Scrapie negli ovini: quando due semplici segni clinici possono migliorarne la diagnosi precoce

Nel panorama delle malattie neurodegenerative del bestiame, la scrapie rappresenta da tempo una delle principali sfide diagnostiche per medici veterinari e allevatori. In assenza di test ante mortem affidabili e facilmente applicabili in campo, la diagnosi clinica resta ad oggi il primo e spesso unico strumento per sospettare una Encefalopatia Spongiforme Trasmissibile (TSE) negli ovini. Un nuovo studio pubblicato a maggio 2025 su Animals da Konold e Phelan ha analizzato 1002 pecore per valutare l’efficacia di un protocollo clinico rapido, identificando due segni fondamentali per l’individuazione precoce della malattia.

Un campione rappresentativo: diagnosi su scala ampia e diversificata

Lo studio ha incluso pecore di diverse razze, età e genotipi PRNP, esposte naturalmente o infettate sperimentalmente con scrapie classicascrapie atipica o encefalopatia spongiforme bovina (BSE). Di queste, 312 animali sono risultati positivi a una TSE tramite esame post mortem del cervello.

La valutazione clinica si è basata su un protocollo breve che include nove categorie di segni: postura, comportamento, risposta alla minaccia (menace response), risposta al graffio, risposta alla bendatura, perdita di lana e lesioni cutanee, condizione corporea, incoordinazione e tremore.

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Fonte: Ruminantia




Controllo sostenibile dei parassiti nei ruminanti: con il progetto SPARC sviluppati 28 protocolli sperimentali

Per facilitare l’adozione in campo delle strategie di controllo sostenibile dei parassiti (Sustainable Worm Control – SWC), è fondamentale comprendere aspettative e bisogni, nonché ostacoli e fattori che incentivano il cambiamento delle pratiche. Per questo motivo, nel 2024 e nel 2025, i partner del progetto SPARC hanno condotto interviste, focus group e sondaggi online coinvolgendo oltre 1000 stakeholder (allevatori, veterinari, consulenti aziendali, tecnici e ricercatori). Sulla base dei risultati, una serie di pratiche SWC sono attualmente in fase di implementazione in oltre 300 allevamenti pilota in tutta Europa.

Valutazione dei bisogni di allevatori, veterinari e consulenti aziendali per il controllo sostenibile dei parassiti

In base alle 300 interviste effettuate in campo, gli allevatori, i veterinari e i consulenti aziendali riportano casi di resistenza ai farmaci antielmintici in tutti i ruminanti in Europa, in particolare negli ovini e nei caprini. L’adozione di pratiche sostenibili rimane disomogenea a causa di molteplici ostacoli di natura tecnica, economica e sociale. Il trattamento (farmacologico) rimane la priorità, ma la gestione dei pascoli, l’uso di prodotti naturali ad azione antielmintica e il monitoraggio parassitologico sono sempre più in crescita. Gli operatori del settore attendono guide sulle buone pratiche, strumenti per la gestione dei trattamenti antielmintici e del pascolo e corsi di formazione brevi, chiari e orientati alla pratica.

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Fonte: Ruminantia




Organoidi di pipistrello: un nuovo modello per studiare i virus zoonotici

Per la prima volta una collezione di organoidi derivati da diverse specie di pipistrello permette di isolare nuovi virus, studiare le infezioni e testare farmaci in un unico sistema

Dall’influenza spagnola al COVID-19, sono innumerevoli i virus di origine zoonotica, cioè trasmessi agli esseri umani da una specie diversa dalla nostra: in effetti, si stima che il 75% delle malattia emergenti sia zoonotica. E i pipistrelli sono un importante serbatoio di virus che, come hanno dimostrato epidemie passate, a un certo punto “imparano” a infettare anche gli umani, a volte approfittando di un ospite intermedio.

Eppure, della relazione tra questi virus e i pipistrelli, loro ospiti naturali, sappiamo relativamente poco; e questa mancanza di conoscenze è un ostacolo anche, per esempio, alle valutazioni del rischio di nuovi spillover. In questo contesto, gli animali da laboratorio non possono fornirci molte informazioni, per varie ragioni: questi virus non si replicano bene in specie diverse dal pipistrello né, d’altronde, altri animali potrebbero replicare le caratteristiche immunitarie uniche degli unici mammiferi in grado di volare. Infine, i pipistrelli non possono essere allevati in laboratorio. I vincoli sono sia etici sia logistici, perché si tratta di animali notturni, volatori, di lunga vita e con esigenze ambientali specifiche, quindi difficili da mantenere e studiare in modo sistematico.

