Istat, in aumento chi non accede a pasto proteico ogni 2 giorni

Cresce la quota di chi non può permettersi per motivi economici di consumare un pasto proteico almeno ogni due giorni (il 9,9% nel 2024, era 8,4% nel 2023), in controtendenza rispetto alla media dell’Unione europea.

Lo rileva l’Istat nel rapporto sull’insicurezza alimentare, pubblicato nella Giornata in cui si celebra l’alimentazione e l’agricoltura.

Per l’Istituto di statistica la difficoltà di accesso al cibo risulta maggiore tra i giovani che vivono soli: tra gli under35 che vivono da soli, quasi uno su cinque – emerge dal report Istat – non può permettersi un’alimentazione adeguata (17,8%).

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Fonte: ISTAT




Spreco alimentare: l’Italia migliora ma è ancora sopra la media Ue

Ogni cittadino italiano spreca in media 555,8 grammi di cibo ogni settimana (-18,7% rispetto al 2024), ovvero oltre 28,9 kg l’anno. Il dato, in calo di 95 grammi rispetto al 2015 , mantiene però l’Italia sopra la media europea e lontana dal traguardo di 369,7 grammi settimanali fissato per il 2030. La proposta di revisione della Direttiva europea rifiuti – in fase di definizione legislativa – prevede infatti la riduzione del 30% degli sprechi nella ristorazione, nel commercio e nei nuclei familiari e del 10% nell’industria alimentare rispetto alla media 2021-2023.

Guardando agli altri Paesi europei, la Germania si assesta a 512,9 grammi, la Francia a 459,9, la Spagna a 446,5 e i Paesi Bassi a 469,5.

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Fonte: ilsole24ore.com




Ferri al Webinar della SIFO su AMR

Oggi 15  settembre il dott. Maurizio Ferri partecipa alla FAD Webinar dal titolo “Prevenzione e gestione delle malattie infettive e dell’antimicrobico-resistenza in ottica One Health”, con un  intervento  sugli antibiotici in ambito veterinario e  su AMR in ottica One Health.

La resistenza agli antibiotici (AMR) è una grave minaccia per la salute pubblica, specialmente in Italia, a causa degli alti tassi di infezioni correlate all’assistenza sanitaria e delle conseguenze che queste hanno sulle cure mediche. I farmacisti, medici umani, veterinari del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) hanno un ruolo cruciale nel combattere l’AMR attraverso diversi interventi nei relativi settori, come la promozione dell’uso appropriato degli antibiotici e il monitoraggio dei consumi in una prospettiva OneHealth, che riconosce il legame tra la salute umana, animale e ambientale. Questo approccio permetterà loro di espandere il proprio campo d’azione e di collaborare con altri professionisti per affrontare l’AMR in modo più efficace.

Con il webinar organizzato da SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici farmaceutici delle Aziende Sanitarie) verrano trattati questi temi e la mia relazione avrà un focus sugli interventi nel settore veterinario tra cui le azioni di prevenzione, monitoraggio armonizzato AMR e la sorveglianza integrata veterinaria e di medicina umana.

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West Nile. Ferri all’ANSA: centinaia di veterinari in campo

artropodiIl dott. Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della SIMeVeP, è stato intervistato dall’Ansa sul virus della febbre del Nilo.

Il virus West Nile arriva trasportato dagli uccelli migratori, può albergare in cavalli ed altri animali, ma un grande pericolo è rappresentato anche dalle uova delle zanzare: le femmine infette possono infatti trasmetterlo alle larve e questo tipo di trasmissione “transovarica” amplifica pericolosamente la circolazione del virus.

Da qui l’importanza delle misure di monitoraggio e sorveglianza sugli animali portatori, per poterli identificare e procedere poi alla disinsettazione dei territori: per fare questo, sono in campo centinaia di veterinari del Servizio sanitario nazionale, impegnati nei territori teatro dei focolai di infezione di queste ultime settimane.

