Nasce ViVa: biobanca di campioni umani, animali e ambientali

issSiglato l’accordo per la costruzione di Viva, una delle più grandi biobanche di ricerca italiane che potrà contenere campioni biologici di vari tipi: umani, animali e ambientali, secondo i più alti standard qualitativi, per consentire una ricerca trasversale che tenga conto di tutti i fattori che determinano la nostra salute.
La biobanca, collocata nell’area dell’Istituto Superiore di Sanità, sarà pronta nella prima metà dell’anno prossimo. La nuova struttura di circa 700 metri quadri potrà contenere fino a 5.000.000 di campioni e verrà realizzata grazie alla collaborazione con SIAD, uno dei principali gruppi chimici italiani, che ha sviluppato per l’Istituto l’intero progetto del valore di 3.500.000 di euro. Viva disporrà di aree dedicate, dotate di tecnologie e attrezzature avanzate per la preparazione, l’analisi e la conservazione dei campioni e dei relativi dati, in grado di farne un punto di riferimento per la ricerca biomedica.

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Fonte: ISS




Il Professor Antonio Fernández, un esempio per noi tutti!

CapodoglioIl Professor Antonio Fernández, Ordinario di Anatomia Patologica Comparata presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Las Palmas di Gran Canaria e patologo veterinario di fama mondiale, il cui nome e’ legato all’identificazione, nei cetacei, di una condizione simile alla “malattia da decompressione” dei sommozzatori (1), non credeva ai suoi occhi quando lo scorso Giugno, dopo più di 1.000 necroscopie eseguite insieme al suo eccellente team su mammiferi acquatici nel corso della sua brillante carriera, si e’ imbattuto in un reperto assolutamente fuori dal comune, osservato in un esemplare di capodoglio (Physeter macrocephalus). Il cetaceo in questione, spiaggiatosi sulla costa di La Palma, l’isola dell’Arcipelago delle Canarie maggiormente distante dal continente africano, albergava infatti al proprio interno un “calcolo” di ambra grigia straordinariamente voluminoso, del diametro di 50-60 cm e di peso pari a 9,5 Kg che, dopo aver provocato la rottura dell’intestino, ne aveva causato il decesso (2).

Si stima, a tal proposito, che solo in uno su 100 esemplari di capodoglio si realizzi una produzione “endogena” di ambra grigia, a seguito della digestione delle prede (calamari e totani) di cui si nutrono questi animali, la maggior parte delle quali verrebbero invece “vomitate” all’esterno indigerite.

L’ambra grigia, la cui essenza e’ molto ricercata nella fabbricazione dei profumi, ha un valore economico e commerciale particolarmente elevato, che nel caso del capodoglio rinvenuto spiaggiato sull’isola di La Palma ammonterebbe a ben 500.000 Euro!

Questa e’ infatti la ragione più saliente per la quale ho ritenuto opportuno, per non dire doveroso, portare all’attenzione il gesto quantomai nobile e generoso del Professor Fernández, il quale ha altresi’ annunciato la propria intenzione di donare l’intera somma di cui sopra alla popolazione di La Palma, che 64 anni orsono gli diede i natali (2). Due anni fa questa meravigliosa isola fu colpita, come i lettori ricorderanno, dalla drammatica eruzione del vulcano Cumbre Vieja, che provocò ingentissime devastazioni e danni per circa 800 milioni di Euro (3).

Nella presente era dell’Antropocene, ove l’intelligenza artificiale ogni giorno di piu’ pervade le nostre vite e, nondimeno, il mondo della  comunicazione scientifica, ritengo che quello appena narrato costituisca un esempio particolarmente edificante e significativo al contempo, visto e considerato che solo dell’intelligenza “naturale”, non già da quella “artificiale”, può scaturire la generosita’ umana!

Bibliografia e fonti citate

1) Jepson PD, Arbelo M, Deaville R, Patterson IA, Castro P, Baker JR, Degollada E, Ross HM, Herráez P, Pocknell AM, Rodríguez F, Howie FE, Espinosa A, Reid RJ, Jaber JR, Martin V, Cunningham AA, Fernández A. (2003). Gas-bubble lesions in stranded cetaceans. Nature 425:575-576.

doi: 10.1038/425575a.

