Apicoltura. Il questionario Coloss 2022/2023 sulla perdita di colonie

apicolturaAnche quest’anno l’associazione COLOSS (Prevention of honey bee COlony LOSSes, www.coloss.org)  ha predisposto il questionario con cui raccogliere informazioni sulle perdite di colonie di api. Gli Stati europei e non solo che partecipano all’indagine somministrano annualmente agli apicoltori il questionario, standardizzato e uguale per tutti gli Stati, in modo da poter comparare a livello internazionale i dati raccolti e quindi comprendere meglio i fattori di rischio implicati nella perdita di colonie.

Si chiede la collaborazione degli apicoltori, delle loro associazioni, dei veterinari e delle istituzioni coinvolte nel settore dell’apicoltura per una diffusione capillare di questa iniziativa, affinché anche l’Italia contribuisca in modo significativo a questo studio.

Compilazione del questionario

Il questionario è compilabile online, in italiano e in tedesco, dal seguente link:

Questionario COLOSS – Versione italiana » Questionario COLOSS – Versione tedesca »Alcune domande, contrassegnate da un asterisco rosso, sono particolarmente importanti per il questionario ed è obbligatorio rispondere. Altre domande (senza asterisco) sono facoltative, ma vi chiediamo di rispondere anche a queste per poterle confrontare con le risposte dei questionari raccolti negli altri stati.

È possibile salvare le risposte inserite e riprendere la compilazione in un secondo momento seguendo le istruzioni riportate.
Istruzioni per il salvataggio del questionario (in italiano) >
Istruzioni per il salvataggio del questionario (in tedesco) >

Per supporto tecnico nella compilazione del questionario:
tel. 049 8084265


Scadenze

Affinché i dati raccolti siano analizzati ed inclusi nell’indagine europea 2022-2023, è necessario compilare il questionario entro e non oltre il 15 giugno 2023 e rispondere a tutte le domande contrassegnate con un asterisco rosso. I dati raccolti saranno trasmessi, in un’unica soluzione, ai coordinatori internazionali del monitoraggio per la successiva analisi ed elaborazione.

Controllo della coerenza dei dati

Al fine di verificare la coerenza e validità dei dati inseriti, si evidenziano alcuni punti:

  1. Il numero di colonie ad inizio inverno non deve mancare e deve essere maggiori di zero
  2. Il numero delle colonie perse non deve mancare e deve essere maggiore o uguale a zero
  3. Il numero delle colonie morte, più quello delle colonie perse a causa di problemi con la regina, più quello delle colonie perse a causa di calamità naturali non deve essere maggiore del numero delle colonie all’inizio dell’inverno
  4. Gli apicoltori con 1 apiario non possono avere le loro colonie a più di 15 km di distanza l’una dall’altra, ecc.
  5. Il numero di colonie svernate che hanno avuto una nuova regina [nell’anno precedente] non può essere maggiore del numero di colonie svernate!

Fonte: IZS Venezie




Aumentare la precisione e la sensibilità nel rilevamento degli inquinanti PFAS negli alimenti

uovaTestato sulle uova un nuovo metodo ad alta sensibilità per determinare la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Un contributo alla salute pubblica attraverso la conoscenza del livello di esposizione della popolazione italiana.

Una ricerca condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo ha permesso di definire un nuovo metodo per determinare la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti, in particolare nelle uova. I PFAS, appartengono alla classe dei contaminanti organici persistenti emergenti per cui la Commissione Europea ha valutato necessario un recentissimo intervento legislativo, in vigore proprio da quest’anno, per la tutela della salute dei consumatori introducendo dei limiti per alcuni alimenti. Dal momento che i PFAS sono composti chimici utilizzati in molti prodotti industriali, di consumo e di health care, possono entrare nell’ambiente e, di conseguenza, contaminare la catena alimentare. Il loro rilevamento nei cibi è di particolare importanza, considerando che queste sostanze possono avere effetti negativi sulla salute umana con alterazioni a livello di fegato, tiroide, disordini del sistema immunitario e riproduttivo fino a problemi nello sviluppo fetale.

