Linee guida Fao su influenza aviaria e rischio per i bovini

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha pubblicato le nuove linee guida per aiutare i Paesi membri a implementare programmi di sorveglianza per l’identificazione precoce dell’influenza aviaria nei bovini e altri mammiferi allevati. Lo si apprende da una nota ufficiale.

La FAO sottolinea la necessità di una pronta risposta sanitaria e l’adozione di misure per mitigare il rischio, soprattutto considerando il potenziale del virus di riassemblarsi geneticamente con ceppi influenzali umani. Le indagini dovrebbero includere la verifica dell’esposizione dei lavoratori agricoli e il coinvolgimento delle autorità sanitarie pubbliche.

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Le balene, sempre più minacciate per mano dell’uomo, ma anche un modello per lo studio della nostra longevità!

Secondo un interessante articolo recentemente pubblicato sulla prestigiosa Rivista Science Advances, la lunga aspettativa di vita, financo a 150 anni, caratterizzante varie specie di Cetacei Misticeti (cioè provvisti di fanoni, alias balene, balenottere, etc.) quali la balena franca australe (Eubalaena australis) costituirebbe un modello potenzialmente utile ai fini dello studio della longevità tipica di altre specie, fra le quali anche la nostra (1).

In un siffatto contesto, quantomai affascinante ed intrigante al contempo, andrebbero tuttavia sottolineate con particolare enfasi tutte quelle minacce, molte delle quali di natura antropogenica, che mettono a repentaglio il già pluriminacciato stato di salute ed il precario stato di conservazione di queste gigantesche e meravigliose creature popolanti i mari e gli oceani del nostro Pianeta.

Faccio riferimento, in special modo, alla caccia indiscriminata alle balene che, illo tempore (soprattutto nel XIX secolo), ha portato alcune specie quali la balena franca nord-atlantica (Eubalaena borealis) sull’orlo dell’estinzione, situazione aggravata ai giorni nostri dalle morti conseguenti sia alle collisioni con imbarcazioni sia all’intrappolamento in reti da pesca (1).

Se ciò si traduce, da un lato, in un temibile vulnus per il già precario quanto pluriminacciato stato di conservazione di questa e di altre specie di Cetacei Misticeti, andrebbe altresì rimarcato, dall’altro lato, che la loro pur lunga aspettativa di vita ne  risulterebbe notevolmente condizionata, con una sensibile riduzione della stessa (1).

Ad ogni buon conto, come faccio notare in una lettera all’Editore appena pubblicata sulla prestigiosa Rivista BMJ (2), sarebbe opportuno considerare anche il ruolo eventualmente esplicato da una serie di agenti patogeni, virali in primis, che si sono dimostrati capaci di esercitare un consistente impatto sulla salute e sulla conservazione dei Cetacei.

Un ruolo di primo piano è rivestito, in proposito, da Cetacean Morbillivirus (CeMV), che nel corso degli ultimi 35 anni si è reso responsabile di devastanti epidemie fra i Cetacei popolanti i nostri mari ed oceani, quali ad esempio il Mediterraneo, il Mar Nero, la costa orientale statunitense e il Golfo del Messico (3).

Premesso che delfini e balene mostrerebbero una differente suscettibilità nei confronti dell’infezione da CeMV in virtù della presenza, nei Misticeti, di due geni, Myxovirus 1 (Mx1) e Mx2, che nei Cetacei Odontoceti (cioè provvisti di denti, quali delfini, orche, etc.) avrebbero perso la propria funzionalità nel corso dell’evoluzione – circa 35 milioni di anni fa, allorquando gli antenati degli attuali Misticeti e Odontoceti si separarono gli uni dagli altri (4) -, non va tuttavia dimenticato che anche balene e balenottere risulterebbero più o meno sensibili nei confronti di tale infezione.

Un caso emblematico è, al riguardo, quello della balenottera comune (Balaenoptera physalus), la cui popolazione residente nell’area del Santuario Pelagos, nel Mediterraneo occidentale, si è dimostrata particolarmente suscettibile nei confronti dell’infezione da CeMV (5).

