quanto verificatosi con gli altri alimenti convenzionali testati. Questo risultato è stato spiegato dagli autori dello studio come possibile conseguenza dell’elevato contenuto di proteina grezza ed estratto etereo delle farine di insetto, in quanto le proteine sono note per esercitare un effetto tampone (abbassano il livello di acidità), mentre un alto contenuto di lipidi può portare alla parziale inibizione della microflora metanigena ruminale e alla diminuzione della digeribilità dei carboidrati.

Infatti, anche la digeribilità totale dell’alimento è risultata inferiore per le farine di insetto rispetto alle farine vegetali e alla farina di pesce. Per tale esito, è necessario considerare anche la possibile influenza della chitina, un polisaccaride naturalmente presente nell’esoscheletro degli insetti e dei crostacei che non viene degradato dai microorganismi ruminali. Infine, le farine di insetto (ad eccezione di Blatta lateralis) risultano determinare una produzione inferiore di ammoniaca all’interno del rumine, rispetto agli altri alimenti convenzionali testati.

Ciò indicherebbe una minore degradazione delle proteine a livello ruminale, consentendo potenzialmente un loro maggior utilizzo a livello intestinale e rendendole di conseguenza più facilmente utilizzabili dall’animale. Alla luce di quanto riportato, gli autori di questo studio concludono che, da un punto di vista nutrizionale, le farine di insetto potrebbero essere potenzialmente impiegate come sostituti di fonti proteiche ed energetiche tradizionalmente utilizzate nelle diete dei ruminanti.

 Fonte: ASPA
 



Online la Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia

I dati aggiornati al 2021 fanno seguito alla valutazione del 2012

L’obiettivo principale della Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia  è stato l’aggiornamento della valutazione del rischio di estinzione degli uccelli nidificanti in Italia, a dieci anni di distanza dall’ultima valutazione del 2012. Ciò ha consentito di valutare la tendenza nel tempo del rischio di estinzione per questo importante gruppo di vertebrati terrestri.

La valutazione ha riguardato tutte le specie di uccelli che nidificano nel nostro paese e per ogni specie è stata valutata l’intera popolazione nel suo areale italiano (Italia peninsulare, isole maggiori e, dove rilevante, isole minori).

Delle 278 specie valutate, cinque sono estinte nella regione, di cui una in tempi recenti (Gobbo rugginoso).

Le specie minacciate di estinzione sono un totale di 71 (erano 76 nel 2012), pari al 25.5% delle specie valutate (la percentuale stimata, corretta per le specie per le quali non è possibile determinare il rischio di estinzione, è pari al 26.6%).

Il 49% delle specie di uccelli nidificanti italiani non è a rischio di estinzione imminente.

Escludendo i cambiamenti “non genuini” intercorsi tra il 2012 e il 2021 nelle valutazioni di rischio di estinzione (per esempio, cambiamenti dovuti alle migliori conoscenze attuali rispetto al 2012), nel complesso il rischio di estinzione degli uccelli nidificanti italiani è aumentato. In particolare, 14 specie non sono più a rischio di estinzione, mentre 22 specie sono entrate in una categoria di rischio maggiore. Complessivamente le popolazioni degli uccelli nidificanti italiani sono stabili (28%) o in aumento (34%). Circa un quarto (24%) delle popolazioni sono in declino, mentre per il 14% delle specie la tendenza demografica è sconosciuta. La principale minaccia per gli uccelli nidificanti in Italia è rappresentata dal cambiamento dei sistemi naturali, seguito da inquinamento, cambiamenti climatici, agricoltura e acquacoltura. Il numero di specie minacciate dalle specie aliene invasive è invece piuttosto ridotto.

Quando le valutazioni sono ripetute a distanza di anni, come in questo lavoro, le Liste Rosse diventano uno strumento essenziale per monitorare lo stato della biodiversità. In questa occasione abbiamo valutato una riduzione generale del rischio di estinzione per gli uccelli italiani, sebbene per alcune specie abbiamo rilevato una situazione di crescente criticità. Questo tipo di informazioni può essere utilizzato per indirizzare le azioni di conservazione più efficaci per prevenire le estinzioni e conservare nel tempo il valore della biodiversità italiana.

