Microplastiche e nanoplastiche nei prodotti ittici. Quali rischi per l’uomo?

microplasticheÈ stata pubblicata a giugno 2016, da parte del gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) dell’EFSA, una relazione sulla presenza di particelle di microplastica e nanoplastica negli alimenti,  in particolare nei prodotti ittici

Il CONTAM ha provveduto a effettuare un riesame della letteratura scientifica attualmente disponibile in materia e a valutare  il rischio di esposizione per l’uomo attraverso il consumo di alimenti contaminati.

Il Ceirsa, Centro interdipartimentale di Ricerca e documentazione sulla sicurezza alimentare della Regione Piemonte- ASL TO 5, propone una sintesi del Documento “EFSA Panel on Contaminants in the Food Chain  – Presence of microplastics and nanoplastics in food, with particular focus seafood”.

Tenuto conto del fatto che i dati attualmente presenti su concentrazioni, tossicità e tossicocinetica sono estremamente ridotti e riguardano esclusivamente le microplastiche, mentre la comunità scientifica non dispone ancora di informazioni per quanto riguarda le nanoplastiche, dal documento Efsa emerge un  rischio di esposizione per l’uomo alle microplastiche in seguito al consumo di pesce basso, dal momento che nella maggior parte dei casi stomaco e intestino dei pesci vengono eliminati.

Il rischio può invece risultare maggiore quanto riguarda i molluschi bivalvi e i crostacei, di cui viene consumato il tratto gastroenterico.

In ogni caso l’Efsa in conclusione raccomanda un’ulteriore implementazione e standardizzazione dei metodi analitici per il rilevamento delle micro e nanoplasticheper al fine di valutare la loro presenza e quantificarla negli alimenti. Si rendono inoltre necessari ulteriori studi volti ad approfondire la tossicocinetica e tossicità di tali composti sia negli organismi marini che nell’uomo.

A cura della segreteria SIMeVeP




Focolaio epidemico plurinazionale di Salmonella Poona legato al consumo di un alimento per lattanti

salmonella poonaUn focolaio epidemico plurinazionale di Salmonella Poona che ha colpito alcuni bambini piccoli in Francia, Belgio e Lussemburgo sembra avere, in base alle valutazioni effettuate, una comune fonte alimentare.

Funzionari sanitari di Francia, Belgio e Lussemburgo hanno segnalato casi di Salmonella Poona in alcuni bambini piccoli. I casi sono tutti geneticamente legati al medesimo focolaio. Complessivamente sono stati riferiti nell’UE 32 casi confermati: 30 in Francia, 1 in Belgio, 1 in Lussemburgo. Tutti i pazienti hanno manifestato i sintomi tra l’agosto del 2018 e il febbraio del 2019.

Una valutazione dell’EFSA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) indica che la fonte comune del focolaio è costituita da tre alimenti per lattanti a base di riso prodotti da una fabbrica in Spagna tra l’agosto e l’ottobre del 2018 e commercializzati da una società francese.

Tutti i soggetti interessati per i quali sono disponibili informazioni hanno consumato tali prodotti (30 su 32).

I prodotti sono stati venduti anche in altri Paesi (dell’UE, dell’EFTA e altro) tramite vendite online e grossisti. La società francese ha venduto i prodotti anche in quattro Paesi extraeuropei.

Finora tutti i test eseguiti presso lo stabilimento spagnolo e su campioni dei lotti coinvolti sono risultati negativi per Salmonella Poona. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che Salmonella è in genere difficile da rilevare nei prodotti secchi e richiede metodiche di campionamento e di laboratorio caratterizzate da un alto grado di sensibilità.

Nei Paesi in cui i prodotti sono stati distribuiti sono stati emanati avvisi per il pubblico ed effettuati richiami del prodotto, il che dovrebbe, secondo gli esperti dell’EFSA e dell’ECDC, ridurre il rischio di nuove infezioni.