 

Articolo Il Sole 24 ORE

 Articolo Gazzetta del Sud

Articolo Il Messaggero 
Articolo Tgcom24




Da One Health a One Virology: nasce l’European Virus Archive, asset strategico per la ricerca virale europea

datiL’European Virus Archive (EVA), nato grazie al progetto EVAg nell’ambito del programma per la ricerca Horizon 2020, è stato registrato lo scorso 27 marzo 2025 in Belgio come EVA-AISBL (Association Internationale Sans But Lucratif). L’EVA diventa quindi un asset strutturale della ricerca virologica europea e internazionale, grazie alla collaborazione di numerose organizzazioni sanitarie e di ricerca provenienti da 11 Paesi diversi tra cui l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Da One Health a One Virology

EVA-AISBL è oggi l’unica infrastruttura di ricerca al mondo dedicata alla raccolta, caratterizzazione, produzione e distribuzione di risorse virali. Gestisce collezioni uniche di virus e punta a offrire ai ricercatori del settore sanitario pubblico e privato un equo accesso a risorse virali di alta qualità come ceppi, strumenti diagnostici e altri materiali, nel pieno rispetto delle normative internazionali.

EVA-AISBL nasce grazie alla collaborazione di agenzie di sanità pubblica, istituzioni accademiche, istituti veterinari e centri di ricerca provenienti da 11 Paesi diversi, che hanno deciso di collaborare stabilmente mettendo in comune un’ampia gamma di competenze e risorse specializzate nell’ambito della virologia umana, veterinaria e ambientale. L’EVA si ispira infatti al concetto “One Virology”, che declina l’approccio One Health allo studio e alla gestione sanitaria dei virus.

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Fonte: onehealthfocus.it




PFAS nel 99% delle acque minerali e del rubinetto: contaminati anche i pesci

Gli PFAS (Sostanze perfluoro alchiliche), cioè le migliaia di sostanze impermeabilizzanti utilizzate per innumerevoli prodotti, sono presenti quasi in tutte le acque potabili del pianeta, e si ritrovano anche nei pesci, e non solo in quelli che vivono nelle immediate vicinanze di scarichi che ne contengono elevate quantità. Si arricchisce di due nuovi tasselli lo studio della diffusione dei “contaminanti perenni”: due nuove ricerche che confermano quanto la contaminazione sia ormai ubiquitaria, e perché sia urgente adottare provvedimenti.

 Acque di tutto il mondo unite

Il primo studio riguarda le acque potabili, sia del rubinetto che in bottiglia, naturali o gassate, ed è stato condotto da un team sino-inglese, composto da ricercatori delle università di Birmingham, nel Regno Unito e di Shenzhen, in Cina, che hanno poi pubblicato i risultati su ACS Environmental Science & Technology – Water.

Gli autori hanno analizzato campioni provenienti da 15 Paesi dei diversi tipi di acque, alla ricerca di dieci tra gli PFAS più comuni. Nello specifico, hanno verificato le acque di 41 acquedotti inglesi e 14 cinesi, e 112 campioni di bottiglie di acque minerali in vetro e in plastica, naturale (89) o gassata (23), di 87 marchi, provenienti da 15 Paesi di Asia, Europa, Nord America e Oceania. Hanno così scoperto che l’acido perfluoroottanoico e il perfluoro-ottan-sulfonate (PFOS) sono presenti nel 99% delle acque, e che gli altri PFAS lo sono in percentuali variabili tra il 63 e il 97%: dati che, da soli spiegano quanto grave sia la situazione.

 Le acque minerali sono più contaminate rispetto a quelle filtrate di acquedotto, mentre non emergono differenze significative tra quelle in bottiglia di plastica o di vetro, né tra quelle naturali o gassate. Com’era prevedibile, inoltre, le acque cinesi hanno in media una concentrazione di PFAS molto più elevata di quelle inglesi, e pari, in media, a 9,2 nanogrammi per litro (ng/l) contro i 2,7 ng/l britanniche.
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Fonte: ilfattoalimentare.it



Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette

Unirsi e ad agire per affrontare le disuguaglianze che causano le malattie tropicali trascurate (NTD) e a fare investimenti coraggiosi e sostenibili per liberare circa 1,62 miliardi di persone, nelle comunità più vulnerabili del mondo, da un circolo vizioso di malattie e povertà”.

Questo l’invito dell’Oms ai leader dei Governi e alle comunità lanciato in occasione della Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette 2024. Un gruppo di malattie prevenibili e curabili che colpiscono circa 1,65 miliardi di persone in tutto il mondo,

Lo scopo della Giornata è quindi quello di elevare il profilo delle malattie tropicali trascurate e di raccogliere sostegno per il loro controllo, eliminazione ed eradicazione, in linea con gli obiettivi programmatici stabiliti nella road map NTD 2021-2030 e gli impegni della Dichiarazione di Kigali

Dalla Dengue e chikungunya alla Leishmaniosi e alla Malattia di Chagas fino alla lebbra, sono solo alcune delle malattie tropicali neglette ricordate dall’Oms.