Pagina Liste Rosse

Fonte: IUCN Italia




Attività antimicrobica di nanoparticelle di carbonio caricate con ioni rame contro Listeria monocytogenes: la Ricerca dell’IZS Lazio e Toscana

Listeria monocytogenesI nanomateriali sono materiali naturali, derivati o fabbricati contenenti particelle allo stato libero, aggregato o agglomerato, con almeno una delle dimensioni compresa tra 1 e 100 nanometri.

Alla luce delle loro diverse proprietà fisiche, chimiche, meccaniche peculiari, i nanomateriali e le nanoparticelle trovano quindi applicazione in molteplici campi, tra cui quello alimentare, settore ancora in sviluppo soprattutto per quanto concerne la realizzazione di imballaggi a contatto con alimenti.

La loro applicazione in campo alimentare sembrerebbe infatti offrire importanti notevoli vantaggi tra cui il mantenimento dei valori nutrizionali, la riduzione dell’uso di componenti per la conservazione (es. zuccheri, sali, ecc.)e l’incremento della shelf life dell’alimento.

Le nanoparticelle di carbonio sono sempre più studiate per le loro proprietà di inibizione verso agenti patogeni mentre il rame, noto antimicrobico, legato a nanoparticelle di carbonio sembrerebbe formare un sistema promettente per limitare la crescita di specifici patogeni.

Lo Studio

Nel lavoro scientifico dal titolo “ Inhibitory effect against Listeria monocytogenes of carbon nanoparticles loaded with cooper as precursors of food active packaging”, pubblicato sul periodico “ Foods” , ricercatori dell’ Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana in collaborazione con l’ Università di Torino hanno valutato l’attività antimicrobica di nanoparticelle di carbonio caricate con ioni rame (CNP-Cu) contro Listeria monocytogenes, uno dei più importanti microrganismi patogeni di origine alimentare.

La Listeria monocytogenes rappresenta uno dei principali pericoli biologici di interesse alimentare, per la sua capacità di persistenza nell’ambiente.

La listeriosi, malattia di interesse in tutta Europa, rappresenta un grave rischio soprattutto per talune fasce di popolazione, tra cui gli individui immunocompromessi; ciò ha portato allo sviluppo di nuove strategie per limitarne la crescita nel tempo e, tra queste, lo sviluppo di materiali micrometrici ed in particolare a quelli a base di carbonio.

Nel presente studio, sono state sintetizzate due serie di nanoparticelle di carbonio (CNP) di diverse dimensioni, caricate successivamente con il rame (CNP-Cu), a differenti concentrazioni.

L’ attività antimicrobica è stata poi valutata in condizioni sperimentali nei confronti di Listeria monocytogenes.

I risultati ottenuti hanno dimostrato una elevata attività antimicrobica (85%) nei confronti di Listeria monocytogenes confermando le CNP-Cu come agenti promettenti per lo sviluppo di imballaggi attivi nei confronti del microorganismo target.

In ogni caso, in vista della possibile applicazione di questi materiali nell’ industria alimentare, si rende necessario valutare il rilascio di rame negli alimenti, in linea con i limiti stabiliti nel Regolamento della Commissione UE n 10/2011.

Fonte: IZS Lazio e Toscana




La disapplicazione dell’art. 15 della L. 689/1981 nella procedura di controversia: considerazioni in materia di analisi di mangimi

Il D. Lgs. 27/2021 ha suscitato non poche riflessioni, sin dalla sua entrata in vigore, in coloro che sono chiamati ad applicarlo su versanti diversi.

Nella sua versione originaria l’abrogazione in toto della L. 283/1962 s. m. e i. e del suo regolamento di esecuzione D.P.R. 327/1980 ha comportato una tale levata di scudi da indurre il legislatore a porre velocemente rimedio con decreto legge all’iniziale scelta abrogativa.

Infatti, con l’emanazione del D. L. 42/2021  hanno trovato di nuovo vita alcuni articoli della L. 283/1962 s.m. e i., tra cui gli artt. 5 e 6 contemplanti illeciti penali e relative sanzioni in materia d’igiene degli alimenti e delle bevande, e le disposizioni di esecuzione dei ‘resuscitati’ articoli della L. 283/1962 s.m. e i., contenute nel D.P.R. 327/1980.

