Il Parlamento italiano approva una legge che mira a salvaguardare gli ecosistemi e la biodiversità nell’interesse delle generazioni future – Prime riflessioni

L’8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha approvato definitivamente una proposta di legge costituzionale che modificando degli articoli 9 e 41 della Carta inserisce come princìpi fondamentali della Costituzione la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità che devono essere protette dall’economia. (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AC0504c.pdf?_1645276627675)

Vediamoli.  L’articolo 9 modificato aggiunge alla tutela del patrimonio paesaggistico, storico e artistico del nostro paese la tutela dell’ambiente,  biodiversità ed ecosistemi.  Con l’art. 3,  la proposta di legge costituzionale reca  anche una  clausola  di  salvaguardia per  l’applicazione  del  principio  di  tutela  degli  animali. La modifica all’articolo 41 in  materia di esercizio dell’iniziativa economica,  stabilisce che la stessa non possa svolgersi in danno alla  salute  e  all’ambiente,  al pari di limiti  già  vigenti,  ovvero  la  sicurezza,  la  libertà  e  la  dignità  umana.  Lo stesso articolo modificato sancisce anche come le istituzioni,  attraverso leggi, programmi e  controlli,  possono indirizzare e coordinare l’attività economica,  pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

Due elementi innovativi dunque per le future politiche ambientali e per la tutela della biodiversità:

– l’ambiente,  come  valore  costituzionalmente  protetto,  fuoriesce  da  una  visuale esclusivamente antropocentrica e assume una significato più ampio di ecosistema,  costituito da habitat umano e  interventi di conservazione della natura come valore in sé;

– per la prima volta è introdotto nella Costituzione il riferimento agli animali,  prevedendo una legge che ne definisca le forme e i modi di tutela.

E negli altri paesi?  Diversi sono gli Stati europei la cui Costituzione menziona – nel testo attualmente vigente – la tutela dell’ambiente.   Il testo  di  Costituzioni  più  recenti,  come  quella spagnola del 1978,  reca specifiche disposizioni.   Disposizioni sull’ambiente sono state  inserite sebbene con formulazione  e secondo  modalità  diverse, anche  nell’ambito della Carta  costituzionale  dei  Paesi Bassi e  Germania e, con particolare ampiezza,  in Francia nel 2005.

Si ricorda come in tema di ambiente, questo sia presente nella Carta di Nizza del 2000,  che è la carta  dei  diritti  fondamentali  dell’UE,  il cui articolo  37  (Tutela dell’ambiente) dispone che “un  livello  elevato  di  tutela  dell’ambiente  e  il  miglioramento  della  sua  qualità  devono  essere  integrati  nelle  politiche  dell’Unione  e  garantiti  conformemente  al  principio dello sviluppo sostenibile’.  Similmente gli stessi principi compaiono nell’art. 191  del  Trattato  sul  funzionamento  dell’UE (TFUE).  In questo contesto si inserisce l’accordo di  Parigi  sui  cambiamenti climatici del 2016,  in virtù del quale l’UE si impegna  a  perseguire  il  programma  d’azione  dell’Agenda  2030  per  lo  sviluppo sostenibile,  con  17  Obiettivi  per  lo  Sviluppo  Sostenibile  (SDGs),  adottata nel 2015 dall’Assemblea delle Nazioni Unite.

Affinchè i nuovi principi costituzionali appena approvati abbiano la piena applicabilità,  occorre assicurare una concertazione normativa ampia e trasversale – così come traversale è l’ambiente –  tra i diversi ministeri interessati e soddisfare due condizioni sine qua non:

–  la stabilità politica per salvaguardare la corretta tempistica del processo di armonizzazione del sistema giuridico italiano con i principi ambientali sviluppati a livello europeo e internazionale;

–  il rafforzamento dell’attuale struttura di governance per la transizione verso la sostenibilità,  in primis del settore alimentare profondamento connesso con l’ambiente e gli ecosistemi, e per il conseguimento degli obiettivi delle strategie Green Deal e Farm to  Fork della Commissione europea,  che attendono di essere definiti nel quadro normativo comunitario.