Ne consegue, pertanto, che le nostre attuali conoscenze in merito ai determinanti di suscettibilità/resistenza nei confronti dell’infezione da CeMV – così come di altre infezioni, virali e non, in grado di esercitare un più o meno rilevante impatto sulla salute e sulla conservazione dei Cetacei in natura – necessiterebbero di adeguati e consistenti approfondimenti, in una quantomai auspicabile e salvifica prospettiva di One Health, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

BIBLIOGRAFIA

  1. Breed GA, Vermeulen E, Corkeron P. (2024). Extreme longevity may be the rule not the exception in Balaenid whales. Sci. Adv. 10(51):eadq3086. doi: 10.1126/sciadv.adq3086.
  1. Di Guardo G. (2025). Whales’ longevity: A lot of food for thought. BMJ (Rapid Response-Letter to the Editor. doi: https://www.bmj.com/content/385/bmj.q1101/rapid-responses.
  1. Zinzula L, Mazzariol S, Di Guardo G. (2022). Molecular signatures in cetacean morbillivirus and host species proteomes: Unveiling the evolutionary dynamics of an enigmatic pathogen? Microbiol. Immunol. 66:52-58. doi: 10.1111/1348-0421.12949.
  1. Braun BA, Marcovitz A, Camp JG, Jia R, Bejerano G. (2015). Mx1 and Mx2 key antiviral proteins are surprisingly lost in toothed whales. Proc. Natl. Acad. Sci. USA112: 8036-8040. doi: 10.1073/pnas.1501844112.
  1. Mazzariol S, Centelleghe C, Beffagna G, Povinelli M, Terracciano G, Cocumelli C, Pintore A, Denurra D, Casalone C, Pautasso A, Di Francesco CE, Di Guardo G. (2016). Mediterranean Fin Whales (Balaenoptera physalus) Threatened by Dolphin MorbilliVirus.Emerg. Infect. Dis. 22: 302-305. doi: 10.3201/eid2202.15-0882.

 

Giovanni Di Guardo, DVM, Dipl. ECVP, Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




EFSA: “Parere sulla sicurezza delle forme congelate, essiccate e in polvere di verme giallo intero della farina”

A seguito di una richiesta della Commissione Europea, è stato chiesto al gruppo di esperti scientifici dell’ (EFSA) su nutrizione, nuovi alimenti e allergeni alimentari (NDA) di esprimere un parere sulla sicurezza delle forme congelate, essiccate e in polvere di verme giallo intero della farina (larva di Tenebrio molitor) come nuovo alimento (NF) ai sensi del Regolamento (UE) 2015/2283.

Il termine verme giallo della farina si riferisce alla forma larvale della specie di insetto T. molitor .

Il novel food (NF) ​​è costituito dalle forme congelate ed essiccate del verme giallo intero della farina. La forma congelata è composta principalmente da acqua, proteine ​​grezze, carboidrati e grassi, mentre le forme essiccate sono costituite da proteine ​​grezze, grassi e carboidrati.

 

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Fonte: EFSA




Granchio blu, rilevata la presenza del parassita Hematodinium

Il granchio blu Atlantico (Callinectes sapidus), specie aliena che negli ultimi due anni ha messo in ginocchio la produzione di vongole in Veneto, ospita un parassita del genere Hematodinium che causa la Bitter Crab Disease (BCD), nota anche come “malattia del granchio amaro”. La carne di crostacei gravemente parassitati, una volta cucinata, può assumere un retrogusto amaro, che può comprometterne l’appetibilità per il consumatore.

A rilevare la presenza del parassita sono stati i ricercatori del Centro specialistico ittico (CSI) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) finalizzato a valutare lo stato di salute del granchio blu, con un focus particolare sulla presenza di patogeni che potrebbero influenzare la dinamica di popolazione di questa specie nelle principali lagune costiere del Nord Adriatico.

