Influenza Aviaria HPAI. In Brasile il primo dialogo multisettoriale globale affronta la minaccia pandemica

L’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) in particolare il ceppo H5N1, sta generando una preoccupazione a livello globale a causa della sua rapida e vasta diffusione.

La situazione è considerata un’emergenza per i seguenti motivi:

  • Diffusione tra specie diverse

Il virus, che colpisce principalmente gli uccelli selvatici, si sta diffondendo a un numero crescente di specie diverse, inclusi mammiferi come gatti, volpi, foche, orsi e persino vacche da latte negli USA. Questo allargamento del raggio d’azione del virus e del range di ospiti recettivi aumenta la complessità del suo controllo, sorveglianza e monitoraggio. La trasmissione avviene tipicamente per contatto diretto con animali infetti o tramite ambienti contaminati.

  • Impatto su animali domestici e selvatici

Il virus H5N1 ha causato focolai devastanti negli allevamenti di pollame in tutto il mondo, con tassi di mortalità elevati, portando all’abbattimento di milioni di animali. Negli uccelli selvatici, la malattia ha provocato un numero senza precedenti di decessi in diverse specie. Oltre alle conseguenze sulla salute animale, la diffusione ha un impatto economico significativo, con restrizioni commerciali e carenza di prodotti come le uova.

  • Rischio per la salute umana

Sebbene la trasmissione da animale a uomo sia rara e non sia stata ancora segnalata una trasmissione sostenuta da persona a persona, l’infezione umana è possibile, soprattutto per chi ha contatti stretti e prolungati con animali infetti o ambienti contaminati. Le infezioni umane possono causare sintomi che variano da lievi a gravi, fino alla morte. La principale preoccupazione, che spinge a un monitoraggio costante, è che il virus possa mutare e acquisire la capacità di diffondersi facilmente tra gli esseri umani, scatenando una potenziale pandemia.

Le organizzazioni internazionali come l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stanno lavorando per monitorare la situazione, valutare i rischi e supportare i Paesi nella gestione dell’emergenza. Vengono implementate misure di prevenzione e controllo, come la sorveglianza, la quarantena e l’adozione di rigorose misure di biosicurezza negli allevamenti, per limitare la diffusione del virus.

A Foz do Iguaçu, in Brasile, si è tenuto di recente un evento storico che ha promosso il primo dialogo multisettoriale globale per contrastare la rapida diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) e coordinare una risposta efficace trasversale contro questa minaccia emergente  L’evento, organizzato dalla FAO in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento brasiliano, ha visto la partecipazione di circa 500 esperti rappresentanti della sanità pubblica, della politica, ma soprattutto per la prima volta anche rappresentanti del settore privato (come produttori di pollame e servizi sanitari per animali), riconoscendo il loro ruolo cruciale nella gestione e prevenzione della malattia.

L’importanza di questo evento è legata alla rapida diffusione di HPAI a partire dal 2020 che ha causato gravi danni non solo al settore avicolo, ma anche alla biodiversità e alla sicurezza alimentare. I dati scientifici di sorveglianza genomica ci dicono che il virus, che ha già infettato 83 specie di mammiferi, inclusi bovini da latte, non è più una minaccia sporadica ma una sfida globale e rappresenta una delle più gravi minacce pandemiche attuali. Il messaggio che emerge da questo evento rivolto a tutti gli stakeholders, rappresentanti politici ed enti regolatori è che nessun singolo paese o settore può affrontarla da solo, e il fallimento non è un’opzione. La trasparenza e la collaborazione tra paesi, settori produttivi e comunità scientifica sono essenziali per proteggere la sicurezza alimentare globale. Su queste premesse l’incontro si è focalizzato sulla Strategia Globale per la Prevenzione e il Controllo dell’HPAI, lanciata da FAO e WOAH (Organizzazione Mondiale per la Salute Animale).