L’iniziale cancellazione dei reati contravvenzionali previsti nella L. 283/1963 s.m. e i. ha probabilmente stimolato nel legislatore una consequenziale riflessione sulla utilità e utilizzabilità dell’art. 223 del D. Lgs 271/1983, tanto da indurlo a decretarne, nell’articolo 8, comma 5 del decreto in questione, la disapplicazione nei settori di interesse del Reg. UE 625/2019.

Leggi il contributo integrale di Antonio Di Luca – Alfredo Rossi del Gruppo di lavoro SIMeVeP Diritto e Legislazione veterinaria




Ridurre la diffusione della resistenza agli antimicrobici durante il trasporto di animali: l’EFSA descrive misure attenuative

Ridurre al minimo la durata del trasporto e pulire accuratamente i veicoli, le attrezzature e gli spazi in cui gli animali vengono caricati e scaricati sono alcune delle misure considerate efficaci per ridurre la trasmissione di batteri resistenti durante il trasporto di animali.

Sono queste le risultanze di un parere scientifico dell’EFSA che valuta il rischio di diffusione di  resistenza agli antimicrobici (AMR) tra pollame, suini e bovini durante i trasferimenti tra allevamenti o ai mattatoi.

“Nonostante i dati disponibili evidenzino una riduzione del consumo di antibiotici negli ultimi anni, la resistenza agli antimicrobici rimane un’emergenza di salute pubblica che deve essere affrontata a livello mondiale e in tutti i settori”, ha dichiarato Frank Verdonck, responsabile dell’unità EFSA “Rischi biologici e salute e benessere degli animali”.

“Individuando i principali fattori di rischio, le misure di attenuazione e le esigenze di ricerca in relazione al trasporto di animali, la valutazione dell’EFSA segna un altro passo avanti nella lotta alla resistenza agli antimicrobici in base al principio di salute unica globale ‘One Health’, che integra la valutazione del rischio per l’animale e quello per l’uomo”.

Il parere sottolinea poi quanto sia essenziale un’adeguata organizzazione dei trasporti. Inoltre è molto probabile che qualsiasi misura che migliori la salute, il benessere e la biosicurezza degli animali immediatamente prima e durante il trasporto riduca il rischio di trasmissione di AMR. Le risultanze del parere vanno a integrare le indicazioni dell’EFSA recentemente pubblicate nell’insieme di raccomandazioni per migliorare il benessere degli animali durante il trasporto.

Principali fattori di rischio

La valutazione individua nella presenza di batteri resistenti negli animali prima del trasporto uno dei principali fattori di rischio che contribuiscono alla trasmissione di resistenza agli antimicrobici. Altri fattori di rischio che quasi certamente contribuiscono alla trasmissione sono l’aumento del rilascio di batteri resistenti attraverso le feci, l’esposizione ad altri animali portatori di più o diversi tipi di batteri resistenti, la scarsa igiene dei veicoli e delle attrezzature nonché la durata del trasporto.

Viaggi lunghi che richiedano soste nei centri di raccolta e nei posti di controllo sono associati a rischi più elevati, a causa di fattori specifici come lo stretto contatto con animali provenienti da allevamenti diversi, la contaminazione ambientale e lo stress.

Il quadro generale: le implicazioni per la salute pubblica

L’impatto della valutazione dell’EFSA va oltre la salute e il benessere degli animali, perché molti batteri possono essere trasmessi dagli animali all’uomo. Quando tali batteri diventano resistenti agli antimicrobici, l’efficacia della cura delle malattie infettive nell’uomo può essere compromessa.

Necessaria ulteriore ricerca

Mancano studi scientifici specifici sulla diffusione della resistenza agli antimicrobici tra gli animali durante il trasporto. Il parere evidenzia varie lacune nei dati e raccomanda di focalizzare la ricerca su determinati aspetti.

La valutazione è stata richiesta dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo (ENVI) nel settembre 2021, a seguito di discussioni sull’argomento tra Parlamento europeo, Commissione europea ed EFSA.

Fonte: EFSA




Nuovi anticorpi monoclonali per l’identificazione della malattia emorragica epizootica del cervo

Anticorpi monoclonali, sviluppati in IZS, permetteranno una più efficiente diagnosi di una malattia virale che colpisce prevalentemente i cervi, ma che può attaccare anche i bovini danneggiando la produzione di latte

La Malattia Emorragica Epizootica (EHD acronimo della malattia in lingua inglese), è una patologia virale identificata originariamente in alcune specie di cervi nel Nord America. Negli ultimi anni la malattia è stata registrata nei paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo. Una sua introduzione in Europa rappresenta pertanto un pericolo che richiede metodi di identificazione e sorveglianza rapidi ed efficienti. Ad oggi non sono stati ancora registrati casi nelle nazioni europee e quindi la malattia può dirsi esotica.

