Lo spreco alimentare in Italia è in risalita

Risale lo spreco alimentare in Italia e la crisi sociale generata dall’inflazione comporta l’acquisizione di nuove abitudini alimentari, fra cui l’acquisto di cibo low cost. Un consumatore su 2 (49%) dichiara di potenziare l’acquisto del cibo online e 4 consumatori su 10 (39%) fanno la spesa cercando solo i prodotti alimentari in promozione. A fotografare lo stato dello spreco alimentare in Italia è, in occasione della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio, è il Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International.
“Se in un primo momento l’effetto inflazione ha portato a misurare con decisione gli sprechi, prolungata nel tempo ha costretto i cittadini all’adozione di nuove abitudini low cost per fronteggiare la crisi”, spiega il professore di economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Andrea Segrè.

Leggi l’articolo integrale

Fonte: foodandtech.com




10^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

La Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare venne celebrata per la prima volta in Italia il 5 febbraio 2014. La giornata è stata ideata ed istituita dalla Campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero con l’Università di Bologna – Distal con il Ministero dell’Ambiente, per iniziativa del coordinatore PINPAS Andrea Segrè. Nel 2004 furono convocati gli “Stati generali” della filiera agroalimentare italiana. PINPAS, promosso da Ministero dell’ambiente, è il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. per sensibilizzare i cittadini sul tema delllo spreco alimentare.[ Dal 2014 in poi, la giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in calendario stabilmente il 5 febbraio, è l’occasione per la diffusione di nuovi dati da parte dell’Osservatorio Waste Watcher International. Le edizioni successive si sono svolte sempre con il Patrocinio del Ministero dell’Ambiente (e della Transizione Ecologica), dei Ministeri della Salute e del Lavoro e dell’ANCI, di RAI per la Sostenibilità e con la media partnership di Rai Radio2.

La decima edizione, sempre per la direzione scientifica dell’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore del movimento Spreco Zero, rinnova questo networking, gli eventi ufficiali sono in calendario giovedì 2 febbraio 2023 nella sede di Rappresentanza Permanente della Commissione Europea a Roma. I dettagli e gli aggiornamenti di programma sul sito sprecozero.it




Bilancio Bancoalimentare Anno 2022: 110mila tonnellate di cibo distribuite

La Onlus registra un aumento di richieste di aiuto e fa appello ad aziende, enti e istituzioni per realizzare nuove partnership nel 2023 al fine di dare risposte concrete al bisogno crescente

Le difficoltà legate allo scoppio della guerra in Ucraina, all’aumento dell’inflazione e alla crescita dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia non hanno fermato neanche nel 2022 l’attività di recupero e redistribuzione di cibo che Banco Alimentare realizza ogni giorno in tutta Italia. Quest’anno la Onlus stima di aver distribuito 110.000 tonnellate di cibo, salvandone dallo spreco 42.500 con un risparmio di circa 92.225 tonnellate di CO2 equivalente non emesse.

Siamo preoccupati per la situazione che stiamo vedendo nel nostro Paese – afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus – con sempre più persone e famiglie che si trovano in povertà assoluta o che rischiano di scivolarci nonostante abbiano un lavoro. Dall’inizio dell’anno sono state 85.000 in più le richieste ricevute dalle 7.600 strutture caritative che sosteniamo in tutta Italia: si tratta di un aumento consistente di richieste che ha fatto salire a 1.750.000 le persone che aiutiamo. Si tratta sempre più di italiani, di famiglie con figli in cui la presenza di un reddito non garantisce più la possibilità di arrivare alla fine del mese con le proprie forze. E questo a fronte di una situazione che conferma le stime dell’anno di meno 8% rispetto al 2021 del cibo recuperato e redistribuito”.

Per rispondere in maniera sempre più efficace all’aumento delle richieste di aiuto è fondamentale far crescere la collaborazione tra le aziende della filiera agroalimentare, le istituzioni e le realtà del terzo settore: è questo l’appello che Banco Alimentare rivolge a tutti gli attori in campo per realizzare nuove partnership nel 2023.

La rete delle 21 Organizzazioni territoriali Banco Alimentare ha portato avanti nel 2022 l’attività quotidiana di recupero e redistribuzione degli alimenti, facendo fronte non solo all’aumento delle richieste di aiuto ma anche all’aumento del 45% dei propri costi di gestione tra logistica, trasporti ed energia elettrica e al calo del 30% delle donazioni economiche da aziende e privati.

Banco Alimentare può contare sulla disponibilità di tempo e sulle competenze di oltre 1.800 volontari, attivi in tutta Italia e che permettono lo svolgimento dell’operatività quotidiana. Ogni giorno collabora con migliaia di aziende che donano alimenti, fondi, con cui sono progettate iniziative a sostegno della mission. Questo ha permesso di costruire alleanze solide e durature nel tempo che, oltre ad essere un enorme valore da far crescere, rende profondamente grati e responsabili di ogni bene ricevuto in dono. Banco Alimentare è cresciuto in capacità logistica, progettuale e di interlocuzione con vari soggetti, anche istituzionali: chiude l’anno con la certezza che ogni sfida che avrà la possibilità di affrontare il prossimo anno, lo vedrà accompagnato e sostenuto dall’amicizia operativa di tanti partner con cui ogni giorno cerca di costruire una realtà più sostenibile e inclusiva per tutti.

