Antibiotici in allevamento. UE: buoni risultati in italia

Sebbene la vendita di antibiotici per animali da allevamento in Italia sia ancora “elevata rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri Ue”, le iniziative adottate negli ultimi anni dal settore pubblico e privato “hanno dimostrato” che è possibile “ridurre drasticamente l’uso di antimicrobici, senza pregiudicare la salute e il benessere degli animali o incidere negativamente sulla produttività e sulla redditività delle aziende”.

E’ quanto si legge nella relazione conclusiva di una missione conoscitiva condotta del novembre 2018 in Italia da esperti della Direzione generale della salute e della sicurezza alimentare della Commissione europea per raccogliere informazioni sull’attuazione delle misure volte ad affrontare le questioni riguardanti la resistenza antimicrobica relativa all’uso di medicinali veterinari e a identificare esempi di buone pratiche che potrebbero rivelarsi utili ad altri paesi per affrontare il problema.

In generale, la relazione conclude che le iniziative adottate nei settori pubblico e privato negli ultimi anni da parte dell’industria avicola e i progetti pilota regionali che hanno coinvolto gli allevamenti di suini e vacche da latte hanno dimostrato la fattibilità di ridurre drasticamente l’uso di antimicrobici, senza apparentemente pregiudicare la salute e il benessere degli animali o incidere negativamente sulla  produttività e sulla redditività delle aziende.

Tra i fattori critici di successo figuravano il miglioramento della biosicurezza, l’attenzione alla prevenzione e al controllo delle infezioni, le visite presso le aziende per consulenze e l’offerta di test diagnostici e di laboratorio gratuiti agli allevatori partecipanti. Sono state svolte numerose attività di comunicazione, sensibilizzazione e formazione, che hanno coinvolto veterinari, allevatori e altre parti interessate. Queste iniziative sono essenziali, in quanto vi sono elementi che suggeriscono che per alcuni allevatori potrebbe ancora risultare più economico continuare a utilizzare gli antimicrobici piuttosto che investire apportando migliorie alle infrastrutture delle aziende o ai sistemi di allevamento.

Consulta il report Ue (in italiano)

Consulta la risposta del Ministero della salute (in inglese)

A cura della segreteria SIMeVeP




Farmaci veterinari: resta alto il tasso di conformità dei residui

Farmaci veterinariI dati di monitoraggio sulla presenza di residui di farmaci veterinari e contaminanti negli animali e negli alimenti di derivazione animale mostrano alti tassi di conformità con i livelli di sicurezza raccomandati. Anche la presenza di sostanze proibite è risultata bassa.

Per l’anno 2017 la percentuale di campioni che ha superato i tenori massimi consentiti è stata dello 0,35%. Tale cifra rientra nell’intervallo 0,25%-0,37% riferito negli ultimi 10 anni.
La non conformità per contaminanti chimici come i metalli si è rivelata più elevata rispetto ad altri gruppi di sostanze, con cadmio, piombo, mercurio e rame individuati più frequentemente.
Si tratta della prima volta che l’EFSA raccoglie questi dati dagli Stati membri; in passato tali informazioni venivano trasmesse alla Commissione europea.

L’EFSA ha raccolto i dati nello stesso modo in cui lo fa in settori come gli additivi alimentari, i contaminanti chimici, i residui di pesticidi e la resistenza agli antimicrobici. I dati armonizzati consentiranno il confronto tra i vari anni e una migliore analisi dei rischi per la salute umana e animale.
I dati verranno messi a disposizione a breve su Knowledge Junction, piattaforma online di libero accesso curata dell’EFSA e creata per migliorare la trasparenza, la riproducibilità e la riusabilità delle evidenze scientifiche nella valutazione dei rischi per la sicurezza di alimenti e mangimi.

• Report for 2017 on the results from the monitoring of veterinary medicinal product residues and other substances in live animals and animal products




Antibiotici: quanto ne sanno i cittadini europei e italiani?

La Commissione Europea ha pubblicato i risultati della IV indagine eurobarometro sull’utilizzo degli antibiotici e sulla consapevolezza e conoscenza del tema fra i cittadini dei 28 stati membri.