Il granchio blu Atlantico (Callinectes sapidus) ospita un parassita del genere Hematodinium che causa la Bitter Crab Disease (BCD), nota anche come “malattia del granchio amaro”. La carne di crostacei gravemente parassitati, una volta cucinata, può assumere un retrogusto amaro, che può comprometterne l’appetibilità per il consumatore. A rilevare la presenza del parassita sono stati i ricercatori del Centro specialistico ittico (CSI) dell’IZSVe, nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF).

segni di questa patologia comprendono letargia, torbidità dell’emolinfa e minor vitalità del granchio durante la fase di commercializzazione. L’infezione da Hematodinium sp. induce una serie di cambiamenti fisiologici nei tessuti dei crostacei e nell’emolinfa circolante, tra cui una riduzione significativa del numero di cellule coinvolte nella risposta immunitaria. In particolare, la rapida proliferazione del parassita porta a un elevato consumo di nutrienti, con conseguente riduzione dei livelli di glucosio nell’emolinfa e di glicogeno nell’epatopancreas, modificandone le caratteristiche organolettiche.

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Fonte: IZS Venezie




Nuova sezione del sito IZSLER: AFTA EPIZOOTICA

muccaE’ stata predisposta una sezione del sito denominata AFTA EPIZOOTICA: AGGIORNAMENTI. La sezione, presente in Home Page del sito IZSLER, consentirà di accedere a  tutte le news del sito, a tutti i materiali informativi e formativi necessari per prepararsi alla  eventuale presentarsi della malattia sul territorio italiano.

Per il momento sono stati inseriti: la segnalazione del focolaio in Germania e la relativa tipizzazione del ceppo, l’apertura del corso FAD sul Portale Formazione IZSLER, il MANUALE OPERATIVO/MODULISTICA aggiornato e approvato dal Ministero della Salute, il link ai video formativi.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




Salute: scoperta la struttura del virus Nipah

Per la prima volta è stata mappata la struttura di un componente chiave del virus Nipah. A riuscirci gli scienziati della Harvard Medical School e della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Cell per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Rachel Fearns e Jonathan Abraham, ha analizzato uno dei componenti più rilevanti dell’agente patogeno, trasmesso dai pipistrelli e responsabile di numerose ondate di epidemie. Identificato per la prima volta nel 1999, il Nipah può contagiare suini ed esseri umani, e non è ancora associato a una terapia o un trattamento efficaci. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il virus Nipah un patogeno prioritario, oggetto di analisi e approfondimenti. Nei casi più gravi, l’infezione può causare gravi malattie respiratorie ed encefalite, potenzialmente associate a deficit neurologici e decesso. Il virus è letale per il 40-75 per cento degli ospiti che lo contraggono

Nell’ambito dell’indagine, gli autori si sono concentrati su una sezione virale, chiamata complesso della polimerasi virale, un gruppo di proteine ​​che il virus usa per copiare il suo materiale genetico, diffondersi e infettare le cellule. Per la prima volta, gli studiosi hanno ottenuto un quadro tridimensionale dettagliato di questo componente e delle sue caratteristiche principali. Comprendere la struttura e il comportamento di questa sezione, sottolineano gli esperti, permette di ricostruire il modo in cui il patogeno si moltiplica all’interno dell’ospite. Questi risultati rappresentano il primo passo fondamentale verso lo sviluppo di trattamenti e vaccini specifici. Una volta elaborata la struttura dell’enzima, i ricercatori hanno esaminato più da vicino il modo in cui le diverse parti influenzino le varie funzioni. Il team ha condotto due tipologie di esperimenti. In primis, è stata purificata la polimerasi per determinare la struttura tramite microscopia crioelettronica. Successivamente, gli studiosi hanno indotto mutazioni nella polimerasi per valutare quali cambiamenti influenzassero la funzione e in che modo.

“Il nostro lavoro – afferma Heesu Kim, ricercatore del laboratorio di Fearns – fornisce approfondimenti critici che hanno il potenziale per informare lo sviluppo di antivirali ad ampio spettro. I nostri colleghi della Georgia State University hanno progettato un farmaco orale promettente, che sembra contrastare efficacemente i virus correlati al Nipah, ma non l’agente patogeno stesso”. Il gruppo di ricerca ha quindi valutato se alcune modifiche strutturali potessero migliorare la capacità del principio attivo di legarsi al virus. Questo approccio ha permesso agli autori di identificare una porzione specifica della polimerasi virale che potrebbe diventare un bersaglio del farmaco. Ciò, concludono gli scienziati, potrebbe quindi informare la progettazione di inibitori a piccole molecole che interrompono la polimerasi virale e rendono il virus Nipah suscettibile al trattamento. 