•Rapporto: Multi-country outbreak of Salmonella Poona infections linked to consumption of infant formula

Fonte: EFSA




Esposizione a nanomateriali nei luoghi di lavoro

Le proprietà uniche dei materiali manipolati alla scala nanometrica permettono di realizzare
applicazioni innovative in molti settori produttivi; tuttavia, proprio per le loro caratteristiche nuove, i nanomateriali possono rappresentare un rischio emergente per la salute e la sicurezza, che deve essere valutato e gestito tramite un approccio specifico, in particolare all’interno della complessità degli ambienti di lavoro.

L’Inail ha pubblicato il volune “Esposizione a nanomateriali nei luoghi di lavoro – Gestione e comunicazione del rischio” che raccoglie i principali risultati del progetto ‘NanoLab: Metodologia di analisi dell’esposizione ai nanomateriali ingegnerizzati integrata alle tecniche di control banding per la gestione del rischio nei luoghi di lavoro’, illustra le fasi della metodologia sviluppata sulla base degli standard di riferimento, e l’applicazione in tre casi studio di nano-oggetti di dimensionalità differenti (grafene, nanofili e nanoparticelle) realizzati nei laboratori di ricerca e sviluppo degli enti partner.




All’Iss una struttura interdisciplinare sulle nanotecnologie

L’Istituto Superiore di Sanità ha istituito delle “Strutture di missione temporanea” (Smt) ovvero delle strutture interdipartimentali che utilizzano le diverse professionalità presenti in Istituto per la risoluzione di obiettivi di salute a medio termine, attraverso la complementarietà, l’integrazione e l’interdisciplinarietà.

Le strutture temporanee si prefiggono di raggiungere gli obiettivi entro un minimo di tre anni, rinnovabile al massimo in altri tre.

Fra i primi quattro progetti avviati, una Smt è dedicata alle Nanotecnologie, coordinata da Flavia Barone, del Dipartimento Ambiente e Salute  e composta da 60 ricercatori appartenenti a 6 differenti strutture interne con l’intento di consolidare e incrementare il patrimonio di conoscenze presenti in ISS sulla tematica, sia attraverso il proseguimento delle attività in corso sia attraverso la finalizzazione di nuove proposte progettuali.

Obiettivo l’identificazione dei possibili rischi e benefici per la salute umana e per l’ambiente derivanti dall’utilizzo in differenti ambiti (chimico, farmaceutico, biomedicale) dei nanomateriali, e delle strategie da adottare per la mitigazione di eventuali rischi.

E’ prevista la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali; lo sviluppo di strategie innovative per una corretta valutazione del pericolo, per dare a breve termine il supporto richiesto dagli organismi regolatori; la creazione di un network nazionale, coordinato dall’ISS in collaborazione con il Ministero della Salute, con la partecipazione di differenti attori provenienti dagli organismi regolatori, dalla comunità scientifica e dall’industria, per una incisiva presenza in contesti internazionali e per la definizione di un Action Plan nazionale sulla sicurezza dei nanomateriali.

Le nanotecnologie sono state definite dalla Commissione Europea come una delle sei tecnologie abilitanti fondamentali per la società e per l’economia (Key Enabling Technologies, KETs) e sono state inserite dai governi europei tra i temi prioritari per la salute dell’uomo e dell’ambiente (Parma Declaration on Environment and Health, Oms 2010).

Le altre Strutture di missione temporanea sono dedicate alle demenze, alle malattie rare senza diagnosi e all’inquinamento ambientale e salute dei più piccoli.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Focolaio plurinazionale di Salmonella Agona: probabile legame con alimenti pronti

In cinque Paesi europei sono stati segnalati 147 casi di persone infette da ceppi di Salmonella Agona, 122 si sono verificati a partire dall’inizio del 2017 mentre i rimanenti 25 sono stati identificati a posteriori tra il 2014 e il 2016.

Il numero delle persone interessate segnalate in ogni Paese ammonta a: 129 nel Regno Unito, 15 in Finlandia, 1 in Danimarca, 1 in Germania e 1 in Irlanda.

