Varianti SARS-Cov-2 nel visone, i documenti ECDC, OMS e Oie

A seguito della segnalazione di 214 casi di persone infettate dalle varianti della SARS-CoV-2 in alcuni visoni da parte della Danimarca, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha pubblicato la “valutazione rapida dei rischi per la salute umana derivanti dalle nuove varianti della SARS-CoV-2 nel visone” (in inglese) a cui hanno partecipato anche gli specialisti dell’EFSA. IL documento contiene una serie di raccomandazioni volte a proteggere la salute pubblica.

Nikolaus Kriz, resposabile dell’unità EFSA di “Salute animale e vegetale”, ha dichiarato: “Mentre il rischio di diffusione transfrontaliera di queste varianti della SARS-CoV-2 tramite gli animali e i loro prodotti è molto basso, è importante che le persone evitino il contatto ravvicinato con i visoni allevati. Sono dunque necessarie misure supplementari di sorveglianza per limitare un’ulteriore diffusione“.

Comunicato OMS (in inglese)

Dichiarazione OIE (in inglese)

L’Oie ha inoltre pubblicato una bozza di linee guida per gli operatori che lavorano in allevamenti di specie suscettibili a SARS-CoV-2 (in inglese)

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Coronavirus e visoni

Con una lettera al Direttore di Quotididiano Sanità il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia  Veterinaria presso l’Universita’ di Teramo – Facolta’ di Medicina Veterinaria, affronta la possibilità che i visoni, oltre ad esser naturalmente suscettibili nei riguardi dell’infezione da SARS-CoV-2, siano in grado di ritrasmettere il virus all’uomo e le preoccupazioni conseguenti alla mutazione del virus avvenuta in questi mustelidi anche per la protezione conferita dai futuri vaccini anti-SARS-CoV-2/CoViD-19 nei riguardi di tale variante virale.

“Mentre si rimarca la necessità e la cogenza di ricerche “ad hoc”, da un lato, andrebbe parimenti sottolineato, dall’altro, che SARS-CoV-2 – il settimo coronavirus noto nella nostra specie – avrebbe, da un punto di vista strettamente “evolutivo e conservazionistico” (dove gli aggettivi “evolutivo” e “conservazionistico” vanno intesi come specificamente riferiti all’agente virale, non a noi!), scarso interesse ad infettare “nuovi” animali, allorquando il “salto di specie” dallo stesso compiuto, “illo tempore”, dal pipistrello all’uomo (passando probabilmente attraverso una specie “intermedia”, non ancora identificata a tutt’oggi), lo ha messo in condizione di infettare, potenzialmente, ben 8 miliardi di persone, un vero e proprio “bingo”!”

afferma il Prof. Di Guardo.




Pandemie ed equilibri globali, intervista all’autore di Spillover

spilloverSul sito del progetto “Saluteinternazionale” è pubblicata un intervista a David Quammen, autore del libro “Spillover. Animal Infections and the Next Human Pandemic” del 2012 pubblicato in Italia nel 2014 con il titolo “Spillover. L’evoluzione delle pandemie”.

Quella di Quammen è una prospettiva descrittiva ma è anche, per chi vuole intendere, un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva: l’intero saggio ritorna su quel legame fluido, circolare, inevitabile tra creature che abitano lo stesso pianeta, sull’interdipendenza di ciascuno dall’altro: «siamo davvero una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre, nelle nostre origini, nella nostra evoluzione, in salute e in malattia». E così facendo rende evidente il ruolo dell’uomo come detonatore di tali eventi, che con il suo spingersi oltre i limiti ambientali turba gli ecosistemi, rompe l’equilibrio di una salute globale. Ne scrive Quammen anche recentemente in un suo editoriale pubblicato il 28 gennaio scorso dal New York Times: «we must remember, when the dust settles, that nCoV-2019 was not a novel event or a misfortune that befell us. It was — it is — part of a pattern of choices that we humans are making». Già, non si tratta di sfortuna né di eventi prettamente accidentali, ma c’è in gioco la responsabilità delle nostre azioni, la visione di un senso del limite e del rispetto. È in quest’ottica che lo abbiamo intervistato, per guardare con lui alla salute globale, all’Africa e al ruolo che le organizzazioni di cooperazione internazionale possono e devono avere in questi delicati equilibri internazionali e interdisciplinari