2) Burgen S. (2023). Pathologist finds € 500,000 “floating gold” in dead whale in Canary Islands. The Guardian, July 04, 2023

https://www.google.it/amp/s/amp.theguardian.com/environment/2023/jul/04/las-palmas-pathologist-ambergris-block-dead-sperm-whale

3) Wei-Haas M. (2022). Lava built this island then entombed towns in stone. National Geographic, October 14, 2022

https://www.nationalgeographic.com/magazine/article/lava-built-this-island-then-entombed-towns-in-stone-feature

 

Prof. Giovanni Di Guardo, già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

 




Glifosato: nessuna area di preoccupazione critica; lacune nei dati identificate

La valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato alcuna area di preoccupazione critica. Nelle conclusioni dell’EFSA sono state riportate alcune lacune nei dati  – come questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva o questioni rimaste in sospeso – che la Commissione europea e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione nella prossima fase del processo di rinnovo dell’approvazione. Queste le principali conclusioni della revisione paritetica dell’EFSA sulla valutazione del rischio del glifosato, eseguita dalle autorità di quattro Stati membri (che hanno assunto congiuntamente il ruolo di «Stati membri relatori»).

Nella sua revisione paritetica della valutazione del rischio del glifosato come sostanza attiva, l’EFSA non ha individuato alcuna area di preoccupazione critica in relazione al rischio che esso comporta per l’uomo, gli animali o l’ambiente. Una preoccupazione è definita critica quando riguarda tutti gli usi proposti della sostanza attiva oggetto di valutazione (ad esempio, impiego in pre-semina o post-raccolto, ecc.), impedendone così l’approvazione o il rinnovo.

Nel 2022 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha effettuato una valutazione dei pericoli posti dal glifosato, in seguito alla quale ha concluso che non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica. Ai fini della valutazione del rischio relativo al glifosato a livello di UE, l’EFSA ha utilizzato la classificazione di pericolo dell’ECHA. Eventuali lacune nei dati individuate sono riportate nelle conclusioni dell’EFSA come questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva o questioni rimaste in sospeso.Tra le questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva rientrano la valutazione di una delle impurità presenti nel glifosato, la valutazione del rischio alimentare per i consumatori e la valutazione dei rischi per le piante acquatiche.

Tra le questioni rimaste in sospeso vi sono, tra l’altro, la mancanza di  informazioni sulla tossicità di uno dei componenti della formulazione di pesticidi a base di glifosato presentata ai fini della valutazione, informazioni che sono necessarie per portare a termine la valutazione del rischio relativo alla formulazione per gli usi rappresentativi. Per questa formulazione non sono emerse indicazioni di tossicità acuta e genotossicità.

Per quanto riguarda la biodiversità, gli esperti hanno riconosciuto che i rischi associati agli usi rappresentativi del glifosato sono complessi e dipendono da molteplici fattori. Hanno inoltre rilevato la mancanza di metodologie armonizzate e di specifici obiettivi di protezione concordati. Nel complesso, le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione.

Per quanto riguarda l’ecotossicologia, il pacchetto di dati ha consentito un approccio conservativo alla valutazione del rischio, che ha identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato.

Trasparenza del processo

«La valutazione del rischio e la revisione paritetica del glifosato sono frutto del lavoro svolto da decine di esperti scientifici dell’EFSA e degli Stati membri nell’ambito di un processo che si è protratto per tre anni. Processo che si basa sulla valutazione di molte migliaia di studi e articoli scientifici, oltre a incorporare i preziosi contributi forniti mediante la consultazione pubblica», ha dichiarato Guilhem de Seze, responsabile del dipartimento «Risk Assessment Production» (formulazione delle valutazioni del rischio) dell’EFSA.

Contesto

Il glifosato è una sostanza chimica utilizzata in diversi erbicidi, il cui impiego in Europa è sottoposto a una severa regolamentazione. Attualmente il periodo di approvazione dell’uso del glifosato nell’UE termina il 15 dicembre 2023. La valutazione del rischio da parte degli Stati membri e la successiva revisione paritetica dell’EFSA sono state eseguite nell’ambito del processo legislativo previsto per il rinnovo dell’approvazione dell’uso del glifosato in Europa.