È importante anche nel 2023 dare continuità al sostegno che da 33 anni forniamo alle strutture caritative con noi convenzionate, riuscendo a mantenere gli stessi livelli del 2022 – aggiunge Bruno –. Non cerchiamo solo donazioni ma partnership con aziende, enti e istituzioni e cercheremo di promuoverle sempre di più nel corso del nuovo anno. Punteremo anche ad aumentare gli investimenti per cercare di ridurre i nostri costi di gestione, ad esempio introducendo il fotovoltaico nel nostro magazzino più grande a Parma e in qualche altra sede regionale. Non ultimo sarà fondamentale ottimizzare l’attività quotidiana con ulteriori sviluppi dal punto di vista della digitalizzazione”.

 




Spreco alimentare: la Commissione lancia l’allarme. Un quinto del cibo prodotto in Europa nella spazzatura. Le azioni Ue

“Il nostro sistema alimentare è sotto forte pressione. Stiamo affrontando allo stesso tempo gli effetti negativi del cambiamento climatico, del degrado ambientale, degli shock economici e dei conflitti violenti, che stanno mettendo in pericolo la sicurezza alimentare di milioni di persone in tutto il mondo”. Lo afferma la commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, in occasione della terza Giornata internazionale per la consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari. “In questo contesto, è inaccettabile che il 20% di tutto il cibo che produciamo nell’Ue vada perso o sprecato”.

“Nell’Ue – aggiunge – stiamo già intraprendendo azioni decisive per affrontare la sicurezza alimentare globale attraverso la cooperazione internazionale, sostenendo la creazione di sistemi alimentari sostenibili e resilienti attraverso i nostri investimenti nei Paesi partner. Stiamo inoltre mobilitando aiuti umanitari e sostegno alle persone più colpite dalla crisi, in collaborazione con i nostri Stati membri. Sebbene la disponibilità di cibo non sia attualmente in gioco nell’Ue, l’accessibilità alimentare sta diventando una preoccupazione crescente per molte famiglie. Oggi, oltre 36 milioni di persone nell’Unione non possono permettersi un pasto sano a giorni alterni. Se vogliamo realizzare un sistema alimentare sostenibile e migliorare la sicurezza alimentare, dobbiamo sfruttare al meglio il nostro cibo e le risorse che ne derivano”.

Sottolinea quindi: “la strategia dell’Ue ‘dal produttore alla tavola’ ci fornisce una chiara direzione per eliminare le perdite e gli sprechi alimentari dal nostro sistema alimentare. Stiamo ora preparando la prima legislazione europea in assoluto per fissare obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari. In questo modo intensificheremo le azioni di prevenzione degli sprechi alimentari sul campo e aumenteremo il contributo dell’Ue all’obiettivo globale di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030”.

Fonte: Agensir




5 FEBBRAIO 2021 – 8^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

giornata nazionale spreco alimentare“Stop food waste. One health, one planet” è il tema degli eventi della 8^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, venerdì 5 febbraio 2021: un appuntamento consolidato per l’agenda dello sviluppo sostenibile e, nei mesi ancora convulsi della pandemia, una data importante per guardare alla prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave per presidiare la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Il Forum è in programma dalle 11.30 su piattaforma digitale, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market in sinergia con il Ministero dell’Ambiente e inoltre con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del World Food Programme Italia, di ANCI e della rete di Comuni Sprecozero.net.

Molti gli interventi istituzionali programmati per l’occasione, introdotti e coordinati dal fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero, l’agroeconomista Andrea Segrè. A tracciare un quadro dell’Orizzonte Italia saranno, fra gli altri, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il sottosegretario al ministero della Salute Sandra Zampa, il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Roberto Morassut e il sottosegretario al inistero delle Politiche Sociali Francesca Puglisi.

Dal 2021 la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare si focalizza con attenzione sul nuovo decennio che ci guiderà al 2030: in primo piano gli Obiettivi di Sostenibilità indicati nell’Agenda Onu 2030 e in questa direzione la nuova dimensione di uno strumento di riferimento per il monitoraggio dello spreco alimentare in Italia, l’Osservatorio Waste Watcher che diventa adesso una realtà internazionale e progetta una survey di respiro globale che sarà presentata il prossimo 29 settembre, Giornata internazionale di consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite.

“L’impegno per lo sviluppo sostenibile e la prevenzione degli sprechi – spiega Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market e promotore Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – passa anche attraverso il monitoraggio dei comportamenti e quindi attraverso i dati. Questa svolta culturale è un passaggio obbligato per la riduzione dello spreco alimentare domestico, che incide per il 50% circa dello spreco complessivo del cibo sul pianeta. I 17 Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite sono davanti a noi e il decennio che si apre sarà determinante per coglierli: la prevenzione degli sprechi e lo sviluppo sostenibile devono coinvolgere l’impegno congiunto delle governance e dei cittadini del pianeta. Anche l’Osservatorio Waste Watcher si attrezza per promuovere una campagna globale di sensibilizzazione, attraverso un monitoraggio su scala mondiale”.