“Proprio a causa dei potenziali effetti dannosi – dice Manuela Leva, ricercatrice del Laboratorio Nazionale di Riferimento per gli inquinanti organici persistenti alogenati nei mangimi e negli alimenti e corresponding author dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Food Chemistry – l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) aveva già indicato la necessità di rilevare i PFAS con la più alta sensibilità possibile, prima che venisse emanata una specifica legge che ne regolasse i limiti. Con questo obiettivo, abbiamo sviluppato un metodo che ad oggi è già fruibile e che ci permette di determinare, attraverso la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa ad alta risoluzione, la presenza negli alimenti di 18 diverse molecole appartenenti a questa categoria, tra cui i quattro PFAS considerati i più dannosi. Abbiamo quindi validato e utilizzato questo metodo per analizzare 132 campioni di uova di gallina, provenienti da allevamenti sia biologici che convenzionali”.

I risultati dello studio mostrano che le uova in vendita in Italia hanno generalmente un basso livello di contaminazione da PFAS, con un dato interessante: non ci sono differenze significative tra le uova da allevamento biologico e quelle convenzionali. “E questo – sottolinea la ricercatrice – ci sembra un dato rilevante poiché dimostra che in Italia sia le uova da allevamento biologico che quelle convenzionali hanno generalmente bassi livelli di contaminazione da PFAS. Ciò fornisce una maggiore sicurezza al consumatore riguardo alla qualità delle uova che acquista”.

“Grazie a queste analisi innovative – continua Leva – abbiamo potuto anche estrapolare il contributo che le uova danno alla dieta rispetto all’esposizione di questi contaminanti. Come ci aspettavamo, i più esposti risultano i bambini, a causa del loro minore peso corporeo. I bambini, infatti, consumano una maggiore quantità di cibo in rapporto al loro peso corporeo per soddisfare le loro esigenze nutrizionali. Ciò significa che, proporzionalmente, assumono una quantità maggiore di PFAS rispetto agli adulti, il che può aumentare il loro rischio di esposizione.”

Sempre nell’ottica di studiare quanto i cittadini possano essere complessivamente esposti ai PFAS, è da sottolineare che il nuovo metodo potrebbe anche essere utilizzato per analizzare altri alimenti e altre molecole emergenti della stessa categoria. “Questa metodologia di analisi – conclude infatti la ricercatrice – potrebbe contribuire ad una più ampia valutazione dell’esposizione umana con la dieta in cui vengono inclusi anche altri alimenti o altri contaminanti. Un dato che ha già avuto un riscontro anche in termini di fruibilità per il controllo di questi inquinanti e di prevenzione dei loro effetti sulla salute”.

Fonte: IZS Lazio e Toscana




Echinococcosi cistica: grazie all’Iss il primo studio quantitativo della malattia in Europa

A disegnare la prima mappa epidemiologica della malattia in Europa è stato uno studio generato nell’ambito del progetto europeo MEME (https://onehealthejp.eu/jrp-meme/) coordinato dall’Iss ed appena pubblicato dalla rivista The Lancet Infectious Diseases. Questa ricerca quantitativa ambisce a diminuire il limite di incertezza sull’impatto dell’echinococcosi cistica umana in Europa.

I dati sull’incidenza e sui trend sull’echinococcosi cistica sono stati estratti ed analizzati attraverso una revisione sistematica della letteratura scientifica pubblicata tra il 1997 e il 2021. L’incidenza media annuale è risultata di 0,64 casi per 100mila abitanti nel continente europeo, mentre nei soli paesi Ue è stata di 0,50 casi per 100mila. L’infezione è stata valutata ad alta endemica (da uno a cinque casi ogni 100mila, secondo la definizione Oms) in otto paesi fra cui l’Italia, dove l’incidenza è risultata di 1,21 per 100mila (circa 15mila casi umani riportati nel periodo considerato, con una diminuzione statisticamente significativa nel tempo dei casi), mentre la Bulgaria ha registrato i numeri più alti (5,32 per 100mila). Calano nei paesi del Mediterraneo i casi di echinococcosi cistica, una infezione zoonotica rara, mentre il trend è segnalato in aumento in alcuni paesi sia nella parte orientale del continente (penisola balcanica) dove la malattia è storicamente endemica, sia nel nord, dove invece la patologia non è endemica ed i casi sono importati e dovuti principalmente alle migrazioni e ai viaggi in paesi endemici. Per quanto riguarda i trend l’echinococcosi cistica, rimane endemica in molte nazioni d’Europa, ma in generale con un calo dell’incidenza. Questo studio ha identificato in Europa un totale di circa 64mila casi umani, evidenziando quanto questa malattia infettiva parassitaria sia negletta dai sistemi sanitari nazionali anche in Europa.

