Antimicrobici, la settimana di sensibilizzazione cambia nome

antibioticoresistenzaPer aumentare la consapevolezza e la comprensione globale della resistenza antimicrobica (AMR), puntando su un’impostazione in chiave One Health, nel 2015 è stata organizzata una campagna annuale globale di sensibilizzazione denominata allora World Antimicrobial Awareness Week (WAAW). Oggi, la quadripartita – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) – ha annunciato il rebranding di WAAW, che diventerà: World AMR Awareness Week. Sul nuovo nome c’è stato un ampio consenso: “AMR”, infatti, include il termine “resistenza”, che meglio rappresenta la sfida di questi anni. L’acronimo rimarrà “WAAW”, mentre tutte le espansioni di questo acronimo verranno ora rinominate “World AMR Awareness Week”.

WAAW 2023

Il tema per WAAW 2023, che come ogni anno si celebrerà dal 18 al 24 novembre, rimarrà “Prevenire insieme la resistenza antimicrobica”, come nel 2022. Un sondaggio tra le parti interessate dei settori della salute umana, animale, vegetale e ambientale ha infatti confermato l’attualità della tematica. La resistenza antimicrobica, infatti, è una grave minaccia per tutti gli ecosistemi. Nel 2019, è stato stimato che quasi 5 milioni di decessi sono stati associati alla resistenza antimicrobica batterica, di cui 1,27 milioni direttamente causati da essa.

Fonte: vet33.it




Antibiotico resistenza. Consiglio Europeo: obiettivo di ridurre del 20% i consumi umani e del 50% quelli animali entro il 2030

AntibioticoresistenzaIn una nota diramata oggi la Commissione UE ha espresso “soddisfazione per l’odierna adozione da parte del Consiglio dell’Unione europea della proposta della Commissione volta a potenziare l’azione dell’UE contro la resistenza antimicrobica”.

Annunciata il 26 aprile scorso insieme alla revisione della legislazione farmaceutica ad opera della Commissione, la raccomandazione sulla resistenza antimicrobica, spiega la Commissione, “contribuisce a combattere tale problema nei settori della salute umana, animale e ambientale, seguendo il cosiddetto approccio One Health”.

La raccomandazione si concentra su prevenzione e controllo delle infezioni, sorveglianza e monitoraggio, innovazione e disponibilità di antimicrobici efficienti, uso prudente degli antimicrobici e cooperazione tra gli Stati membri e a livello mondiale.

Per il 2030 sono stati fissati a livello dell’UE diversi obiettivi, definiti insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), questi i principali:

  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, il consumo totale di antibiotici negli esseri umani (in dose definita giornaliera (DDD) per 1 000 abitanti al giorno) in ambito territoriale e nel contesto ospedaliero combinati, comprese le strutture di assistenza a lungo termine e il contesto dell’assistenza a domicilio, sia ridotto del 20% nell’Unione rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, almeno il 65 % del consumo totale di antibiotici negli esseri umani corrisponda ad antibiotici del gruppo “Access” quale definito nella classificazione AWaRe dell’OMS (questo gruppo include antibiotici che hanno attività contro un’ampia gamma di agenti patogeni suscettibili comunemente riscontrati, mostrando anche un potenziale di resistenza inferiore rispetto agli antibiotici negli altri gruppi) ;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 15% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 10% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 5% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • predisporre misure adeguate per contribuire al conseguimento dell’obiettivo della strategia “Dal produttore al consumatore” e del piano d’azione per l’inquinamento zero di ridurre del 50% le vendite complessive nell’UE di antimicrobici utilizzati negli animali d’allevamento e in acquacoltura entro il 2030.