Dall’indagine, condotta a settembre 2018 tramite interviste fatte nella lingua madre e presso le loro abitazione a 27.474 cittadini europei provenienti da gruppi sociali e demografici differenti, emerge in particolare che:

  • circa 1/3 degli europei ha assunto antibiotici nell’ultimo anno, il 93% attraverso un medico. Con una certa differenza fra paese e paese: in Italia quasi la metà della popolazione ha preso antibiotici nell’ultimo anno, in Svezia 1 cittadino su 5;
  • nell’Ue circa il 7% degli antibiotici per uso umano sono assunti senza prescrizione medica;
  • il 48% degli europei e il 65% degli italiani non sanno che gli antibiotici non sono efficaci contro i virus; il 28% degli europei e il 23% degli italiani pensano che gli antibiotici sono efficaci contro il raffreddore;
  • l’85% degli europei e il 70% degli italiani sanno che l’utilizzo non necessario degli antibiotici li rende inefficaci
  • la maggioranza degli europei non ricorda di aver ricevuto informazioni sull’uso inappropriato degli antibiotici nell’ultimo anno. Anche in questo caso con notevoli differenze: 2/3 della popolazione finlandese ha ricevuto informazioni di questo tipo, in Italia solo 1 su 7.
  • Il 56% ritiene che gli animali di allevamento ammalati debbano assumere antibiotici, se questo è il trattamento più appropropriato. Fra gli italiani la percentuale scende al 39%;
  • solo il 38% degli europei sa che l’utilizzo di antibiotici per stimolare la crescita degli animali d’allevamento è proibito nell’Ue. In questo caso gli italiani, dopo gli olandesi, sono i più informati: il 52% ne è a conoscenza (olandesi 54%).

In generale le percentuali non si discostano moltissimo da quelle rilevate nell’indagine del 2016. La sfida, si legge nelle conclusioni del rapporto, rimane quella di ridurre l’abuso e l’uso non corretto degli antibiotici. Per raggiungere questo obiettivo resta importante aumentare la consapevolezza generale sul ruolo degli antibiotici e l’antibioticoresistenza.

Tutti i materiali dell’indagine

Factsheet italia

Infografica generale

 

Linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina umana

Linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria

A cura della segreteria SIMeVeP




CAMPUS ONE HEALTH, strategie di prevenzione per la gestione dell’allevamento in biosicurezza

campus one healthUnitec ha organizzato per il 22 maggio 2019 presso il Polo Universitario Veterinario di Lodi “CAMPUS ONE HEALTH” un’iniziativa di orientamento culturale sulle strategie di prevenzione in allevamento, basate sull’uso prudente degli antibiotici in ottica One Health, sulla valutazione del rischio sanitario aziendale correlato all’antibiotico-resistenza e alla sua diffusione interspecifica, nella prospettiva dell’applicazione della nuova “Animal Health Law” (Regolamento EU 2016/429), patrocinata dall’Università di Milano e dall’Università di Gent, con l’intervento dell’Istituto Ospedaliero San Matteo di Pavia.

L’evento è stato organizzato nella convinzione che – nell’interesse collettivo – sia necessario accelerare la curva di apprendimento alle strategie di prevenzione di nuove leve veterinarie, responsabili sanitari e operatori di filiera, formandoli al miglioramento della gestione igienico-sanitaria degli allevamenti con conseguente aumento del ritorno economico per gli imprenditore zootecnici e soprattutto con il raggiungimento degli obiettivi che l’ottica OneHealth – ormai prevalente in ambito medico e veterinario – può assicurare alla Comunità intera in termini di conservazione dell’efficacia degli antimicrobici, assicurazione dei requisiti di sicurezza alimentare delle derrate di origine animale e rispetto degli equilibri ambientali.

In particolare il confronto diretto con il Professor Jeroen Dewulf, ideatore e sviluppatore di Biocheck Ugent il sistema di “scoring” del gradiente di rischio degli allevamenti in termini di biosicurezza, presentato lo scorso 17 Aprile in ambito FAO e a cui hanno già volontariamente aderito circa 150 allevatori italiani suinicoli o avicoli sarà interessante in previsione dell’entrata in vigore degli obblighi Classyfarm.