Come saperne di più, allora, sulla relazione tra i pipistrelli e i molteplici virus che li possono infettare? Come ottenere un modello sperimentale realistico?

Un nuovo studio, da poco pubblicato su Science, mostra quanto preziose possano essere le New Approach Methodologies (NAM), quelle a volte chiamate più genericamente “metodi alternativi”: il nuovo lavoro, guidato dall’Institute for Basic Science (IBS) coreano, ha infatti creato per la prima volta una collezione diversificata di organoidi di pipistrello, derivati da cinque specie (insettivori dell’Asia orientale) e da quattro tipi di tessuti (trachea, polmone, rene e intestino tenue).

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Fonte: research4life.it




West Nile Virus, la sorveglianza integrata One Health è efficace nelle regioni endemiche

Il virus del Nilo Occidentale (West Nile Virus, WNV) e il virus Usutu (USUV) sono Orthoflavivirus neurotropi trasmessi da zanzare, mantenuti in un ciclo selvatico in cui gli uccelli rappresentano ospiti amplificatori/serbatoio, mentre gli esseri umani e gli equidi sono ospiti accidentali a fondo cieco.

Poiché il Nord Italia, in particolare il Veneto, è considerata un’area endemica per la circolazione di WNV e USUV, dal 2008 è stato implementato un piano di sorveglianza basato su un approccio One Health. In un recente studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e pubblicato sulla rivista Pathogens, i risultati delle sorveglianze entomologica, veterinaria e umana per WNV e USUV in Veneto negli anni 2022 e 2023, riportano che l’eccezionale circolazione del WNV è dovuta alla reintroduzione del WNV lineaggio 1 e alla co-circolazione con il WNV lineaggio 2.

Lo studio è stato condotto in collaborazione con la Direzione prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria della Regione del Veneto e il Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova. Lo studio conferma l’efficacia della sorveglianza integrata come strumento di allerta precoce per la circolazione virale, e offre nuove informazioni sugli ospiti aviari coinvolti nel ciclo selvatico degli ortoflavivirus nell’area endemica italiana.

Il successo di WNV-1 rispetto a WNV-2

Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato una delle più significative ondate di West Nile Virus in Europa, con un picco critico nel 2022. Tra i principali elementi in gioco c’è la coesistenza di due lineaggi virali, WNV-1 e WNV-2. Mentre WNV-2 è stato prevalente per un decennio, dal 2011 al 2021, la ricomparsa di WNV-1 in Veneto nell’autunno del 2021 ha segnato un punto di svolta. Questo ceppo si è rapidamente diffuso nel 2022, risultando associato a una maggiore neuroinvasività nell’uomo, con conseguente aumento di casi gravi e decessi, soprattutto in Veneto. Gli ultimi dati ufficiali riportano che nel 2024 il lineaggio 1 è stato quattro volte superiore rispetto al 2023.

Nel 2022 in Veneto sono state registrate 531 infezioni umane da WNV e sono stati testati virologicamente 93.213 zanzare e 2.193 uccelli, con tassi di infezione (IR) rispettivamente del 4,85% e dell’8,30%. Nel 2023 sono state confermate 56 infezioni umane da WNV e sono stati testati virologicamente 133.648 zanzare e 1.812 uccelli (IR rispettivamente dell’1,78% e del 4,69%). A completamento del quadro epidemiologico vi sono infine i dati dell’ultimo bollettino della Regione del Veneto – non inclusi nello studio – secondo cui le infezioni umane confermate nel 2024 sono state 130, con 138.800 zanzare e 2.329 uccelli testati virologicamente (IR rispettivamente del 0,38% e del 4,42%).

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Fonte: IZS Venezie




Piano nazionale di monitoraggio e sorveglianza per Lactococcus garvieae in ambiente marino

Lactococcus garvieae (precedentemente noto come Enterococcus seriolicida) è un importante agente patogeno responsabile di una grave malattia dei pesci, diffusa a livello globale e caratterizzata da rilevanti conseguenze economiche. Colpisce diverse specie ittiche, sia di acqua dolce che salata, e di recente è stato identificato anche come causa di infezioni in orata (Sparus aurata) e branzino (Dicentrarchus labrax). Nel 2024, infatti, ha provocato una delle più gravi epidemie nella storia dell’acquacoltura mediterranea.