I temi principali del dialogo sono stati:

  • Strategie di prevenzione e controllo: Individuare le migliori pratiche, soprattutto nei paesi a basso reddito.
  • Sistemi di allerta e misure di sicurezza: Promuovere sistemi di allarme rapido, vaccinazioni e misure di biosicurezza.
  • Approccio “One Health“: Migliorare il coordinamento multisettoriale per affrontare la salute umana, animale e ambientale in modo integrato.
  • Soluzioni innovative: Condividere soluzioni all’avanguardia per la diagnostica, la sorveglianza e la risposta agli focolai.

Come riassunto da un esperto della FAO, “Una migliore sorveglianza, la biosicurezza e, se opportuno, la vaccinazione, unite a un rapido controllo della malattia, sono le chiavi per il suo contenimento“. L’incontro ha sottolineato l’importanza di un approccio olistico e della partnership con il settore privato per ridurre il rischio di influenza aviaria per le generazioni future.

Maurizio Ferri
Responsabile scientifico SIMeVeP




Tick-borne encephalitis (TBE) e approccio One Health: medici umani e veterinari a confronto

Negli ultimi anni si è registrato un allarmante aumento dell’incidenza della Tick-borne encephalitis (TBE) in Europa e in Asia con una progressiva distribuzione geografica della malattia.

Attualmente, l’80% della popolazione mondiale è a rischio di contrarre una o più malattie da vettori responsabili della morte di oltre mezzo milione di persone. In Europa sono stati
segnalati focolai in numerosi Paesi, tra cui Svezia, Lituania, Polonia, Germania, Francia, Italia e Danimarca.

Nel 2020, 24 paesi membri dell’UE/SEE hanno segnalato 3817 casi di TBE, con un aumento del tasso di notifica del 14% dal 2021 al 2022. Dal 1 Gennaio al 3 Dicembre 2024, in Italia sono stati segnalati 50 casi di infezioni neuro invasive-TBE correlate (48 casi autoctoni e due associati a viaggi all’estero). I cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature, possono
influenzare la biologia e l’ecologia dei vettori e portare a una endemizzazione delle stesse arbovirosi. Questi dati indicano che le arbovirosi rappresentano un problema di sanità pubblica di primaria importanza il cui controllo e gestione necessitano di un approccio One Health.

La Asl di Pescara in collaborazione con la SIMeVeP ha organizzato una giornata di studio che si terrà il 27 settembre a Pescara per contribuire all’aggiornamento sull’encefalite da zecca attraverso l’intervento di relatori afferenti ai settori della medicina umana e veterinaria e altre figure specialistiche, al fine di fornire una visione multidisciplinare e promuovere una collaborazione intersettoriale imprescindibile per l’approccio alla lotta delle infezioni da vettori.

Il corso è accreditato per 5 crediti ECM ed è rivolto a Medici Veterinari, Biologi, Medici Chirurghi (Malattie infettive; igiene degli alimenti e della nutrizione; igiene, epidemiologia e sanità pubblica; Medicina del lavoro e sicurezza degli ambienti di lavoro), Tecnici della Prevenzione, PLS, MMG.

Responsabile scientifico del corso il dott. Maurizio Ferri

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Ferri al Webinar della SIFO su AMR

Oggi 15  settembre il dott. Maurizio Ferri partecipa alla FAD Webinar dal titolo “Prevenzione e gestione delle malattie infettive e dell’antimicrobico-resistenza in ottica One Health”, con un  intervento  sugli antibiotici in ambito veterinario e  su AMR in ottica One Health.

La resistenza agli antibiotici (AMR) è una grave minaccia per la salute pubblica, specialmente in Italia, a causa degli alti tassi di infezioni correlate all’assistenza sanitaria e delle conseguenze che queste hanno sulle cure mediche. I farmacisti, medici umani, veterinari del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) hanno un ruolo cruciale nel combattere l’AMR attraverso diversi interventi nei relativi settori, come la promozione dell’uso appropriato degli antibiotici e il monitoraggio dei consumi in una prospettiva OneHealth, che riconosce il legame tra la salute umana, animale e ambientale. Questo approccio permetterà loro di espandere il proprio campo d’azione e di collaborare con altri professionisti per affrontare l’AMR in modo più efficace.