A presentare il nuovo Osservatorio internazionale sarà Vincenza Lomonaco, ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a Roma.

I dati nazionali dello spreco

Nel conto alla rovescia verso l’ ottava Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ecco un piccolo viaggio nelle abitudini del ‘consumatore errante’: lo spreco di cibo a livello domestico in Italia vale 4,9 euro a nucleo familiare, per un totale di ca 6,5 miliardi di euro complessivi e un costo nazionale di circa 10 miliardi di euro includendo gli sprechi di filiera produzione/distribuzione 2020, oltre 3 miliardi 293 milioni (Rapporto Waste Watcher 2020, legato allo spreco percepito).

Il dato dello spreco ‘reale’ era stato calcolato nel 2018 – 2019 misurando lo spreco nelle famiglie italiane con i test scientifici dei “Diari di famiglia” (Progetto Reduce dell’Università di Bologna /Distal con il Ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero), registrando 8,70 euro di spreco alimentare settimanale per ogni nucleo familiare, per un costo complessivo di 11.500 miliardi di euro ogni anno. In termini di peso i diari avevano misurato uno spreco di ca 100 grammi al giorno pro capite, per un totale di ben 2 miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo buttato annualmente in Italia.

Cibo e salute sono il nuovo binomio strettamente ‘attenzionato’ dagli italiani: una consapevolezza che diventa quasi plebiscito, perché quasi 7 italiani su 10 (il 66%) ritengono ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo: è sempre così’ per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e solo talvolta per il 20%. E al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti caratterizzanti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute – così come agli elementi di sicurezza alimentare – incide in maniera determinante per 1 italiano su 3, il 36%. Nelle scuole l’indagine Reduce sulla refezione scolastica aveva calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente: eppure 7 italiani su 10 (68%) danno un mandato proprio alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l’attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari (dati Waste Watcher).

 




“Da consumarsi entro il” o ‘da consumarsi preferibilmente entro il’? Nuovo ausilio per gli OSA

L’EFSA ha creato uno strumento per aiutare gli operatori del settore alimentare a decidere quando apporre sui loro prodotti la dicitura “da consumarsi entro il” oppure “da consumarsi preferibilmente entro il”.

La dicitura “da consumarsi entro il” apposta sui cibi riguarda la loro sicurezza: gli alimenti possono essere consumati fino a una certa data, ma non dopo, anche se hanno un bell’aspetto e un buon odore. La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” si riferisce alla qualità: quel cibo sarà sicuro da consumare anche dopo la data che figura in etichetta, ma potrebbe non essere nelle condizioni ottimali. Ad esempio il sapore e la consistenza potrebbero non essere dei migliori.

La Commissione europea stima che fino al 10% degli 88 milioni di tonnellate di sprechi alimentari prodotti ogni anno nell’UE sia connesso all’indicazione della data di scadenza sui prodotti alimentari.

Kostas Koutsoumanis, presidente del gruppo di esperti EFSA sui pericoli biologici, ha dichiarato: “Informazioni chiare e corrette sulla confezione e una miglior comprensione e applicazione dell’indicazione della data appropriata sugli alimenti da parte di tutti i soggetti coinvolti possono contribuire a ridurre gli sprechi alimentari nell’UE, pur continuando a garantire la sicurezza degli alimenti. Il parere scientifico pubblicato oggi rappresenta un passo avanti in tale direzione“.

Lo strumento è strutturato in forma di albero decisionale contenente una serie di domande a cui l’operatore del settore alimentare deve rispondere per orientarsi verso l’opzione di etichettatura più opportuna. Le domande sono varie. Ad esempio si chiede se i requisiti di indicazione della data per una categoria di alimenti siano già prescritti dalla legislazione; se il prodotto subisca trattamenti per prevenire eventuali pericoli, se verrà manipolato nuovamente prima del confezionamento; quali siano le sue caratteristiche e le condizioni di conservazione.

Gli esperti hanno anche analizzato i fattori che devono essere presi in considerazione dagli operatori del settore alimentare per stabilire il “termine di conservabilità”, ovvero la finestra temporale durante la quale un alimento resta sicuro e/o di qualità adeguata per il consumo, presupponendo che la confezione resti intatta e il prodotto venga conservato secondo le istruzioni.

Nel 2021 il gruppo di esperti scientifici dell’EFSAsui pericoli biologici pubblicherà un altro parere scientifico sul tema. Il documento verterà sulle informazioni destinate ai consumatori circa le condizioni di conservazione, i limiti di tempo per il consumo dopo l’apertura della confezione e le pratiche di scongelamento.

Guidance on date marking and related food information: part 1 (date marking)

Fonte: EFSA




FAO: Ridurre le perdite e gli sprechi alimentari per migliorare la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale

FAO In occasione dell’evento globale che ha inaugurato oggi la prima Giornata internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e i loro partner hanno fatto appello all’intera comunità affinché si impegni a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, così da evitare un ulteriore tracollo della sicurezza alimentare e un impoverimento delle risorse naturali.