Prossime fasi e pubblicazione

Le conclusioni dell’EFSA sulla revisione paritetica della valutazione del rischio relativa al glifosato sono state trasmesse in data odierna alla Commissione europea e agli Stati membri per orientare la decisione che sono chiamati ad adottare in merito all’opportunità di mantenere il glifosato nell’elenco dell’UE delle sostanze attive approvate nei prodotti fitosanitari.

Prima della pubblicazione, l’EFSA è tenuta per legge a garantire che tutti i contenuti siano conformi alle norme in materia di protezione dei dati personali e di riservatezza. Come per tutte le revisioni paritetiche delle sostanze attive nei prodotti fitosanitari, e in conformità della legislazione dell’UE sui pesticidi, l’EFSA fornisce i materiali destinati alla pubblicazione al richiedente, il quale ha facoltà di richiedere la riservatezza degli elementi relativi ai dati personali o alle informazioni commercialmente sensibili. I richiedenti non possono richiedere modifiche alle conclusioni o alla valutazione stessa, né presentare informazioni aggiuntive.

Non appena questo processo sarà completato, l’EFSA pubblicherà integralmente le proprie conclusioni unitamente a tutti i documenti di riferimento relativi alla revisione paritetica e alla valutazione del rischio sul proprio sito web. La pubblicazione delle conclusioni è prevista per la fine di luglio 2023 e quella dei documenti di riferimento, che ammontano a diverse migliaia di pagine, è prevista tra la fine di agosto e la metà di ottobre 2023.

Fonte: EFSA




Attenti al pesce scorpione. Due nuovi avvistamenti in Calabria

Avvistati nelle acque calabresi due esemplari di pesce scorpione Pterois miles, specie aliena originaria del Mar Rosso, il primo catturato pochi giorni fa in località ‘Le Castella’ (KR) da pescatori professionisti alla profondità di circa 24 metri, il secondo avvistato e fotografato in data 25 giugno durante un’immersione ricreativa lungo le coste di Marina di Gioiosa Ionica (RC), da un subacqueo a circa 12 metri di profondità.
Gli avvistamenti sono stati prontamente segnalati a ISPRA, alla Capitaneria di Porto di Crotone e al progetto AlienFish dell’Ente Fauna Marina Mediterranea, coinvolti insieme al CNR-IRBIM nella campagna di allerta denominata Attenti a quei 4!

Locandina

Fonte: ISPRA




EFSA. Come comunicare durante gli incidenti legati alla sicurezza alimentare

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato le linee guida: “Best practice for crisis communicators – How to communicate during food or feed safety incidents“.

L’EFSA, in consultazione con la rete degli esperti di comunicazione (Communications Experts Network – CEN), ha elaborato queste raccomandazioni per incoraggiare l’adozione uniforme delle migliori prassi durante gli incidenti connessi al mandato dell’EFSA. L’obiettivo era fornire raccomandazioni pratiche e chiare per la comunicazione con il pubblico esterno durante un incidente legato agli alimenti o ai mangimi.

Sul sito del Ministero della salute è pubblicata una traduzione in italiano del documento

 

Fonte: EFSA




Valutazione tossicologica miscele di micotossine 2022-23 – Raccomandazioni CNSA

AflatossineE’ stato aggiornato dal Ministero della Salute il documento di lavoro sulla “Valutazione tossicologica miscele di micotossine 2022-23 – Raccomandazioni CNSA”

L’obiettivo del presente documento di lavoro è quello di aggiornare il quadro e le conclusioni cui il gruppo di lavoro era giunto nel 2021

Scarica il documento

Fonte: Ministero della Salute – CNSA




I risultati del progetto EpiCovAir. Covid-19, la qualità dell’aria incide su rischio di infezione e mortalità

I risultati del progetto EpiCovAir su inquinamento atmosferico e COVID-19

Esiste un legame tra incidenza di infezioni da SARS-CoV2, mortalità per COVID-19 ed esposizione di lungo periodo (2016-2019) ad alcuni fra i principali inquinanti atmosferici nel nostro Paese, quali il biossido di azoto (NO2) e il particolato atmosferico (PM2.5 e PM10). Lo dimostrano i risultati di EpiCovAir, un progetto epidemiologico nazionale di ricerca su COVID-19 e inquinamento promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ISPRA-SNPA), in collaborazione con la Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), presentati oggi durante un webinar nella sede dell’ISS.