I temi ambiente,  biodiversità,  cambiamenti climatici, sostenibilità  e transizione ecologica,  incardinati nella missione 3 del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)  sono fortemente interconnessi e per garantire il successo delle relative politiche,  occorre sviluppare un piano strategico nazionale che punti alla co-creazione di processi multi-livello ed inclusivi e al superamento delle logiche di silos che caratterizzano i settori tradizionali.  Si tratta di sviluppare relazioni multi-sistemiche,  che sono alla base del modello sanitario ispirato alla cultura One Health  e di allineare i diversi programmi di implementazione degli interventi sui cambiamenti climatici, energetici, di biodiversità e di sostenibilità dei sistemi di produzione alimentare.

Come fa notare Sara Roversi fondatrice di Food Future Institute  nell’articolo ‘La costituzione italiana per l’ecologia integrale’,  (https://www.huffingtonpost.it/blog/2022/02/10/news/la_costituzione_italiana_per_l_ecologia_integrale-8710345/) ‘si tratta di riportare nel nostro paese che ospita un patrimonio naturale tra i più vasti, ricchi e unici in Europa,  un equilibrio eco-sistemico tra economia, società, individuo e natura,  è ciò costituisce un obbligo improrogabile se vogliamo realmente uscire dall’attuale stato di emergenza climatica e ambientale’.

Maurizio Ferri
Coordinatore scientifico SIMeVeP




Formazione per i veterinari ufficiali, ancora aperta l’indagine RIBMINS

E ancora possibile partecipare all’indagine RIBMINS rivolta ai veterinari ufficiali che lavorano nei paesi europei.

Il progetto fa parte dell’azione europea COST RIBMINS CA18105 sulla modernizzazione dell’ispezione delle carni.

Rispondendo alle domande, si contribuisce in modo sostanziale all’identificazione delle lacune formative e alla creazione di future opportunità di formazione per i veterinari ufficiali.
Vi ringraziamo per la vostra collaborazione.

La risposta al questionario è riservata e anonima e richiederà 10 minuti.

Accedi al questionario

www.ribmins.com




Sostegno ai migranti al confine tra Bielorussia e Polonia

Avendo operato per molti anni in Bielorussia attraverso il Gruppo di lavoro “Cooperazione decentrata” con progetti di cooperazione rivolti ai settori della Veterinaria e della Alimentazione, SIVeMP e SIMeVeP invitano a sostenere un intervento mirato a mitigare le tragiche condizioni di vita che migliaia di migranti stanno affrontando nella zona di confine Bielorussia Polonia.

E possibile aderire con contributo economico, tramite un bonifico internazionale in dollari USA, attraverso il Sito della Federazione Internazionale della Croce Rossa per la donazione relativa al progetto Disaster Relief Emergency Funds (DREF) destinato anche all’Emergenza in Bielorussia https://donation.ifrc.org/?campaign=3f5f91aa-e8da-e911-80e2-0050560100a8

In alternativa a questo procedimento, è possibile fare la propria donazione tramite l’”Associazione Veterinaria per la Cooperazione Internazionale ODV” che procederà a effettuare un bonifico internazionale cumulativo entro il 7 dicembre 2021.

L’iban di AVCI ODV è il seguente:
IT60O0608544430000000052359, BANCA DI ASTI, Agenzia di Cossato, Biella.
Causale ” aiuto per emergenza migranti”.

Vi ringraziamo fin da ora per la solidarietà che vorrete dimostrare




AMR: il problema più grande per la salute mondiale e per la sostenibilità di ogni sistema sanitario

Il Dott. Aldo Grasselli ha partecipato l’11 febbraio alla sesta edizione della Winter School: evento di alto profilo in ambito sanitario, organizzato da Motore Sanità il cui scopo è quello di coinvolgere e radunare insieme tutti gli attori principali – Istituzioni, clinici, Associazioni di pazienti – attorno a dei tavoli per fare analisi, proporre idee, annunciare progetti, in maniera tale che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), e la salute nel suo complesso, possa migliorare nel nostro Paese.