Leggi l’intervista completa




Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica, online la nota tecnica ad interim

Il documento, realizzato da Ministero della Salute, Iss, Inail, Cts, Consiglio superiore di sanità, Conferenza delle Regioni, Fnomceo, Inmi Lazzaro Spallanzani e Organizzazione mondiale della sanità, rappresenta uno degli strumenti per l’implementazione e l’organizzazione della strategia di testing in modo omogeneo sul territorio nazionale

Chiarire le indicazioni per la diagnostica di SARS-CoV-2 e i criteri di scelta dei test a disposizione nei diversi contesti, per un uso razionale e sostenibile delle risorse che consenta di implementare e organizzare la strategia di testing in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Sono questi gli obiettivi della nota tecnica ad interim “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica”, realizzata congiuntamente da Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Inail, Comitato tecnico scientifico, Consiglio superiore di sanità, Conferenza delle Regioni, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani e Organizzazione mondiale della sanità.

Le indicazioni in linea con quelle fornite dall’Oms. Le indicazioni sono in linea con quelle fornite dall’Oms per i profili dei prodotti per diagnostica che hanno il Covid-19 come target, così come riportati nel documento “Target product profiles for priority diagnostics to support response to the Covid-19 pandemic v.1.0” dello scorso 28 settembre, che descrive le caratteristiche principali dei test per SARS-CoV-2, sottolineando anche la necessità che soddisfino non solo i criteri di specificità e sensibilità ma anche caratteristiche di test rapido, nell’ambito di un’attività di sorveglianza che sia sostenibile e in grado di rilevare i soggetti positivi nel loro reale periodo di contagiosità. Sono cinque, in particolare, gli obiettivi per il testing riconosciuti dallo European centre for disease prevention and control (Ecdc): controllare la trasmissione; monitorare l’incidenza, l’andamento e valutare la gravità nel tempo; mitigare l’impatto del Covid-19 nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali; rilevare cluster o focolai in contesti specifici; prevenire la (re)introduzione nelle aree che hanno raggiunto un controllo sostenuto del virus.

La rapidità della diagnosi essenziale per il controllo dei focolai. Per tenere sotto controllo i focolai, limitando la diffusione del virus attraverso la quarantena e l’isolamento, resta essenziale la rapidità di diagnosi nei soggetti con sospetto clinico e/o sintomatici. Per la valutazione della scelta del test da utilizzare, appaiono quindi importanti diversi parametri, come i tempi di esecuzione del test (alcune ore per i test molecolari, contro i 15-30 minuti di un test antigenico rapido), la necessità di personale specializzato e di strumentazione dedicata disponibile solo in laboratorio rispetto alle piccole strumentazioni portatili da utilizzare ovunque, i costi da affrontare per una politica basata sulla ripetizione dei test, il trasporto dei campioni rispetto all’esecuzione in loco, l’invasività del test e la sua accettabilità da parte dei soggetti, la facilità di raccolta del campione, l’addestramento necessario a raccogliere/processare i campioni, la disponibilità dei reagenti e la stabilità dei campioni. Critica è anche la raccolta dei dati relativa ai test eseguiti, con la conseguente possibilità di analizzare e valutare le strategie adottate e la diffusione dell’infezione.

I principali contesti di utilizzo riassunti in una tabella sinottica. Oltre a fornire alcune proposte per la strategia d’uso dei test, in relazione a casi sospetti e positivi e contatti stretti asintomatici, il documento è integrato da una tabella sinottica sul tipo di test da utilizzare nei principali contesti, in base alla situazione epidemiologica e all’organizzazione sanitaria regionale. Nell’appendice, inoltre, sono riassunte le caratteristiche dei test attualmente disponibili per scopi di sanità pubblica, che possono essere suddivisi in tre grandi gruppi: test molecolare mediante tampone, tampone antigenico rapido (mediante tampone nasale, naso-oro-faringeo e salivare) e test sierologici.