Che cos’è l’echinococcosi cistica

L’echinococcosi cistica umana è un’infezione parassitaria cosmopolita causata dallo stadio larvale di un cestode appartenente al complesso di specie Echinococcus granulosus s.l. L’echinococcosi appartiene all’attuale gruppo di 20 malattie tropicali trascurate (Neglected Tropical Diseases, NTDs) prioritizzate dall’OMS a causa del loro impatto sulla salute globale. Il verme adulto è una piccola tenia lunga pochi mm che parassita l’intestino tenue dei cani (ospiti definitivi) mentre lo stadio larvale, rappresentato da una o più cisti parassitarie, infetta gli organi interni (principalmente il fegato e i polmoni) degli animali da allevamento come gli ovini (ospiti intermedi). La malattia si trasmette all’uomo dagli ospiti definitivi tramite la contaminazione ambientale delle uova escrete dal verme adulto: può quindi avvenire per contatto mano-bocca con cani infetti o con superfici contaminate o per ingestione di alimenti o acque contaminate.

Nelle specie animali sensibili la malattia ha un decorso cronico ed asintomatico e la diagnosi è anatomopatologica in sede di ispezione post mortem al macello, con il ritrovamento delle cisti in uno o più organi.

Nell’uomo la malattia evolve generalmente in forma cronica senza sintomi specifici e nell’1-3% dei casi l’esito è fatale. Può quindi accadere che la malattia non sia diagnosticata per tutta od una parte della vita o, occasionalmente, a seguito di indagini strumentali (radiografie, ecografie, TAC) o per disfunzioni di organi interessati dalla presenza delle cisti che possono raggiungere anche i 20 cm di diametro.

Fonte: ISS




Sicurezza delle nanotecnologie nell’alimentazione, l’Iss capofila nello studio di metodi alternativi alla sperimentazione animale

nanotecnologieAll’Istituto 1,2 milioni di euro per la ricerca in nanotossicologia con le New Approach Methodologies (NAM)

Le nanotecnologie sono utilizzate negli ambiti più diversi, inclusa la nutrizione umana, e trovano crescente applicazione nella produzione agroalimentare. Per utilizzarle in modo sicuro serve una comprensione profonda della loro interazione con l’organismo e a questo scopo possono essere impiegati una serie di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Per far progredire questi metodi e promuovere il loro utilizzo nella valutazione del rischio l’Efsa, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, ha assegnato un finanziamento di 5,3 milioni di euro al consorzio costituito per iniziativa dell’Iss comprendente prestigiose istituzioni internazionali in risposta alla call NAMS4NANO.

Le New Approach Methodologies (NAM) sono il vasto insieme di approcci metodologici alternativi alla sperimentazione animale comprendenti organismi diversi da mammiferi (ad esempio embrioni di pesce), colture cellulari, modelli in silico basati sulle tecnologie informatiche, tecnologie omiche. Se adeguatamente sviluppato, l’uso integrato delle diverse NAM può fornire informazioni scientificamente valide in modo più rapido ed efficiente rispetto agli studi su animali. Progredire nell’uso delle NAM per comprendere gli effetti dei nanomateriali e i meccanismi associati quale problema emergente della valutazione del rischio tossicologico in sicurezza alimentare, questo l’obiettivo del progetto che si articola in 3 lotti, uno dei quali coordinato dall’Iss. Il finanziamento globale dell’Iss è pari a 1,2 milioni di euro.