Con il webinar organizzato da SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici farmaceutici delle Aziende Sanitarie) verrano trattati questi temi e la mia relazione avrà un focus sugli interventi nel settore veterinario tra cui le azioni di prevenzione, monitoraggio armonizzato AMR e la sorveglianza integrata veterinaria e di medicina umana.

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25 anni di Igiene Urbana Veterinaria

animali d'affezioneIl 12 settembre 2025 si terrà il Convegno “Venticinque anni di Igiene Urbana Veterinaria” presso Palazzo Vecchio, Sala delle Armi, Piazza Signoria a Firenze,  con il patrocinio della SIMeVeP.

L’evento è inserito nel sistema SPC per medici veterinari.

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PNR 2024: Italia promossa nei controlli su sicurezza alimentare e residui

Il Presidente Antonio Sorice commenta il recente rapporto del Ministero della Salute che ha confermato l’eccellenza del sistema italiano di controllo sulla sicurezza alimentare, mettendo in luce un impegno fondamentale e capillare quello dei Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e degli Istituti zooprofilattici Sperimentali del Paese.

Sono questi, infatti, a farsi carico dell’attuazione a livello territoriale del Piano Nazionale Residui (PNR) 2024, garantendo che i prodotti di origine animale che arrivano sulle nostre tavole siano privi di sostanze vietate o oltre i limiti consentiti.

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Comunicato stampa

 




West Nile virus, una minaccia costante. Brochure SIMeVeP

Il West Nile Virus (WNV), o virus della Febbre del Nilo, è tornato alla ribalta sulla stampa, ma non è una patologia nuova: isolato per la prima volta in Uganda, nel distretto del West Nile, nel 1937, è un arbovirus – ovvero virus trasmessi da artropodi – appartenente alla famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus. WNV, rappresenta una crescente preoccupazione in Italia e in Europa.

La SIMeVeP ha elaborato una brochure informativa per evidenziare l’importanza della prevenzione e il ruolo della sorveglianza veterinaria, nell’ottica One Health.

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La Trasmissione transovarica è un fenomeno frequente che garantisce la persistenza nel tempo dei molti arbovirus. Solo alcuni degli lavori scientifici consultati specifici sulla trasmissione transovarica:

* Nelms, B. M., Fechter-Leggett, E., Carroll, B. D., Macedo, P., Kluh, S., & Reisen, W. K. (2013). Experimental and Natural Vertical Transmission of West Nile Virus by California Culex (Diptera: Culicidae) Mosquitoes. Journal of Medical Entomology, 50(2), 371-378.
Questo studio esamina la trasmissione verticale (transovarica) del WNV in zanzare del genere Culex in California, sia in laboratorio che in natura, suggerendo che possa contribuire alla persistenza del virus.

* Mishra, A. C., & Mourya, D. T. (2001). Transovarial transmission of West Nile virus in Culex vishnui mosquito. Indian Journal of Medical Research, 114, 212-214.
Un report precoce sulla trasmissione transovarica del WNV in Culex vishnui, evidenziandone l’importanza nel ciclo naturale del virus.

* Anderson, J. F., & Main, A. J. (2020). Horizontal and Vertical Transmission of West Nile Virus by Aedes vexans (Diptera: Culicidae). Journal of Medical Entomology, 57(5), 1614-1619.
Questo studio valuta la capacità di Aedes vexans di trasmettere il virus West Nile sia orizzontalmente (tramite puntura) che verticalmente (alle uova).