Infine, l’evento riveste interesse mediatico per valorizzare la nuova sede universitaria di Lodi che si propone come polo di aggregazione di un “momento” culturale finalizzato alla tutela della salute della Collettività, grazie alle valenze professionali del Medico Veterinario nell’esercizio delle sue funzioni di campo.

Per registrarsi a Campus One Health inviare email di conferma dell’adesione a Claudia.Gusmara@unimi.it

Consulta il programma




Agenzie Nazioni Unite: non c’è più tempo, dobbiamo assicurare il futuro dall’antibioticoresistenza

Le Nazioni Unite, agenzie internazionali ed esperti hanno rilasciato un rapporto rivoluzionario che richiede un’azione immediata, coordinata e ambiziosa per scongiurare una potenziale crisi da resistenza ai farmaci, potenzialmente disastrosa.

Se non si interviene – avverte il Gruppo di coordinamento delle Nazioni Unite sulla resistenza antimicrobica che ha redatto il rapporto – le malattie resistenti ai farmaci potrebbero causare 10 milioni di morti ogni anno entro il 2050 e danni all’economia catastrofici come quelli causati dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Entro il 2030, la resistenza antimicrobica potrebbe ridurre in estrema povertà fino a 24 milioni di persone.

Attualmente sono almeno 700.000 le persone che muoiono ogni anno a causa di malattie resistenti ai farmaci, tra queste 230.000 muoiono di tubercolosi che non risponde alle cure. Sempre più malattie comuni, tra cui infezioni del tratto respiratorio, infezioni trasmesse sessualmente e infezioni del tratto urinario, non sono più curabili; le procedure mediche salvavita stanno diventando molto più rischiose e i nostri sistemi alimentari sono sempre più precari.

Il mondo sta già pagando le conseguenze economiche e sanitarie di medicine cruciali che diventano inefficaci. Senza investimenti da parte dei paesi in tutte le fasce di reddito, le generazioni future dovranno affrontare gli effetti disastrosi di una resistenza antimicrobica incontrollata.

Riconoscendo che la salute umana, animale, alimentare e ambientale sono strettamente interconnesse, il rapporto chiede un approccio coordinato e multisettoriale chiamato “One Health”.

Il rapporto raccomanda ai paesi di:

• Dare priorità a piani d’azione nazionali per potenziare gli sforzi di finanziamento e di rafforzamento delle capacità;
• Istituire sistemi normativi più rigorosi e sostenere programmi di sensibilizzazione per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici da parte dei professionisti di salute umana, animale e vegetale;
• investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per combattere la resistenza antimicrobica;
• Abolire l’uso di antimicrobici d’importanza critica come promotori della crescita in agricoltura.

AntiboticoresistenzaLa resistenza antimicrobica è una delle maggiori minacce che affrontiamo come comunità globale. Questo rapporto riflette la profondità e la portata della risposta necessaria per frenare la sua ascesa e proteggere un secolo di progressi nel campo della salute“, ha affermato Amina Mohammed, Vice Segretaria Generale dell’ONU e co-presidente della IACG. “Il rapporto giustamente sottolinea che non c’è tempo da perdere e sollecita tutte le parti interessate ad agire in base alle raccomandazioni che vi vengono date e lavorare con urgenza per proteggere le persone e il pianeta e garantire un futuro sostenibile per tutti“.

Le raccomandazioni richiedono un impegno immediato da parte di tutti, dai governi al settore privato, alla società civile e al mondo accademico.

Convocato su richiesta dei leader mondiali dopo la prima riunione ONU ad alto livello sulla resistenza agli antimicrobici nel 2016, il gruppo di esperti ha riunito partner di tutte le Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, esperti con esperienza in materia di salute umana, animale e vegetale, ma anche di alimentazione umana ed animale, di commercio, dello sviluppo e dell’ambiente, per formulare un piano complessivo per la lotta contro la resistenza antimicrobica.

Questo rapporto riflette un rinnovato impegno per l’azione collaborativa a livello globale da parte dell’Organizzazione mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), dell’Organizzazione mondiale di salute animale (OIE) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Le raccomandazioni del rapporto riconoscono che gli antimicrobici svolgono un ruolo critico nel salvaguardare la produzione alimentare, la sicurezza igienico-sanitaria e il commercio, così come la salute umana e animale, e ne promuove un uso responsabile in tutti i settori“, ha affermato José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO. “I paesi devono incoraggiare sistemi alimentari sostenibili e pratiche agricole che riducano il rischio di resistenza antimicrobica lavorando insieme per promuovere valide alternative all’uso antimicrobico, come stabilito nelle raccomandazioni del rapporto”.