Sintesi dell’intervento:

Gli antibiotici sono farmaci salvavita senza i quali la medicina arretra e abbandona tutte le conquiste che la terapia antibatterica ha reso possibili in ogni branca della medicina. La resistenza antimicrobica (AMR) – , molto spesso provocata da un uso improprio degli antibiotici in medicina umana e in medicina veterinaria – è una delle principali cause di morte a livello globale, con un carico potenzialmente superiore a quello dell’HIV o della malaria.

I dati sono sorprendenti: nel 2019 i decessi di 4,95 milioni di persone sono stati associati alla concausa di infezioni batteriche resistenti ai farmaci. Mentre 1,27 milioni di decessi sono stati causati direttamente dall’AMR.

La minaccia di AMR è stata segnalata da tempo. E le misure necessarie per affrontare la resistenza antimicrobica: aumentare la consapevolezza pubblica, una migliore sorveglianza, una migliore diagnostica, un uso più razionale degli antibiotici, accesso ad acqua pulita e servizi igienici, ridurre l’impiego di antibiotici alla sola terapia mirata in zootecnia e per gli animali da compagnia, abbracciare la One Health e investimenti per la ricerca di nuovi antimicrobici e vaccini – sono state costantemente raccomandate in rapporti come The Lancet Infectious Diseases Commission on Antibiotic Resistance nel 2013 e il rapporto O’Neill nel 2016.

Il sistema globale di sorveglianza della resistenza e dell’uso antimicrobico è stato lanciato dall’OMS nel 2015. Nel 2015 è stato istituito il Fleming Fund (un programma di aiuti a sostegno di 24 paesi dell’Africa e dell’Asia per affrontare la resistenza antimicrobica). Nel dicembre 2021, i ministri delle finanze del G7 hanno rilasciato dichiarazioni a sostegno ulteriore dello sviluppo di nuovi antibiotici.

La pandemia nascosta di AMR – che non ha speranza di trovare un vaccino – potrebbe essere più grave del COVID-19 se non ci saranno adeguate correzioni dei comportamenti prescittivi e terapeutici di antibiotici.

Anche la presenza di animali nelle nostre case rappresenta un nuovo fattore di rischio in questo campo e la medicina veterinaria avrà un ruolo determinante per evitare zoonosi da batteri antibiotico resistenti.

Ci sono state alcune risposte degne di nota negli ultimi dieci anni, specialmente in UE. Resta tuttavia molto da fare, soprattutto se si considera, alla luce dell’esperienza Covid-19, la potenziale capacità dei patogeni di diffondersi lungo le linee di transito di merci e persone del mondo globalizzato.




One Health: modelli di prevenzione a 360°, intervento di Grasselli al Congresso SItI

Il Presidente Onorario SIMeVeP, Aldo Grasselli ha partecipato ai lavori alla sessione plenaria “ONE HEALTH, SE NON OGGI QUANDO? DALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA ALLA TRANSIZIONE EPIDEMIOLOGICA“, moderata da Alberto Fedele e Walter Ricciardi, che si è tenuta durante la prima giornata del 54° congresso della SItI – Società Italiana di Igiene “La sanità pubblica nel post-Covid. Occasioni di rilancio per una prevenzione integrata”.

Alla Sessione plenaria hanno partecipato, insieme a Grasselli: Alberto Fedele, Maria Teresa Montagna, Espedito Moliterni, Gianni Rezza (La Salute Planetaria nella prospettiva della Sanità Pubblica),  Margherita Ferrante (La transizione ecologica per il contrasto ai cambiamenti climatici), Antonella De Donno (Il caso Xylella in Puglia: risvolti ambientali e agroalimentari d’interesse sanitario)

Sintesi dell’intervento “One Health: modelli di prevenzione a 360°” di Aldo Grasselli




La sicurezza alimentare raccontata dai medici veterinari dell’Ats Bergamo

L’ATS Bergamo ha ideato la docuserie “FRAMES/”, un viaggio nelle stanze dell’Agenzia per conoscere le storie del mondo della Tutela della Salute, direttamente dalle voci e i volti dei professionisti che ogni giorno si occupano della cura del nostro bene più prezioso.

La prima puntata, introdotta da Antonio Sorice, Direttore del Dipartimento Veterinario e Sicurezza degli Alimenti di origine Animale di ATS Bergamo e Presidente SIMeVeP è dedicata al tema dell’igiene e della sicurezza alimentare lungo la filiera ittica.