Test di laboratorio per Sars-cov-2 e loro uso in sanità pubblica

Fonte: INAIL




La FAO lancia il nuovo Programma di risposta e ripresa dall’emergenza COVID-19

FAONella giornata odierna la FAO ha reso noto il suo nuovo Programma globale di risposta e ripresa dall’emergenza COVID-19, teso sia a prevenire una crisi alimentare di portata mondiale durante e dopo la pandemia di COVID-19 sia a tracciare una risposta in termini di sviluppo nel medio e lungo periodo per la sicurezza alimentare e la nutrizione.

L’agenzia chiede un investimento iniziale di 1,2 miliardi di dollari USA per rispondere alle esigenze della nuova iniziativa.

Il Programma è stato lanciato nella giornata di oggi durante un dialogo virtuale con il settore pubblico e privato sul tema “Azione comune sul COVID-19: rafforzare i nostri interventi di risposta in ambito alimentare e agricolo“. L’evento è stato organizzato dalla FAO per offrire una risposta globale rapida e coordinata, che garantisca l’accesso a un’alimentazione nutriente per tutta la popolazione mobilitando qualsiasi forma di risorsa e partenariato a livello nazionale, regionale e mondiale.

In linea con lo spirito adottato dalle Nazioni Unite di promuovere una “ricostruzione più efficace” all’indomani dell’emergenza COVID-19 e mantenendo il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) come bussola di orientamento, il nuovo programma si prefigge lo scopo di mitigare le conseguenze immediate della pandemia incrementando al tempo stesso la resilienza dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza nel più lungo termine.

Non possiamo più continuare a seguire un approccio di ordinaria amministrazione,” ha ammonito il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu, nel suo discorso di apertura, aggiungendo che “dovremo invece impegnarci attivamente per limitare gli effetti dannosi della pandemia di COVID-19 sulla sicurezza alimentare e la nutrizione. È necessario individuare soluzioni concertate con i singoli paesi, innovative e frutto di una stretta collaborazione. È su queste premesse che la FAO ha elaborato il suo Programma globale di risposta e ripresa dall’emergenza COVID-19. Oggi siamo a chiedervi di unirvi a noi in questa impresa”.

La FAO è pronta ad adattarsi alla situazione e ad abbracciare nuove realtà. Siamo intenzionati a mobilitare tutti i principali protagonisti per definire di comune intesa soluzioni innovative e sostenibili per creare un mondo libero dalla fame.”

Far fronte alle ripercussioni della pandemia di COVID-19 sui sistemi alimentari

Oltre a essere fonte di grave preoccupazione per l’opinione pubblica, la pandemia di COVID-19 rappresenta anche una seria minaccia per la sicurezza alimentare mondiale. Secondo stime della Banca mondiale, l’impatto economico dell’epidemia potrebbe far precipitare circa 100 milioni di persone sotto la soglia della povertà estrema. L’impennata dei tassi di disoccupazione, le perdite di reddito e l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari stanno ostacolando l’accesso al cibo nei paesi in via di sviluppo così come nei paesi industrializzati, con effetti di lunga durata sulla sicurezza alimentare.

Nel suo ultimo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo la FAO ha rilevato che, ancor prima che le ripercussioni della pandemia di COVID-19 si facessero sentire sui sistemi alimentari mondiali e sui mezzi di sussistenza di milioni di persone all’inizio dell’anno, 10 milioni di individui in più rispetto al 2018 si trovavano in uno stato di sottonutrizione (60 milioni in più rispetto al 2014). Il Rapporto globale sulle crisi alimentari 2020 calcola che 135 milioni di individui versavano in condizioni di insicurezza alimentare acuta e necessitavano di urgenti aiuti alimentari e nutrizionali di carattere umanitario.

La pandemia potrebbe inoltre far sprofondare le economie nazionali nel baratro di una recessione, per cui gli Stati dovrebbero adottare misure urgenti per attutire l’impatto di lungo termine di questo scenario sui sistemi alimentari e la sicurezza alimentare.

Altrettanto incalzante appare la minaccia posta dall’epidemia alle situazioni critiche preesistenti, tra cui conflitti, disastri naturali, cambiamenti climatici, infestazioni e malattie, che già stanno mettendo a dura prova i nostri sistemi alimentari creando sacche di insicurezza alimentare in tutto il pianeta.