Sulla base delle informazioni disponibili, gli esperti dell’EFSA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ritengono che la fonte dell’infezione potrebbero essere prodotti pronti per il consumo, contenenti cetrioli e preparati nel Regno Unito. Tuttavia, non sono riusciti a individuare il punto preciso all’interno della catena di produzione nel quale si è verificata la contaminazione.

Gli esperti hanno avvertito che, fino a quando non saranno individuati la fonte dell’infezione e il punto preciso della contaminazione nella catena di produzione, potrebbero verificarsi nuovi casi.

Multi-country outbreak of Salmonella Agona infections possibly linked to ready-to-eat food

Fonte: Efsa




Listeria monocytogenes. Richiami precauzionali in Italia, ma nessun focolaio

Al momento non risultano focolai di infezione da Listeria monocytogenes in Italia: in via precauzionale sono stati richiamati dal mercato da parte di Operatori del Settore Alimentare (OSA) alcuni prodotti alimentari a seguito dell’allerta europea proveniente dall’Ungheria relativa alla presenza del batterio in vegetali surgelati.

Lo comunica il Ministero della salute che ha attivato anche i Nas, che stanno compiendo ispezioni a campione.  “Presto conto di avere un quadro esauriente della situazione” ha detto il Ministro Giulia Grillo.

Sul sito del Ministero è possibile consultare i richiami di prodotti alimentari da parte degli operatori:

Ai consumatori è richiesto di verificare il marchio, il nome del produttore e i lotti di produzione riportati sulle confezioni. Qualora in possesso dei  prodotti richiamati, ricordiamo che questi non devono essere consumati e vanno riportati al punto vendita.

Listeria monocytogenes è un batterio resistente alle basse temperature e provoca tossinfezioni alimentari. Viene inattivato con la cottura a temperature superiori ai 65 °C.

Per saperne di più sulle procedure di richiamo di prodotti non conformi e sul sistema di pubblicazione dei dati inerenti i prodotti richiamat è possibile consultare la nota del Ministero di dicembre 2016

Per saperne di più su Listeria e listeriosi è possibile consultare le pagine dedicate sul sito dell’Efsa e sul sito dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

A cura della segreteria SIMeVeP




Un modello per comunicare l’incertezza: dite la vostra sull’approccio Efsa

Sei un comunicatore scientifico? Utilizzi i pareri scientifici sulla sicurezza alimentare per il tuo lavoro? Ci piacerebbe avere la tua opinione sull’approccio che stiamo proponendo per comunicare la presenza di incertezze nelle valutazioni scientifiche.

Per quale motivo è importante comunicare le incertezze scientifiche?

Gli scienziati EFSA vorrebbero introdurre un metodo più armonizzato e trasparente per spiegare i limiti delle conoscenze scientifiche, le cosiddette “incertezze” nelle valutazioni scientifiche. L’approccio comunicativo che proponiamo intende aiutare i nostri diversi utenti a comprendere tali informazioni, esprimendole in un linguaggio più accessibile e adattato alle loro esigenze.

Per sperimentare e migliorare il nostro approccio di comunicazione, ci piacerebbe avere, in particolare, il parere dei seguenti soggetti:
•comunicatori scientifici come scrittori, redattori, giornalisti, addetti stampa e pubblica informazione sulla sezione 3 contenente indicazioni pratiche per comunicare l’incertezza: quanto sono comprensibili e facile da seguire? Riuscireste a utilizzare un documento del genere? In caso contrario, come potrebbe essere reso più fruibile?
•sociologi e accademici specializzati nella comunicazione delle incertezze scientifiche: esistono ulteriori ricerche sulle diverse percezioni del pubblico circa le probabilità, le informazioni verbali opposte a quelle numeriche, e le espressioni cautelative, nonché sull’uso di immagini per comunicare l’incertezza?
•Decisori, valutatori scientifici, portatori di interesse che si occupano di aree di sicurezza alimentare e salute pubblica e che usano le comunicazioni dell’EFSA o di altri organismi di consulenza scientifica di livello nazionale, europeo o internazionale: avete idee o esperienze che ci aiutino a migliorare il nostro approccio? In che modo tale approccio potrebbe essere adattato per aiutarvi a capire meglio o spiegare i risultati di un’analisi delle incertezze?