Le indagini hanno riguardato circa 4 milioni di casi di SARS-CoV-2 e 125 mila decessi registrati dal Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata COVID-19 tra i 60 milioni di italiani residenti in 7800 comuni durante le prime tre ondate epidemiche (da febbraio 2020 a giugno 2021), con un’incidenza di 67 casi infetti su 1000 abitanti e un tasso di letalità di 31 decessi ogni 1000 persone contagiate.

La distribuzione geografica dell’infezione e dei decessi per COVID-19 mostra incidenza e letalità più alte nelle aree del nord Italia, che hanno anche più elevati livelli di inquinamento atmosferico di lungo periodo. Questo vale particolarmente nella prima ondata dell’epidemia, che si è originata e propagata a partire dalle regioni settentrionali, mentre le distribuzioni dei casi e dei decessi per COVID-19 sono più omogenee sul territorio nazionale nella seconda e terza fase pandemica.

Le associazioni con l’inquinamento atmosferico, più forti tra i soggetti anziani, rivelano che in Italia l’incidenza di nuovi casi cresce significativamente dello 0.9%, dello 0.3% e dello 0.3% per ogni incremento di 1 microgrammo per metro cubo (μg/m3) nei livelli di esposizione di lungo periodo a NO2, PM2.5 e PM10, rispettivamente.

Lo stesso vale per i tassi di letalità per COVID-19 che aumentano dello 0.6%, dello 0.7% e dello 0.3% ad ogni innalzamento di 1 μg/m3 nell’esposizione cronica rispettivamente agli stessi inquinanti.

Le analisi effettuate, spiegano gli autori, tengono conto di numerose variabili geografiche, demografiche, socio-economiche, sanitarie, così come della mobilità della popolazione durante la pandemia grazie ai dati forniti da ENEL X sui flussi di traffico per tutti i comuni italiani.

I risultati conseguiti da EpiCovAir”, afferma Ivano Iavarone, coordinatore del Progetto, “sono coerenti con le più recenti evidenze disponibili nella letteratura scientifica internazionale, e supportano la necessità di agire tempestivamente per ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici ed il loro impatto sanitario, in linea con la recente proposta della Commissione Europea di una nuova Direttiva sulla qualità dell’aria e di contrasto alla crisi climatica”.

Sotto questo punto di vista, e non potendo escludere futuri rischi epidemici,” dichiarano congiuntamente i Presidenti ISS ed ISPRA-SNPA Silvio Brusaferro e Stefano Laporta “sarà importante individuare strategie sinergiche ed intersettoriali di prevenzione integrata che su scala europea, nazionale, regionale e locale accelerino l’implementazione di politiche improntate sui co-benefici, attraverso interventi strutturali in settori chiave quali i trasporti, l’industria, l’energia e l’agricoltura”.

 

I due lavori del progetto EpiCovAir, recentemente pubblicati, sono disponibili ai seguenti link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37167483/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37154300/

Fonte; ISS




Toxoplasma gondii negli ovini: prevalenza sierologica al mattatoio in Italia e fattori di rischio ambientale

La toxoplasmosi è un zoonosi causata da Toxoplasma gondii (T. gondii) un parassita che può infettare una grande varietà di vertebrati terrestri e marini (mammiferi, uccelli, rettili, molluschi…). I felini, tra cui il gatto domestico, sono tuttavia i soli ospiti definitivi ed eliminano nell’ambiente delle resistentissime oocisti contenenti il parassita; quando altri animali appartenenti alle citate specie suscettibili le ingeriscono diventano ospiti intermedi; T. gondii si distribuisce quindi nei tessuti di elezione (tra cui quello nervoso e muscolare) andando a formare delle cisti in cui è contenuta un’altra forma infettante del parassita (i bradizoiti) .