* Anderson, J. F., Main, A. J., Cheng, G., & Ferrandino, F. J. (2012). Horizontal and Vertical Transmission of West Nile Virus Genotype NY99 by Culex salinarius and Genotypes NY99 and WN02 by Culex tarsalis. Journal of Medical Entomology, 49(1), 165-173. (Articolo PMC)
Confronta la trasmissione orizzontale e verticale di diversi genotipi del WNV in diverse specie di Culex.

Review e capitoli di libri che menzionano la trasmissione transovarica:
* Tesh, R. B., Bolling, B. G., & Beaty, B. J. (2016). Role of vertical transmission in mosquito-borne arbovirus maintenance and evolution. In: Arboviruses-Molecular Biology, Evolution and Control (pp. 191–217). Caister Academic Press.
Questo capitolo offre una panoramica più ampia sul ruolo della trasmissione verticale per vari arbovirus trasmessi dalle zanzare, incluso il WNV.

* Bergren, N. A., & Kading, R. C. (2018). The ecological significance and implications of transovarial transmission among the vector-borne Bunyaviruses: a review. Insects, 9(4), 173.
Anche se si concentra sui Bunyavirus, spesso le review sulla trasmissione transovarica degli arbovirus fanno riferimento al WNV come esempio rilevante.

* A systematic review on transovarial transmission of mosquito-borne viruses. Frontiers in Cellular and Infection Microbiology.

Sulla trasmissione transovarica vedi anche: “Transovarial transmission of mosquito-borne viruses: a systematic review




West Nile. Ferri all’ANSA: centinaia di veterinari in campo

artropodiIl dott. Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della SIMeVeP, è stato intervistato dall’Ansa sul virus della febbre del Nilo.

Il virus West Nile arriva trasportato dagli uccelli migratori, può albergare in cavalli ed altri animali, ma un grande pericolo è rappresentato anche dalle uova delle zanzare: le femmine infette possono infatti trasmetterlo alle larve e questo tipo di trasmissione “transovarica” amplifica pericolosamente la circolazione del virus.

Da qui l’importanza delle misure di monitoraggio e sorveglianza sugli animali portatori, per poterli identificare e procedere poi alla disinsettazione dei territori: per fare questo, sono in campo centinaia di veterinari del Servizio sanitario nazionale, impegnati nei territori teatro dei focolai di infezione di queste ultime settimane.

 

Articolo Il Sole 24 ORE

 Articolo Gazzetta del Sud

Articolo Il Messaggero 
Articolo Tgcom24




Sindrome da Febbre Grave con Piastrinopenia: un’altra malattia infettiva trasmesse da zecche

La Sindrome da Febbre Grave con Piastrinopenia  (Severe Fever with Thrombocytopenia Syndrome – SFTS) è una malattia infettiva trasmessa dalle zecche, causata dal virus SFTS (SFTSV), noto anche come Dabie bandavirus, dell’ordine Bunyavirales. È stata identificata per la prima volta nelle aree rurali della Cina nel 2009 e da allora è stata segnalata in altri paesi dell’Asia orientale come la Corea del Sud, il Giappone, il Vietnam e il Myanmar.

La SFTS è motivo di costante preoccupazione per la sanità pubblica nelle regioni colpite, e la ricerca è in continua evoluzione per comprenderne meglio la patogenesi, sviluppare trattamenti efficaci e implementare misure di controllo. Sebbene si diffonda principalmente tramite il morso della zecca Haemaphysalis longicornis, la SFTS può anche essere trasmessa all’uomo attraverso il contatto con il sangue, la saliva, il vomito o le feci di animali infetti, in particolare di cani e gatti. La continua scoperta di ospiti del virus suggerisce che possa avere un raggio di trasmissione più ampio e il potenziale di incrociare le specie.