Circa 690 milioni di persone oggi soffrono la fame, mentre sono ben tre miliardi coloro che non possono permettersi un’alimentazione sana. Il numero degli affamati è continuato ad aumentare negli ultimi cinque anni e la pandemia da COVID-19 sta mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare e nutrizionale di un numero ulteriore di persone che potrebbe raggiungere i 132 milioni di unità. A questo quadro drammatico si devono aggiungere il deterioramento degli ecosistemi e l’impatto dei cambiamenti climatici.

Nonostante ciò, le perdite e gli sprechi alimentari non accennano a diminuire. Quest’anno si è assistito addirittura a un incremento di entrambe le problematiche, a causa delle restrizioni agli spostamenti e ai trasporti collegate alla pandemia.

Anche senza considerare l’emergenza COVID-19, ogni anno il 14 per cento circa dei prodotti alimentari va perso in tutto il mondo prima di raggiungere il mercato. Il valore annuo delle perdite alimentari è pari a 400 miliardi di USD, equivalenti al PIL dell’Austria. A ciò si aggiungono gli sprechi alimentari, le cui nuove stime saranno rese note all’inizio del 2021. Se si considera infine anche l’impatto ambientale, le perdite e gli sprechi alimentari sono responsabili dell’8 per cento delle emissioni globali di gas a effetto serra.

Le perdite alimentari si verificano nel tragitto tra il campo e la vendita al dettaglio (esclusa), mentre gli sprechi alimentari si osservano a livello di vendita al dettaglio e di consumo (servizi di ristorazione e nuclei familiari). Tra le cause del fenomeno si annoverano i vizi di manipolazione, l’inadeguatezza delle modalità di trasporto o immagazzinamento, l’assenza di capacità lungo la catena del freddo, condizioni atmosferiche estreme, l’esistenza di norme di qualità sull’aspetto esteriore fino all’assenza di capacità di pianificazione e competenze culinarie tra i consumatori.

In sostanza, se si riducessero le perdite o gli sprechi alimentari si potrebbe garantire più cibo per tutti, ridurre le emissioni di gas a effetto serra, allentare la pressione sulle risorse naturali e aumentare la produttività e la crescita economica.

Innovazione, tecnologie e modifica dei comportamenti: la chiave per ridurre perdite e sprechi alimentari

“Le perdite e gli sprechi alimentari rappresentano una grande sfida per la nostra epoca,” ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu, auspicando la creazione di partenariati più stretti, un aumento degli investimenti nella formazione dei piccoli agricoltori, nelle tecnologie e nell’innovazione, con apporti del settore sia pubblico che privato” allo scopo di intensificare la lotta contro questi fenomeni, dal momento che “il nostro pianeta non è che un piccolo vascello che galleggia nell’universo.”

“Aspetti quali un trattamento innovativo post-raccolta, l’esistenza di sistemi agricoli e alimentari digitali e un ripensamento dei canali di commercializzazione offrono enormi potenziali per far fronte alle perdite e agli sprechi alimentari. Abbiamo appena creato un partenariato con IBM, Microsoft e il Vaticano per dare spazio all’intelligenza artificiale in questi ambiti,” ha aggiunto Qu.

Inger Andersen, Direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ha esortato i governi a inglobare il problema delle perdite e degli sprechi alimentari nelle rispettive strategie nazionali per il clima.

“Finora sono soltanto 11 i paesi che hanno inserito la questione delle perdite alimentari nei loro contributi determinati a livello nazionale, mentre nessuno vi ha introdotto la voce sugli sprechi alimentari. Includendo le perdite e gli sprechi alimentari e l’obiettivo di regimi alimentari sostenibili nei piani rivisti per il clima, i responsabili politici possono migliorare anche del 25 per cento le loro capacità di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi attraverso i sistemi alimentari,” ha spiegato Andersen.

Riferendosi alle perdite e agli sprechi alimentari come a un'”offesa etica”,  se si tiene conto dell’elevato numero di persone che soffrono la fame, António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, in un messaggio inviato quale contributo alla Giornata internazionale, ha invitato tutti a fare la propria parte per ovviare a questa situazione: dai singoli paesi affinché definiscano un obiettivo di riduzione e misurino le perdite e gli sprechi alimentari registrati a livello nazionale, oltre a inserire interventi strategici nei piani per il clima di cui all’Accordo di Parigi, fino alle imprese perché adottino un approccio analogo giù giù fino ai singoli cittadini, affinché siano più accorti nei loro acquisti, conservino gli alimenti correttamente e riutilizzino gli avanzi di cibo.