La trasmissione all’uomo, come anche per gli altri ospiti intermedi, può verificarsi attraverso il consumo di carni non adeguatamente cotte proveniente da animali infetti, o tramite l’ingestione accidentale di oocisti mediante il contatto con le feci di gatti escretori, vegetali o acqua contaminata.

Tra le specie animali sensibili, le pecore mostrano una notevole suscettibilità nei confronti di T. gondii; anche in questa indagine, la sieropositività per T. gondii degli ovini si conferma infatti in linea con la maggior parte degli studi condotti negli ultimi 20 anni in Italia che riportano percentuali comprese tra il 40 e il 65%. Il trend relativo ad altre specie domestiche particolarmente sensibili come il maiale, rileva una  sieroprevalenza in diminuzione nella maggior parte del mondo.

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Disponibilità d’acqua, in Italia raggiunto il minimo storico

Nel 2022 colpito da siccità estrema circa il 20% del territorio nazionale
17 giugno 2023 Giornata mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità

Non si arresta il trend in calo registrato dall’ISPRA sul fronte della disponibilità idrica nazionale che nel 2022, con un valore medio che supera di poco i 221 mm (corrispondenti a un volume totale di 67 km3) e una riduzione di oltre il 51% rispetto alla media riferita al periodo 1951-2022, tocca il minimo storico. La riduzione sarebbe decisamente consistente (quasi il 50%) anche facendo riferimento solo all’ultimo trentennio climatologico 1991-2020.

Sicilia (–80,7%), Sardegna, (–73%) e Distretto idrografico del Fiume Po (–66%) sono le aree più colpite dal deficit idrico nel 2022.

Siccità, confermato il trend crescente. Nel 2022 circa il 20% del territorio nazionale versa in condizioni di siccità estrema e circa il 40% in siccità severa e moderata. In termini di persistenza delle condizioni di siccità, il 2022 risulta in Italia il terzo per gravità, preceduto solo dal 1990 e dal 2002.

Questi gli esiti delle ultime stime del BIGBANG, il modello realizzato dall’ISPRA che analizza la situazione  idrologica dal 1951 al 2022 fornendo un quadro di dettaglio delle componenti del bilancio idrologico e della risorsa idrica rinnovabile.

L’anno appena trascorso, con un record di 719 mm, segna il minimo nazionale anche in termini di precipitazione totale liquida e solida (un valore inferiore persino a quelli estremi minimi del 2007 e del 2017).

Nel 2022 il deficit di precipitazione annua interessa il territorio nazionale in maniera molto diversificata: l’area più colpita è il Nord Ovest, dove i valori raggiunti sono anche inferiori a –50% rispetto alla media di lungo periodo. Per tutto il territorio del Distretto idrografico del Fiume Po il deficit percentuale, sempre rispetto alla media di lungo periodo, raggiunge il –36%, con un valore di precipitazione annua di soli 650 mm (a fronte di una media annua di circa 1016 mm). Diminuzione elevata anche nel Distretto delle Alpi Orientaliche segna un –28%, con punte comprese tra –30% e –40%.

Meno preoccupanti, ma pur sempre notevoli, i deficit dell’ordine del –20%, registrati nel Distretto dell’Appennino Settentrionale e nel Distretto dell’Appenino Centrale con punte anche del –40%. Nel  Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale il deficit medio per il 2022 pari al –9 %, risulta invece molto più contenuto, mentre nel Distretto della Sicilia si attesta a –26%, con punte dell’ordine del –50% nella zona orientale della Regione. Infine, nel Distretto della Sardegna il deficit di precipitazione medio annuo registra un –27%.