I sette ambiti prioritari di intervento del programma

Al fine di ridurre al minimo i danni della pandemia di COVID-19 sulla sicurezza alimentare e la nutrizione, stimolando contemporaneamente una trasformazione dei sistemi alimentari mondiali per renderli più resilienti, equi e sostenibili, la FAO invoca un’azione immediata da attivare in sette ambiti prioritari fondamentali:

•          rafforzare un Piano di risposta umanitaria globale all’emergenza COVID-19

•          migliorare i dati su cui sono impostati i processi decisionali

•          garantire l’inclusione economica e la protezione sociale per ridurre la povertà

•          consolidare le norme commerciali e le norme in materia di sicurezza alimentare

•          aumentare la resilienza dei piccoli produttori per favorirne la ripresa

•          prevenire future pandemie zoonotiche potenziando l’approccio basato sul concetto di “un’unica salute”

•          innescare la trasformazione dei sistemi alimentari.

In risposta all’emergenza in corso, la FAO si sta adoperando per coinvolgere in un piano d’azione governi e svariate parti interessate, raccogliendo e analizzando dati per comprendere meglio le tendenze emergenti e individuare con precisione eventuali focolai critici, nonché fornendo consulenza tecnica tempestiva e servizi di sviluppo delle capacità in un ampio ventaglio di settori. Inoltre, l’Organizzazione offre un sostegno agli investimenti in modo da catalizzare varie forme di partenariato e finanziamento.

Il nuovo programma è sostenuto anche dalla “Coalizione per il cibo”, lanciata dal governo italiano e guidata dalla FAO allo scopo di reclutare assistenza politica, finanziaria e tecnica in favore dei paesi colpiti dall’emergenza COVID-19.

“Gli sforzi necessari per intervenire in maniera efficace in questi sette ambiti prioritari saranno enormi. La Coalizione per il cibo rappresenta un modello esemplare per attrarre capitali e volontà politiche ad alto livello allo scopo di evitare un’escalation della pandemia da crisi sanitaria a crisi alimentare”, ha spiegato Beth Bechdol, Direttore Generale aggiunto della FAO.

All’evento odierno hanno preso parte, tra gli altri, Carla Montesi, Direttrice di Pianeta e prosperità, Direzione generale della Cooperazione internazionale e dello sviluppo (DG DEVCO), Commissione europea; Joachim von Braun, Direttore del Centro di Ricerca per lo sviluppo dell’Università di Bonn (ZEF) e presidente del Gruppo scientifico per il Vertice del Segretariato Generale delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari; Josefa Leonel Correia Sacko, Commissario per l’Economia rurale e l’Agricoltura, Commissione dell’Unione africana; Kip Tom, Ambasciatore, Rappresentante Permanente degli Stati Uniti d’America presso l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura a Roma; Vincenza Lomonaco, Ambasciatrice, Rappresentante Permanente della Repubblica italiana presso la FAO; Peter Bakker, Presidente e Amministratore delegato, Consiglio Mondiale delle Imprese per lo Sviluppo Sostenibile; Najat Mokhtar, Direttore Generale aggiunto, Capo del Dipartimento di scienze e applicazioni nucleari, Agenzia internazionale per l’energia atomica.

I partecipanti al dibattito odierno hanno discusso i settori di intervento prioritari, preso in esame le opzioni disponibili per stimolare un’azione comune e individuato le modalità per collaborare con la FAO nella risposta all’emergenza COVID-19 nel settore agricolo.

Fonte: FAO




Protocollo di gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 nelle strutture veterinarie universitarie

strutture veterinarie universitarieLa circolazione pandemica di SARS-CoV-2 è legata alla trasmissione da uomo a uomo. Tuttavia, alcune recenti evidenze, sia di natura osservazionale che sperimentale, hanno posto all’attenzione della comunità scientifica e delle autorità sanitarie, il tema della suscettibilità degli animali a SARS-CoV-2.

È stato infatti riportato che, occasionalmente, il virus può trasmettersi dall’uomo agli animali e probabilmente anche da animali a uomo.

Il  rapporto Rapporto ISS COVID-19 n. 52/2020 fornisce informazioni e raccomandazioni per medici veterinari, docenti, ricercatori e lavoratori, compresi quelli equiparati, delle strutture veterinarie universitarie italiane, quali ospedali didattici, laboratori e sale settorie, che a vario titolo e ruolo sono coinvolti nelle attività didattica, assistenziale e di ricerca.