La necessità di fare fronte comune e intensificare gli interventi per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, per trarre i massimi vantaggi offerti dall’innovazione, dalle tecnologie e dall’istruzione, per scoraggiare l’abitudine di gettare il cibo, per misurare e tener traccia dei progressi compiuti nonché per collaborare in modo da accrescere la disponibilità di cibo e ridurre l’impronta ambientale della produzione agricola (tematiche queste che saranno trattate in maniera approfondita in occasione del Vertice sui sistemi alimentari del 2021) è stata invocata da più relatori e partecipanti alle tavole rotonde, esponenti delle Nazioni Unite, della Commissione dell’UE, del settore pubblico e privato, dei Ministeri dell’Agricoltura dei paesi in via di sviluppo e industrializzati, delle organizzazioni e delle associazioni di agricoltori, commercianti e consumatori, e della comunità accademica nonché da chef di fama mondiale.

Soluzioni per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari

Tra le soluzioni disponibili per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari si annoverano le seguenti: la disponibilità di dati di buona qualità, che consentono di sapere a che livello della catena di valore si situano i principali snodi critici in termini di perdite e sprechi alimentari; il ricorso all’innovazione, per esempio a piattaforme di commercio digitale per la commercializzazione o a sistemi retrattili nell’industria della trasformazione degli alimenti; la presenza di incentivi statali per stimolare azioni di contrasto verso le perdite e gli sprechi alimentari da parte del settore privato e collaborazione lungo le catene di approvvigionamento; investimenti in formazione, tecnologia e innovazione, anche diretti ai piccoli agricoltori; un miglioramento delle pratiche di confezionamento alimentare e un allentamento dei regolamenti e delle norme di qualità estetica per frutta e ortaggi; il miglioramento delle abitudini dei consumatori; la redistribuzione delle eccedenze alimentari sicure alle persone indigenti per il tramite delle banche alimentari; la facilitazione dell’accesso degli agricoltori ai consumatori e catene di valore più corte mediante mercati degli agricoltori e collegamenti rurali-urbani; maggiori investimenti volti a rafforzare le infrastrutture e la logistica, catene del freddo sostenibili e tecnologie di raffreddamento incluse.

In molti paesi una porzione consistente di prodotti agricoli va persa durante il trasporto. Per ovviare a questo inconveniente, la FAO ha introdotto un sistema di imballaggio all’ingrosso sostenibile (costituito da casse in plastica sovrapponibili e inseribili l’una nell’altra), accanto a una buona pratica di gestione della fase successiva al raccolto, per trasportare prodotti agricoli freschi in una serie di paesi dell’Asia meridionale e sudorientale. L’uso delle casse in plastica durante il trasporto ha ridotto le perdite di ortaggi e frutta fino all’87 per cento. Laddove le casse hanno sostituito borse in plastica usa e getta, vi sono stati anche vantaggi sotto il profilo ambientale. (Fonte: SOFA 2019, pag. 36).

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), in collaborazione con una coalizione di alto livello denominata “Champions 12.3“, ha elaborato un approccio “target, measure, act” (obiettivo, misurazione, azione) per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari. Il Regno Unito, che può considerarsi un pioniere di tale approccio, ha ottenuto una riduzione del 27 per cento delle perdite e degli sprechi alimentari pro capite nelle fasi successive alla produzione in azienda nel periodo compreso tra il 2007, anno di riferimento, e il 2018; grazie a questo risultato è oggi il primo paese al mondo a essersi portato ben oltre metà del cammino verso il conseguimento dell’OSS 12.3. La disponibilità di dati di buona qualità ha consentito al Regno Unito di passare all’azione, costituendo un efficace partenariato pubblico-privato per facilitare  la collaborazione reciproca lungo la catena di approvvigionamento, ricorrendo all’innovazione nella promozione, nell’etichettatura e nella progettazione dei prodotti alimentari, e lanciando una campagna di lunga durata per stimolare l’adozione di comportamenti corretti da parte della cittadinanza, che ha raddoppiato le iniziative e gli effetti sui comportamenti alimentari delle famiglie durante la pandemia. Varie società tra cui Tesco (Europa centrale), Campbell e Arla Foods sono riuscite a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari di oltre il 25 per cento, il che dimostra che tale obiettivo è adeguato anche per le imprese commerciali.

Un nuovo Centro di eccellenza africano per una catena del freddo sostenibile, con sede in Rwanda, permette ai prodotti agricoli dei produttori locali di raggiungere il mercato in maniera rapida ed efficiente, riducendo gli sprechi alimentari, incrementando i profitti e creando occupazione.

Altrove, giovani imprenditori come Isaac Sesi – che è intervenuto all’evento – combattono anch’essi le perdite alimentari facendo leva sull’innovazione. In collaborazione con il “Feed the Future Innovation Lab for the Reduction of Post-Harvest Loss” della Kansas State University, Sesi sta offrendo agli agricoltori del Ghana, il suo paese natale, un misuratore dell’umidità economico chiamato GrainMate in grado di misurare il tenore di umidità del mais e di altri tipi di grani, permettendo in tal modo agli agricoltori di stabilire se i grani sono sufficientemente asciutti ed eliminando alla radice la principale causa della perdita di grano dopo il raccolto, vale a dire l’essiccatura incompleta prima dell’immagazzinamento, che a sua volta dà luogo allo sviluppo di funghi, contaminazioni e infestazioni da parte di insetti.