Abbiamo proposto un sistema di qualifica per facilitare l’uso delle NAM in ambito regolatorio  – afferma Francesco Cubadda (Dipartimento di Sicurezza alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria), capofila dell’Iss e coordinatore del lotto 3 – e 10 casi studio. I primi cinque ambiscono a dimostrare come le NAM siano in grado di gettare luce su aspetti specifici dei materiali sulla nanoscala e come dall’integrazione dei dati così prodotti con le evidenze esistenti (studi animali o sull’essere umano) si possa condurre una valutazione del rischio completa. Gli altri cinque casi studio hanno un contenuto più metodologico: ambiscono a sviluppare strumenti e metodi per affrontare gli aspetti ‘nanospecifici’ nelle diverse fasi della valutazione del rischio.

Come richiesto dall’EFSA, i casi studio si incentrano sia su nanomateriali sia su materiali convenzionali con una frazione sulla nanoscala, tutti con stretta attinenza all’impiego nella filiera agroalimentare. Gli ambiti presi in considerazione sono le fonti di nutrienti presenti, ad esempio, negli integratori, i novel foods, gli additivi alimentari, gli additivi per l’alimentazione animale, i materiali a contatto con gli alimenti e i pesticidi. I casi studio saranno utilizzati dall’EFSA per aggiornare le linee guida dell’Autorità sulla valutazione del rischio di materiali integralmente o parzialmente sulla nanoscala impiegati nella produzione di alimenti.

Per saperne di più https://www.efsa.europa.eu/it/art36grants/article36/gpefsamese202201-nams4nano-integration-new-approach-methodologies-results

Fonte: ISS




Combattere la Listeria Monocytogenes studiando le sue grandi capacità di adattamento

Listeria monocytogenesUna ricerca per capire come questo pericoloso batterio sia capace di sopravvivere, anche in condizioni molto difficili, mediante la produzione di determinate proteine, alcune delle quali attualmente prive di funzione nota

Listeria monocytogenes , uno dei più pericolosi microrganismi patogeni trasmessi attraverso gli alimenti, è un batterio decisamente resistente, capace di sopravvivere e persino riprodursi in condizioni ambientali particolarmente dure, dalla temperatura al sale, dall’acidità alla scarsità di acqua. Grazie a queste caratteristiche, non solo Listeria è largamente diffuso nell’ambiente, ma può contaminare gli ambienti delle industrie alimentari, dove la sua eliminazione può diventare particolarmente difficile.

La chiave è nell’adattabilità: di fronte agli stress ambientali il batterio attiva specifiche parti del suo codice genetico, che porta alla sintesi di proteine che lo rendono capace di fronteggiare situazioni avverse. Proprio la comprensione di come Listeria si adatti all’ambiente è alla base di un nuovo lavoro scientifico realizzato dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per Listeria monocytogenes dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo (IZSAM) e pubblicato sulla rivista Proteomics.

Lo studio ha preso in esame un particolare ceppo di Listeria, denominato ST7, che negli anni passati è stato responsabile di una serie di focolai di listeriosi nell’Italia centrale, con casi anche molto gravi. I ricercatori hanno sottoposto i batteri a condizioni ambientali moderatamente stressanti variando la temperatura, il livello di acidità e la concentrazione di sale. “Le condizioni che abbiamo scelto – dice Federica D’Onofrio, dottoranda presso la Facoltà di Bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell’Università di Teramo, prima firmataria del lavoro – sono le stesse che possono verificarsi nelle fasi di produzione, distribuzione e vendita di prodotti alimentari. In altri termini, sono molto vicine alla realtà dei cibi che possiamo trovare in negozi o supermercati”.

Per ogni diversa situazione gli autori dello studio hanno quindi analizzato i batteri mediante tecniche di immunoproteomica e bioinformatica. Questo ha permesso di individuare quali geni si erano attivati in risposta agli stress, sintetizzando le proteine corrispondenti. “Abbiamo visto – continua D’Onofrio – che, rispetto ai batteri cresciuti in condizioni ottimali, quelli sottoposti a stress producevano specifiche proteine, alcune delle quali attualmente prive di funzione nota. I meccanismi biologici coinvolti in questa risposta sono quelli della motilità cellulare, del metabolismo dei carboidrati, dello stress ossidativo e della riparazione del DNA”.