Winter School 2022 – Il programma definitivo

Il 10 e l’11 febbraio 2022 si terrà la ‘Winter School 2022. Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute‘, organizzata da Motore Sanità e Mondosanità e in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, in programma il 10 e 11 febbraio, con il patrocinio di Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

Il presidente Onorario SIMeVeP, Aldo Grasselli, parteciperà nella giornata dell’11 febbraio “DISTINZIONE TRA DIAGNOSTICA DI 1° e 2° LIVELLO, HOME CARE DI ALTA COMPLESSITÀ E OFFERTE INTEGRATE DI CURA” per parlare in particolare di Antimicrobicoresistenza con Francesco Menichetti, Presidente Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica – GISA.

Il programma definitivo

E’ possibile seguire i webinar via zoom, clicca qui per iscriverti

 




Cambiamenti climatici: la zootecnia sotto accusa

Cambiamenti climaticiNon sorprende più di tanto veder mettere sotto accusa il settore degli allevamenti di animali da reddito, dato che la zootecnia  è da diverso tempo sottoposta alle attenzioni dell’associazionismo animalista, che trova ampia audience in trasmissioni televisive e inchieste giornalistiche. Le criticità certo non mancano in questo settore, ma l’approccio è assai spesso ideologico e non contribuisce al necessario confronto,  cedendo il più delle volte a una contrapposizione esasperata che, piuttosto che a un suo miglioramento, propone l’auspicio della sua scomparsa.

Ma se le critiche, anche aspre, si rivolgono prevalentemente  e scontatamente all’allevamento intensivo, di recente tale coinvolgimento in negativo ha interessato anche il settore della zootecnia
biologica. Anch’essa viene vista infatti in qualche modo criptica e soprattutto, tra le altre cose, come una delle responsabili dell’emissione di gas serra, di cui è ormai da tempo acclarato il
contributo al riscaldamento globale e quindi ai  cambiamenti climatici.

Continua a leggere il contributo di Vitantonio Perrone, VicePresidente SIMeVeP, su La Settimana Veterinaria.




Coronavirus parenti stretti di MERS-CoV: un nuovo rischio di emergenza zoonotica?

I coronavirus della Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), sottogenere Merbecovirus e genere Betacoronavirus (a cui appartiene SARS-CoV-2), continuano a mantenere alto il livello di allerta dell’OMS a causa del tasso elevato di letalità dell’infezione umana (35%: 1 decesso ogni tre infetti).  Sebbene la maggior parte dei casi umani siano stati attribuiti a infezioni persona-persona in ambito ospedaliero, le prove scientifiche attuali suggeriscono che i dromedari  fungono da ospiti intermedi per l’infezione umana, mentre i pipistrelli sono ampiamente considerati la fonte evolutiva e l’antenato prossimo.

Diversamente da SARS-CoV e SARS-CoV-2, MERS-CoV utilizza il recettore di Dipeptidyl Peptidase-4 (DPP4) per l’ingresso nella cellula e non il recettore ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina). Ma molti altri merbecovirus, come il coronavirus del pipistrello NeoCoV e i suoi parenti stretti (PDF-2180-CoV, HKU5-CoV, coronavirus del riccio) non usano il recettore DPP.

Ma che cos’è il NeoCoV? È un coronavirus scoperto nel 2011 in Sud Africa che infetta i pipistrelli della specie Neoromicia Capensis. E’ ritenuto insieme a PDF-2180-CoV il parente più vicino di MERS-CoV a causa di una somiglianza significativa nella maggior parte del genoma (85%).  Tuttavia, la loro subunità S1 (terminale carbossilico) del dominio di legame del recettore (RBD) è altamente divergente rispetto a MERS-CoV.

In uno studio cinese in preprint pubblicato su Biorxiv (https://lnkd.in/d-gbwmyw) i ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze dell’Università di Wuhan, hanno scoperto in modo inaspettato che sia NeoCoV che PDF-2180-CoV utilizzano il recettore ACE2 del pipistrello come recettore funzionale, ma non il recettore ACE2 umano.