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Fonte: quotidianosanita.it




Veterinari, un ruolo chiave nella salute unica

L’organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) riconosce che il ruolo del veterinario nel garantire la salute è determinante. Le malattie dell’uomo più pericolose degli ultimi anni hanno tutte in comune gli animali. La salute degli animali, delle piante e dell’ambiente è alla fine la nostra salute.

Garantire la nostra salute inizia con la garanzia della salute degli animali. WOAH ribadisce il suo messaggio chiaro: il personale veterinario è in prima linea nell’attuazione dell’approccio One Health per prevenire le malattie zoonotiche, proteggere la salute umana e garantire la sicurezza alimentare, tra gli altri obiettivi. Nel 2023, WOAH continuerà a sostenere un migliore riconoscimento del personale veterinario come attore chiave delle politiche sanitarie globali.

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Fonte: IZS LER




Influenza aviaria: L’EFSA raccomanda una maggiore sorveglianza

influenza aviariaIl virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) continua a circolare ampiamente tra gli uccelli marini in Europa causando un’elevata mortalità, mentre la situazione generale nel pollame si è attenuata. Sono in corso indagini epidemiologiche su un focolaio in gatti in Polonia. Il rischio per la popolazione rimane basso, secondo l’ultimo rapporto sull’influenza aviaria dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e del laboratorio di riferimento dell’UE (EURL).

Dal 29 aprile al 23 giugno, l’HPAI ha colpito un’ampia gamma di specie di uccelli selvatici, dalle zone più settentrionali della Norvegia fino alle coste del Mediterraneo. Gli uccelli marini sono stati trovati morti anche nell’entroterra e non solo lungo le coste. L’EFSA raccomanda una sorveglianza attiva della malattia negli uccelli selvatici, soprattutto quelli acquatici, per comprendere la circolazione e il mantenimento dei diversi virus HPAI.

L’HPAI nei mammiferi

La maggior parte dei mammiferi selvatici colpiti dall’HPAI sono carnivori che cacciano uccelli selvatici, si nutrono di uccelli selvatici morti o entrambi. Ventiquattro gatti domestici e un caracal in cattività (noto anche come lince del deserto) sono risultati positivi all’HPAI A(H5N1) in Polonia; alcuni di loro hanno sviluppato gravi segni clinici che hanno portato alla morte. La fonte dell’infezione rimane incerta, poiché finora non è stata dimostrata la trasmissione da gatto a gatto o da gatto a umano. La presenza di anticorpi è stata rilevata in cinque cani e un gatto senza segni clinici in un allevamento italiano colpito da un focolaio di HPAI nel pollame.

L’EFSA raccomanda di aumentare la sorveglianza dei virus HPAI negli animali carnivori selvatici o domestici liberi nelle aree ad alto rischio e di evitare l’esposizione degli animali domestici carnivori ad animali morti o malati (mammiferi e uccelli).

Basso rischio per la popolazione generale

L’ECDC ha valutato che il rischio di infezione da virus HPAI in Europa rimane basso per la popolazione generale e da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o in altro modo a uccelli o mammiferi infetti (selvatici o domestici). Per ridurre ulteriormente il rischio di infezione, gli esperti raccomandano di sensibilizzare la popolazione a evitare l’esposizione a uccelli o mammiferi marini morti o malati.

Fonte: EFSA




Seneca Valley Virus: un virus emergente?

allevamento suiniL’industria suinicola, che occupa oltre il 30% della domanda globale di carne, è costantemente sottoposta alla minaccia
sanitaria ed economica rappresentata da agenti patogeni virali emergenti e/o ri-emergenti.

Negli ultimi 15 anni, l’attenzione è stata rivolta al virus Seneca Valley (SVV) in grado di causare una malattia di tipo vescicolare associata a un aumento della mortalità nei suinetti neonati.

A fare chiarezza su questa malattia e su questo nuovo virus, è Maurizio Ferri, Coordinatore Scientifico della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva SIMeVeP, insieme alle dottoresse Serena D’Amato e Francesca Lombardo con un articolo pubblicato da La Settimana Veterinaria