In altre parole, come avviene per ogni organismo vivente,  Listeria cerca di adattarsi per sopravvivere. Solo che riesce a farlo in modo particolarmente efficiente. “La produzione di proteine determinata dall’attivazione di specifici geni in condizioni stressanti – dice Mirella Luciani, Reparto Immunologia e Sierologia IZSAM, tutor di Federica D’Onofrio per il dottorato – è  l’elemento alla base della capacità di questi batteri di diffondersi nell’ambiente e, in certi casi, di persistere anche negli impianti di produzione alimentare. Considerando quanto la listeriosi possa essere pericolosa per alcune categorie particolarmente vulnerabili come i bambini, gli anziani, gli immunodepressi e le donne in gravidanza, approfondire i meccanismi di difesa dei batteri ci potrà aiutare nello studio di nuove strategie per combatterli”.

Fonte: IZS Teramo




La general Food Law e l’EFSA compiono 20 anni

Bandiera Unione EuropeaGli europei hanno fiducia nella sicurezza dei loro alimenti, pur non sapendo, forse, che un solido quadro giuridico dell’UE protegge ogni aspetto della filiera alimentare. Alexandra Nikolakopoulou della DG SANTE parla della General Food law, adottata 20 anni fa, dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) da essa istituita e del modo in cui queste contribuiscono a garantire la sicurezza della produzione e della distribuzione di alimenti e mangimi.

La legislazione alimentare generale ha raggiunto i propri obiettivi da quando è stata adottata 20 anni fa?

Gli effetti del regolamento sulla legislazione alimentare generale non vanno sottovalutati. Adottato a seguito di una serie di incidenti alimentari verificatisi alla fine degli anni 1990, le sue definizioni comuni, i suoi obiettivi e principi generali hanno ridefinito e rimodellato la legislazione e la politica alimentare dell’UE. L’elemento più importante tra questi è il principio di analisi dei rischi, secondo cui la legislazione alimentare deve basarsi su dati scientifici.

Il regolamento ha istituito l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e stabilito il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF) e le principali procedure e strumenti per la gestione delle emergenze e delle crisi.

Quindi sì, la legislazione alimentare generale sta facendo ciò per cui è stata creata, ovvero contribuisce ad un’alta salvaguardia della vita umana e degli interessi dei consumatori in relazione agli alimenti, proteggendoli dai rischi lungo la filiera alimentare. Fornisce inoltre all’Unione europea uno dei sistemi di sicurezza alimentare più solidi ed efficienti al mondo.

Quest’anno l’EFSA celebra il suo ventesimo anniversario! In che modo contribuisce al funzionamento della filiera alimentare?

L’EFSA ha consolidato l’approccio scientifico all’elaborazione delle politiche e ha contribuito a fornire alle misure dell’UE una solida base scientifica. Ha mantenuto la fiducia nell’approvvigionamento alimentare e rafforzato le norme e la sicurezza alimentare dell’UE.

L’EFSA ha inoltre rilanciato la collaborazione con organismi scientifici nazionali ed internazionali e lo scambio di informazioni con gli Stati membri e la Commissione. Il risultato è stato la comprensione reciproca sui rischi connessi agli alimenti, la riduzione drastica del rischio di duplicazione e la diminuzione delle divergenze scientifiche con altri organismi di valutazione dei rischi.

Sebbene l’attività principale dell’EFSA consista nel valutare i rischi, essa informa e dialoga anche con il pubblico in merito ai rischi nella filiera alimentare attraverso campagne di sensibilizzazione (ad esempio, la campagna #EUChooseSafeFood).

I cittadini dell’UE sono preoccupati per la sicurezza alimentare?

In una recente indagine Eurobarometro sulla sicurezza alimentare nell’UE, sette intervistati su dieci in tutta l’UE (70%) hanno dichiarato di essere “personalmente interessati” al tema della sicurezza alimentare.

Se il prezzo degli alimenti resta il criterio che più influenza gli acquisti di prodotti alimentari, seguito dai gusti, quasi la metà dei consumatori pensa anche alla sicurezza alimentare. Il 41% dei cittadini dà per scontato che gli alimenti acquistati siano sicuri.

Dall’indagine risulta anche che la maggior parte dei cittadini riconosce che lo stato dell’ambiente, degli animali e delle piante incide sulla salute umana.

