Il Parlamento Ue sostiene l’economia circolare

Il Parlamento sostiene obiettivi ambiziosi in materia di riciclaggio, grazie alle nuove norme sui rifiuti e sull’economia circolare adottate in via definitiva mercoledì.

Migliorare la gestione dei rifiuti può portare benefici all’ambiente, al clima e alla salute, ma non solo. Questo pacchetto legislativo, composto da quattro atti, mira a promuovere la cosiddetta economia circolare.

Entro il 2025, almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrebbe essere riciclato, si legge nel testo. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati inoltre degli obiettivi distinti per materiali di imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro metallo e legno.

Sono 497 i chili di rifiuti pro capite prodotti dall’Italia nel 2016, di cui il 27,64% è messo in discariche, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

Infografica sulla gestione dei rifiuti nell’UE

Smaltimento in discarica sarà un’eccezione

La proposta di legge limita inoltre la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

L’Italia nel 2016 ha smaltito in discarica 26,9 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 123 chili pro capite che corrispondono al 27,64% della quota di rifiuti prodotti.

Raccolta differenziata di rifiuti tessili o pericolosi

I prodotti tessili e i rifiuti pericolosi provenienti dai nuclei domestici dovranno essere raccolti separatamente entro il 2025, così come i rifiuti biodegradabili che potranno essere riciclati anche direttamente nelle case attraverso il compostaggio.

Ridurre gli sprechi alimentari del 50%

In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli Stati membri dovrebbero ridurre gli sprechi alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. Al fine di prevenire lo spreco di alimenti, i Paesi UE dovrebbero incentivare la raccolta dei prodotti invenduti e la loro ridistribuzione in condizioni di sicurezza. Per i deputati si deve puntare anche sul miglioramento della consapevolezza dei consumatori circa il significato dei termini “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”.

Citazione

Con questo pacchetto l’Europa punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare finalmente politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti ma è un modo per recuperare materie prime e non premere oltremodo sulle risorse già scarse del nostro pianeta, anche innovando profondamente il nostro sistema produttivo”, ha detto la relatrice Simona Bonafè (S&D, IT).

Certo, il pacchetto che andremo ad approvare contiene anche importanti misure sulla gestione dei rifiuti e, allo stesso tempo però, va oltre a queste, definendo norme che prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto e si pongono l’obiettivo di modificare il comportamento di aziende e consumatori. Per la prima volta gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili”, ha aggiunto

Prossime tappe

Il testo ora tornerà al Consiglio per un’approvazione formale, prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Pagina del Parlamento europeo sull’economia circolare

Fonte Parlamento Ue




CNSA: Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

La Direzione generale per l’igiene, la sicurezza alimentare e la nutrizione (DGISAN), ha rivolto alla Sezione sicurezza alimentare del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA), la richiesta di parere sull’eventuale rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

I funghi spontanei forniscono un micro-habitat eccellente per la proliferazione di diversi insetti fornendo loro cibo e riparo. La contaminazione avviene negli ambienti naturali di crescita ed è un fenomeno inevitabile e incontrollabile da parte dell’uomo. Tutti i funghi commestibili più pregiati, con l’eccezione dei finferli, sono particolarmente predisposti all’attacco di larve di ditteri micetofilidi; in particolare i porcini, i chiodini e gli ovoli risultano sempre più o meno attaccati.

Le larve dei ditteri tendono ad abbandonare il fungo durante l’essicazione, in modo variabile in base a diversi fattori: l’umidità del fungo, lo spessore delle fette, la dimensione delle larve, le modalità di essicazione e i sistemi di conservazione.

I funghi (freschi e conservati) sono ampiamente consumati in Italia e pertanto sono oggetto di attenzione sia degli addetti preposti al controllo igienico delle derrate alimentari sia di specifici gruppi di studio. Benchè non esistano chiare evidenze di pericoli diretti per la salute umana nel caso di assunzione di larve micetofilidi e la normativa stabilisca dei limiti di accettabilità della presenza di “tramiti” (gallerie), sarebbe più opportuno stabilire dei limiti relativi alla presenza delle larve stesse.

In ogni caso, per la qualità del prodotto resta di fondamentale importanza il ruolo dell’operatore del settore alimentare (OSA), relativamente al rispetto del proprio sistema HACCP ed all’attuazione di misure di prevenzione, quali, in particolare: il controllo della materia prima, la selezione dei fornitori, la disponibilità di personale specificatamente formato al controllo e l’adozione di accorgimenti atti a rallentare o ad interrompere il ciclo biologico degli infestanti.

Infine, è importante considerare l’aspetto allergizzante della tropomiosina presente nel tegumento esterno delle larve, non tanto per il consumatore, poichè la tropomiosina è termolabile, quanto per gli addetti alla lavorazione dei funghi, poichè la via inalatoria e il contatto cutaneo costituiscono le principali vie di esposizione. A tal riguardo si ritiene opportuno che l’OSA fornisca adeguate istruzioni ai lavoratori che manipolano i funghi e fornisca loro un idoneo equipaggiamento di protezione costituito da mascherine, guanti ed occhiali, al fine di minimizzare il rischio di un’esposizione diretta.

Parere CNSA n. 21 – Rischio legato alla presenza di larve di ditteri non vitali e non visibili ad occhio nudo in funghi conservati

Fonte: Ministero della salute




Sicurezza alimentare: cosa desiderano sapere i consumatori?

L’EFSA ha chiesto agli Europei cosa pensano dei rischi emergenti nella catena alimentare e come vorrebbero venirne informati.

Abbiamo intervistato oltre 6 200 consumatori di 25 Stati membri dell’UE con domande su potenziali rischi emergenti legati alla sicurezza alimentare.

Nel complesso gli intervistati si sono detti più preoccupati dei rischi già noti agli scienziati che di quelli emergenti. Tuttavia i risultati del sondaggio hanno importanti conseguenze per la comunicazione sui nuovi rischi.

I consumatori hanno espresso il desiderio di venire informati sui rischi emergenti sin dall’inizio del processo di individuazione, anche in presenza di incertezza scientifica. Hanno inoltre espresso preferenza per ricevere le informazioni tramite canali tradizionali come TV e giornali, e tramite i siti Internet degli enti nazionali. Anche i social media e i siti web delle autorità europee sono stati citati come canali preferenziali tra i soggetti di età compresa tra i 18 e i 34 anni.

Le opinioni espresse dai consumatori aiuteranno l’EFSA e i suoi partner presso gli enti nazionali di sicurezza alimentare a sviluppare strategie e materiale per la comunicazione sulle questioni emergenti.

EU Insights – Consumer perceptions of emerging risks in the food chain

Rischi emergenti – Approfondimento




Ue: orientamenti per l’utilizzo come mangimi di alimenti non più destinati al consumo umano

Nell’ambito della azioni Ue contro lo spreco alimentare, la Commissione europea ha pubblicato le linee guida per facilitare la valorizzazione del cibo (contenente o meno prodotti di origine animale) che – per motivi commerciali, problemi di lavorazione o per la presenza di determinati difetti – non è più destinato al consumo umano e può invece essere utilizzato come mangime senza compromettere la salute pubblica e degli animali, evitando in questo modo che sia compostato, trasformato in biogas o smaltito mediante incenerimento o in discarica.

In tal senso è molto importante la distinzione tra alimenti, sottoprodotti di origine animale, mangimi e rifiuti.

Le linee guida vanno a far parte integrante del Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare,  hanno lo scopo di aiutare le autorità competenti e gli operatori del settore alimentare nella comprensione e applicazione della legislazione Ue e si applicano ai prodotti derivati dal processo di lavorazione degli alimenti (forniti da produttori del settore alimentare) agli alimenti immessi sul mercato, confezionati o sfusi (forniti da grossisti e rivenditori al dettaglio di alimenti).

Vengono presentati alcuni esempi di pratiche migliori, conformi al quadro normativo, che permettono anche di evitare inutili oneri amministrativi, come richiesto dagli operatori del settore alimentare.

Il documento è stato elaborato in cooperazione con la piattaforma UE sulle perdite e gli sprechi alimentari

Consulta le linee guida

A cura della segreteria SIMeVeP




Incremento di positività per cimurro nelle volpi

Dai primi mesi del 2018 tramite la sorveglianza passiva (animali morti consegnati alle autorità sanitarie competenti) si sta registrando un incremento di positività per cimurro nelle volpi . Particolarmente interessato è il Friuli Venezia Giulia (39 casi su 85 volpi analizzate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) soprattutto nella provincia di Udine, da Tarvisio fino a Udine, con il maggior numero di casi nel Comune di Gemona e limitrofi, e per alcuni casi anche la provincia Gorizia e Trieste. Inoltre, anche in altre aree del Triveneto, come il Bellunese, l’Alto Adige ed il Trentino, si stanno osservando i primi casi di questa ondata epidemica.

Il cimurro è una malattia che colpisce carnivori selvatici, tra cui appunto le volpi, e che può essere trasmessa ad altri animali, soprattutto canidi (tra cui quindi i cani domestici) e mustelidi. Il virus del cimurro non resiste nell’ambiente esterno, ma si trasmette per contatto diretto. Cani domestici che circolano in ambienti aperti, come boschi e montagne, potrebbero quindi infettarsi a causa di un incontro ravvicinato con una volpe infetta. Per contro, il cimurro non è una malattia che si trasmette all’uomo (zoonosi).

Per i cani di proprietà, la misura di protezione più efficace contro il cimurro è la vaccinazione

Maggiori informazioni sul sito IZS delle Venezie




ISS identifica nuova malattia da prioni nei dromedari in Algeria

Una nuova malattia da prioni è stata scoperta nei dromedari nella regione di Ouargla, in Algeria. Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale condotta da un’equipe di ricercatori del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Università di Tlemcen e di Ouargla. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Disease.

Le malattie da prioni sono malattie neurodegenerative a decorso fatale che colpiscono sia l’uomo che gli animali. La malattia di Creutzfeldt-Jakob dell’uomo e la scrapie delle pecore e delle capre sono le patologie conosciute da più tempo. A queste si è aggiunta negli anni ’80 l’enefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta “mucca pazza” che, nel 2001 – in seguito alla dimostrazione della sua trasmissibilità all’uomo – ha causato una delle crisi alimentari più gravi che siano mai state registrate a livello globale.

I sintomi neurologici osservati nei dromedari, che ricordavano quelli della “mucca pazza”, hanno fatto sospettare i ricercatori Algerini che potesse trattarsi di una malattia da prioni. Le indagini di laboratorio, condotte dal gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno confermato il sospetto. La nuova malattia è stata denominata Camel Prion Disease. La frequenza relativamente elevata della malattia ed il coinvolgimento del sistema linforeticolare suggeriscono che si tratti di una malattia trasmissibile fra gli animali e diffusa nella regione. Ulteriori indagini saranno necessarie per verificare l’eventuale diffusione di questa malattia in altre aree dell’Algeria e in altri Paesi.

La scoperta di una nuova malattia da prioni in una specie animale di interesse economico e alimentare in ampie aree del pianeta – dice Gabriele Vaccari, responsabile dell’Unità Operativa Zoonosi Emergenti dell’ISS – pone importanti interrogativi di sanità pubblica e sicurezza alimentare. L’allevamento dei dromedari infatti è diffuso in tutto il nord e centro Africa, oltre che in Medioriente, Asia e Australia, e rappresenta una componente importante nell’economia di molte popolazioni. In molte aree i dromedari vengono utilizzati per la produzione di latte e carne per il consumo umano”.

I risultati delle indagini condotte sinora suggeriscono che la malattia dei dromedari sia diversa dalla encefalopatia spongiforme bovina, l’unica malattia da prioni degli animali dimostratasi fino ad oggi trasmissibile all’uomo, con oltre 200 decessi in varie parti del Mondo. Tuttavia il rischio per l’uomo è al momento ignoto e sono necessarie ulteriori indagini per avere chiarezza sul suo potenziale zoonotico.

Il recente aggiornamento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della lista delle malattie infettive a rischio epidemico ha compreso numerose malattie di origine zoonotica, a dimostrazione dell’importanza di tali patologie e dell’attenzione che deve essere rivolta, anche rispetto al potenziale rischio per l’uomo, alla scoperta di una nuova malattia degli animali.

Al di là delle implicazioni di sanità animale e di sanità pubblica, la scoperta di una nuova malattia da prioni riveste un indiscutibile interesse scientifico per la peculiarità degli agenti responsabili di questo gruppo di patologie e perchè il modello patogenetico proprio delle malattie da prioni ha recentemente trovato ampi e promettenti spazi di applicazione a patologie umane di enorme interesse quali la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson.

Fonte: ISS




Commissione Ue intende rafforzare la fiducia negli studi scientifici sulla sicurezza alimentare

La Commissione risponde alle preoccupazioni espresse in una riuscita iniziativa dei cittadini europei con una proposta volta a migliorare la trasparenza degli studi scientifici in ambito di sicurezza alimentare.

La proposta, basata anche sul vaglio dell’adeguatezza della Commissione riguardante la legislazione alimentare generale, che risale al 2002 e necessita pertanto di un aggiornamento, mira a: offrire ai cittadini maggiore accesso alle informazioni presentate all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sulle autorizzazioni relative alla filiera agroalimentare, permettere alla Commissione di richiedere studi aggiuntivi, e coinvolgere più strettamente gli scienziati degli Stati membri nelle procedure di approvazione.

Il primo Vicepresidente Frans Timmermans ha dichiarato: “Rispondiamo oggi alle preoccupazioni dei cittadini, per migliorare la trasparenza del processo decisionale, offrire un accesso migliore alle informazioni pertinenti e far sì che la valutazione del rischio affidabile e scientifica rimanga al centro del processo decisionale nel delicato settore della sicurezza alimentare.”

Vytenis Andriukaitis, Commissario per la Salute e la sicurezza alimentare, ha affermato: “Nell’UE la valutazione scientifica del rischio per la sicurezza alimentare è una delle più rigorose al mondo. La stiamo rendendo ancora più forte grazie a regole di trasparenza più chiare e a una più efficace comunicazione del rischio durante tutto il processo. Con questa riforma i cittadini avranno accesso immediato alle ricerche scientifiche a sostegno delle domande di autorizzazione. Esorto gli Stati membri e il Parlamento europeo a trasformare al più presto questa proposta in legge, in modo da produrre risultati concreti per i cittadini prima delle elezioni europee dell’anno prossimo.

La Commissione propone una revisione mirata del regolamento sulla legislazione alimentare generale[1] e la revisione di otto norme legislative settoriali, al fine di renderle compatibili con le norme generali e rafforzare la trasparenza in ambito di OGM, additivi per mangimi, aromatizzanti di affumicatura, materiali a contatto con gli alimenti, additivi alimentari, enzimi e aromi alimentari, prodotti fitosanitari e nuovi prodotti alimentari.

Gli elementi fondamentali della proposta sono:

Contesto

Nel 2002 la legislazione alimentare generale ha stabilito il principio dell’analisi del rischio come uno dei principi generali della legislazione alimentare dell’UE. Con essa si è istituito nell’UE un sistema di sicurezza alimentare in cui la responsabilità per la valutazione del rischio (scienza) è tenuta separata da quella per la gestione del rischio (strategia). L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è stata istituita come agenzia indipendente dell’UE incaricata di fornire pareri scientifici sui rischi relativi alla filiera agroalimentare.

I risultati del vaglio dell’adeguatezza della legislazione alimentare generale pubblicato all’inizio di quest’anno hanno confermato che la normativa risponde agli obiettivi fondamentali di garantire un elevato livello di protezione della salute umana e il corretto funzionamento del mercato interno. In particolare, l’approccio basato sul rischio della legislazione alimentare dell’UE ha innalzato il livello globale di protezione contro potenziali rischi per la sicurezza alimentare. Il vaglio dell’adeguatezza ha tuttavia messo in evidenza anche le preoccupazioni dei cittadini a proposito della trasparenza degli studi scientifici e del processo di valutazione del rischio nella filiera agroalimentare.

Il 6 ottobre 2017 è stata presentata alla Commissione l’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici”, che ha raccolto il sostegno di 1 070 865 cittadini europei. Una delle richieste avanzate dall’iniziativa era di migliorare la trasparenza degli studi scientifici presentati all’Autorità europea per la sicurezza alimentare e di incrementare gli studi commissionati dalle autorità pubbliche. La Commissione ha presentato la sua risposta all’iniziativa il 12 dicembre 2017. Finora quattro iniziative dei cittadini sono riuscite a superare la soglia del milione di firme e la Commissione sta dando seguito a tre di esse.

Prossime tappe
Le proposte legislative saranno ora trasmesse al Parlamento europeo e agli Stati membri per l’adozione.
La Commissione ambisce a vedere adottata la proposta nel corso dell’attuale legislatura, vale a dire entro la metà del 2019, per una rapida attuazione.

Per ulteriori informazioni

Proposta della Commissione sulla trasparenza e la sostenibilità del modello di valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare – Domande e risposte (in inglese)

Comunicato della Commissione sull’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il glifosato”

Trasparenza e sostenibilità della valutazione del rischio dell’UE nella filiera alimentare – sito (in inglese)

Fonte: Commissione Ue




Ricerca: diagnosi senza biopsia del tumore cerebrale nel cane

Pubblicato sul «Veterinary Journal» – prestigiosa rivista scientifica di medicina veterinaria – un articolo frutto della collaborazione tra ricercatori del Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova (MAPS) e del Dick White Referrals (Cambridgeshire, UK), Centro specialistico inglese di clinica veterinaria: grazie a una rete artificiale neuronale si potranno fare diagnosi sulla gravità del meningioma del cane senza aspettare l’esito di esami bioptici invasivi.

Il team di ricercatori padovani ha progettato e testato una tecnica innovativa, basata su rete neurale, in una popolazione di 60 soggetti. Il risultato è stato il riconoscimento, in ben 8 casi su 10, del grado di malignità del meningioma del cane a partire dalle sole immagini di una risonanza magnetica.

In base alle caratteristiche istologiche e al comportamento biologico, i meningiomi vengono classificati in benigni, atipici e maligni. Il meningioma è una neoplasia intracranica extracerebrale (a carico delle meningi) ed è la più frequente nel cane (circa il 50% delle neoplasie primarie intracraniche). A tutt’oggi la possibilità di determinarne il grado di malignità, da cui dipende l’applicazione del più idoneo protocollo terapeutico, era demandata alla valutazione istopatologica post-asportazione chirurgica.

In un sistema biologico la rete neurale è un insieme di neuroni biologici tra loro interconnessi, per analogia nel campo dell’intelligenza artificiale con lo stesso termine (rete neurale) si intende una rete di neuroni artificiali che cerca di simulare il funzionamento dei neuroni all’interno di un sistema informatico. Esempi sono quei software con capacità di auto-apprendimento utilizzati in molti campi (dall’automazione di processo nell’industria meccanica 4.0, ai motori di ricerca informatici, ai recentemente noti sistemi di guida senza conducente). L’applicazione delle reti neurali alla diagnostica per immagini, oggi, sta diventando uno degli interessi centrali per la comunità scientifica internazionale.

Nello studio pubblicato sul Veterinary Journal si descrive il risultato della progettazione e applicazione di un algoritmo di rete neurale specifico per il riconoscimento di immagini. Questo algoritmo è stato appositamente “allenato” (trained) per riconoscere i meningiomi a grado di malignità noto che a loro volta erano stati già confermati istopatologicamente in precedenza. Il software di intelligenza artificiale progettato dal team di ricerca padovano è capace di auto-apprendere dagli stessi elementi che vengono analizzati: all’aumento del volume di dati disponibili il sistema affina progressivamente la sua capacità di discriminazione esattamente come un sistema “intelligente” biologico, che però, a differenza di quello informatico, apprende anche tramite esperienza diretta e unica.

«Questo modello» sottolinea Tommaso Banzato, primo autore della ricerca «è riuscito a classificare correttamente il grado di malignità del meningioma in 8 cani su 10 di un campione dimensionalmente ritenuto molto significativo per gli studi in medicina veterinaria. Lo studio rappresenta la prima significativa dimostrazione della possibilità di utilizzare reti neurali per superare i limiti della diagnostica convenzionale attuale secondo cui il grado di malignità dei meningiomi può essere determinato solo mediante tecniche bioptiche-invasive».

La possibilità di conoscere a priori, ovvero in sede di diagnosi mediante risonanza magnetica, il grado di malignità della lesione neoplastica consente quindi di creare contestualmente un protocollo terapeutico ad hoc specifico per ogni paziente senza attendere i risultati del prelievo istopatologico. Inoltre il cane, in questa metodologia di analisi, non è animale sperimentale ma modello di patologia spontanea utile all’innovazione della diagnostica.

«Aumentando la casistica disponibile per “allenare” il modello» dice Alessandro Zotti «è significativamente probabile un ulteriore incremento della accuratezza dello stesso; inoltre sono in corso da parte del medesimo gruppo di ricerca, valutazioni sulla possibilità di discriminare la natura delle diverse lesioni intracraniche mediante la medesima rete neurale».

Da non sottovalutare è il fatto che il meningioma rappresenta la neoplasia intracranica extracerebrale più frequente anche nell’uomo. Data la similitudine tra il meningioma canino e umano, identici anche nella classificazione di malignità, sarà possibile in un prossimo futuro, dopo un’ulteriore validazione numerica veterinaria, studiare un modello diagnostico simile su rete neurale anche per l’uomo.

Lo studio è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra i radiologi dell’Ospedale Veterinario Universitario Didattico dell’Università di Padova – Tommaso Banzato e Alessandro Zotti – e i due neurologi veterinari, riconosciuti specialisti europei, Marco Bernardini (MAPS) e Giunio Bruto Cherubini (Dick White Referrals; Honorary Professor, Nottingham University). Non secondaria l’assistenza metodologica sulle reti neurali prestata da Manfredo Atzori, Senior Researcher alla University of Applied Sciences Western Switzerland.




Leptospirosi, IZS Ve cerca collaborazione di veterinari che si occupano di animali da compagnia

Dall’inizio di quest’anno l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha intrapreso un’attività di ricerca nel campo della leptospirosi canina, e ha bisogno della collaborazione dei medici veterinari che si occupano di animali di compagnia. In caso di sospetto clinico di leptospirosi, se si aderisce al progetto, gli esami diagnostici di laboratorio e il trasporto dei campioni saranno gratuiti.

 

I principali obiettivi della ricerca sono:

Il progetto “Valutazione e distribuzione dei determinanti di rischio ambientali per la leptospirosi canina” avrà durata biennale e costituisce la prosecuzione di una ricerca precedente conclusa nel 2016

A cura della segreteria SIMeVeP



Monitoraggio della Vespa velutina, come costruire una trappola

Con i primi tepori primaverili si risveglia anche la Vespa velutina o Calabrone asiatico, un insetto alieno invasivo originario dell’Asia sud-orientale predatore di api e altri impollinatori che provoca gravi danni all’apicoltura e alla biodiversità.

Il progetto LIFE STOPVESPA, un gruppo di lavoro composto da Università, Enti di Ricerca, Associazioni, Apicoltori e Cittadini che si pone l’obiettivo è contrastare la diffusione della Vespa velutina in Italia, indica il periodo da marzo a maggio compresi come il momento migliore per monitorare l’imenottero, rilevarne l’eventuale presenza/assenza e individuare eventuali nuove aree di espansione.

Il monitoraggio può essere effettuato utilizzando apposite trappole, disposte in prossimità di alveari o in altre zone come giardini, parchi, etc.

Le trappole possono essere costruite utilizzando, come materiale di partenza, delle bottiglie vuote in PVC trasparenti della capacità di 1,5 litri e come attrattivo della birra chiara al 4,7%. L’alcol contenuto nella birra evita che insetti pronubi, come le api, possano essere catturati dalle trappole. Ogni bottiglia potrà essere dotata di un apposito tappo, facilmente reperibile in commercio e concepito ad hoc per questo tipo di attività. Il tappo, oltre ad evitare l’ingresso di acqua piovana facilita anche il posizionamento della trappola e agevola il ricambio dell’esca. In alternativa si può utilizzare un metodo di fabbricazione totalmente artigianale. Per quest’ultima versione occorrerà prevedere di dotare la trappola di un sistema di riparo per evitare l’entrata dell’acqua piovana. Le trappole devono essere controllate ogni 2 settimane, e, contestualmente, deve essere cambiata l’esca attrattiva.

Il monitoraggio deve essere svolto prima di tutto dagli apicoltori, ma  i cittadini possono comunque partecipare all’attività, per un più capillare controllo del territorio.

Il luogo di posizionamento della trappola e l’eventuale presenza di individui sospetti possono essere comunicati a info@vespavelutina.eu oppure al numero di cellulare 335 6673358.

Se l’esito del monitoraggio risultasse negativo è comunque fondamentale comunicarne il risultato al termine dello stesso.

E’ inoltre possibile compilare un breve questionario on line inerente la Vespa velutina, le specie aliene invasive e le attività di contrasto sviluppate dal progetto stesso, che si inserisce nell’ambito dell’attività di divulgazione del progetto e permette da un lato di sondare il livello di conoscenza dei cittadini in merito alle tematiche sviluppate dal LIFE STOPVESPA, dall’altro di individuare gli aspetti poco noti per poter migliorare le modalità di comunicazione.

A cura della segreteria SIMeVeP