Per assolvere ad uno dei compiti istituzionali in qualità di Centro di Referenza per le Malattie Esotiche (CESME), i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo hanno avviato una ricerca per lo sviluppo di un metodo diagnostico, i cui risultati preliminari sono stati pubblicati sulla rivista Monoclonal antibodies in Immunodiagnosis and Immunotherapy. I ricercatori hanno infatti prodotto anticorpi monoclonali capaci di riconoscere una proteina specifica del virus responsabile della patologia (EDHV). In questo modo sarà possibile realizzare test di laboratorio affidabili, capaci di portare ad una rapida identificazione della sua eventuale presenza in animali selvatici o da allevamento.

“La Malattia Emorragica Epizootica – spiega Mirella Luciani, del reparto di Immunologia e sierologia, co-autore della pubblicazione scientifica – non costituisce alcun pericolo per l’uomo. Colpisce soprattutto alcune specie di cervi, nei quali può essere particolarmente grave, con tassi di mortalità che possono arrivare fino al 90% per i cervi dalla coda bianca. Occasionalmente, però, può rappresentare un problema anche per i bovini, nei quali la sintomatologia è molto più lieve e la mortalità molto rara, ma in questi casi ci può essere un rilevante calo della produzione di latte con conseguenti danni economici”.

Il virus EDHV viene trasmesso attraverso la puntura di insetti del genere Culicoides, gli stessi che possono trasmettere altri due virus: la bluetongue, che colpisce prevalentemente gli ovini, e la peste equina, che colpisce prevalentemente gli equini. “Questi insetti – continua Luciani – sono presenti in Europa. A loro si devono, ad esempio, i focolai di bluetongue che in anni passati hanno colpito gli allevamenti di pecore in Italia, soprattutto in Sardegna. Quindi ci troviamo di fronte allo stesso ciclo infettivo e alla stessa nicchia ecologica. Significa che l’introduzione in Europa del virus della Malattia Emorragica Epizootica del Cervo è una possibilità concreta. Per questo motivo abbiamo sviluppato un pannello di anticorpi monoclonali che potranno rappresentare un valido supporto per la diagnosi precoce della malattia”.

Fonte: IZS Teramo




Sorveglianza delle zanzare in Italia

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato, nell’ambito dei Rapporti ISTISAN, il rapporto “Sorveglianza delle zanzare in Italia” a cura di Marco Di Luca del Dipartimento Malattie Infettive del ISS.

Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da epidemie riconducibili alle Malattie Trasmesse da Vettori (MTV), quali febbre del West Nile, chikungunya e dengue. Le MTV, fortemente influenzate da clima e ambiente, possono presentare cicli di trasmissione complessi. Per migliorare la preparedness e le capacità di risposta, è necessario adottare un  approccio di intervento integrato (One Health), di cui la sorveglianza entomologica è parte essenziale. La raccolta del dato entomologico permette di valutare il rischio di diffusione di una MTV, ma risulta altrettanto cruciale per indirizzare  interventi di controllo e valutarne l’efficacia. Per questo motivo è nata l’idea di condividere conoscenze ed esperienze  relative alla sorveglianza entomologica, in particolare delle zanzare. Viene presentato lo stato dell’arte, sia di quei  sistemi di sorveglianza attualmente operativi sul territorio, sia di quelle esperienze, limitate nel tempo, frutto di specifici  progetti-pilota

Si legge nell’abstract.

Nella parte iniziale, viene descritto l’impianto dell’attuale PNA 2020-2025, ripercorrendo le  fasi della sua elaborazione, a cui hanno preso parte esperti e istituzioni diverse, per la prima volta
riuniti intorno ad un tavolo.

Il rapporto si articola poi in quattro sezioni, che rappresentano un compendio di esperienze sulla sorveglianza entomologica, realizzate sia nell’ambito di sistemi regionali più ampi, che di
iniziative progettuali specifiche e che riguardano:
– sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu;
– sorveglianza e risposta agli arbovirus trasmessi da Aedes;
– sorveglianza e risposta all’introduzione e diffusion.