Fonte: ISPRA




Zanzare: le loro storie d’amore per combattere la malaria

artropodiDall’accoppiamento delle zanzare, nuove strategie per ridurre la diffusione della pericolosa infezione. Lo evidenzia uno studio di Cnr-Isc e Sapienza in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia, ora pubblicato su Scientific Reports

Osservare delle zanzare che si accoppiano può sembrare un’attività particolarmente bizzarra, ma che si sta rivelando essenziale nello sviluppo di nuove strategie di lotta contro la malaria. Le femmine di Anopheles gambiae sono vettori di trasmissione del plasmodio della malaria, che ogni anno è responsabile di centinaia di migliaia di decessi. Le tecniche sviluppate negli ultimi anni per contrastare questa malattia si basano su un principio molto semplice: meno zanzare, meno vettori di trasmissione, meno decessi. L’uso di zanzariere impregnate di insetticidi si è rivelato molto efficace negli ultimi 20 anni. Ma questo non basta. Le zanzare hanno sviluppato resistenze agli insetticidi, per cui, dopo una iniziale riduzione, il numero dei contagi annuali è ora in salita.

L’imperativo scientifico è quindi di identificare nuove strategie, da utilizzare in associazione con i metodi di controllo attualmente in uso. Attraverso un approccio ‘gene drive’, si cerca di sfruttare l’accoppiamento delle zanzare per diffondere modificazioni genetiche che rendano le zanzare sterili o incapaci di trasmettere il parassita della malaria. “Per valutare l’efficacia di queste tecniche innovative è necessario conoscere approfonditamente il meccanismo dell’accoppiamento”, spiega la Prof.ssa Roberta Spaccapelo, dell’Università degli Studi di Perugia, “sappiamo che questi insetti si accoppiano in volo e che i maschi si associano in gruppi, sciami di centinaia di individui, per essere più visibili e attrattivi alle femmine. Ma non ne sappiamo molto di più. Sono le femmine che entrano nello sciame a scegliere con quale maschio accoppiarsi? Come avviene la scelta? Ci sono delle caratteristiche che rendono alcuni maschi più attrattivi di altri?”

L’articolo ‘Characterization of lab-based swarms of Anopheles gambiae mosquitoes using 3D-video tracking’ appena pubblicato su Scientific Reports ( https://rdcu.be/ddj9E), nato da una collaborazione fortemente interdisciplinare tra il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Perugia, il gruppo CoBBS (Collective Behavior in Biological Systems – www.cobbs.it) del Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma e dell’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR, muove i primi passi per cercare di rispondere a questi interrogativi.

“Riprodurre sciami di Anopheles nell’ambiente controllato del laboratorio è stato un compito molto complicato. Abbiamo scelto di studiare questi sciami in gabbie molto grandi, per poter analizzare la dinamica di volo delle zanzare evitando potenziali effetti sul comportamento dovuti allo spazio confinato di gabbie piccole”, dice la Prof.ssa Irene Giardina della Sapienza.

“Abbiamo ripreso sciami di centinaia di zanzare con un sistema stereometrico di telecamere, che ci permette di ricostruire nello spazio tridimensionale le traiettorie di ogni singola zanzara nel gruppo. L’analisi di questi dati ci ha permesso di verificare che gli sciami ricreati in laboratorio hanno caratteristiche compatibili con quelle di sciami osservati in ambiente naturale“, spiega Stefania Melillo, ricercatrice dell’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR. “La novità più importante presentata nell’articolo è che siamo riusciti a documentare vari eventi di accoppiamento: coppie di zanzare che volano insieme per un periodo di tempo che arriva anche a 15 secondi. Ma la cosa più stupefacente è sicuramente aver osservato e  documentato la competizione nell’accoppiamento. Più maschi che competono per accoppiarsi nello stesso momento con la stessa femmina.”

L’articolo rappresenta, quindi, il primo passo verso la comprensione della dinamica di accoppiamento nelle zanzare e costituisce un importante punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale, per valutare l’efficacia delle nuove tecnologie per ridurre la popolazione di insetti così pericolosi per l’uomo.

Ulteriori sviluppi di questo studio, sia dal punto di vista sperimentale che modellistico, sono tema del progetto dal titolo: Demystifying mosquito sex: unraveling MOsquito SWARMs  with lab-based 3D video tracking (acronimo: MoSwarm), presentato congiuntamente dall’Università di Perugia e il CNR, appena finanziato dal MUR nell’ambito dei progetti PRIN 2022.

Fonte: CNR