Un recente revisione sistematica e meta-analisi pubblicata nel 2024 su Lancet, presenta l’ultimo rapporto globale sulla SFTS. In termini di infezioni umane, i tassi di notifica e i tassi di mortalità per notifica sono in aumento, mentre il tasso di mortalità è diminuito significativamente molto probabilmente per l’efficacia dei trattamenti terapeutici. Sono stati scoperti più ospiti animali del virus SFTS rispetto al passato, in particolare tra gli uccelli, il che indica un potenziale raggio di trasmissione più ampio per il virus SFTS. Questi risultati forniscono informazioni cruciali per la prevenzione e il controllo della SFTS su scala globale.

La principale modalità di trasmissione all’uomo è attraverso il morso di zecche. È stata segnalata anche la trasmissione da persona a persona, che avviene tramite contatto diretto con il sangue o le mucose di una persona infetta. Ma anche animali, come cani e gatti possono anch’essi essere infetti e, in rari casi, tramettere l’infezione all’uomo.

Il quadro clinico umano è tipico di una malattia febbrile acuta con un periodo di incubazione di 5-14 giorni. I sintomi tipicamente includono, febbre spesso elevata, piastrinopenia (un segno distintivo della sindrome), leucopenia, nausea, vomito, diarrea (feci nere), perdita di appetito. Altri sintomi sono affaticamento, mal di testa, dolori muscolari (mialgia), linfonodi ingrossati (linfoadenopatia) e talvolta sanguinamento (emorragia).  Nei casi gravi, la SFTS può portare a insufficienza multiorgano e ha un tasso di mortalità che varia dal 12% a un massimo del 30% in alcune aree, e può raggiungere il 60% nei gatti.

Distribuzione Geografica

La SFTS, è principalmente endemica in Cina, specialmente nelle aree rurali centrali, orientali e nord-orientali, Corea del Sud, Giappone, Vietnam e Myanmar.  Preoccupa la potenziale diffusione in altre regioni, in particolare con la dispersione globale del principale vettore, la zecca  Haemaphysalis longicornis attraverso la migrazione degli uccelli migratori. Questa zecca è stata anche segnalata in Australia, Nuova Zelanda negli Stati Uniti, con il rischio di trasmissione algi animale e all’uomo del virus SFTSV

Non esistono vaccini per SFTS e per la cura, ad oggi non esiste un trattamento antivirale specifico ma principalmente di supporto che può includere: gestione dei fluidi, trasfusioni di sangue (per piastrinopenia grave o sanguinamento), gestione della disfunzione d’organo, antibiotici se si sospettano infezioni batteriche secondarie. Farmaci antivirali come ribavirina e favipiravir sono stati studiati, ma la loro efficacia nel ridurre la mortalità nei pazienti con SFTS rimane controversa e non è stata conclusivamente provata negli studi clinici.

Pertanto risulta fondamentale la prevenzione che si concentra sull’evitare i morsi di zecca e sull’adozione di comportamenti e misure come: utilizzo di indumenti protettivi quando ci si trova in aree infestate dalle zecche e di repellenti per insetti, controlli approfonditi per le zecche dopo attività all’aperto, rimozione rapida e corretta della zecche attaccate.

Il Caso Studio: Decesso di un veterinario in Giappone

Dal 2013, il Giappone ha riportato 1.071 casi umani di SFTS e 117 decessi (dati aggiornati ad aprile 2025), con una tendenza crescente di oltre 100 nuovi casi all’anno. Tra il 2018 e aprile 2025, undici veterinari sono stati infettati tramite esposizione animale. Di recente un veterinario è tragicamente deceduto a seguito dell’infezione da SFTS, probabilmente contratta dopo aver curato un gatto infetto. Questo evento segna la prima fatalità registrata in Giappone tra i veterinari a causa di SFTS trasmessa da animali, e ha portato ad un avviso nazionale per la comunità dei veterinari. Ai fini preventivi e per mitigare ulteriori rischi il governo giapponese ha pubblicato manuali di sicurezza per gli operatori e veterinari e linee guida per la comunicazione con i proprietari di animali domestici specie per quelli che occasionalmente escono all’aperto.  La prevenzione per i veterinari va attuata nelle aree ad alto rischio adottando misure come l’utilizzo di guanti mascherine e camici nel corso della visita di cani e gatti. Mentre i proprietari di animali domestici nelle regioni interessate dovrebbero evitare il contatto diretto con gatti randagi o visibilmente malati e utilizzare sempre guanti o un’accurata igienizzazione delle mani, se il contatto è inevitabile.