Infine viene presentata una nuova frontiera della sorveglianza in ambito entomologico, che prevede la possibilità di implementare e gestire sistemi di riconoscimento degli artropodi, e in
particolare di quelli di interesse medico-veterinario, attraverso approcci di imaging, machine  learning e intelligenza artificiale.

Il documento non vuole essere una mera rassegna di attività entomologiche, svolte in maniera più o meno sistematica nelle varie Regioni, ma offrire modelli concreti, anche se non esaustivi, di buone pratiche per quelle autorità sanitarie incaricate di realizzare o rafforzare sul proprio territorio un idoneo sistema di sorveglianza e controllo delle MTV.

Leggi il documento sul sito ISS




Norme in contrasto con la normativa UE. La disapplicazione

Il personale della Pubblica Amministrazione, fra cui rientrano i medici veterinari di sanità pubblica, deve essere in grado di applicare la normativa effettivamente in vigore specie per quanto riguarda le competenze sanzionatorie, ma per norme succedutesi nel tempo e sullo stesso argomento si possono registrare elementi di ambiguità, se non di vera e propria incompatibilità.

La disapplicazione è un istituto giuridico poco conosciuto che si aggiunge a una serie di criteri per stabilire quale debba essere la norma prevalente da applicare in caso di contrasto tra una norma nazionale o regionale e una di rango europeo.

Ne parla diffusamente Vitantonio Perrone in un articolo recentemente pubblicato su Alimenti&Bevande




Consultazione pubblica sulle nitrosammine negli alimenti: spiegazione del progetto di parere scientifico

logo-efsaLe nitrosammine (o più formalmente N-Nitrosammine) sono composti chimici che possono formarsi negli alimenti a seguito della preparazione e trasformazione di questi ultimi. Tali sostanze sono state rilevate in svariati tipi di prodotti alimentari, quali prodotti a base di carne ottenuti mediante salatura, pesce trasformato, cacao, birra e altre bevande alcoliche. Le nitrosammine possono anche essere presenti in diversi altri alimenti, come la carne cotta, gli ortaggi trasformati, i cereali, i prodotti lattiero-caseari oppure in alimenti fermentati, sottaceto e speziati. Alcune nitrosammine sono genotossiche (possono danneggiare il DNA) e cancerogene (possono causare il cancro). Il progetto di parere dell’EFSA valuta i rischi per la salute pubblica correlati alla presenza di nitrosammine negli alimenti.

La prof.ssa Bettina Grasl-Kraupp presiede il gruppo di lavoro costituito dagli esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) che ha redatto il parere sulle nitrosammine attualmente sottoposto a consultazione pubblica fino al 22 novembre 2022.

Potrebbe descrivere brevemente il lavoro svolto? Quali sono i risultati principali?

Abbiamo iniziato con la valutazione dei danni potenziali causati dalle nitrosammine negli esseri umani e negli animali. Abbiamo quindi valutato i rischi per la salute per la popolazione dell’UE. Stando alle conclusioni della valutazione è altamente probabile che per tutte le fasce di età l’esposizione alimentare alle nitrosammine sia superiore al livello a partire dal quale potrebbero sussistere preoccupazioni per la salute.

Come ha valutato il rischio derivante da queste sostanze genotossiche e cancerogene?

Nella valutazione delle sostanze genotossiche e cancerogene casualmente presenti nella catena alimentare, l’EFSA calcola un margine di esposizione per i consumatori, ossia un rapporto tra due fattori: la dose alla quale viene osservato un effetto avverso di piccola entità ma misurabile e il livello di esposizione a una sostanza per una data popolazione. In generale ottenendo un rapporto superiore a 10 000 non sussistono particolari preoccupazioni per i consumatori.

Nella nostra valutazione abbiamo considerato l’incidenza di tumori epatici nei roditori quale principale effetto nocivo attribuibile all’esposizione alle nitrosammine. Abbiamo applicato la cancerogenicità della nitrosammina più potente (N-nitrosodietilamilamina, NDEA) alle altre nitrosammine riscontrate negli alimenti al fine di creare lo scenario più sfavorevole.

Questa valutazione è collegata al parere dell’EFSA sui nitrati e nitriti pubblicato nel 2017?