La legislazione alimentare generale è ancora adatta alla complessità della filiera alimentare?

Dall’adozione della legislazione alimentare generale, il contesto politico e socioeconomico si è evoluto, andando ad influire sulla percezione e sulle aspettative dei consumatori riguardo alla filiera alimentare. Eppure, questa legislazione resta attuale e pertinente nell’affrontare la complessità della filiera alimentare, come confermano le conclusioni della valutazione REFIT della Commissione del 2018 sull’adeguatezza ed efficacia della legislazione.

Inoltre, la legislazione alimentare generale è stata modificata nel 2019 dal regolamento sulla trasparenza per garantire un miglior coordinamento della comunicazione dei rischi e per rafforzare ulteriormente la limpidezza della valutazione dei rischi e l’affidabilità e l’indipendenza degli studi alla base delle valutazioni dell’EFSA, tutelando al contempo la legittimità delle informazioni commerciali riservate.

L’EFSA guarda avanti con la strategia 2027. Perché era necessaria una nuova strategia?

Il regolamento sulla trasparenza, in vigore dal 2021, ha rafforzato il ruolo dell’EFSA. A causa delle sue maggiori responsabilità e degli sviluppi politici a livello dell’UE, come il Green Deal, la strategia “dal produttore al consumatore”, la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili e la strategia sulla biodiversità, il fulcro delle attività dell’EFSA sta cambiando.  Anche crisi globali come la pandemia e l’attuale guerra in Ucraina hanno serie conseguenze sulla filiera alimentare, sulla disponibilità e sulla sicurezza degli alimenti. La strategia 2027 era necessaria per definire in che modo l’EFSA intende rispondere al presente contesto in evoluzione per offrire un servizio sempre migliore ai suoi clienti, ai partner, alle parti interessate e al pubblico in generale.

Fonte: Commissione europea




Consultazione pubblica sulle nitrosammine negli alimenti: spiegazione del progetto di parere scientifico

logo-efsaLe nitrosammine (o più formalmente N-Nitrosammine) sono composti chimici che possono formarsi negli alimenti a seguito della preparazione e trasformazione di questi ultimi. Tali sostanze sono state rilevate in svariati tipi di prodotti alimentari, quali prodotti a base di carne ottenuti mediante salatura, pesce trasformato, cacao, birra e altre bevande alcoliche. Le nitrosammine possono anche essere presenti in diversi altri alimenti, come la carne cotta, gli ortaggi trasformati, i cereali, i prodotti lattiero-caseari oppure in alimenti fermentati, sottaceto e speziati. Alcune nitrosammine sono genotossiche (possono danneggiare il DNA) e cancerogene (possono causare il cancro). Il progetto di parere dell’EFSA valuta i rischi per la salute pubblica correlati alla presenza di nitrosammine negli alimenti.

La prof.ssa Bettina Grasl-Kraupp presiede il gruppo di lavoro costituito dagli esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) che ha redatto il parere sulle nitrosammine attualmente sottoposto a consultazione pubblica fino al 22 novembre 2022.

Potrebbe descrivere brevemente il lavoro svolto? Quali sono i risultati principali?

Abbiamo iniziato con la valutazione dei danni potenziali causati dalle nitrosammine negli esseri umani e negli animali. Abbiamo quindi valutato i rischi per la salute per la popolazione dell’UE. Stando alle conclusioni della valutazione è altamente probabile che per tutte le fasce di età l’esposizione alimentare alle nitrosammine sia superiore al livello a partire dal quale potrebbero sussistere preoccupazioni per la salute.

Come ha valutato il rischio derivante da queste sostanze genotossiche e cancerogene?

Nella valutazione delle sostanze genotossiche e cancerogene casualmente presenti nella catena alimentare, l’EFSA calcola un margine di esposizione per i consumatori, ossia un rapporto tra due fattori: la dose alla quale viene osservato un effetto avverso di piccola entità ma misurabile e il livello di esposizione a una sostanza per una data popolazione. In generale ottenendo un rapporto superiore a 10 000 non sussistono particolari preoccupazioni per i consumatori.