Diversamente però, con la mutazione T510F indotta artificialmente in laboratorio sul motivo RBD della proteina Spike che lega il recettore ACE2 delle cellule ospiti (si tratta di una sostituzione di un singolo residuo aminoacidico che aumenta l’idrofobicità attorno al sito 510 del RBD), NeoCoV  è in grado di infettare in modo efficiente anche le cellule umane che esprimono ACE2  questa infezione non viene bloccata dagli anticorpi neutralizzanti diretti verso SARS-CoV-2 e MERS-CoV.

Sebbene si tratti di una mutazione mai rilevata in nessuno dei campioni virali NeoCoV ottenuti naturalmente, lo studio fa emergere due aspetti significativi per potenziali di spillover dei  virus parenti stretti di MERS-CoV:  poiché l’utilizzo del recettore ACE2 è associato ad un trasmissibilità molto più elevata rispetto al recettore DPP4 da parte di MERS-CoV (con un R0 stimato di 0.69),  l’utilizzo imprevisto del recettore ACE2 attraverso la mutazione,  può rappresentare un rischio latente risultato della combinazione dell’elevata mortalità associata all’infezione MERS-CoV e l’elevata trasmissibilità di SARS-CoV-2 (che utilizza il recettore ACE2).  L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pur valutando l’importanza del ceppo NeoCov,  ha affermato che sono necessari ulteriori studi per determinare se il virus menzionato nello studio rappresenta una minaccia significativa per l’uomo.

Ad oggi non sono stati notificati casi di infezione umana da NeoCoV  e dunque non c’è ancora motivo di panico. Tuttavia il potenziale zoonotico dei coronavirus  parenti stretti di MERS-CoV che utilizzano nei pipistrelli il recettore ACE2,  l’ulteriore adattamento di deriva antigenica e la possibilità che circolino da qualche parte in natura,  segnalano l’importanza in una prospettiva One Health del loro monitoraggio e sequenziamento genomico per preparare i sistemi sanitari a possibili focolai di MERS-CoV con maggiore affinità per il recettore ACE2 umano   Il significato di questa minaccia va letto anche alla luce delle vaste mutazioni nelle regioni RBD di SARS-CoV-2, in particolare nella variante Omicron fortemente mutata.

Maurizio Ferri
Coordinatore Scientifico SIMeVeP




Covid, One Health e la Metagenomica

dnaLa pandemia di COVID-19 ci ha insegnato che la diagnosi clinica delle infezioni umane emergenti, nonostante la tempestività, non è sufficiente per arginare e controllare l’insorgenza dei focolai, soprattutto quando a causarli sono patogeni in grado di sostenere efficacemente la trasmissione interumana. Ci ricorda inoltre che, per prevenire e rispondere efficacemente alle future emergenze occorre una strategia rinnovata che poggi su due pilastri chiave: l’integrazione delle infrastrutture genomiche/metagenomiche all’interno di programmi di intelligence epidemica e la mobilizzazione delle diverse professionalità che collaborano per la sorveglianza delle malattie emergenti, che è One Health.

Covid-19 con i suoi effetti trasformazionali ha accelerato i tempi dei programmi di sorveglianza genomica, stimolato la condivisione globale del genoma di SARS-CoV-2 e generato una scala di sequenziamento senza precedenti che ha superato l’influenza, l’HIV ed i patogeni di origine alimentare. Ha anche indicato la strada da percorrere per una più efficace collaborazione intersettoriale e transdisciplinare e per la creazione di una base scientifica integrata utile al riconoscimento precoce delle sindromi di malattie insolite ed identificazione rapida di serbatoi animali (trasmissione pre-diagnostica), ancora prima dell’individuazione dell’agente o agenti causali nei casi clinici. E’ fin troppo evidente come l’attesa di prove sostanziali della trasmissione interumana abbia reso i successivi sforzi di contenimento della pandemia inefficaci se non impossibili.