Fonte: AGI




ECM, a fine anno scade il triennio formativo. Il punto su sanzioni e abbuoni

EcmIl 31 dicembre 2025 scade il triennio formativo entro il quale i professionisti sanitari, odontoiatri ed igienisti dentali inclusi, devono raccogliere i crediti formativi previsti dal Sistema di Educazione Continua in Medicina (ECM). Lo ricorda un articolo di Odontoiatria33 che evidenzia come il triennio formativo attuale, 2023-2025, introduca una novità significativa riguardante l’assolvimento dell’obbligo formativo e le conseguenze in caso di inadempienza: ovvero la non copertura da parte dalla propria compagnia assicurativa per quanto riguarda l’RC Professionale se non si raccolgono almeno il 70% dei crediti obbligatori.

Obbligo ECM e scadenza del triennio formativo

Per il triennio 2023-2025, l’obbligo formativo per i professionisti sanitari è confermato in 150 crediti ECM, salvo eventuali esoneri, esenzioni o riduzioni. Di fatto quasi nessuno dovrà raccogliere i 150 crediti, mediamente sono da raccoglierne circa 70, ne parliamo in questo approfondimento.

Sanzioni e abbuoni

Fino al 31 dicembre 2025 (ma in realtà se ne parlerà ad aprile visto che i provider hanno 90 giorni di tempo per registrare i crediti) le sanzioni sono state di fatto sospese. In realtà, la delibera della Commissione ECM non prevede la sospensione delle sanzioni (essendo le sanzioni definite per legge non potrebbe farlo) ma la possibilità, fino a fine 2025, di effettuare nella propria area riservata sul portale CoGeAPS, lo spostamento dei crediti raccolti negli eventi frequentati nel 2023 al triennio precedente (2020-2022), se si ha la necessità di mettersi in pari e i crediti da spostare.

Implicazioni per la copertura assicurativa

La vera novità rilevante di questo triennio (salvo modifiche legislative) riguarda l’efficacia delle polizze di Responsabilità Civile Professionale (RC professionale). A partire dal 1° gennaio 2026, l’efficacia di queste polizze sarà condizionata all’assolvimento di almeno il 70% dell’obbligo formativo individuale nel triennio precedente. Ciò significa che, per il triennio 2023-2025, i professionisti dovranno aver conseguito almeno 105 crediti ECM (pari al 70% di 150) per garantire la validità della propria copertura assicurativa se non hanno abbuoni da rivendicare. Ma molto probabilmente basterà aver raccolto una cinquantina di crediti in tre anni, ovvero quanto ne rilascia un corso FAD annuale come quelli abbinati all’abbonamento a Dental Cadmos.

 

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Fonte: doctor33




Collana Manuali “Pratiche agroecologiche nell’allevamento bovino”: download gratuito!

Un team di medici veterinari, agronomi e dottori forestali – tra i quali i creatori di questo sito web – esplorano le potenzialità applicative delle logiche agroecologiche nel contesto della zootecnia moderna. Facendo leva su esperienze di campo già operative in Italia, gli autori presentano percorsi innovativi, in linea con i principi delle politiche “One Health” che stanno guidando il rinnovamento dell’approccio ad una produzione agrozootecnica che garantisca, allo stesso tempo, la Salute dell’Uomo, degli Animali e dell’Ambiente. Percorsi che, in contemporanea, permettono di rendere più efficienti i processi zootecnici nonché di migliorare nettamente la loro sostenibilità economica.

La Collana – nata dall’elaborazione dei contenuti di una serie di corsi di formazione promossi da Veneto Agricoltura per i consulenti agricoli nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto –  si compone di 6 volumi e tratta sia le basi teoriche sia i metodi di applicazione sul terreno delle pratiche agroecologiche nell’allevamento del bovino da latte e da carne, aprendo così spazi per un dialogo virtuoso e costruttivo tra i diversi operatori del settore, con l’obiettivo di facilitare il confronto e la reciproca contaminazione tra sistemi produttivi basati su tecniche ed organizzazione differenti, per raggiungere la comune meta del soddisfacimento dei fabbisogni alimentari dell’Umanità nel rispetto degli equilibri ecologici attuali e futuri del nostro Pianeta. Completano l’opera una serie di video che, quasi fossero dei casi-studio, esplicitano ulteriormente la concreta fattibilità della transizione verso una zootecnia agroecologica.