Nella nostra valutazione abbiamo considerato l’incidenza di tumori epatici nei roditori quale principale effetto nocivo attribuibile all’esposizione alle nitrosammine. Abbiamo applicato la cancerogenicità della nitrosammina più potente (N-nitrosodietilamilamina, NDEA) alle altre nitrosammine riscontrate negli alimenti al fine di creare lo scenario più sfavorevole.

Questa valutazione è collegata al parere dell’EFSA sui nitrati e nitriti pubblicato nel 2017?

È possibile che vi sia un nesso tra nitriti e formazione di nitrosammine. Nell’ambito della nuova valutazione della sicurezza di nitriti e nitrati condotta nel 2017, gli esperti dell’EFSA hanno riscontrato livelli elevati di nitrosammina nei prodotti a base di carne, ma le informazioni non erano sufficienti per stabilire un nesso tra questi livelli e i nitriti presenti negli alimenti come additivi.

Quali sono le attuali lacune in fatto di conoscenze? Quali altre informazioni vorrebbe ricevere nel corso della consultazione pubblica?

Ci interessa ricevere riscontri su tutti gli aspetti del nostro parere, in particolare sugli scenari di esposizione utilizzati nella valutazione, per ridurre l’incertezza nel calcolo dell’esposizione mediante gli alimenti. L’incertezza è dovuta all’elevata percentuale di risultati che si verificano al di sotto dei limiti di quantificazione e alla limitata disponibilità di dati per la valutazione dell’esposizione alimentare alle nitrosammine.

In che modo il mondo accademico e altre parti interessate contribuiscono al parere finale?

Fonte: EFSA




Stop all’import in Ue di alimenti con residui di pesticidi nocivi per api

apicolturaL’Ue va verso il divieto di importare alimenti con residui di pesticidi nocivi per le api. È la prima volta che l’Unione Europea – e più in generale un membro Wto – impone limitazioni all’import di alimenti sulla base di una questione ambientale e non per motivi di salute dei consumatori.

L’uso all’aperto dei due insetticidi, appartenenti alla classe dei neonicotinoidi, è vietato nell’Ue dal 2018. «Dato il loro impatto negativo sugli impollinatori di tutto il mondo, comprese le api, l’uso di questi due neonicotinoidi è già stato vietato nell’Ue – ha spiegato la commissaria competente Stella Kyriakides –. Oggi facciamo un ulteriore passo avanti, contribuendo alla transizione verso sistemi alimentari sostenibili anche a livello mondiale».

Secondo il regolamento proposto dalla Commissione europea e approvato oggi dagli Stati membri, per queste sostanze si applicheranno limiti massimi di residui al livello più basso misurabile, non solo sui prodotti alimentari made in Ue ma anche su quelli importati.
La Commissione aveva notificato la misura al Wto nei mesi scorsi e dieci grandi partner commerciali, dal Giappone agli Usa, dal Brasile al Sudafrica, hanno pubblicamente bocciato l’iniziativa.
Il regolamento sarà sottoposto al Consiglio e al Parlamento, che hanno due mesi di tempo per reagire. Se le due istituzioni non si opporranno, sarà adottato all’inizio del 2023.




Kyriakides, allineare etichette nutrizionali e di origine

E’ arrivato il momento di “allineare” i diversi sistemi di etichettatura in Europa, tenendo conto sia del “parere dell’Efsa che sottolinea il ruolo della dieta mediterranea”, sia del fatto che i consumatori preferiscono etichette nutrizionali “semplici e colorate”.

Lo ha detto la Commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides durante il pranzo dei ministri dell’agricoltura Ue, in cui si è discusso in particolare del Nutriscore.

“Molti di voi hanno introdotto raccomandazioni o leggi nazionali sull’etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore della confezione, l’origine di determinati alimenti e l’etichettatura delle bevande alcoliche – ha sottolineato Kyriakides – tuttavia, questi sistemi non sono allineati” e “possono creare confusione nei consumatori, ostacoli alla libera circolazione delle merci e costi aziendali aggiuntivi”.

“Sarete quindi d’accordo sul fatto che è giunto il momento di una soluzione europea”, ha aggiunto.