Maurizio Ferri – Coordinatore Scientifico SIMeVeP




Il West Nile Virus e la sorveglianza integrata, principi di approccio One Health

Il West Nile virus (WNV) rappresenta una crescente preoccupazione in Italia e in Europa. Questa infezione virale, trasmessa principalmente dalle zanzare del genere Culex, ha come serbatoi naturali gli uccelli, mentre cavalli e esseri umani sono ospiti a fondo cieco. In Italia, è endemica, in particolare nelle regioni che circondano il delta del Po, come Emilia-Romagna e Veneto ed i recentissimi 8 casi di infezione conclamata in Campania che hanno dato luogo ad altrettante ospedalizzazioni a causa di forme neuroinvasive, si tratta di persone che, nella maggior parte dei casi hanno villeggiato a Baia Domitia. Si ritiene che questo cluster epidemico conti già alcune centinaia di casi asintomatici, considerando che solo l’1-2 % delle infezioni provocano il ricovero ospedaliero.

Oltre alla trasmissione vettoriale, sebbene rari, sono documentati altri mezzi di contagio, tra cui trasfusioni di sangue, trapianti di organi e trasmissione verticale durante la gravidanza. È importante sottolineare che il virus non si trasmette da persona a persona per contatto diretto.

“Il problema è che i sintomi sono spesso lievi o assenti,” ricorda Antonio Sorice, Presidente SIMeVeP “per questo è difficile stimare la reale diffusione del virus”.

West Nile Virus: Sintomi e Complicanza

Dopo un periodo di incubazione che varia da 2 a 14 giorni (fino a un massimo di 21), nella maggior parte dei casi (80%) l’infezione da West Nile virus decorre senza sintomi. Il restante 20% può manifestare sintomi lievi simil-influenzali: febbre, cefalea, nausea, vomito, linfonodi ingrossati ed eruzioni cutanee.

Le forme gravi, con interessamento del sistema nervoso centrale (encefalite, meningite), sono rare ma potenzialmente letali. “Solo lo 0,5-1% dei pazienti sviluppa sintomi neurologici importanti come tremori, disturbi visivi, convulsioni, paralisi o coma soprattutto in soggetti anziani o fragili, che possono portare al decesso” precisa Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP.

Perché si diffonde

Diversi fattori ambientali e sociali favoriscono la persistenza del virus: cambiamenti climatici, urbanizzazione, globalizzazione, e soprattutto le rotte migratorie degli uccelli, che ampliano l’areale del virus. Il ciclo vitale della zanzara Culex pipiens – principale vettore in Italia – dura da una a quattro settimane ed è altamente sensibile a temperature, precipitazioni e condizioni ambientali.

Le piogge intense seguite da ondate di caldo e gli spostamenti degli uccelli migratori hanno favorito la proliferazione delle zanzare e l’amplificazione del ciclo di trasmissione” tiene a precisare Maurizio Ferri.

Sorveglianza e previsione: il ruolo cruciale dei Servizi Veterinari

Dal 2018 sono stati notificati oltre 247 casi umani autoctoni di forme neuro-invasive. In Italia il Centro Nazionale Sangue e il Ministero della Salute stanno attuando il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025” che adotta un sistema di sorveglianza integrata animale-ambiente-uomo per monitorare e contenere efficacemente la diffusione del virus sul territorio nazionale.

