Nanoplastiche, quando il piccolo non è così bello
Qualcuno certamente ricorda Piccolo è bello (il sottotitolo era Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa). Pubblicato nel 1973, un anno dopo I limiti della crescita del Club di Roma e nel mezzo della crisi petrolifera, era una raccolta di saggi che anticipava molti temi ambientalisti dei decenni successivi. Il titolo è rimasto il simbolo di un’economia attenta all’ambiente e ai limiti posti dal rispetto della natura.
L’autore, Ernst Friedrich Schumacher, non poteva sapere che mezzo secolo dopo il piccolo, impersonato dalle nanoplastiche, avrebbe rappresentato uno dei più gravi pericoli per l’ambiente e la salute.
Mi riferisco alle nanoplastiche, che risultano dal decomporsi con il tempo della microplastica, i frammenti di dimensioni inferiori a 5 mm in lunghezza (più piccoli di un chicco di riso). Le nanoplastiche hanno la dimensione di un micrometro (un milionesimo di metro) e sono visibili solo con appositi strumenti di precisione.
Già l’anno scorso era stato lanciato un allarme da ricercatori della Columbia University per la presenza di grandi quantità di nanoplastiche nelle bottiglie in plastica di acqua minerale: mediamente una bottiglia conteneva 240.000 piccoli frammenti di sette diversi tipi di plastica, il 9% costituito da nanoplastiche (l’argomento è stato ripreso da Ilaria Broglio in un articolo pubblicato oltre un anno dopo, Perché non dovresti più bere acqua in bottiglia: scatta l’allarme, 23 marzo 2025).
Fonte: scienzainrete.it