CoViD-19, One Health, One Ocean, and Veterinarians

ambiente, animale e uomoPubblichiamo la “Letter to the Editor”, dal titolo “CoViD-19, One Health, One Ocean, and Veterinarians”, scritta dal Prof. Giovanni Di Guardo e dal Prof.  Massimo Vignoli, entrambi docenti presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’ Universita’ di Teramo.

 

Leggi il contributo

 




Vaccinazioni, occhio al morbillo!

Proponiamo la lettura della lettera del Prof. Giovanni Di Guardo, docente della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, pubblicata sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera il 12 giugno 2020

Caro Bsev, mentre i numeri della pandemia da SARS-CoV-2 – il coronavirus responsabile della CoViD-19 – hanno abbondantemente superato nel mondo i 7 milioni di casi con oltre 410.000 decessi, si stima che una percentuale oscillante fra il 3 ed il 5% della popolazione planetaria sia stata esposta al virus. Gli individui SARS-CoV-2-infetti (computando i casi d’infezione pregressi con quelli attuali) assommerebbero, pertanto, ad una cifra compresa fra i 240 e i 380 milioni. Mentre il virus avrebbe considerevolmente rallentato la propria corsa in Italia e in buona parte del Vecchio Continente, il tributo di vite umane pagato alla CoViD-19 continua ad essere particolarmente drammatico, se non addirittura in preoccupante escalation, in Paesi quali USA, Brasile, Peru’, Messico, India ed altri ancora. Proiettando un siffatto scenario nelle settimane e nei mesi a venire, e’ da ritenere oltremodo plausibile – soprattutto in quei Paesi ove SARS-CoV-2 avesse fatto la propria comparsa in epoca piu’ recente e/o che non avessero applicato in maniera rigorosa le draconiane quanto salvifiche e ben note misure di “lockdown” e di contenimento del virus – una progressiva, ulteriore espansione dei casi d’infezione nella popolazione generale. Considerata la rilevanza dei pazienti asintomatici nella trasmissione del virus, che fa il paio con l’elevata prevalenza dell’infezione negli stessi, e’ importante valutare la percentuale di individui che nel tempo l’hanno acquisita. A questa finalita’ rispondono le indagini siero-epidemiologiche che, attraverso il rilievo di anticorpi anti-SARS-CoV-2, ci dicono quanto il virus abbia circolato nella popolazione generale. Ciononostante non sappiamo ancora per quanto tempo persista l’immunita’ e quale sia il tasso anticorpale in grado di conferire un’efficace protezione nei confronti del virus. Mai dismettere, quindi, la vaccinazione per il morbillo, una malattia che puo’ cancellare l’immunita’ verso altri agenti.

Giovanni Di Guardo




OIE: continuare la lotta alle malattie animali anche durante la pandemia da COVID-19

L’OIE, Organizzazione mondiale per la sanità animale, richiama i paesi a mantenere in atto le misure di prevenzione e controllo delle malattie degli animali, anche durante la Pandemia da COVID-19. Il sostegno alle attività veterinarie è essenziale per evitare gli impatti dannosi delle malattie degli animali, che potrebbero aggravare le attuali crisi sanitarie e socioeconomiche.
L’OIE presenta le principali conclusioni del report sulla situazione globale della salute degli animali.

Nonostante gli impatti devastanti di COVID-19, che hanno comportato restrizioni globali agli spostamenti, le malattie degli animali continuano a diffondersi in tutto il mondo. Le malattie transfrontaliere degli animali incidono gravemente sulla salute e sul benessere degli animali, così come sui mezzi di sussistenza di migliaia di famiglie. Queste malattie rappresentano una grave minaccia per la sicurezza alimentare globale e, se ampiamente diffuse, e mettono a rischio i sistemi di produzione animale.

l’OIE ha pubblicato il 19 giugno il report annuale sulla situazione globale della salute degli animali, richiamando l’attenzione sulle malattie animali per le quali osservate nel 2019 e nel 2020, è su altre malattie sottoposte a strategie di controllo globale o con processi di eradicazione in atto. Anche durante la pandemia di COVID-19, i paesi sono chiamati a mantenere i loro sforzi per preservare la salute e il benessere degli animali. A questo proposito, nel rapporto vengono fornite raccomandazioni per aiutare i servizi veterinari nazionali ad attuare misure efficaci di monitoraggio sorveglianza, segnalazione e controllo.