L’ampia circolazione dei coronavirus tra gli animali selvatici, il probabile salto di specie (spillover) di SARS CoV-2 dai pipistrelli all’uomo (o tramite un ospite intermedio) ed il rapido aumento delle varianti SARS-CoV-2 in ospiti non umani, con il potenziale rischio di reinfezione umana, sono condizioni che richiedono attività di monitoraggio più estese con l’acquisizione delle sequenze genomiche dei virus, necessari per poter sviluppare mappe regionali del rischio ed attuare programmi di sorveglianza mirati. SARS-CoV-2 presenta un patchwork genetico unico, a cui hanno contribuito diversi progenitori ed è il risultato di un complesso processo evolutivo e di ricombinazione nei corredi genetici. A volte, la ricombinazione può trasformare un virus non minaccioso in una nuova minaccia, come è il caso della ricombinazione di due coronavirus isolati di recente nei cani in Indonesia con la formazione di un ceppo ibrido che ha infettato otto bambini. Lavori recenti indicano che la distribuzione geografica dei virus SARS-CoV-2 correlati sia molto più ampia di quanto ritenuto in precedenza.

La ricostruzione filogenetica di un frammento genomico chiave per il tropismo e lo spettro degli ospiti di SARS-CoV-2 ha permesso di individuare tre coronavirus nei pipistrelli della specie Rhinolophus spp. nel nord del Laos, geneticamente più simili a SARS-CoV-2 rispetto a RaTG13, ritenuto essere il suo parente più stretto. Sono nuovi virus che presentano un dominio RBD di legame al recettore che differisce di poco rispetto a SARS-CoV- 2, e diversamente dagli altri coronavirus SARS-CoV-2-correlati sono capaci di legarsi fortemente al recettore ACE2 espresso dalle cellule umane. Ciò suggerisce che SARS-CoV-2 abbia potuto acquisire la capacità di trasmissione interumana solo mediante una selezione evolutiva naturale e smentisce l’ipotesi del virus costruito in laboratorio. Pertanto, se la selezione è naturale, l’origine di SARS-CoV-2 deve essere cercata nei serbatoi naturali, in primis nei pipistrelli.

Questi sono gli obiettivi di altri studi di sorveglianza dei nuovi coronavirus condotti negli ultimi mesi in Cambogia, Cina e Tailandia, e parzialmente finanziati con 125 milioni di dollari dall’USAID per il progetto DEEP VZN (Discovery & Exploration of Emerging Pathogens Viral Zoonoses), che opera in Africa, Asia e America Latina. Riguardo ad altri potenziali serbatoi, di recente è stato dimostrato come il sito di scissione della furina S1/2, determinante per il tropismo virale, replicazione e patogenesi di SARS-CoV-2, non presente in genere nei coronavirus dei pipistrelli, sia invece comune nelle sequenze associate ai roditori. Le conferme provengono da altri studi.

Come suggerito di recente su Lancet, One Health è il filo conduttore dei programmi di sorveglianza genomica/metagenomica integrata, che combinano le infezioni umane a quelle degli animali (fauna selvatica e vettori) e alla circolazione ambientale dei patogeni. I potenziali siti di campionamento per le analisi dovrebbero includere sia le zone di maggiore interazione tra uomo e animali selvatici, e quindi a maggiore probabilità di eventi di spillover virale (es. parchi, siti di ecoturismo, foreste), sia luoghi associati ad un rischio più elevato di circolazione virale, come gli aerei a lunga distanza, le stazioni della metropolitana, ma anche i macelli, le acque reflue urbane ed i rifiuti animali.

In sostanza la minaccia di una nuova malattia X con potenziale epidemico o pandemico deve essere affrontata in una prospettiva One Health, utilizzando strumenti di sorveglianza integrata basati su sistemi di informazione geografica, telerilevamento di dati ed epidemiologia molecolare. Le buone intenzioni esistevano già nel 2004, quando l’OMS, la FAO e l’OIE indicarono congiuntamente le direzioni da seguire, ma ciò non è stato sufficiente per prevedere la pandemia di COVID-19. Per il futuro si spera che le raccomandazioni formulate dai leader dell’UE, del G7 e del G20 in occasione dell’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2021, e la promessa di importanti investimenti della Commissione Europea per rafforzare l’infrastruttura dedicata alle varianti SARS- CoV-2, forniscano il terreno ideale per affrontare e prevenire le future minacce pandemiche.

Maurizio Ferri
Coordinatore Scientifico SIMeVeP