Vi saremmo grati se voleste inviarci i vostri commenti per iscritto entro il 24 giugno 2018.

Per ulteriori informazioni, consultate la nostra pagina relativa alla consultazione, il nostro approfondimento sul tema dell’incertezza scientifica, o partecipate al dibattito sulla pagina EFSA su Research Gate.

Fonte: Efsa




Listeria monocytogenes: aggiornamento sul focolaio in nord Europa

maisUna partita di mais surgelato e forse altri ortaggi surgelati sembrano essere la probabile fonte di un focolaio infettivo di Listeria monocytogenes che ha interessato Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito dal 2015 in poi.

Gli esperti che hanno lavorato alle indagini sul focolaio si sono serviti della tecnica del sequenziamento dell’intero genoma per individuare la fonte alimentare, che inizialmente si pensava fosse limitata al solo mais surgelato. Dall’8 giugno 2018 sono stati segnalati 47 casi, nove dei quali fatali.

Gli stessi ceppi di L. monocytogenes sono stati riscontrati in ortaggi surgelati prodotti dalla medesima azienda ungherese nel 2016, 2017 e 2018, il che suggerisce una persistenza dei ceppi nell’impianto di trasformazione nonostante l’esecuzione di procedure di pulizia e disinfezione.

Le informazioni disponibili confermano la contaminazione dello stabilimento ungherese. Sono necessarie tuttavia ulteriori indagini, tra cui campionamenti ed esami di laboratorio approfonditi, per individuare i punti esatti di contaminazione dell’ambiente dello stabilimento ungherese. La stessa raccomandazione è applicabile ad altre aziende appartenenti allo stesso gruppo dell’operatore ungherese, nel caso venisse rilevata una contaminazione dell’ambiente dei loro stabilimenti.

Il 29 giugno 2018 l’Ufficio ungherese per la sicurezza della catena alimentare ha vietato la commercializzazione di tutti i prodotti ortofrutticoli surgelati prodotti nell’impianto interessato tra l’agosto 2016 e il giugno 2018, ordinandone l’immediato ritiro e richiamo. E’ probabile che quest’ultima misura riduca notevolmente il rischio di infezioni nell’uomo e contenga il focolaio. Ogni attività di surgelamento nello stabilimento è stata sospesa.

Tuttavia potrebbero ancora emergere nuovi casi in ragione del lungo periodo di incubazione della listeriosi (fino a 70 giorni), della lunga durata di conservazione dei prodotti a base di mais surgelato e del consumo potenziale di mais surgelato acquistato prima del richiamo e consumato senza accurata cottura.

Per ridurre il rischio d’infezione, si raccomanda ai consumatori di cucinare a fondo le verdure surgelate non pronte al consumo, anche se tali prodotti vengono normalmente consumati senza cottura (ad esempio in insalate e frullati). Ciò vale soprattutto per i consumatori a più alto rischio di contrarre la listeriosi come anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti con basse difese immunitarie.

Multi-country outbreak of Listeria monocytogenes – first update

Fonte: Efsa




Banca dati particolareggiata EFSA sui consumi alimentari in Europa

L’EFSA ha pubblicato una nuova versione della sua “banca dati esaustiva sui consumi alimentari in Europa”, che per la prima volta include dati raccolti grazie al progetto EU Menu dell’EFSA. Grazie a questo aggiornamento, la banca dati comprende ora i dati più recenti raccolti negli Stati membri su diverse fasce della popolazione e su nuove categorie di alimenti, come ad esempio le bevande energetiche.

Il progetto EU Menu si prefigge di aumentare ulteriormente la qualità, il livello di dettaglio e l’armonizzazione dei dati, e copre tutte le fasce della popolazione di età tra 3 mesi e 74 anni. Ciò rende i dati più facili da confrontare tra loro.