Perdite e sprechi alimentari: fatti e cifre

• In termini di emissioni di gas a effetto serra, le perdite alimentari generano ogni anno circa 1,5 giga-tonnellate equivalenti di CO2.

• All’inizio del 2021 l’UNEP pubblicherà, nel suo rapporto sull’Indice dello spreco alimentare, le nuove stime degli sprechi alimentari per paese a livello di vendita al dettaglio e consumo (servizi di ristorazione e nuclei familiari); in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, in programma il 16 ottobre 2020, metterà invece a disposizione una nuova metodologia per la misurazione degli sprechi alimentari a livello nazionale.

• Studi commissionati dalla FAO
 prima dello scoppio della pandemia hanno calcolato che le perdite di frutta e ortaggi in azienda nell’Africa subsahariana avevano raggiunto il 50 per cento, la percentuale più alta al mondo. Per cereali e leguminose le perdite in azienda potevano invece raggiungere il 18 per cento, il dato più alto al mondo insieme a quello registrato in altre regioni dell’Asia.

• Vi sono buone probabilità che una riduzione delle perdite alimentari nei primi stadi della catena di approvvigionamento (in azienda) nei paesi con elevati livelli di insicurezza alimentare si traduca nel miglior risultato positivo per una maggiore sicurezza alimentare.

• Molti paesi gestiscono la crescente domanda di generi alimentari incrementando la produzione agricola anziché riducendo le perdite e gli sprechi alimentari, esacerbando in tal modo le pressioni sull’ambiente e su un patrimonio di risorse naturali sempre più esiguo.

Ulteriori informazioni sull’evento

La Giornata internazionale si è celebrata nel corso della 75a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con lo slogan Stop alle perdite e agli sprechi alimentari. Per le persone. Per il pianeta.

L’evento è stato organizzato dalla FAO e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, vale a dire le due agenzie che sono all’avanguardia nell’impegno globale per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, assieme ad Andorra, Argentina e San Marino, che hanno giocato un ruolo determinante nell’istituzione della giornata internazionale, grazie a una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata all’unanimità lo scorso anno.

Tra i relatori di maggior rilievo vi sono stati: Luis Basterra, Ministro dell’Agricoltura, dell’Allevamento e della Pesca dell’Argentina; Maria Ubach Font, Ministro degli Affari esteri di Andorra; Luca Beccari, Ministro degli Affari esteri, della Cooperazione economica internazionale e delle Telecomunicazioni di San Marino; Bekir Pakdemirli, Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste della Turchia; Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare; Gilbert F. Houngbo, Presidente, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo; David Beasley, Direttore esecutivo, Programma alimentare mondiale; Martien van Nieuwkoop, Direttore globale per l’agricoltura e l’alimentazione, Banca mondiale; e lo chef José Andrés.

Agli interventi iniziali sono seguite due tavole rotonde, rispettivamente sul tema delle perdite e degli sprechi alimentari e la sostenibilità, e sul tema dell’innovazione.

Un elenco dei relatori e dei partecipanti alle tavole rotonde è disponibile qui. Il video della cerimonia è consultabile qui.

Fonte: FAO




Piano d’azione Ue sull’economia circolare: cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo

economia circolareCambiare il modo in cui produciamo e consumiamo: il nuovo piano d’azione per l’economia circolare indica la strada da seguire per progredire verso un’economia climaticamente neutra e competitiva, in cui i consumatori siano responsabilizzati

La Commissione europea ha adottato l’11 marzo 2020  un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, uno dei principali elementi del Green Deal europeo, il nuovo programma per la crescita sostenibile in Europa. Prevedendo misure lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, il nuovo piano mira a rendere la nostra economia più adatta a un futuro verde, a rafforzarne la competitività proteggendo nel contempo l’ambiente e a sancire nuovi diritti per i consumatori. Prendendo le mosse dai lavori svolti a partire dal 2015 si concentra su una progettazione e una produzione funzionali all’economia circolare, con l’obiettivo di garantire che le risorse utilizzate siano mantenute il più a lungo possibile nell’economia dell’UE. Il piano e le sue iniziative saranno sviluppati in stretta collaborazione con le imprese e tutti i portatori di interessi.

Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo, ha affermato: “Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, preservare il nostro ambiente naturale e rafforzare la competitività della nostra economia, la nostra economia deve diventare pienamente circolare. Il nostro modello economico di oggi è ancora, per lo più, lineare: solo il 12 % delle materie secondarie e delle risorse vengono reintrodotti nell’economia. Molti prodotti si rompono troppo facilmente, non possono essere riutilizzati, riparati o riciclati, o sono monouso. Esiste un enorme potenziale da sfruttare sia per le imprese che per i consumatori e con il piano odierno abbiamo avviato una serie di interventi volti a trasformare il modo in cui i prodotti sono fabbricati e consentire ai consumatori di effettuare scelte sostenibili a proprio vantaggio e a beneficio dell’ambiente.”

Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: “Esiste un solo pianeta Terra, eppure da qui al 2050 consumeremo risorse pari a tre pianeti. Il nuovo piano renderà la circolarità la norma nella nostra vita e accelererà la transizione verde della nostra economia. Quello che proponiamo è un’azione incisiva per cambiare la base della catena di sostenibilità: la progettazione dei prodotti. Interventi orientati al futuro creeranno opportunità commerciali e di lavoro, sanciranno nuovi diritti per i consumatori europei, sfrutteranno l’innovazione e la digitalizzazione e, al pari della natura, garantiranno che nulla vada sprecato.

La transizione verso un’economia circolare è già in corso, con imprese all’avanguardia, consumatori e autorità pubbliche in Europa che aderiscono a questo modello sostenibile. La Commissione farà in modo che la transizione verso l’economia circolare offra opportunità a tutti, senza lasciare indietro nessuno. Il piano d’azione per l’economia circolare, presentato oggi nel quadro della strategia industriale dell’UE, proporrà misure per:

  • far sì che i prodotti sostenibili diventino la norma nell’Unione: la Commissione proporrà un atto legislativo sulla strategia per i prodotti sostenibili volta a garantire che i prodotti immessi sul mercato dell’UE siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie. Le misure limiteranno inoltre i prodotti monouso, si occuperanno dell’obsolescenza prematura e vieteranno la distruzione di beni durevoli invenduti;
  • responsabilizzare i consumatori: i consumatori avranno accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti così che possano compiere scelte più sostenibili e beneficeranno di un vero e proprio “diritto alla riparazione”;
  • incentrare l’attenzione sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità: la Commissione avvierà azioni concrete in diversi ambiti quali:
  • -elettronica e TIC: un'”Iniziativa per un’elettronica circolare” per prolungare il ciclo di vita dei prodotti e migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti;
  • -batterie e veicoli: un nuovo quadro normativo per le batterie al fine di migliorare la sostenibilità e aumentare il potenziale di circolarità delle batterie;
  • -imballaggi: nuove disposizioni vincolanti che definiscono cosa è consentito sul mercato dell’UE. Sono incluse prescrizioni per la riduzione degli imballaggi eccessivi;
  • -plastica: nuove disposizioni vincolanti relative al contenuto riciclato e attenzione particolare alla questione delle microplastiche e alle plastiche a base biologica e biodegradabili;
  • -tessili: una nuova strategia dell’UE per i tessili per rafforzare la competitività e l’innovazione nel settore e promuovere il mercato dell’UE per il riutilizzo dei tessili;
  • -costruzione e edilizia: una strategia generale per un ambiente edificato sostenibile che promuova i principi della circolarità per gli edifici;
  • -alimenti: una nuova iniziativa legislativa sul riutilizzo al fine di sostituire, nei servizi di ristorazione, gli imballaggi, gli oggetti per il servizio da tavola e le posate monouso con prodotti riutilizzabili;
  • -ridurre i rifiuti: l’accento sarà posto sulla necessità di evitare anzitutto i rifiuti e di trasformarli in risorse secondarie di elevata qualità che beneficiano di un mercato delle materie prime secondarie efficiente. La Commissione esaminerà la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello di UE per la raccolta differenziata dei rifiuti e l’etichettatura. Il piano d’azione prevede inoltre una serie di interventi volti a ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti dell’UE e a far fronte alle spedizioni illegali.

Contesto
Il Green Deal europeo, presentato l’11 dicembre 2019 dalla Commissione von der Leyen, fissa una tabella di marcia ambiziosa per il conseguimento di un’economia circolare a impatto climatico zero, in cui la crescita economica è dissociata dall’uso delle risorse. Un’economia circolare, riducendo la pressione sulle risorse naturali, è un prerequisito per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e fermare la perdita di biodiversità. L’estrazione e la trasformazione delle risorse sono infatti responsabili di metà delle emissioni totali di gas a effetto serra, di oltre il 90 % della perdita di biodiversità e dello stress idrico.

L’economia circolare produrrà benefici netti in termini di crescita del PIL e di creazione di posti di lavoro, in quanto l’applicazione di ambiziose misure di economia circolare in Europa può aumentare il PIL dell’UE di un ulteriore 0,5 % di qui al 2030, creando circa 700 000 nuovi posti di lavoro.

Ulteriori informazioni

Domande e risposte: un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Sito web del nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Scheda informativa: nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Nuovi contenuti video sull’economia circolare: plastica

Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Allegato del nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva

Documento di lavoro dei servizi della Commissione “Leading the way to a circular economy at the global level: state of play” (Alla guida della transizione verso un’economia circolare a livello globale: situazione attuale)

Indagine Eurobarometro: La protezione dell’ambiente e del clima è importante per oltre il 90 % dei cittadini europei

Sito web del primo piano d’azione per l’economia circolare

Fonte: Commissione Ue




In arrivo la 7^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

Si celebrerà il 5 febbraio 2020 la 7^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, quest’anno dedicata in particolare alla correlazione tra la prevenzione dello spreco, la salute umana e l’ambiente.

