Antibiotico-Resistenza: lo studio sul batterio E. COLI tra ambiente, animali e persone
Un’indagine condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, in collaborazione con l’Unità di Patologia Clinica e Microbiologia dell’Ospedale di Teramo, ha analizzato la presenza di ceppi di Escherichia coli resistenti agli antibiotici in diversi ambienti e specie. Nel loro lavoro scientifico, pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology, i ricercatori si sono concentrati in particolare su quei ceppi che producono enzimi (le β-lattamasi a spettro esteso, o ESBL) in grado di rendere inefficaci alcuni antibiotici di uso comune nella medicina umana e veterinaria.
Sulla base delle analisi compiute su quasi mille campioni raccolti nella regione Abruzzo, lo studio ha utilizzato strumenti di genomica avanzata per individuare i geni della resistenza e comprendere meglio come questi si diffondano tra ambienti e specie diversi, inclusi animali da allevamento, selvatici, da compagnia, alimenti e pazienti umani.
“Abbiamo trovato una presenza non trascurabile di ceppi resistenti sia negli allevamenti che negli animali da compagnia e nell’ambiente – dice Lisa Di Marcantonio, Batteriologia e Sviluppo Antigeni Batterici – IZS Teramo – mentre negli animali selvatici i casi sono stati meno frequenti. Questo tipo di confronto aiuta a capire come le attività umane possano influenzare la diffusione della resistenza”.
Le analisi indicano infatti che i ceppi resistenti sono più frequenti nei contesti più vicini all’uomo. Negli animali da compagnia, ad esempio, la presenza supera il 16%, mentre negli animali selvatici è inferiore al 7%. Questa differenza potrebbe essere legata a due fattori principali: da un lato, l’uso diretto di antibiotici negli animali da compagnia e negli allevamenti, che può selezionare ceppi batterici sempre più resistenti; dall’altro, la diffusione indiretta di questi batteri attraverso acque reflue, suolo contaminato o alimenti. In altri termini, l’ambiente urbano e agricolo sarebbe più favorevole alla circolazione della resistenza rispetto agli spazi naturali.
Fonte: IZS Teramo
Durante il 2025, grazie al lavoro congiunto di IZSLER e CAA, supportato da Regione Emilia-Romagna e dal PNRR INF-ACT Node 2, sono state rilevate diverse nuove zanzare in Emilia-Romagna. In primavera, è stata rilevata la presenza di Aedes japonicus e Aedes koreicus, in particolare nei comuni dell’Appennino piacentino (entrambe le specie a Bobbio, Farini, Perino, Travo, solo Ae. japonicus a Bettola, Cerreto, Ferrire, Marsaglia, Morfasso, Zerba) ma anche a nel parmense (Ae. japonicus a Bardi). Queste due specie invasive, già segnalate in Italia e presenti nelle zone pre-Alpine della Lombardia, si stanno espandendo velocemente in Europa, al di fuori del loro areale d’origine.
Per anni si è pensato che le profondità oceaniche potessero offrire una protezione naturale dall’inquinamento generato dall’uomo. Una nuova ricerca pubblicata su Science of the Total Environment, però, dimostra che non è così. I mammiferi marini non sono immuni dai cosiddetti forever chemicals, sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) note per la loro resistenza alla degradazione e per la loro presenza crescente negli ecosistemi terrestri e marini.
Il rapporto FAO del 2025 ‘Artificial Intelligence for Food Safety – A Literature Synthesis, Real-World Applications and Regulatory Frameworks‘, sviluppato insieme a ricercatori della Wageningen University & Research, fornisce una delle valutazioni più complete su come l’intelligenza artificiale stia ridisegnando la governance della sicurezza alimentare globale (van Meer et al., 2025). Il rapporto offre una rassegna scientifica, descrive casi di studio pratici provenienti dalle principali autorità nazionali e analizza il panorama normativo internazionale. L’IA si posiziona così non come una tecnologia di un futuro distante, ma come uno strumento attuale con profonde implicazioni per migliorare l’efficienza, la capacità predittiva e la resilienza dei sistemi di sicurezza alimentare in tutto il mondo, mettendo allo stesso tempo in guardia contro il suo uso prematuro o non regolamentato.
Nuovi dati genetici mostrano una diffusione senza precedenti dell’incrocio con il cane domestico segnando il passaggio dal rischio di estinzione demografica a quello di estinzione genetica.
Il Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), QU Dongyu, ha esortato venerdì i Paesi membri a rafforzare le partnership globali per prevenire e controllare le malattie animali transfrontaliere (TAD), avvertendo che rappresentano una delle minacce più urgenti alla sicurezza alimentare globale e alla stabilità economica.
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