“Stiamo attualmente finalizzando un’approfondita valutazione d’impatto” per “la “futura proposta di revisione delle norme”, ha spiegato Kyriakides, tenendo conto del “parere dell’Efsa che sottolinea il ruolo della dieta mediterranea” e degli studi del Centro comune di ricerca della Commissione “che dimostrano come i consumatori generalmente apprezzino le etichette nutrizionali sulla parte anteriore della confezione e utilizzino in modo più efficace quelle semplici e colorate”.

Fonte: ansa.it




Casi di Listeriosi alimentare segnalati in diverse regioni

Listeria monocytogenesResta alta l’attenzione del Ministero della salute a seguito dell’aumento di casi clinici di listeriosi alimentare registrati in diverse regioni italiane, dovuti alla contaminazione di alimenti da parte del batterio Listeria monocytogenes. Le verifiche, effettuate dal gruppo di lavoro istituito dal Ministero della Salute per fronteggiare la diffusione del batterio, hanno rilevato una correlazione tra alcuni dei casi clinici e la presenza del ceppo di Listeria ST 155 in wϋrstel a base di carni avicole prodotti dalla ditta Agricola Tre Valli – IT 04 M CE. La presenza è stata confermata anche da campionamenti effettuati presso lo stabilimento.

Ritiro dei prodotti alimentari da parte degli operatori

L’azienda ha avviato tutte le misure a tutela del consumatore con il ritiro dei lotti risultati positivi (1785417 e 01810919) e, in applicazione del principio di massima precauzione, di tutti quelli prodotti prima del 12 settembre 2022. Ha inoltre messo in atto una comunicazione rafforzativa di quanto già indicato sui prodotti direttamente nei punti vendita.

Al momento sono in atto ulteriori indagini anche su altre matrici e su altri tipi di prodotti che potrebbero essere correlati ai casi umani di listeriosi.

Che cos’è e dove si trova il batterio Listeria

Listeria monocytogenes, responsabile della listeriosi, è un batterio ubiquitario che può essere presente nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione e può contaminare diversi alimenti come, latte, verdura, formaggi molli, carni poco cotte, insaccati poco stagionati. La principale via di trasmissione per l’uomo è quella alimentare. Bambini e adulti sani possono essere occasionalmente infettati, ma raramente sviluppano una malattia grave a differenza di soggetti debilitati, immunodepressi e nelle donne in gravidanza in cui la malattia è più grave.

La gravità della sintomatologia varia sensibilmente in funzione della dose infettante e dello stato di salute dell’individuo colpito. Si va da forme simil-influenzali o gastroenteriche, accompagnate a volte da febbre elevata fino, nei soggetti a rischio, a forme setticemiche, meningiti o aborto.

Listeria monocytogenes resiste molto bene alle basse temperature e all’essiccamento, in alimenti conservati a temperatura di refrigerazione (4°C). È invece molto sensibile alle usuali temperature di cottura domestica degli alimenti.

Cosa fare: igiene in cucina e cottura degli alimenti

Il Ministero della Salute invita i consumatori a prestare massima attenzione alle corrette modalità di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti, nel caso specifico dei würstel, indicate in modo preciso nell’etichetta presente sulla confezione, che normalmente comportano la cottura prima del consumo.

L’adozione di semplici regole di igiene nella manipolazione degli alimenti, anche a livello domestico, riduce infatti il rischio di contrarre la malattia.

In particolare:

  • lavarsi spesso le mani, pulire frequentemente tutte le superfici e i materiali che vengono a contatto con gli alimenti (utensili, piccoli elettrodomestici, frigorifero, strofinacci e spugnette);
  • conservare in frigorifero gli alimenti crudi, cotti e pronti al consumo in modo separato e all’interno di contenitori chiusi;
  • cuocere bene gli alimenti seguendo le indicazioni del produttore riportate in etichetta;
  • non preparare con troppo anticipo gli alimenti da consumarsi previa cottura (in caso contrario conservarli in frigo e riscaldarli prima del consumo);
  • non lasciare i cibi deperibili a temperatura ambiente e rispettare la temperatura di conservazione riportata in etichetta.

Fonte: Ministero della Salute