Sin dal 2011 l’EFSA ha fornito sostegno finanziario e guida per la raccolta di tali dati a 21 Paesi europei nell’ambito del progetto EU Menu.

Tutti i dati contenuti nella banca dati sono ora classificati in base a FoodEx2, un sistema che offre una descrizione di alimenti e bevande consumati in tutta l’UE più dettagliata e precisa rispetto alla prima versione.

Sofia Ioannidou, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Mettere a disposizione dati armonizzati e dettagliati sul consumo di alimenti in tutta l’UE è stato uno degli obiettivi di lunga data dell’EFSA. Oggi questo è diventato realtà grazie al duro lavoro degli Stati membri“.

EU Menu

EU Menu rappresenta l’ultima fase evolutiva di un processo avviato dal comitato scientifico EFSA nel 2005.

L’EFSA iniziò a raccogliere dati sui consumi alimentari degli adulti europei a livello nazionale nel 2008, per includerli in una sua banca dati sintetica.

A ciò fece seguito la cosiddetta “banca dati particolareggiata dell’EFSA sui consumi alimentari in Europa”, contenente informazioni più estese e più dettagliate sulla maggior parte dei Paesi UE, suddivise per categorie alimentari più mirate e con un maggior numero di fasce della popolazione.

Banca dati particolareggiata EFSA sui consumi alimentari in Europa




CNSA: Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

La Direzione generale per l’igiene, la sicurezza alimentare e la nutrizione (DGISAN), ha rivolto alla Sezione sicurezza alimentare del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA), la richiesta di parere sull’eventuale rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

I funghi spontanei forniscono un micro-habitat eccellente per la proliferazione di diversi insetti fornendo loro cibo e riparo. La contaminazione avviene negli ambienti naturali di crescita ed è un fenomeno inevitabile e incontrollabile da parte dell’uomo. Tutti i funghi commestibili più pregiati, con l’eccezione dei finferli, sono particolarmente predisposti all’attacco di larve di ditteri micetofilidi; in particolare i porcini, i chiodini e gli ovoli risultano sempre più o meno attaccati.

Le larve dei ditteri tendono ad abbandonare il fungo durante l’essicazione, in modo variabile in base a diversi fattori: l’umidità del fungo, lo spessore delle fette, la dimensione delle larve, le modalità di essicazione e i sistemi di conservazione.

I funghi (freschi e conservati) sono ampiamente consumati in Italia e pertanto sono oggetto di attenzione sia degli addetti preposti al controllo igienico delle derrate alimentari sia di specifici gruppi di studio. Benchè non esistano chiare evidenze di pericoli diretti per la salute umana nel caso di assunzione di larve micetofilidi e la normativa stabilisca dei limiti di accettabilità della presenza di “tramiti” (gallerie), sarebbe più opportuno stabilire dei limiti relativi alla presenza delle larve stesse.

In ogni caso, per la qualità del prodotto resta di fondamentale importanza il ruolo dell’operatore del settore alimentare (OSA), relativamente al rispetto del proprio sistema HACCP ed all’attuazione di misure di prevenzione, quali, in particolare: il controllo della materia prima, la selezione dei fornitori, la disponibilità di personale specificatamente formato al controllo e l’adozione di accorgimenti atti a rallentare o ad interrompere il ciclo biologico degli infestanti.

Infine, è importante considerare l’aspetto allergizzante della tropomiosina presente nel tegumento esterno delle larve, non tanto per il consumatore, poichè la tropomiosina è termolabile, quanto per gli addetti alla lavorazione dei funghi, poichè la via inalatoria e il contatto cutaneo costituiscono le principali vie di esposizione. A tal riguardo si ritiene opportuno che l’OSA fornisca adeguate istruzioni ai lavoratori che manipolano i funghi e fornisca loro un idoneo equipaggiamento di protezione costituito da mascherine, guanti ed occhiali, al fine di minimizzare il rischio di un’esposizione diretta.

Parere CNSA n. 21 – Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

Fonte: Ministero della salute