Più in generale la raccomandazione prevede poi:

  • il rafforzamento dei piani d’azione nazionali per aiutare a realizzare questi obiettivi e monitorare l’uso degli antibiotici a livello nazionale, compresi gli indicatori per valutare i progressi;
  • una migliore sorveglianza dell’AMR e del consumo di antimicrobici a tutti i livelli, compresi gli ospedali e le strutture di assistenza a lungo termine;
  • maggiori sforzi per migliorare la salute e il benessere degli animali da produzione alimentare per ridurre la diffusione di malattie infettive negli allevamenti;
  • maggiore sensibilizzazione del pubblico e dei professionisti che lavorano nei settori della salute umana e veterinaria, compresa la formazione per gli operatori sanitari e campagne di comunicazione.

Tali obiettivi raccomandati a livello dell’UE, e tradotti a livello nazionale per ciascuno Stato membro, spiega ancora la Commissione, “aiuteranno l’UE a contrastare la resistenza antimicrobica, tenendo conto delle specificità nazionali senza compromettere la salute e la sicurezza dei pazienti; permetteranno anche di monitorare meglio le infezioni e il consumo di antibiotici nei prossimi anni e di calibrare di conseguenza l’elaborazione delle politiche”.

La raccomandazione conferma inoltre la leadership internazionale dell’UE in materia di resistenza antimicrobica e chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere tale tema nell’accordo sulle pandemie in fase di negoziazione. Essa invita inoltre a mantenere la resistenza antimicrobica in cima all’agenda del G7 e del G20.

Per Margaritis Schinas, Vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo, “Oggi è un buon giorno per la salute. Non solo per la salute umana, ma anche per quella degli animali e per un ambiente sano! Grazie all’azione rapida della presidenza svedese e dei ministri della Sanità abbiamo una raccomandazione del Consiglio sulla resistenza antimicrobica. La nostra lotta contro la resistenza antimicrobica sarà lunga, ma questa raccomandazione rappresenta una pietra miliare”.

“Accolgo con favore l’adozione in tempi record da parte del Consiglio della nostra proposta, contenente misure più incisive per combattere la resistenza antimicrobica: questo mostra chiaramente che l’Unione europea è determinata a combattere la resistenza antimicrobica con la massima urgenza, aspetto fondamentale di un’Unione europea della salute forte e capace di proteggere i suoi cittadini. Ora ci siamo dotati di obiettivi chiari per affrontare una grave minaccia sanitaria, che ogni anno costa la vita a 35 000 persone nell’UE. Desidero ringraziare la presidenza svedese per gli sforzi e l’attenzione dedicati a questo tema così importante”, ha detto Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare.

Fonte: quotidianosanita.it




Meeting Nazionale dei laboratori di produzione vaccini stabulogeni degli Zooprofilattici

Il  05 giugno Si è svolto 2023 il “I Meeting nazionale dei Laboratori di Produzione Vaccini Stabulogeni IIZZSS”. L’incontro ha visto la partecipazione dei laboratori di produzione nazionali insieme a rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Occasione dell’incontro è stata la pubblicazione del Position Paper, steso dagli IIZZSS, in accoglimento del Regolamento (UE) 2019/6 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, relativo ai medicinali veterinari e che abroga la direttiva 2001/82/CE.

Il Regolamento reca nuove disposizioni in materia di medicinali veterinari relativamente alle autorizzazioni, alla prescrizione, alla fabbricazione, all’immissione in commercio, alla distribuzione e al loro impiego e ne definisce parametri di elevata qualità, sicurezza ed efficacia quali strumento importante per garantire la tutela della salute pubblica, della salute degli animali e dell’ambiente.

Anche i vaccini autogeni inattivati dovrebbero essere fabbricati, così come i medicinali veterinari commerciali, conformemente ai principi delle buone pratiche di fabbricazione; ciò consentirebbe di preservare la loro qualità. Ai vaccini autogeni si applicano solo gli articoli 94, 105, 108, 117, 120, 123 e 134 del regolamento (UE) 2019/6.

In Italia, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali sono gli unici enti autorizzati dal Ministero della Salute alla produzione di vaccini veterinari autogeni, ai sensi del DM 287/94 recante norme per la produzione, l’impiego ed il controllo dei medicinali veterinari immunologici inattivati.