In questo contesto, la sorveglianza sanitaria svolta dai servizi veterinari del Servizio Sanitario nazionale assume un’importanza fondamentale. Questi monitorano attivamente la presenza del virus negli animali, in particolare negli uccelli selvatici (serbatoi) e nei cavalli (sentinelle), attraverso campionamenti e analisi. Questa attività permette di identificare precocemente la circolazione del virus nell’ambiente e tra gli animali, fungendo da allarme precoce per la salute umana.

“In alcuni casi il West Nile virus è stato intercettato nei vettori anche 9 giorni prima che si manifestasse il primo caso umano. Ciò dimostra quanto sia preziosa una sorveglianza precoce per attivare misure di sicurezza su trapianti e trasfusioni e implementare campagne di disinfestazione sui territori.”

Sorveglianza con un approccio One Health

La sorveglianza del West Nile virus, da parte dei Servizi Veterinari delle ASL, si articola su più livelli, coinvolgendo diverse componenti per un’azione integrata ed efficace:

  • Sorveglianza Entomologica: Questa attività si concentra sul monitoraggio delle popolazioni di zanzare, in particolare quelle del genere Culex, che sono i vettori primari del virus. Vengono installate trappole per catturare le zanzare in diverse aree, specialmente quelle considerate a rischio (es. zone umide, aree peri-urbane). Le zanzare catturate vengono poi analizzate dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali per rilevare la presenza del WNV al loro interno. L’identificazione precoce del virus nei vettori permette di mappare le aree dove il rischio di trasmissione è più elevato e di intervenire con misure di controllo mirate (es. disinfestazioni).
  • Sorveglianza sugli Equidi: I cavalli sono ospiti a fondo cieco del WNV, ma possono sviluppare sintomi neurologici gravi e sono considerati “sentinelle” dell’infezione. La sorveglianza sugli equidi prevede il monitoraggio di cavalli con sintomi neurologici sospetti e l’esecuzione di test diagnostici per confermare o escludere l’infezione da WNV.
  • Sorveglianza sull’Avifauna: Gli uccelli sono i serbatoi naturali del West Nile virus, il che significa che il virus circola e si moltiplica al loro interno senza causare, nella maggior parte dei casi, sintomi evidenti. La sorveglianza sull’avifauna, in particolare su specie migratrici e stanziali, è cruciale per comprendere la diffusione geografica del virus. Vengono monitorati uccelli selvatici, sia vivi che morti, e campioni biologici vengono analizzati per la ricerca del WNV.

Queste tre forme di sorveglianza, integrate tra loro, forniscono un quadro completo della circolazione del WNV nell’ambiente, permettendo di anticipare l’insorgenza di casi umani e di attivare tempestivamente le misure di prevenzione e controllo.

Il collegamento con il Centro Nazionale Sangue ed il Centro Nazionale Trapianti

La prevenzione della trasmissione da West Nile virus tramite trasfusioni di sangue e trapianti di organi è un aspetto critico della gestione della minaccia. Il Centro Nazionale Sangue (CNS) e il Centro Nazionale Trapianti (CNT), in stretta collaborazione con il Ministero della Salute e i servizi veterinari, svolgono un ruolo chiave.

Quando i servizi veterinari rilevano la circolazione del West Nile Virus in una determinata area geografica, queste informazioni vengono immediatamente condivise con il CNS e il CNT. Questa comunicazione tempestiva consente di attuare misure preventive specifiche per la sicurezza delle donazioni. Tali misure possono includere:

  • Sospensione temporanea delle donazioni di sangue nelle aree a rischio o l’introduzione di test specifici (NAT – Nucleic Acid Test) per lo screening dei donatori.
  • Valutazione approfondita dei donatori di organi provenienti da aree endemiche o con sospetta esposizione al virus.

Questa collaborazione tra istituzioni è essenziale per garantire che le donazioni di sangue e organi siano sicure, minimizzando il rischio di trasmissione del WNV ai riceventi.