È possibile che vi sia un nesso tra nitriti e formazione di nitrosammine. Nell’ambito della nuova valutazione della sicurezza di nitriti e nitrati condotta nel 2017, gli esperti dell’EFSA hanno riscontrato livelli elevati di nitrosammina nei prodotti a base di carne, ma le informazioni non erano sufficienti per stabilire un nesso tra questi livelli e i nitriti presenti negli alimenti come additivi.

Quali sono le attuali lacune in fatto di conoscenze? Quali altre informazioni vorrebbe ricevere nel corso della consultazione pubblica?

Ci interessa ricevere riscontri su tutti gli aspetti del nostro parere, in particolare sugli scenari di esposizione utilizzati nella valutazione, per ridurre l’incertezza nel calcolo dell’esposizione mediante gli alimenti. L’incertezza è dovuta all’elevata percentuale di risultati che si verificano al di sotto dei limiti di quantificazione e alla limitata disponibilità di dati per la valutazione dell’esposizione alimentare alle nitrosammine.

In che modo il mondo accademico e altre parti interessate contribuiscono al parere finale?

Fonte: EFSA




Al via One Health Award, Sorice fra gli speaker

E’ stato presentato oggi il One Health Award, una una tre giorni di dibattiti, approfondimenti e riflessioni con scienziati, divulgatori, opinion maker e giornalisti che interagiranno tra loro e con l’opinione pubblica, a Teramo dal 14 al 16 ottobre, nel corso di incontri in programma al Teatro Comunale e all’Università degli Studi di Teramo.

Un grande evento scientifico e allo stesso tempo divulgativo che farà di Teramo il centro della Salute Unica. È nel dna del nostro Istituto lavorare secondo l’approccio One Health, dagli interventi connessi al terremoto di L’Aquila al grande impegno profuso per contrastare il Covid-19. L’obiettivo di One Health Award è quello di promuovere con forza un cambio di passo radicale per prevenire la diffusione delle malattie attraverso l’integrazione di medicina umana, medicina veterinaria ed ecologia” ha detto il Direttore Generale dell’IZS dell’Abruzzo e del Molise Nicola D’Alterio in conferenza stampa.

L’apertura di OHA, venerdì 14 ottobre, è affidata alla Lectio Magistralis del CEO dell’American Society for Microbiology, Stefano Bertuzzi, che dichiara: “Dobbiamo ricordarci che l’uomo, la natura e il pianeta intero sono intimamente interconnessi tra loro, e lo saranno sempre di più, e che per questo la ricerca, la salute pubblica e le politiche sanitarie necessitano un approccio diverso per evitare quello che lo scrittore Gabriel Garcia Marquez inserì nel suo testamento: ‘La morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza’”.

Il Vicedirettore generale della FAO, Maurizio Martina, tra i protagonisti della tavola rotonda di sabato 15 ottobre “One Health One Earth. La salute globale, Istituzioni e politica davanti alla sfida più grande”, aggiunge: “Pandemia, cambiamenti climatici e contaminazione ambientale ci hanno dimostrato che attorno alle questioni alimentari si gioca una grande sfida per il futuro della salute e della terra. Queste minacce multisettoriali ci impongono di collaborare e promuovere approcci transdisciplinari come One Health, un ragionamento sistemico che collega tra di loro salute umana, animale, vegetale e ambientale per prevenire rischi per la salute per persone e animali, raggiungere la sicurezza alimentare e preservare le risorse naturali”.

Il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice è fra gli speaker dell’incontro “One Health e Sistema Sanitario Nazionale” che si terrà il 15 ottobre alle ore 10.30, insieme a Gianni Rezza, Direttore Generale Direzione Generale della prevenzione sanitaria, Ministero della Salute, Americo Cicchetti, Direttore di ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Stefano Vella, Docente di Salute Globale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Momento unificante dei tre giorni è la consegna degli One Health Awards, destinati a eccellenze della ricerca sulla scena nazionale e internazionale, ma anche della divulgazione e dell’impegno per il pianeta affinché One Health, One Earth esca sempre di più dalla discussione accademica per entrare stabilmente nel dibattito pubblico.

Sono previsti quattro One Health Award destinati a:

Tutti gli eventi di OHA sono a ingresso libero. Per partecipare basta compilare il form all’indirizzo https://onehealthaward.it/partecipa/

 Sul sito https://onehealthaward.it/  è possibile consultare il programma ufficiale.