“La resistenza antimicrobica deve essere affrontata con urgenza, attraverso un approccio di “One Health” che implica impegni audaci e a lungo termine da parte dei governi e delle altre parti interessate, sostenuto dalle organizzazioni internazionali”, ha affermato Monique Eloit, Direttrice Generale dell’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE ). “Questo rapporto dimostra il livello d’impegno e coordinamento necessario per affrontare questa sfida globale alla salute umana e animale e alla sicurezza alimentare. Tutti dobbiamo fare la nostra parte per garantire l’accesso futuro e l’efficacia di questi farmaci essenziali“.

Siamo a un punto critico nella lotta per proteggere alcuni dei nostri farmaci più essenziali“, ha affermato il Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Organizzazione mondiale della sanità e co-presidente dello IACG. “Questo rapporto contiene raccomandazioni concrete che potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno.

Il rapporto sottolinea la necessità di sforzi coordinati e continuativi per superare la resistenza antimicrobica, un grosso ostacolo al raggiungimento di molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, compresa copertura sanitaria universale, cibo sicuro, sistemi agricoli sostenibili, acqua e servizi igienico-sanitari puliti.

Fonte: Fao




Ogni anno muoiono 33.000 persone in europa a causa dell’antibioticoresistenza

valutare_antibioticiUno studio dell’ECDC Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie stima l’onere di cinque tipi di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici di interesse per la salute pubblica nell’Unione europea e nello Spazio economico europeo (Ue/See).

Lo studio pubblicato su lancet  stima che circa 33.000 persone muoiono ogni anno come conseguenza diretta di un’infezione dovuta a batteri resistenti agli antibiotici e che il peso di queste infezioni sia paragonabile a quello di influenza, tubercolosi e Hiv/Aids messi insieme.

“Si tratta – dice l’Ecdc – di un aumento rispetto al 2007 ed è preoccupante perché gli antibiotici sono le ultime opzioni di trattamento disponibili. Quando questi non saranno più efficaci, sarà estremamente difficile o, in molti casi, impossibile curare le infezioni”.

La notizia sul sito ECDC (in inglese)

Il rapporto (in inglese)




Residui di farmaci veterinari ancora bassi nel 2016

FarmaciI dati di monitoraggio raccolti nel 2016 per una serie di farmaci veterinari, per sostanze non autorizzate e per contaminanti trovati in animali e alimenti di origine animale indicano alti tassi di rispetto dei limiti di residui fissati dall’UE.

La percentuale di non osservanza nei campioni mirati (cioè quelli prelevati per rilevare un sospetto uso illecito o verificare il mancato rispetto dei livelli massimi) è stata dello 0,31%, che rientra nell’intervallo compreso tra lo 0,25% e lo 0,37% riferito nel corso degli otto anni precedenti.

Il tasso di non conformità per contaminanti chimici come i metalli si è rivelato superiore a quello di altri gruppi di sostanze. I tassi di non conformità per i lattoni dell’acido resorcilico (composti attivi sul sistema ormonale che possono essere artificiali o prodotti da funghi), le micotossine (tossine fungine) e gli agenti anti-tiroidei sono tutti diminuiti nel 2016.

Inoltre nel 2016, rispetto agli anni precedenti, sono state segnalate la massima frequenza e la minima frequenza di campioni non conformi, rispettivamente, per farmaci anti-infiammatori non steroidei e per antibatterici.

Il monitoraggio di queste sostanze da parte dell’UE aiuta a proteggere i consumatori e gli animali, garantendo un alto grado di conformità ai dettami dei regolamenti UE. In totale nel 2016 sono stati riferiti dati tratti da 710 000 campioni provenienti da 27 dei 28 Stati membri dell’UE.