Il ruolo della Prevenzione

Poiché non esiste un vaccino per l’uomo contro il West Nile Virus, la prevenzione diventa fondamentale e si concentra principalmente sulla protezione dalle punture di zanzara attraverso comportamenti individuali e misure ambientali come l’utilizzo di repellenti, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, installazione di zanzariere alle finestre, svuotamento regolare dei contenitori con acqua stagnante (vasi, secchi, piscinette) e trattamenti con insetticidi mirati in aree a rischio. È importante adottare queste misure soprattutto durante le ore serali e notturne nei mesi estivi e autunnali, quando le zanzare Culex sono più attive. Nelle aree a rischio le amministrazioni locali predispongono trattamenti di disinfestazione con insetticidi mirati soprattutto dopo la conferma di casi umani o la rilevazione del virus in campioni animali o entomologici.

One Health: un’alleanza per la salute

Il virus del Nilo Occidentale rappresenta un esempio perfetto di come la salute umana, animale e ambientale siano profondamente interconnesse. L’approccio “One Health” riconosce questa interdipendenza e promuove una collaborazione multidisciplinare per affrontare le sfide sanitarie in modo integrato. In Italia e in Europa si stanno rafforzando le politiche in tal senso con iniziative che coinvolgono diversi settori e professionalità: medici, veterinari, biologi, entomologi, ecologi e molti altri esperti lavorano insieme per comprendere e gestire la complessità del problema.

“La salute degli animali e quella dell’uomo sono indissolubilmente legate”, conclude Antonio Sorice, “il West Nile virus è un chiaro esempio di come l’approccio One Health, che integra le diverse discipline, sia l’unica strada efficace per affrontare le sfide sanitarie globali. La sorveglianza veterinaria non è solo un presidio per gli animali, ma un baluardo per la salute pubblica, soprattutto quando si tratta di proteggere le donazioni di sangue e organi.”

E la prevenzione passa da una cultura scientifica multidisciplinare condivisa e integrata, dove la sorveglianza veterinaria e la collaborazione con i centri di donazione sangue e organi sono pilastri irrinunciabili.

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Antonio Sorice – Presidente SIMeVeP

Maurizio Ferri – Coordinatore Scientifico SIMeVeP




Agenda 2030, One Health, IA. Corso ECM gratuito 19 settembre – San Vito Chietino (CH)

One Health significa letteralmente “una salute”, riconosce che salute delle persone, degli animali e dell’intero ecosistema sono legate indissolubilmente e richiedono la progettazione e implementazione di programmi multidisciplinari in grado di coinvolgere diversi settori che devono cooperare per presidiare efficacemente la salute pubblica.

L’approccio One Health, con la sua visione sistemica, multidisciplinare e multistakeholder, ha un ruolo chiave anche nel quadro dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Anche le applicazioni sperimentali dell’Intelligenza Artificiale hanno dato finora risultati molto promettenti per produrre benefici in termini di salute globale, specificatamente nelle seguenti quattro categorie principali di attività:

1) Diagnostica
2) Valutazione del rischio di morbilità o mortalità
3) Previsione e sorveglianza delle epidemie
4) Pianificazione sanitaria.

Il corso “Agenda 2030, One Health, IA: prospettive e sviluppo della medicina veterinaria del futuro” che si terrà a San Vito Chietino (CH) il 19 settembre, organizzato da SIVeMP, in collaborazione con SIMeVeP e ENPAV, con il patrocinio di FNOVI, ANMVI, ASL 2 Abruzzo, IZS Abruzzo e Molise, Parco Nazionale della Maiella-Maiella Geopark, CONFPROFESSIONI, mira ad accrescere la consapevolezza e l’importanza dell’adozione di un approccio inclusivo, indispensabile per rispondere efficacemente alle problematiche e alle minacce (già conosciute ed emergenti) causate dagli effetti della globalizzazione e del cambiamento climatico.

I posti per partecipare sono esauriti.

Programma corso