L’evento sarà presentato nel corso di una conferenza stampa che si terrà  martedì 4 febbraio, alle ore 14:00, presso la Sala Biblioteca del Ministero della Salute nel corso della quale saranno presentati i DATI 2020 dell’Osservatorio Nazionale sugli sprechi Waste Watcher e saranno anticipati i temi della 1^ Giornata Internazionale di Consapevolezza sugli sprechi, promossa dalle Nazioni Unite, il 29 settembre 2020.

Interverranno all’evento stampa la Sottosegretaria alla salute On. Sandra Zampa, il promotore della Giornata Nazionale per la Prevenzione dello spreco alimentare Andrea Segrè, l’Ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite – Roma Vincenza Lomonaco e il curatore scientifico del progetto Reduce – 60 Sei ZERO Luca Falasconi.




Spreco alimentare: i numeri dell’indagine del CREA

Cosa e quanto sprechiamo a tavola? E’ possibile fare un identikit degli “spreconi”? E come agire per prevenire efficacemente lo spreco? Di questo si è discusso in occasione della II edizione della giornata della nutrizione “Nutrinformarsi: lo spreco nel piatto” organizzata dal CREA Alimenti e Nutrizione, presso cui è istituito l’Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari, che realizza studi scientifici, diffonde informazioni e dati e promuove buone pratiche sulla generazione di eccedenze alimentari e sul loro recupero, allo scopo di stimolare innovazione nelle strategie, nelle politiche e nei comportamenti dei cittadini.

In questo ambito, l’Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari del CREA ha realizzato la prima indagine comparativa, con dati armonizzati, provenienti da diversi paesi europei (Olanda, Spagna, Germania e Ungheria).

Lo studio, effettuato nel 2018, ha interessato 1.142 famiglie rappresentative della popolazione italiana, coinvolgendo i responsabili degli acquisti alimentari e della preparazione dei pasti. Ne è emerso che il 77% delle famiglie intervistate ha gettato via del cibo nella settimana precedente all’indagine, percentuale che si riduce con l’aumentare dell’età del responsabile acquisti, con il diminuire del reddito e in famiglie che vivono al sud e isole.

Lo spreco maggiore si è riscontrato nelle famiglie monocomponenti e nei segmenti di età più giovane.

I prodotti alimentari più sprecati sono verdura, frutta fresca e pane, seguiti da pasta, patate, uova, budini, derivati del latte (yogurt, formaggi), per un totale in media di 370 g/settimana/famiglia.

Il dato italiano sullo spreco alimentare è allineato con quello olandese (365 g/settimana) e molto inferiore a quello spagnolo (534 g/settimana), tedesco (534g/settimana) e ungherese (464 g/settimana).

Sempre secondo l’indagine CREA, la crescente attenzione nei confronti del tema dello spreco è, inoltre, ampiamente diffusa in Italia, al punto che più della metà del campione intervistato condanna fermamente la pratica di gettare via il cibo, riconoscendone l’impatto negativo e le ricadute in diversi ambiti: economico (70%), sociale (conseguenze su disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).

Le famiglie italiane, infine, si dichiarano capaci di gestire le attività in cucina, fattore di rilevante prevenzione: circa due terzi degli intervistati, infatti, dichiara di pianificare gli acquisti e di non fare acquisti di impulso, meno di un quinto afferma di non saper riutilizzare gli avanzi o pianificare le giuste quantità di alimenti da acquistare e solo il 5% sostiene di non finire quello che c’è nel piatto e di non conservare gli avanzi. Tuttaviasolo il 42% decide in anticipo i menù settimanali.

«Quello a cui siamo assistendo–ha dichiarato LauraRossi, coordinatore dell’Osservatorio e ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione –è un vero e proprio cambio di passo per lo spreco alimentare, inteso come tassello fondamentale dello sviluppo sostenibile. Dalle istituzioni internazionali e nazionali, dagli operatori economici e sociali, dai banchi alimentari e perfino da semplici cittadini, che ridistribuiscono a livello territoriale le eccedenze alimentari agli indigenti, arrivano segnaliforti di una crescente sensibilità su questi temi: normative specifiche, progetti educativi mirati e nuove modalità di gestione dei prodotti alimentari sia nelle aziende che a casa».

«L’Osservatorio su sprechi alimentari e recupero delle eccedenze è un tassello strategico per il buon funzionamento della legge antisprechi e per poter pianificare di conseguenza politiche di ampio respiro» ha spiegato l’On. Maria Chiara Gadda, Capogruppo di Italia Viva in Commissione Agricoltura Camera e prima firmataria della legge 166/2016.

«Ad oggi ci siamo dovuti confrontare con analisi e numeri parziali, mentre per agire in modo mirato sugli anelli della filiera più fragili è necessario monitorare il fenomeno in modo oggettivo. L’osservatorio del CREA sarà un punto di riferimento per il lavoro del Tavolo sulla lotta agli sprechi e sugli aiuti alimentari per le persone indigenti, che la scorsa settimana ha avuto nuovo avvio grazie alla ministra Bellanova. Ringrazio il CREA che oggi, con la presentazione della sua prima indagine, ha confermato che l’Italia è all’avanguardia in Europa su questi temi».

Tutti i materiali relativi all’indagine sono disponibili qui