SARS-CoV-2 sulle superfici, il commento di Giovanni Di Guardo

coronavirusE’ stato a pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine” lo studio “Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1”.

Secondo tale studio il virus puo’ rimanere attivo per ore in aerosol nell’aria e per giorni su alcune superfici. Sulla plastica o l’acciaio inox SARS-CoV-2 sarebbe rilevabile tre giorni dopo la contaminazione, mentre sul cartone il virus diverrebbe inattivo dopo 24 ore e sul rame dopo 4 ore. In termini di emivita il virus perderebbe metà della sua carica dopo 66 minuti nell’aria, dopo 5 ore e 38 minuti sull’acciaio e dopo 6 ore e 49 minuti sulla plastica.

Abbiamo chiesto un commento al Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, che tanto ci ha comunicato:

I dati che questo lavoro ci fornisce sono oltremodo interessanti, anche se non va dimenticato che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 é, analogamente ai suoi “illustri predecessori” della SARS e della MERS, un virus con “involucro” (“envelope”) e, come tale,  dotato già di suo di  una resistenza non particolarmente elevata nell’ambiente esterno, a differenza dei cosiddetti virus “nudi” (cioè sprovvisti di “envelope“)”.

“Vi sarebbe un altro elemento, non meno rilevante, da tenere bene a mente: trovare il virus (e, in senso lato, qualsivoglia agente, virale e non) su una o più “matrici ambientali” non equivale a dire che l’agente abbia una “capacità infettante” adeguata ad innescare un processo infettivo negli individui che dovessero a vario titolo risultare esposti alla matrice contaminata ad opera dello stesso.

Infatti, i due “pre-requisiti” fondamentali affinchè ciò possa avvenire sono rappresentati:

1) dalla dose infettante;
2) dallo “status” immunitario dell’ospite.

Ovviamente, anche (e soprattutto) in questo caso (essendo la problematica in esame assolutamente nuova!!!), deve scendere prepotentemente in campo il sempiterno nonché salvifico “Principio di Precauzione”, che nella fattispecie e’ bene che faccia il paio con il c.d. “Worst Case Scenario“, concetto quest’ultimo assai caro agli Epidemiologi”.