(Tutti i files sono scaricabili GRATUITAMENTE seguendo gli specifici link)

Fonte: allevareinagricoltura.com




Una ricerca dell’IZSPLV sulla salute dei serpenti selvatici premiata al “Game of Research”

L’IZSPLV ha condotto un’indagine nazionale su Ophidiomyces ophiidicola, agente eziologico dell’ofidiomicosi, una patologia emergente che minaccia la biodiversità dei serpenti. in alcune popolazioni di ofidi statunitensi questa patologia è associata ad una aumentata mortalità. Lo studio ha analizzato centinaia di campioni tra recenti e storici, provenienti da quasi tutte le regioni italiane, rilevando il patogeno in cinque specie diverse. I dati ottenuti sottolineano sia la diffusione attuale sia la presenza storica di questa micosi in Italia, evidenziando la necessità di un monitoraggio standardizzato e di strategie di conservazione mirate.

I risultati del lavoro sono stati presentati nel corso della quarta edizione del Game of Research una giornata di condivisione e divulgazione scientifica dedicata alle Scienze Veterinarie, che è stata ospitata dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino.

Il contributo proposto dall’IZSPLV Ophidiomyces ophiidicola and Ophidiomycosis: occurrence and distribution in free-ranging Italian snakes since the mid-20th century, è stato presentato da Matteo Riccardo Di Nicola e Pierluigi Acutis ed è stato premiato quale seconda migliore tra le “presentazioni orali”.

Questo riconoscimento conferma il valore della ricerca e l’impegno da parte dell’IZSPLV nella tutela dell’erpetofauna selvatica, che contribuisce alla diffusione di una maggiore consapevolezza sulle patologie emergenti che minacciano gli ecosistemi.

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Fonte: IZS Piemonte Liguria Valle d’Aosta




Un quarto degli animali d’acqua dolce a rischio estinzione

Inquinamento, dighe, agricoltura intensiva, specie invasive. E così rischiamo di perdere la bellezza di 23mila specie che vivono negli ecosistemi d’acqua dolce, quasi un quarto del totale. Sarebbe un duro colpo alla biodiversità: a lanciare l’allarme è un gruppo di scienziati della International Union for Conservation of Nature (Iucn), un’organizzazione non governativa internazionale con sede in Svizzera, in uno studio appena pubblicato sulle pagine della rivista Nature. Gli autori auspicano che i risultati del loro lavoro spronino e aiutino i decisori a intraprendere al più presto tutte le azioni necessarie a preservare la biodiversità delle acque dolci e scongiurare il pericolo di estinzione delle specie a rischio.

“Gli ecosistemi di acqua dolce”, scrivono i ricercatori nello studio, “sono ricchissimi di biodiversità e rappresentano un mezzo di sussistenza e di sviluppo economico per molte popolazioni umane, e sono attualmente sottoposti a uno stress molto elevato”. La maggior parte delle valutazioni finora compiute sulle specie a rischio di estinzione, però, non si erano concentrate su quelle che vivevano nelle acque dolci, e ciò ha parzialmente condizionato le politiche di conservazione.

“Finora, le politiche ambientali e le definizioni delle priorità di conservazione sono state stabilite soprattutto sulla base dei dati relativi ai tetrapodi terrestri. Abbiamo le prove che questi dati non sono sufficienti a rappresentare le esigenze delle specie di acqua dolce né a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati in fatto di biodiversità”. Tutelare questa biodiversità è particolarmente importante: le acque dolci ospitano, infatti, oltre il 10% di tutte le specie viventi conosciute, e molte di esse svolgono un ruolo fondamentale per il ciclo dei nutrienti, per il controllo delle inondazioni e per la mitigazione dei cambiamenti climatici.

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Fonte: repubblica.it