Il Position Paper, elaborato dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, definisce regole che garantiscono un prodotto sicuro e di qualità preservandone le peculiarità quali la necessità di tempi rapidi di allestimento, l’estemporaneità della produzione, la necessità di lavorazioni simultanee di un elevato numero di lotti, la variabilità e specificità della formulazione antigenica effettuata sulla base di test diagnostici altamente specializzati e la necessità di mantenere bassi i costi nei prodotti destinati ai piccoli produttori.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




L’Antibiotico Resistenza in Ue i dati del 2021

AntibioticoresistenzaIl quadro sulla diffusione europea dell’antibiotico-resistenza viene fornito annualmente dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) che raccoglie i dati attraverso due reti di sorveglianza: la European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) e la Central Asian and European Surveillance of Antimicrobial Resistance (CAESAR).

La rete CAESAR nel 2021 ha raccolto i dati provenienti da 16 Paesi. La rete EARS-Net nel 2021 ha raccolto i dati da 29 Paesi (gli Stati dell’UE più Islanda e Norvegia, appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE).

Gli ultimi dati raccolti sono riassunti nel documento “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe, 2021 data”, pubblicato ad aprile 2023 e contenente i dati relativi al 2021.

Sebbene entrambe queste reti utilizzino metodi comparabili per la raccolta e l’analisi dei dati, i risultati presentati nel documento, e in questa pagina, provengono da sistemi di sorveglianza nazionali distinti, per questo si consiglia cautela quando si confrontano i Paesi in termini di AMR, poiché i dati sono intrinsecamente influenzati da protocolli e pratiche diversi.

La resistenza antimicrobica nelle specie batteriche segnalate alle reti di sorveglianza varia ampiamente a seconda delle specie batteriche, del gruppo di antimicrobico e della regione geografica. Come già osservato nei precedenti rapporti regionali, esiste un gradiente di resistenza da Nord a Sud e da Ovest a Est, con tassi più elevati osservati nelle parti meridionali e orientali della regione europea.

Klebsiella pneumoniae

Carbapenemi: 14 (31%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali di K. pneumoniae resistente ai carbapenemi inferiori all’1%, 15 Paesi (33%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 25%, 8 dei quali (18% su 45 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Cefalosporine di III generazione: il 16% dei 45 Paesi (7 Paesi) ha mostrato percentuali di K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di III generazione inferiori al 10%, mentre 19 (42%), in particolare nelle parti meridionali e orientali della Regione, hanno riportato percentuali di resistenza maggiori o uguali al 50%.

Escherichia coli

E. Coli mantiene una rara resistenza ai carbapenemi e più bassa alle cefalosporine di III generazione rispetto a K. pneumoniae. Infatti solo 8 (18%) dei 44 Paesi hanno segnalato una percentuale di E. Coli resistente ai carbapenemi pari o superiori del 1%. Mentre per la resistenza alle cefalosporine di terza generazione in E. coli, 12 (27%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali inferiori al 10%, mentre percentuali di resistenza pari o superiori al 50% sono state osservate in 4 Paesi (9%).

La resistenza ai fluorochinoloni è risultata invece generalmente più alta (soprattutto nei Paesi della parte meridionale della regione europea dell’OMS). Infatti una percentuale di resistenza inferiore al 10% è stata osservata in due (4%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo. Una percentuale di resistenza del 25% o superiore è stata riportata in 17 (38%) Paesi. Una percentuale di resistenza del 50% o superiore è stata osservata in quattro (9%) Paesi.

Pseudomonas aeruginosa

Sono state osservate percentuali di P. aeruginosa resistente ai carbapenemi inferiori al 5% in due (5%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre sei (14%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 50%.

Acinetobacter spp

Nel 2021 le percentuali di Acinetobacter spp. resistenti ai carbapenemi. variava ampiamente all’interno della regione, da meno dell’1% in tre (7%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo al 50% o più in 25 (56%) Paesi, principalmente nell’Europa meridionale e orientale.

Staphylococcusaureus

Undici (25%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su S. aureus avevano percentuali di S. aureus meticillino-resistente (MRSA) inferiori al 5%, in tredici (30%) di 44 Paesi percentuali pari o superiori al 25%.

Streptococcus pneumoniae

Grandi differenze sono state osservate in tutta la Regione nella percentuale S. pneumoniae resistente alla penicillina. Due (5%) dei 43 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo avevano percentuali inferiori al 5%, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in cinque (12%) Paesi.

Enterococcus faecium

La resistenza alla vancomicina variava notevolmente tra i Paesi della Regione. Percentuali di resistenza inferiori all’1% sono state segnalate da sei (14%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in 17 (39%), cinque dei quali (11% dei 44 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Le informazioni specifiche per Paese per ciascuna specie batterica, sono disponibili sul sito web della Regione europea dell’OMS e sull’Atlante delle Malattie Infettive dell’ECDC.

Fonte: ISS




Premio per addetti alla ricerca nella cura degli animali e finanziamento della formazione per giovani ricercatori nei metodi alternativi

Premio per addetti alla ricerca nella cura degli animali e finanziamento della formazione per giovani ricercatori nei metodi alternativi

L’EPAA ha pubblicato il bando per “3Rs Student grants 2023″. Lo scopo è quello di sponsorizzare gli studenti affinché partecipino ai principali eventi 3R nel 2023. Verrà assegnata un super contributo (2500 EUR) per il 12° Congresso mondiale sulle metodiche alternative e l’uso degli animali nella ricerca e due contributi completi (500 EUR) per EUROTOX 2023. La call è rivolta agli studenti/giovani ricercatori interessati a questi eventi. Maggiori informazioni qui: https://lnkd.in/dvE-u6KY

La scadenza per entrambi gli eventi è lunedì 5 giugno 2023 alle 12:00 (mezzogiorno).

E’ stato anche aperto il bando per le candidature per il Refinement Prize 2023 dell’EPAA. Il premio di € 6000 sarà assegnato a un tecnico di laboratorio, custode di animali o tecnologo che ha dimostrato risultati eccezionali in nuovi approcci innovativi per promuovere l’implementazione e/o la sensibilizzazione al perfezionamento della sperimentazione animale.

Il bando è disponibile online sul sito dell’EPAA ed è accessibile tramite il link: https://single-market-economy.ec.europa.eu/calls-expression-interest/refinement-prize-2023-call-submissions_en  Le domande devono essere inviate a grow-epaa@ec.europa.eu entro lunedì 18 settembre 2023 alle 12:00 (mezzogiorno).

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




Mycoplasma gallisepticum: macrolidi, tiamulina e lincomicina sembrano tornati efficaci per il controllo dell’infezione

Farmaci veterinariNegli ultimi dieci anni Mycoplasma gallisepticum ha cambiato la sua sensibilità verso molti dei farmaci più comunemente prescritti per il suo contenimento. Lo afferma uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto

Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), che hanno analizzato i livelli di minima concentrazione inibente (MIC) per alcuni dei principi attivi più utilizzati per il trattamento del patogeno. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Antibiotics.

Mycoplasma gallisepticum è un patogeno importante in campo veterinario, perché altamente contagioso e responsabile di perdite economiche significative soprattutto nel settore avicolo. Oltre alle misure di prevenzione e alla vaccinazione, la terapia farmacologica degli animali infetti è una delle possibili strategie per contenere la diffusione della malattia.

Ricercatori dell’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe hanno analizzato i valori di minima concentrazione inibente (MIC) nei confronti delle principali molecole ad azione antibatterica (tetracicline, fluorochinoloni, macrolidi, lincosamidi) dei ceppi di Mycoplasma gallisepticum disponibili nella biobanca dell’IZSVe, isolati tra il 2010 e il 2020. Per eritromicina, tilmicosina, tilosina, spiramicina, tiamulina e lincomicina è stata osservata una variazione statisticamente significativa nel tempo delle frequenze di MIC: i valori di MIC ottenuti indicano un ritorno alla sensibilità di Mycoplasma gallisepticum verso questi farmaci.

La gamma di antimicrobici disponibili per il trattamento delle infezioni da Mycoplasma gallisepticum è però limitata a causa della resistenza intrinseca dei Mollicutes (classe batterica a cui appartengono i micoplasmi) a diverse classi e molecole di antibiotici (beta-lattamici, antibiotici glicopeptidici, sulfamidici, bacitracina, trimetoprim e rifampicina) in ragione della loro struttura cellulare e del loro metabolismo. Per contenere possibili fenomeni di antibiotico-resistenzaè fondamentale basare la scelta terapeutica per Mycoplasma gallisepticum in ragione dei livelli di MIC, scegliendo cioè il farmaco capace di impedire od ostacolare la crescita del patogeno con la più bassa concentrazione di sostanza.

I ricercatori dell’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe hanno utilizzato i ceppi di Mycoplasma gallisepticum – non vaccinali, isolati in Italia tra il 2010 e il 2020 – disponibili presso la ceppoteca dell’IZSVe  per raccogliere i valori di MIC nei confronti delle principali molecole ad azione antibatterica (tetracicline, fluorochinoloni, macrolidi, lincosamidi) e analizzarli in prospettiva storica per individuare variazioni significative e trend di sensibilità.

Sebbene il 79,1% degli isolati di Mycoplasma gallisepticum abbia mostrato valori di MIC per enrofloxacina pari a 8 g/mL, per eritromicina, tilmicosina, tilosina, spiramicina, tiamulina e lincomicina è stata osservata una variazione statisticamente significativa nel tempo delle frequenze di MIC. I valori di MIC ottenuti indicano un ritorno alla sensibilità di Mycoplasma gallisepticum verso questi farmaci, che possono essere quindi considerati come una valevole strategia terapeutica in caso di infezione.

I ricercatori IZSVe ipotizzano che questa inversione di tendenza possa essere il risultato di una riduzione della pressione selettiva antimicrobica sul campo, a cui hanno probabilmente contribuito anche i piani nazionali di contrasto all’antibiotico-resistenza recentemente implementati dal Ministero della Salute per ridurre l’uso di antimicrobici nella produzione avicola e l’azione di sensibilizzazione, svolta anche dai veterinari IZSVe verso il comparto avicolo, all’utilizzo del farmaco in ragione proprio dei valori di MIC.

A livello europeo, i dati sulle MIC per Mycoplasma gallisepticum sono ancora limitati: l’evidenza supportata da questo studio, come da altri simili condotti dall’U.O. Micoplasmi dell’IZSVe, ribadisce l’importanza di procedere all’isolamento dei micoplasmi e alla determinazione dei valori di MIC adottando un metodo standardizzato, fondamentale per ottenere dati riproducibili che consentano di confrontare le osservazioni di diversi laboratori.

Fonte: IZS Venezie




Approvato il nuovo Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza

AntibioticoresistenzaApprovato in Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 30 novembre 2022, il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025.

Il documento fa seguito al precedente PNCAR 2017-2020, prorogato fino al dicembre 2021, e nasce con l’obiettivo di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza (ABR) nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione One Health, promuovendo un costante confronto in ambito internazionale e facendo al contempo tesoro dei successi e delle criticità del precedente piano nazionale.

La resistenza agli antimicrobici (AMR), di cui l’antibiotico-resistenza rappresenta certamente il fattore di maggiore rilevanza, è un fenomeno che avviene naturalmente nei microrganismi, come forma di adattamento all’ambiente, ed è dovuto alla capacità di questi ultimi di mutare e acquisire la capacità di resistere a molecole potenzialmente in grado di ucciderli o arrestarne la crescita. A causa dell’enorme pressione selettiva esercitata da un uso eccessivo e spesso improprio degli antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico, nel tempo questo fenomeno ha assunto i caratteri di una delle principali emergenze sanitarie globali.

L’ECDC ha stimato che il numero di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici nell’UE/SEE è stato

  • 685.433 nel 2016
  • 865.767 nel 2019
  • 801.517 nel 2020.

Queste infezioni hanno determinato un numero annuo stimato di decessi attribuibili, che è aumentato da 30.730 nel 2016 a 38.710 nel 2019, con una lieve diminuzione nel 2020 (35.813 decessi).

Ma l’impatto dell’ABR non si limita alla sola mortalità, includendo anche ricoveri prolungati, ritardi nella somministrazione di terapie o nell’effettuazione di interventi, un aumento delle infezioni postchirurgiche e/o post-chemioterapia, a causa dell’inefficacia dei protocolli di profilassi comunemente impiegati.

Inoltre nel settore veterinario, l’ABR, oltre a comportare un aumento del potenziale rischio sanitario per i professionisti e proprietari degli animali, può essere responsabile della riduzione sia dell’efficienza degli allevamenti sia delle produzioni.

Per preservare il valore degli antibiotici e tutelare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, è fondamentale che, non solo gli operatori sanitari e le istituzioni, ma anche i cittadini prendano piena coscienza della portata di questo fenomeno: solo collaborando si può sperare di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici.

Fonte: Ministero della salute




L’impatto dell’antibiotico-resistenza in Europa e nel mondo

AntibioticoresistenzaLe malattie infettive sono da lungo tempo considerate una priorità di salute pubblica globale a causa del loro forte impatto in termini di salute sulla popolazione. Prima i vaccini e poi gli antibiotici ne hanno modificato la storia, riducendo notevolmente la circolazione dei patogeni e la mortalità per malattie infettive trasmissibili.

Ad oggi, quasi un secolo dopo la scoperta del primo antibiotico, l’antibiotico-resistenza rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica, e, secondo le stime, potrebbe causare la morte di 10 milioni di persone all’anno entro il 2050. Per questo la sua diffusione è un problema urgente che richiede un intervento globale e un piano d’azione coordinato.

Alcuni studi hanno evidenziato che le infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici hanno un notevole impatto per la salute pubblica, espresso come decessi attribuibili e anni di vita aggiustati per la disabilità (Disability Adjusted Life Years -DALY). Questi studi sono utili perché una delle principali sfide per contrastare l’antibiotico-resistenza è comprendere il vero impatto del fenomeno, in particolare nelle regioni del mondo dove la sorveglianza è limitata e i dati sono scarsi.

Avere delle stime sul numero di decessi dovuti alle infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici e sulle loro cause è importante perché permette di programmare interventi di prevenzione e controllo, di definire le priorità per vaccini e farmaci in fase di sviluppo, e conseguentemente di ridurre i decessi associati o attribuibili a queste infezioni.

Queste stime non sono sempre disponibili per tutti i patogeni, a volte sono incomplete (es. per S. pneumoniae le stime sono per lo più ristrette ai bambini di età inferiore a 5 anni e alle infezioni causa di polmonite o meningite) e non coprono tutti i paesi o tutte le combinazioni patogeno-antibiotico.

Ad oggi gli studi sulle cause di mortalità dovuta a patogeni batterici comuni sono limitati, mentre esistono studi che riportano stime per agenti patogeni come Mycobacterium tubercolosisPlasmodium spp e HIV.

Un recente studio pubblicato nel 2022 ha stimato la mortalità globale associata a 33 specie batteriche considerando 11 sindromi infettive. Questo studio stima che nel 2019 si sono verificati 13,7 milioni di decessi per infezioni a livello globale, dei quali 7,7 milioni associati alle33 specie batteriche sia sensibili che resistenti agli antibiotici. I risultati mostrano che più della metà dei decessi sono stati causati da cinque principali batteri patogeni quali Staphylococcus aureusEscherichia coliStreptococcus pneumoniaeKlebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa. Questi batteri erano associati al 13,6% di tutti i decessi a livello globale e al 56,2% di tutte le morti per sepsi nel 2019. In particolare, lo S. aureus è stato associato a più di 1 milione di morti.

Un altro studio, anch’esso pubblicato recentemente (gennaio 2022), descrive un’approfondita analisi dell’impatto sanitario dell’antibiotico-resistenza per 23 patogeni e 88 combinazioni patogeno-antibiotico in 204 paesi, utilizzando specifici modelli statistici anche per le regioni del mondo per le quali non ci sono dati disponibili. È stato stimato che nel 2019, 4,95 milioni di decessi sono stati associati all’AMR, di cui 1,27 milioni di decessi direttamente attribuibili alla resistenza, cioè all’incirca la mortalità per malaria e HIV messi insieme.

Considerando tutte le età, il tasso più elevato di mortalità attribuibile alla resistenza è stato riportato nell’Africa subsahariana occidentale (27,3 decessi per 100.000 abitanti) e il più basso in Australasia (6,5 decessi per 100.000 abitanti). Le infezioni delle vie respiratorie inferiori hanno causato 1,5 milioni di decessi associati alla resistenza nel 2019, rappresentando una delle sindromi infettive più gravi.

Secondo questo studio, sei principali batteri patogeni (E. coliS. aureusK. pneumoniaeS. pneumoniaeP. aeruginosa e A. baumannii) hanno provocato 929.000 decessi attribuibili alla resistenza agli antibiotici e 3,57 milioni di decessi associati alla resistenzavagli antibiotici. In particolare, la combinazione patogeno-antibiotico, S. aureus con resistenza alla meticillina, ha causato più di 100.000 decessi.

I risultati di questo studio indicano che la resistenza dei batteri agli antibiotici è un problema di salute pubblica la cui dimensione è importante almeno quanto le principali malattie infettive, come HIV e malaria, e potenzialmente maggiore.

A livello europeo anche l’ECDC ha pubblicato un rapporto con le stime del numero annuale di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, del numero di decessi attribuibili, del numero e del tasso di anni di vita aggiustati per disabilità (DALY) e i tassi DALY specifici per gruppo di età.

È stato stimato che tra il 2016 e il 2020, il numero annuo di casi di infezioni da batteri resistenti a determinate classi antibiotiche (dati EARS-Net) nei Paesi dell’UE/SEE variava da 685.433 nel 2016 a 865.767 nel 2019 e 801.517 nel 2020, con un numero annuo di decessi attribuibili che va da 30.730 nel 2016 a 38.710 nel 2019 e 35.813 nel 2020. Se analizzate come DALY, le infezioni hanno portato a un impatto sanitario annuale che va da 909.488 nel 2016 a 1.101.288 nel 2019 e 1.014.799 nel 2020. È stato stimato che il 70,9% dei casi di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici erano infezioni correlate all’assistenza.

Questo dimostra che dal 2016 al 2020 sono state osservate tendenze significativamente in aumento nel numero stimato di infezioni, decessi attribuibili e DALY per 100.000 abitanti a causa dell’antibiotico-resistenza, sebbene i numeri siano leggermente diminuiti dal 2019 al 2020. Il carico maggiore di malattia è stato causato da E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione, seguito da S. aureus resistente alla meticillina e K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di terza generazione. Il peso totale specifico per gruppo di età era più alto nei neonati e negli anziani (oltre 65 anni).

Aggiustato per la numerosità della popolazione, il carico complessivo di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è stato stimato essere il più alto in Grecia, Italia e Romania, ognuna con in totale più di 2000 DALY, stimati per 100.000 abitanti, nel periodo 2016-2020.

I cambiamenti nelle stime annuali dell’impatto, riporta l’ECDC, possono essere stati influenzati da cambiamenti nella sorveglianza o da cambiamenti nelle pratiche sanitarie, come nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 ha messo sotto pressione tutti i servizi sanitari nei Paesi dell’UE/SEE. Parte della diminuzione nel 2020 può anche essere spiegata dalle misure adottate per controllare la diffusione di COVID-19, compresi i cambiamenti nella prevenzione e nel controllo delle infezioni, e i cambiamenti nella gestione dei pazienti negli ospedali a causa delle diverse pratiche di ricovero durante la pandemia.

Fonte: ISS




Antibiotici veterinari, vendite in calo del 41% in Italia dal 2016

Meno antibiotici veterinari nel 2021, in calo del 41,1% rispetto al 2016. “Una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 58,8% rispetto ai dati del 2010” e che riguarda “tutte le classi di antimicrobici”. A dirlo sono i dati pubblicati dal ministero della Salute nella quarta “Relazione sulle vendite di medicinali veterinari contenenti antibiotici in Italia”, che permette di monitorare gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza 2017-2020 e segue la pubblicazione del dodicesimo rapporto annuale sulla sorveglianza europea delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici (The Twelfth ESVAC report ), predisposto dall’Ema.

Sorveglianza sul consumo di antibiotici

In accordo con l’approccio One health è stato dato forte impulso alla sorveglianza del consumo degli antibiotici, poiché un loro uso non appropriato o eccessivo può “accelerare la comparsa e la diffusione di microrganismi resistenti, compromettendone l’efficacia”. Nel 2021 sono state vendute 669 tonnellate di principio attivo, con un calo del 45,3% rispetto al 2016 e del 4% rispetto al 2020. La riduzione delle vendite totali è stata del 41,1% rispetto al 2016 e del 4,6% rispetto al 2020.

Le classi più monitorate

L’attenzione è alta soprattutto per quelle classi di antibiotici considerate di importanza critica e incluse nella categoria B, che sono da limitare per il possibile sviluppo di resistenza dovuto al loro utilizzo negli animali. La contrazione delle vendite è maggiore per la classe delle polimixine (95,7%) rispetto al 2016, in linea con la raccomandazione dell’Ema sulla limitazione nell’uso di colistina di almeno il 65% nell’arco di 3-4 anni. Altri cali significativi nel 2021 riguardano gli altri chinoloni (meno 71,5%), le cefalosporine di terza e quarta generazione (meno 66%) e i fuorochinoloni (meno 49,5%). Nel 2021 le principali classi vendute rimangono le penicilline (33,4%), le tetracicline (23,2%) e i sulfamidici (13,8%) che, insieme, rappresentano oltre il 70% del totale.

Fonte: AboutPharma




Ema, in Italia antibiotici in allevamento -51% in 10 anni

Le vendite annuali di antibiotici negli allevamenti italiani si sono più che dimezzate in dieci anni, ma restano tra le più alte in Europa.

Sono i dati del rapporto dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) sul consumo di antimicrobici veterinari nell’Ue/See. Dal 2011 al 2020 le vendite sono calate del 43% nei 31 Paesi coperti dal rapporto, in Italia è stata osservata una diminuzione del 51%.

Se si considerano le tonnellate di principio attivo, nel 2020 l’Italia era il terzo Paese per vendite dopo Spagna e Polonia. In rapporto alla popolazione animale negli allevamenti, la Penisola era seconda dopo la Polonia.

Nel 2019, l’Italia si è dotata di un sistema di tracciabilità digitale dei medicinali veterinari con dati anche a livello di allevamenti, che è un “passo importante verso lo sviluppo di un adeguato programma di gestione antimicrobica”, scrive Ema. I dati, sottolinea l’agenzia Ue, “mostrano progressi verso il raggiungimento degli obiettivi” del Piano nazionale contro la resistenza agli antibiotici, adottato nel 2017.

Fonte: Ansa