Particolarmente colpita è stata l’area del Mar Tirreno (Toscana), dove è concentrata una significativa presenza di allevamenti ittici, circa il 50 % della produzione nazionale di spigola e orata: alla fine del 2024 si sono registrate perdite superiori alle 2.000 tonnellate, con un danno economico stimato in oltre 12 milioni di euro.

Alla luce della gravità del fenomeno, il Ministero della Salute ha attivato un sistema di coordinamento e monitoraggio attraverso l’adozione del Piano nazionale di monitoraggio e sorveglianza per Lactococcus garvieae in ambiente marino, redatto in collaborazione con il Centro di referenza nazionale (CRN) per le malattie dei pesci, molluschi e crostacei dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). Il piano è stato elaborato con il supporto scientifico e tecnico dell’Associazione Piscicoltori Italiani (API) e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri”, che ha avviato le attività di monitoraggio a livello regionale nell’aprile 2025.

 

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Fonte: IZS Venezie




Peste suina africana, è arrivata in Europa da quasi vent’anni

suinoLa peste suina africana (PSA) non è arrivata in Europa di recente dall’Africa: il virus che la causa è presente nel continente almeno dal 2007. Lo rivela uno studio pubblicato su Genome Biology and Evolution, la prestigiosa rivista dell’Oxford University Press, che si basa su nuove sequenze genomiche del virus isolate in Lituania. Il virus della peste suina africana provoca una malattia emorragica acuta nei suini domestici e nei cinghiali selvatici, con mortalità altissima.

I danni economici

Secondo l’Organizzazione mondiale per la salute animale, solo nel 2022 l’Europa ha perso oltre un milione di capi suini a causa della malattia, con un impatto che si fa sentire non solo sui bilanci ma anche sull’equilibrio degli ecosistemi. Andando a ritroso, è stato stimato che dal 2007 ad oggi, i danni economici causati dall’epidemia hanno superato i 2,1 miliardi di dollari, un peso insostenibile per la filiera agricola europea. Nonostante questo, non esiste ancora un vaccino efficace disponibile su larga scala.
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Fonte: sanitaeinformazione.it



Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali negli animali destinati alla produzione

Pubblicata dal Ministero della Salute la relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali negli animali destinati alla produzione di alimenti e nelle carni derivate.

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Fonte: Ministero della Salute




WOAH: primo rapporto sulla salute animale nel mondo

WOAH: primo rapporto sulla salute animale nel mondoL’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) ha pubblicato, in vista della 92a sessione generale, il primo rapporto sullo stato della salute degli animali nel mondo dal quale emerge che che diverse malattie animali stanno raggiungendo nuove aree e che la metà di quelle segnalate è in grado di trasmettersi l’uomo, minacciando perciò la sicurezza alimentare globale, la salute umana e la biodiversità.

Tra i risultati principali:

  • Le malattie animali stanno migrando verso aree precedentemente non colpite, la metà (47%) delle quali ha un potenziale zoonotico, ovvero di trasmettersi dagli animali all’uomo.
  • I focolai di influenza aviaria nei mammiferi sono più che raddoppiati lo scorso anno rispetto al 2023, aumentando il rischio di un’ulteriore diffusione e di trasmissione umana.
  • L’accesso ai vaccini per il bestiame resta disomogeneo in tutto il mondo e gli sforzi per eradicare le malattie si scontrano con difficoltà finanziarie e politiche.
  • L’uso di antibiotici negli animali è diminuito del 5 % tra il 2020 e il 2022 e l’estensione della vaccinazione del bestiame a livello globale ridurrebbe il rischio di resistenza agli antibiotici.

Per rispondere alle sfide crescenti, la Woah chiede un rafforzamento dei servizi veterinari nazionali, maggiore coordinamento internazionale e investimenti in sorveglianza e diagnostica avanzata, inclusi strumenti per distinguere tra animali vaccinati e infetti, essenziali per garantire trasparenza nei commerci e interventi tempestivi.

