Alfabetizzazione sanitaria, una priorità per il nostro Paese

Stando ai dati scaturiti da un’indagine resa pubblica una decina di anni fa da L’infedele, la celebre trasmissione televisiva magistralmente condotta da Gad Lerner, la popolazione italiana di età compresa fra i 18 e i 65 anni sarebbe risultata affetta da una condizione di analfabetismo totale (5%), di semi-analfabetismo (33%) o di analfabetismo funzionale (33%). Si tratterebbe di una “fotografia” che, per quanto impietosa, riguarderebbe ben 30 milioni di nostri connazionali, ieri come oggi (temo), ahimé/ahinoi.

Va da sé che nell’epoca dei social, ove la scena mediatica è popolata da notizie spesso e volentieri destituite di qualsivoglia attendibilità e/o dei più elementari fondamenti scientifici – come l’infodemia caratterizzante la presente era pandemica eloquentemente dimostra -, chi “la spara più grossa” e, soprattutto, chi lo fa per primo, ha le migliori chance di “successo comunicativo” nei confronti di questa folta platea, le cui reazioni passerebbero prevalentemente, se non esclusivamente, per la “pancia”.

In tali dinamiche troverebbero così spiegazione l’assurda “ondata di sfiducia” nei confronti dei (pur salvifici ed efficaci) vaccini anti-CoViD-19, resi disponibili a meno di un anno dall’avvenuta identificazione del virus SARS-CoV-2 (un autentico miracolo della Scienza!), nonché i “processi mediatici” intentati nei confronti di autorevoli Donne e Uomini di Scienza, che – a titolo puramente esemplificativo ed in totale ossequio al principio della “Scienza basata sull’evidenza” – hanno dedicato un’intera vita allo studio degli agenti virali e delle complesse relazioni virus-ospite.

In un siffatto contesto, l’alfabetizzazione sanitaria appare una priorità assoluta per il nostro Paese, a cominciare dalle ragazze e dai ragazzi nella loro più tenera età scolare, conditio sine qua non affinché le stesse e gli stessi imparino a districarsi agevolmente nella giungla dei social discernendo le fonti e le notizie affidabili rispetto a quelle che tali non sono.

Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo