Malattie infettive emergenti. Nasce la Fondazione INF-ACT, progetto integrato per affrontare le emergenze infettive sostenuto dai fondi del PNRR

25 membri tra atenei, enti pubblici e privati, fra cui l’Associazione Istituti Zooprofilattici Sperimentali (AIZS). Università di Pavia capofila, in collaborazione con ISS e CNR.

L’Università di Pavia capofila di un progetto ambizioso e di ampio raggio, ma anche di reale impatto scientifico e con ricadute operative e organizzative, sul tema “malattie infettive emergenti”, che parte dall’individuazione di quelle che sono le principali minacce attuali e quelle che potrebbero emergere nel futuro.

Il progetto, sviluppato da una squadra proponente caratterizzata fin dall’inizio da una forte sinergia tra l’ateneo pavese, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), è stato selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato con 114,5 milioni di euro, nell’ambito della Missione 4, “Istruzione e Ricerca” – Componente 2, “Dalla ricerca all’impresa” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Linea di investimento 1.3, “Partenariati Estesi”, finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU.

Grazie a questo importante finanziamento nasce la Fondazione INF-ACT, di cui fanno parte 25 tra atenei nazionali, enti pubblici e privati. Un consorzio che prevede forti competenze trasversali in grado di affrontare il problema delle possibili epidemie adottando un approccio “One Health” , ossia integrando aspetti di salute umana, salute animale e ambientale, dagli eventi epidemici ai fenomeni di spillover ai mutamenti climatici alla base delle modifiche della fauna selvatica e le interazioni con l’uomo.

La rete dei 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali, rappresentata dall’Associazione AIZS, ha dunque un ruolo di rilievo nel prestigioso network che svilupperà il progetto INF-ACT, garantendo proprio quell’approccio alla Salute Unica che viene declinato nei diversi filoni lungo i quali si svilupperanno le attività di ricerca.

La DG dell’IZSVe, Antonia Ricci, è stata candidata a rappresentare AIZS nell’ambito degli organi di governo della Fondazione INF-ACT.


Tematiche di ricerca

Sono state individuate cinque tematiche principali che saranno al centro della sinergia operativa messa in campo dalla Fondazione:

  • studio dei virus emergenti e riemergenti;
  • studio di insetti e altri vettori che veicolano agenti patogeni e delle malattie ad essi correlate;
  • studio degli agenti patogeni resistenti agli antimicrobici e dei meccanismi di generazione e scambio di marcatori di farmacoresistenza;
  • studio di nuovi sistemi di sorveglianza integrata epidemiologica e microbiologica (umana-animale-ambientale); identificazione di modelli per l’individuazione precoce di infezioni emergenti; messa a punto di meccanismi di alert e modelli matematici predittivi;
  • identificazione di nuovi bersagli per molecole ad attività antinfettiva; progettazione, sintesi e validazione di molecole con potenziale terapeutico con approcci in silico, in vitro, ex vivo e in modelli animali.

 

Fonte: IZS Venezie




Antibiotici veterinari, vendite in calo del 41% in Italia dal 2016

Meno antibiotici veterinari nel 2021, in calo del 41,1% rispetto al 2016. “Una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 58,8% rispetto ai dati del 2010” e che riguarda “tutte le classi di antimicrobici”. A dirlo sono i dati pubblicati dal ministero della Salute nella quarta “Relazione sulle vendite di medicinali veterinari contenenti antibiotici in Italia”, che permette di monitorare gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza 2017-2020 e segue la pubblicazione del dodicesimo rapporto annuale sulla sorveglianza europea delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici (The Twelfth ESVAC report ), predisposto dall’Ema.

Sorveglianza sul consumo di antibiotici

In accordo con l’approccio One health è stato dato forte impulso alla sorveglianza del consumo degli antibiotici, poiché un loro uso non appropriato o eccessivo può “accelerare la comparsa e la diffusione di microrganismi resistenti, compromettendone l’efficacia”. Nel 2021 sono state vendute 669 tonnellate di principio attivo, con un calo del 45,3% rispetto al 2016 e del 4% rispetto al 2020. La riduzione delle vendite totali è stata del 41,1% rispetto al 2016 e del 4,6% rispetto al 2020.

Le classi più monitorate

L’attenzione è alta soprattutto per quelle classi di antibiotici considerate di importanza critica e incluse nella categoria B, che sono da limitare per il possibile sviluppo di resistenza dovuto al loro utilizzo negli animali. La contrazione delle vendite è maggiore per la classe delle polimixine (95,7%) rispetto al 2016, in linea con la raccomandazione dell’Ema sulla limitazione nell’uso di colistina di almeno il 65% nell’arco di 3-4 anni. Altri cali significativi nel 2021 riguardano gli altri chinoloni (meno 71,5%), le cefalosporine di terza e quarta generazione (meno 66%) e i fuorochinoloni (meno 49,5%). Nel 2021 le principali classi vendute rimangono le penicilline (33,4%), le tetracicline (23,2%) e i sulfamidici (13,8%) che, insieme, rappresentano oltre il 70% del totale.

Fonte: AboutPharma




La tragedia di Ischia e le sue potenziali ricadute sulla salute umana e animale

Giovanni Di GuardoL’immane tragedia che ha colpito al cuore Ischia e la sua meravigliosa gente, a soli 5 e 13 anni di distanza, rispettivamente, dal sisma e da un analogo evento alluvionale che hanno interessato l’isola, ci richiama per l’ennesima volta alla fragilità del nostro territorio ed alle azioni, non più rinviabili, che la politica nazionale e locale deve attuare al fine di porre rimedio al grave dissesto idro-geologico che ne affligge numerose quanto vaste aree, complice il progressivo surriscaldamento globale ed i fenomeni meteo-climatici ad esso connessi.

Fra le potenziali conseguenze delle alluvioni, che come avvenuto ad Ischia possono causare la movimentazione di enormi masse di acqua, fango e detriti, rientra anche il trasferimento di una folta gamma di microorganismi patogeni dagli ecosistemi terrestri a quelli marini. Ciò riguarda, in special modo, virus, batteri, funghi e parassiti responsabili d’infezioni umane ed animali a trasmissione oro-fecale, quali ad esempio – solo per citarne alcuni – Salmonella, Escherichia coli, Vibrio cholarae, Toxoplasma gondii, virus dell’epatite A e, last but not least, anche SARS-CoV-2, il betacoronavirus causa della CoViD-19. Per quanto attiene a quest’ultimo, in particolare, gia’ un paio di anni fa uno studio di colleghi cinesi pubblicato sul BMJ aveva documentato l’eliminazione di SARS-CoV-2 attraverso le deiezioni in circa il 60% dei pazienti SARS-CoV-2-infetti, per un arco temporale pari in media a ben 22 giorni!

I germi a trasmissione oro-fecale, una volta veicolati in mare dalle succitate masse di acqua, fango e detriti, possono essere ingeriti, a loro volta, da molluschi eduli bivalvi lamellibranchi quali i mitili (ciascun esemplare dei quali e’ in grado di filtrare dai 5 ai 7 litri di acqua ogni ora!), che “concentrandoli” all’interno del proprio organismo si comporterebbero come vere e proprie “bombe biologiche” qualora venissero consumati senza sottostare ai preventivi protocolli di depurazione previsti “ope legis“. Vale la pena ricordare, a tal proposito, la drammatica epidemia insorta nell’estate del 1973 fra la popolazione di Napoli e di Bari in seguito al consumo di mitili crudi contaminati dal vibrione del colera.

Un’altra rilevante conseguenza legata al potenziale trasferimento di microorganismi patogeni dalla terraferma al mare in seguito alla comparsa di eventi alluvionali riguarda i Cetacei, il cui stato di salute e di conservazione risulta sempre più minacciato per mano dell’uomo. Non a caso, infatti, le indagini che stiamo svolgendo anche nel nostro Paese documentano un progressivo incremento nella frequenza delle infezioni sostenute da agenti a trasmissione oro-fecale (vedi Toxoplasma gondii) soprattutto fra le specie costiere, quali ad esempio il tursiope. Altri nostri recenti studi hanno parimenti dimostrato l’esistenza di una spiccata omologia di sequenza fra il recettore ACE-2 dell’uomo, utilizzato dal virus SARS-CoV-2 per entrare nelle nostre cellule, e quello di varie specie di Cetacei diffusamente popolanti il “Mare Nostrum”, quali giustappunto il tursiope e la stenella striata. E, sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 non sia stata finora descritta in natura nei Cetacei – a dispetto del fatto che ben 30 diverse specie animali risulterebbero spontaneamente e/o sperimentalmente suscettibili nei confronti della stessa -, l’elevato grado di omologia del loro recettore ACE-2 rispetto a quello umano conferirebbe plausibilita’ biologica all’ipotesi che anche delfini e balene possano svilupparla, con tutte le potenziali ricadute negative che ciò potrebbe arrecare al loro sempre più precario stato di salute e di conservazione.

Concludo questa mia riflessione sottolineando che, per quanto i drammatici fatti coi quali ci si sta attualmente confrontando ad Ischia non consentano al momento di definire le fattispecie sin qui esposte come una “cogente priorità” – cosa peraltro facilmente comprensibile -, la gestione “a medio e a lungo termine” di tale emergenza e, più in generale, di tutte quelle il cui “minimo comune denominatore” si identifica nel grave dissesto idro-geologico che caratterizza intere aree del nostro Paese, necessita senza alcun dubbio ed improcrastinabilmente di un approccio “olistico, multidisciplinare ed evidence-based”, profondamente permeato dal salutare quanto salvifico principio/concetto della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

Giovanni Di Guardo

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




Echinococcosi cistica: grazie all’Iss il primo studio quantitativo della malattia in Europa

A disegnare la prima mappa epidemiologica della malattia in Europa è stato uno studio generato nell’ambito del progetto europeo MEME (https://onehealthejp.eu/jrp-meme/) coordinato dall’Iss ed appena pubblicato dalla rivista The Lancet Infectious Diseases. Questa ricerca quantitativa ambisce a diminuire il limite di incertezza sull’impatto dell’echinococcosi cistica umana in Europa.

I dati sull’incidenza e sui trend sull’echinococcosi cistica sono stati estratti ed analizzati attraverso una revisione sistematica della letteratura scientifica pubblicata tra il 1997 e il 2021. L’incidenza media annuale è risultata di 0,64 casi per 100mila abitanti nel continente europeo, mentre nei soli paesi Ue è stata di 0,50 casi per 100mila. L’infezione è stata valutata ad alta endemica (da uno a cinque casi ogni 100mila, secondo la definizione Oms) in otto paesi fra cui l’Italia, dove l’incidenza è risultata di 1,21 per 100mila (circa 15mila casi umani riportati nel periodo considerato, con una diminuzione statisticamente significativa nel tempo dei casi), mentre la Bulgaria ha registrato i numeri più alti (5,32 per 100mila). Calano nei paesi del Mediterraneo i casi di echinococcosi cistica, una infezione zoonotica rara, mentre il trend è segnalato in aumento in alcuni paesi sia nella parte orientale del continente (penisola balcanica) dove la malattia è storicamente endemica, sia nel nord, dove invece la patologia non è endemica ed i casi sono importati e dovuti principalmente alle migrazioni e ai viaggi in paesi endemici. Per quanto riguarda i trend l’echinococcosi cistica, rimane endemica in molte nazioni d’Europa, ma in generale con un calo dell’incidenza. Questo studio ha identificato in Europa un totale di circa 64mila casi umani, evidenziando quanto questa malattia infettiva parassitaria sia negletta dai sistemi sanitari nazionali anche in Europa.

Che cos’è l’echinococcosi cistica

L’echinococcosi cistica umana è un’infezione parassitaria cosmopolita causata dallo stadio larvale di un cestode appartenente al complesso di specie Echinococcus granulosus s.l. L’echinococcosi appartiene all’attuale gruppo di 20 malattie tropicali trascurate (Neglected Tropical Diseases, NTDs) prioritizzate dall’OMS a causa del loro impatto sulla salute globale. Il verme adulto è una piccola tenia lunga pochi mm che parassita l’intestino tenue dei cani (ospiti definitivi) mentre lo stadio larvale, rappresentato da una o più cisti parassitarie, infetta gli organi interni (principalmente il fegato e i polmoni) degli animali da allevamento come gli ovini (ospiti intermedi). La malattia si trasmette all’uomo dagli ospiti definitivi tramite la contaminazione ambientale delle uova escrete dal verme adulto: può quindi avvenire per contatto mano-bocca con cani infetti o con superfici contaminate o per ingestione di alimenti o acque contaminate.

Nelle specie animali sensibili la malattia ha un decorso cronico ed asintomatico e la diagnosi è anatomopatologica in sede di ispezione post mortem al macello, con il ritrovamento delle cisti in uno o più organi.

Nell’uomo la malattia evolve generalmente in forma cronica senza sintomi specifici e nell’1-3% dei casi l’esito è fatale. Può quindi accadere che la malattia non sia diagnosticata per tutta od una parte della vita o, occasionalmente, a seguito di indagini strumentali (radiografie, ecografie, TAC) o per disfunzioni di organi interessati dalla presenza delle cisti che possono raggiungere anche i 20 cm di diametro.

Fonte: ISS




Di Guardo fra i migliori scienziati italiani segnalati dalla Stanford University

Giovanni Di GuardoLa Rivista scientifica internazionale “Pathogens” ha appena reso noto che 70 dei 450 Membri del proprio Comitato Editoriale sono stati inclusi nella classifica degli “World’s Top 2% Scientists”.

La classifica in oggetto, che di anno in anno viene elaborata – a far tempo dal 1960 – dalla prestigiosa Università statunitense di Stanford, si compone di due distinte sezioni, la prima dedicata al “prestigio ed al merito scientifico permanenti”, la seconda al “prestigio ed al merito scientifico nel solo anno di riferimento”.

Per quanto specificamente attiene a quest’ultima, sono ben 11 le Scienziate e gli Scienziati italiani che fanno parte dell’elenco anzidetto, fra cui il Prof. Giovanni Di Guardo – già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo.

Si tratta di un quantomai prestigioso riconoscimento che ancora una volta onora la Comunità Scientifica del nostro Paese, la quale come risulta ben noto si colloca all’ottavo posto nel mondo per la qualità della propria produzione scientifica.

E tanto più encomiabile, meritorio e rimarchevole appare tutto ciò allorquando si pensi che il nostro Paese continua insensatamente e pervicacemente ad investire una quota del PIL ben al di sotto di quella spesa dalla media dei Paesi dell’Unione Europea nel finanziamento pubblico della ricerca.




Covid. Un clamoroso errore la chiusura del Cts

Se è vero come è vero che almeno i due terzi delle cosiddette “malattie infettive emergenti” traggono la propria origine da uno o più serbatoi animali, al pari di quanto sarebbe con ogni probabilità accaduto anche per SARS-CoV-2, il famigerato betacoronavirus responsabile della Covid-19, appare più che lecito domandarsi come mai sia stata adottata da “chi di dovere” l’infelice decisione di chiudere il “Comitato Tecnico-Scientifico“, popolarmente noto con l’acronimo CTS.

Nei suoi fugaci due soli anni di vita, il CTS ha infatti fornito al nostro Governo una serie di importanti raccomandazioni finalizzate alla complessa gestione della drammatica pandemia da SARS-CoV-2.

Nel frattempo, mentre il nostro mondo continuava pervicacemente a rimanere “Covid-centrico” e, nondimeno, “antropocentrico”, nuove ed ulteriori minacce sostenute da agenti infettivi a documentata capacità zoonosica si sono progressivamente affacciate all’orizzonte. Particolarmente degni di nota risultano, a tal proposito, il “cluster” di casi umani di encefalite/encefalomielite da “West Nile virus” (WNV) registratosi nei mesi scorsi in nord Italia con oltre 20 decessi, unitamente all’epidemia da “Monkeypox virus” segnalata in più di 100 Paesi, con oltre 60.000 casi osservati nell’uomo.

Di pari passo con l’allarmante incremento delle temperature medie segnalato in special modo nel corso degli ultimi 8 anni su scala planetaria, si sta osservando un contestuale aumento della frequenza delle infezioni umane ed animali veicolate da artropodi, come chiaramente testimoniato dal recente cluster di casi umani di encefalite/encefalomielite da WNV osservato in diverse Regioni settentrionali del nostro Paese.

In un siffatto contesto, ne consegue che non soltanto si sarebbe dovuta assicurare la necessaria continuità ed operatività al CTS, ma si sarebbe dovuta prevedere, al contrario, la cooptazione di almeno un Medico Veterinario al suo interno, cosa di fatto mai avvenuta.

Errare Humanum est, Perseverare autem Diabolicum!

Per buona pace, giustappunto, della “One Health”, la salute unica di uomo, animali e ambiente.

Giovanni Di Guardo

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




Sorveglianza delle zanzare in Italia

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato, nell’ambito dei Rapporti ISTISAN, il rapporto “Sorveglianza delle zanzare in Italia” a cura di Marco Di Luca del Dipartimento Malattie Infettive del ISS.

Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da epidemie riconducibili alle Malattie Trasmesse da Vettori (MTV), quali febbre del West Nile, chikungunya e dengue. Le MTV, fortemente influenzate da clima e ambiente, possono presentare cicli di trasmissione complessi. Per migliorare la preparedness e le capacità di risposta, è necessario adottare un  approccio di intervento integrato (One Health), di cui la sorveglianza entomologica è parte essenziale. La raccolta del dato entomologico permette di valutare il rischio di diffusione di una MTV, ma risulta altrettanto cruciale per indirizzare  interventi di controllo e valutarne l’efficacia. Per questo motivo è nata l’idea di condividere conoscenze ed esperienze  relative alla sorveglianza entomologica, in particolare delle zanzare. Viene presentato lo stato dell’arte, sia di quei  sistemi di sorveglianza attualmente operativi sul territorio, sia di quelle esperienze, limitate nel tempo, frutto di specifici  progetti-pilota

Si legge nell’abstract.

Nella parte iniziale, viene descritto l’impianto dell’attuale PNA 2020-2025, ripercorrendo le  fasi della sua elaborazione, a cui hanno preso parte esperti e istituzioni diverse, per la prima volta
riuniti intorno ad un tavolo.

Il rapporto si articola poi in quattro sezioni, che rappresentano un compendio di esperienze sulla sorveglianza entomologica, realizzate sia nell’ambito di sistemi regionali più ampi, che di
iniziative progettuali specifiche e che riguardano:
– sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu;
– sorveglianza e risposta agli arbovirus trasmessi da Aedes;
– sorveglianza e risposta all’introduzione e diffusion.

Infine viene presentata una nuova frontiera della sorveglianza in ambito entomologico, che prevede la possibilità di implementare e gestire sistemi di riconoscimento degli artropodi, e in
particolare di quelli di interesse medico-veterinario, attraverso approcci di imaging, machine  learning e intelligenza artificiale.

Il documento non vuole essere una mera rassegna di attività entomologiche, svolte in maniera più o meno sistematica nelle varie Regioni, ma offrire modelli concreti, anche se non esaustivi, di buone pratiche per quelle autorità sanitarie incaricate di realizzare o rafforzare sul proprio territorio un idoneo sistema di sorveglianza e controllo delle MTV.

Leggi il documento sul sito ISS




Una Sola Salute, accreditato un nuovo laboratorio IZSLER per indagini virologiche e batteriologiche

Una Sola Salute, accreditato un nuovo laboratorio IZSLER per indagini virologiche e batteriologiche

L’esperienza della pandemia da coronavirus e i 1.293.000  (1.320.000 se sommiamo le analisi per le varianti e i sequenziamenti) campioni eseguiti su tamponi nasali e per la tipizzazione delle varianti virali di SARS CoV-2, è stato solo l’ultimo tassello di un percorso che IZSLER ha iniziato occupandosi da molti anni di malattie che coinvolgono l’uomo e gli animali, e per le quali la diagnostica pronta ed efficiente diventa lo strumento principale per la prevenzione della diffusione delle malattie stesse.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (WOAH) stima che circa il 60 % degli agenti patogeni che causano malattie nell’uomo provengano da animali e ogni anno appaiono mediamente nell’uomo 5 nuove malattie per cui proteggere gli animali è proteggere il nostro futuro.

E’ stato avviato pertanto, su richiesta di Regione Lombardia, il percorso di accreditamento di un laboratorio specializzato di virologia e microbiologia per la diagnostica delle malattie batteriche e virali (senza punto prelievo), inserito nel sistema lombardo di Servizi di Medicina di laboratorio (SmeL), che può ricevere campioni provenienti da pazienti umani ed emettere esiti conformi alle necessità del Sistema Sanitario Nazionale .

L’approccio One Health (un Sola Salute) di IZSLER con questo nuovo laboratorio fa un notevole passo avanti che si affianca ai piani di prevenzione verso alcune malattie, quali ad esempio la West Nile, già attivi in Lombardia ed Emilia-Romagna.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia-Romagna




«Rabbia: una salute, zero decessi». 16ᵃ Giornata mondiale contro la rabbia

workshop rabbia

Il 28 settembre 2022 ricorre la 16ᵃ Giornata Mondiale contro la Rabbia. Il tema di quest’anno “Rabies: One Health, Zero Deaths” (Rabbia: una salute, zero decessi) mette in evidenza la connessione tra la salute dell’ambiente e quella delle persone e degli animali.

Una salute
La pandemia di COVID-19 ha mostrato le forti vulnerabilità dei sistemi sanitari, ma ha anche dimostrato cosa può ottenere la collaborazione tra i vari settori.

I programmi di controllo della rabbia offrono un ottimo esempio per l’attuazione di One Health e le strutture e la fiducia che le sostengono sono cruciali per altre malattie zoonotiche, comprese quelle soggette a pandemia.

Zero morti
Il mondo ha i vaccini, le medicine, gli strumenti e le tecnologie per interrompere il ciclo di una delle malattie più antiche.

Zero entro il 30: il piano strategico globale per l’eliminazione delle morti per rabbia umana mediate dai cani entro il 2030 è un documento ambizioso con obiettivi raggiungibili. È allineato con il nuovoRoad map NTD che dà priorità agli interventi integrati e al mainstreaming dei programmi NTD all’interno dei sistemi sanitari nazionali.

Gli approcci integrati sostenuti sia nel Piano strategico globale per la rabbia che nella tabella di marcia sono rilevanti, poiché mostrano l’importanza di lavorare insieme in modo ottimale e collaborativo di fronte a numerose sfide, come sperimentato durante l’attuale pandemia di COVID-19.

È quindi fondamentale lavorare con le parti interessate, i campioni e le persone a livello comunitario, locale, nazionale e globale per ricostruire e rafforzare i sistemi sanitari e i programmi di controllo della rabbia.

Collaborando e unendo le forze, stimolando le comunità e impegnandosi a sostenere la vaccinazione dei cani, la rabbia può essere eliminata.

Fonte: WHO




Etichettatura degli alimenti, la discussione in Europa

Etichettatura alimentiVolontaria o obbligatoria? Per tutti gli step della filiera o solo per alcune fasi? Univoca o declinata sulle esigenze dei singoli Paesi? Prosegue il confronto europeo sull’etichettatura degli alimenti.

Come quella delle uova, i consumatori europei concordano: ci vuole un’etichettatura anche per tutti gli altri alimenti.

Perché si possa scegliere con consapevolezza un prodotto, conoscendone l’impatto sul benessere e sulla saluta degli animali. Alla luce di questa richiesta di maggior chiarezza da parte dei consumatori, l’intergruppo europeo ha discusso le varie opzioni disponibili per un sistema armonizzato con l’UE, in modo che i consumatori comprendano e distinguano tra le varie indicazioni proposte.

Una discussione propedeutica, che anticipa strategicamente la proposta legislativa per un regolamento sull’etichettatura che la Commissione dovrebbe pubblicare alla fine del 2023, anticipata da una valutazione d’impatto prevista per la fine del 2022.  Claudia Salzborn, esperta presso l’Accademia per la protezione degli animali, Deutscher Tierschutzbund, ha chiaramente dichiarato la sua preferenza per un’etichettatura obbligatoria, realizzata per livelli (sulla base di standard ben precisi, da quelli minimi a quelli premium) e che ‘racconti’ tutta la filiera, senza escludere trasporto e macellazione (due fasi che invece non vengono valutate nella proposta di etichettatura tedesca). Per Salzborn, inoltre l’etichettatura, dovrebbe riguardare tutti i prodotti (compresi quelli dell’acquacoltura e quelli importati). Nel corso del dibattito, l’eurodeputata Anja Hazekamp (La Sinistra, NL) avanza un ulteriore dubbio: gli allevamenti intensivi devono essere inclusi in questa etichettatura?  Il dubbio è che i consumatori, vedendoli etichettati, potrebbero erroneamente concludere che queste aziende stiano agendo nel pieno rispetto del benessere animale (benché la loro etichettatura sia al livello più basso, quello che indica soltanto il rispetto degli standard minimi di legge). Per l’eurodeputata Manuela Ripa, infine, è giusto sottolineare ancora l’esigenza di un sistema univoco a livello europeo, per non confondere i consumatori. Tanti i temi sul tappeto: per questo Sarah Wiener (The Greens, AT) ha proposto la creazione di un gruppo di lavoro per dare una risposta a dubbi richieste avanzati.

Fonte: Vet33.it