Frenare l’impatto delle malattie animali epidemiche
Negli ultimi anni diversi fattori hanno contribuito alla diffusione di malattie animali transfrontaliere comportando situazioni epidemiche che ancora persistono.

Nell’ultimo anno è stato osservato un aumento mondiale della Peste Suina Africana. Una delle maggiori sfide per il controllo di questa malattia mortale per i suini è l’assenza di un vaccino efficace. La PSA è stata segnalata dal 28% dei paesi membri dell’OIE (42 sui 150 paesi e territori dichiaranti). In breve tempo, la malattia ha scatenato una grave crisi nell’industria della carne suina, causando enormi perdite suine, gravi impatti socioeconomici, rischiando di interrompere la catena di approvvigionamento mondiale di carne suina e sottoprodotti derivati.
In risposta a questa minaccia globale, l’OIE ha lavorato a fianco dei paesi membri e della Fao mettere in atto iniziative regionali e una risposta coordinata, nell’ambito del Quadro globale per il controllo progressivo delle malattie transfrontaliere degli animali ( GF-ADT). Questi sforzi hanno contribuito ad aumentare il numero di paesi che attuano misure di sorveglianza e controllo per la PSA, raggiungendo il 90% dei paesi dichiaranti nel periodo 2018-2019. I paesi sono chiamati a continuare ad attuare le misure necessarie e a segnalare tempestivamente i focolai di PSA attraverso il Sistema mondiale di informazione sulla salute degli animali dell’OIE (World Animal Health Information System – WAHIS).

Tenuto conto della sfida rappresentata dalla malattia, la risposta deve comportare azioni coordinate e cooperazione internazionale. A breve sarà lanciata un’iniziativa nell’ambito del GF-TAD per il controllo globale della PSA.

Un’altra sfida per la sanit veterinaria e i sistemi di salute pubblica è rappresentata dall’influenza aviaria ad alta patogenicità, una delle malattie più segnalate negli ultimi anni che ha gravi ripercussioni sia sui mezzi di sussistenza di molte persone che sul commercio internazionale. L’analisi della dinamica dell’epidemia di HPAI presentata nel rapporto dell’OIE mostra una maggiore attività del virus nei primi mesi del 2020. I ceppi di influenza aviaria hanno un potenziale impatto zoonotico e la capacità di mutare ed evolversi rapidamente
In questo contesto, la promozione della trasparenza e la comprensione della situazione globale continuano ad essere una priorità per proteggere la salute pubblica e garantire un commercio sicuro di animali e prodotti di origine animale.

Questi esempi dimostrano che le epidemie di malattie animali comportano impatti devastanti che potrebbero intensificare la crisi in corso. In tempi di COVID 19, i paesi sono incoraggiati a mantenere e rafforzare i loro sforzi per prevenirle e controllarle.

A cura della segreteria SIMeVeP




ISS: Indicazioni ad interim sull’igiene degli alimenti durante l’epidemia da virus SARS-CoV-2

Il virus SARS-CoV-2 si diffonde per contagio inter-umano, e non vi sono evidenze di trasmissione alimentare, associata agli operatori del settore alimentare o agli imballaggi per alimenti.

La sicurezza degli alimenti, nel quadro normativo europeo, è garantita tramite un approccio combinato di prevenzione e controllo che abbraccia le filiere agroalimentari “dal campo alla tavola”. Nel corso dell’epidemia di COVID-19, tuttavia, la tutela dell’igiene degli alimenti richiede azioni aggiuntive mirate a circoscrivere nei limiti del possibile il rischio introdotto dalla presenza di soggetti potenzialmente infetti in ambienti destinati alla produzione e commercializzazione degli alimenti.

Il Rapporto ISS COVID-19 n. 17/2020, elaborato dal Gruppo di lavoro ISS Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, fornisce indicazioni e raccomandazioni specifiche per garantire l’igiene degli alimenti e degli imballaggi alimentari nelle fasi di produzione, commercializzazione e consumo domestico.

Fonte: ISS