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Fonte: WOAH




Dati e intelligenza artificiale in medicina veterinaria: dall’Ema il piano europeo per il futuro della salute pubblica

datiIn un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e i big data stanno rivoluzionando ogni settore, anche la salute animale difende oggetto di innovazione.

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha infatti presentato – insieme al network dei responsabili delle agenzie regolatorie nazionali (Hma) – un piano strategico che punta a trasformare la gestione regolatoria dei farmaci veterinari attraverso l’uso intelligente dei dati.

L’obiettivo: migliorare la salute animale e pubblica in tutta l’Unione europea entro il 2028, ottimizzando ogni fase della regolazione. Dalla sperimentazione clinica alla sorveglianza post-marketing.

Un piano per il futuro: dati e intelligenza artificiale fino al 2028

Il documento programmatico, intitolato Data and AI in Medicines Regulation to 2028”, si inserisce nella cornice più ampia della trasformazione digitale delle istituzioni europee. La strategia si basa su tre assi portanti:

  1. Governance dei dati: definizione di standard etici e normativi per il trattamento delle informazioni;

  2. Capacità analitica: rafforzamento delle competenze nella gestione di dati complessi e non strutturati;

  3. Innovazione regolatoria: uso di tecnologie predittive e machine learning per guidare le decisioni.

Perché i Big Data sono cruciali per la salute animale?

Tutti i dati – provenienti da studi clinici, pratiche veterinarie, allevamenti e farmacovigilanza – contengono informazioni preziose che possono prevedere l’insorgenza di epidemie zoonotiche, monitorare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci veterinari, supportare lo sviluppo di nuovi trattamenti e prevenire fenomeni di resistenza antimicrobica.

Attraverso la rete Darwin Eu, l’Ema mira a integrare questi dati in tempo reale, creando un ecosistema europeo di sorveglianza sanitaria digitale.

Una strategia che già oggi si concretizza attraverso diversi progetti pilotta: dall’analisi dei dati individuali riportati negli studi clinici per valutare i benefici dell’accesso granulare alla sperimentazione di modelli di intelligenza artificiale per identificare segnali di rischio precoce nei trattamenti veterinari, fino al coinvolgimento di partner pubblici e privati per condividere infrastrutture tecnologiche e modelli predittivi.

In parallelo, si sta lavorando a un ampliamento della rete Darwin Eu per estendere la raccolta e l’elaborazione di real world data anche al settore veterinario.

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Fonte: aboutpharma.com




Report ECVAM 2024 sui metodi alternativi all’utilizzo di animali

Report ECVAM 2024 sui metodi alternativi all’utilizzo di animali

E’ stato pubblicato il Report EURL (European Union Reference Laboratory) -ECVAM (European Centre for the Validation of Alternative Methods), un documento sui metodi alternativi all’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica prodotto dai Laboratori di Referenza Nazionali per i Metodi Alternativi. Il rapporto evidenzia i progressi nel contribuire agli sforzi dell’UE al fine ridurre e infine eliminare l’uso di animali nei test e nella ricerca.

Alcune conclusioni chiave:

– Boom della biotecnologia: una crescita senza precedenti nel settore biotecnologico sta guidando l’innovazione e trasformando molti settori, tra cui la ricerca biomedica, lo sviluppo di medicinali e i test in vitro.

– Standard per l’innovazione biotecnologica in vitro: il lavoro dell’ECVAM è stato determinante nel guidare gli sforzi di standardizzazione nel settore biotecnologico in vitro, incluso il contributo a una tabella di marcia di standardizzazione prodotta dal CEN-CENELEC Focus Group on Organ on Chip.

– Migliore protezione dei lavoratori e dei consumatori dalle sostanze chimiche mutagene: l’ECVAM sta guidando un gruppo di lavoro informale presso l’ONU per aggiornare i criteri di classificazione GHS per migliorare l’identificazione delle sostanze chimiche mutagene e fare un uso migliore dei dati sui pericoli non animali.

– Roadmap per eliminare gradualmente la sperimentazione sugli animali: stiamo supportando attivamente la preparazione della roadmap della Commissione per accelerare la sostituzione della sperimentazione sugli animali nelle valutazioni della sicurezza chimica.

Leggendo il rapporto completo (Report EURL-ECVM 2024) si possono approfondire i diversi punti citati e prendere visione dei progetti in atto per la sostituzione degli animali nella ricerca

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FONTE: IZS Lombardia ed Emilia Romagna