Report for 2016 on the results from the monitoring of veterinary medicinal product residues and other substances in live animals and animal product

Fonte: EFSA




EFSA/ECDC: l’antibioticoresistenza non mostra segni di diminuzione

efsa ecdcI dati diffusi oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) rivelano che gli antimicrobici usati per trattare malattie che possono essere trasmesse tra animali e uomini, come la campilobatteriosi e la salmonellosi, stanno perdendo efficacia.

Ha detto Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare: “Il rapporto pubblicato quest’oggi dovrebbe far squillare ancora una volta campanelli d’allarme: evidenzia che stiamo entrando in un mondo in cui infezioni comuni diventano sempre più difficili – e talvolta impossibili – da trattare. Tuttavia politiche ambiziose, promosse da alcuni Paesi in cui si limita l’uso degli antimicrobici, hanno portato a una diminuzione della resistenza ad essi.

Dunque, prima che i campanelli d’ allarme diventino sirene assordanti, assicuriamoci di agire sempre più tutti insieme, in ogni Paese e in tutti i settori della sanità pubblica, della salute animale e dell’ambiente sotto l’ombrello di un approccio unitario alla salute (One Health)“.

Esaminate i dati: l’antibioticoresistenza in Europa

Secondo il rapporto, che si riferisce ai dati del 2017, in alcuni Paesi la resistenza ai fluorochinoloni (come la ciprofloxacina) nei batteri del genere Campylobacter è talmente alta che tali antimicrobici non funzionano più per il trattamento di casi gravi di campilobatteriosi.

La maggior parte dei Paesi ha riferito che Salmonella nell’uomo è sempre più resistente ai fluorochinoloni. La multi-farmaco resistenza (ovvero la resistenza a tre o più antimicrobici) è elevata nella Salmonella trovata nell’uomo (28,3%) e negli animali, in particolare in S. Typhimurium.

Nel Campylobacter si sono scoperte percentuali da alte ad altissime di batteri resistenti alla ciprofloxacina e alle tetracicline. Tuttavia la resistenza congiunta agli antimicrobici di importanza decisiva era da bassa a bassissima in Salmonella e Campylobacter in esseri umani e animali, e in E. coli indicatore negli animali.

Ora è il momento di invertire l’andamento della resistenza agli antimicrobici, se vogliamo mantenere efficaci gli antibiotici” ha detto Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC. “Il fenomeno è particolarmente allarmante quando si parla di resistenza congiunta: percentuali anche basse di resistenza congiunta implicano che per molte migliaia di pazienti in tutta l’UE le opzioni di cura in caso di infezioni gravi sono limitate“.

Ha detto Marta Hugas, responsabile scientifico capo all’EFSA: “Abbiamo visto che quando gli Stati membri hanno attuato politiche rigorose, la resistenza agli antimicrobici negli animali è diminuita. Le relazioni annuali delle agenzie europee e nazionali includono di ciò esempi degni di nota. Ciò dovrebbe servire da ispirazione per altri Paesi”.

La relazione congiunta, che presenta i dati raccolti da 28 Stati membri dell’UE su esseri umani, suini e vitelli di età inferiore a un anno, conferma l’aumento della resistenza agli antibiotici già individuata negli anni precedenti.

Nel giugno 2017 la Commissione europea ha adottato un piano d’azione sanitario unitario dell’UE contro la resistenza antimicrobica (One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance), chiedendo un’azione efficace contro questa minaccia e riconoscendo che deve essere affrontata in termini sia di salute umana, che di salute degli animali e ambiente. L’uso prudente degli antimicrobici è essenziale per limitare l’insorgenza e la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici nell’uomo e negli animali.

The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2017




Ue: diminuiscono le vendite di antibiotici per animali

Un rapporto pubblicato ieri dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) mostra che le vendite complessive di antimicrobici veterinari in tutta Europa sono diminuite di oltre il 20% tra il 2011 e il 2016. Ciò testimonia la tendenza al ribasso negli ultimi anni e conferma che l’orientamento dell’Unione europea (UE) e le campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antibiotici negli animali per combattere la resistenza antimicrobica stanno avendo un effetto positivo. Una ripartizione per classe di antimicrobici mostra che vi è stato un calo di quasi il 40% delle vendite di polimixine per uso veterinario. Questa classe include la colistina, che viene utilizzata come trattamento di ultima istanza in pazienti con infezioni batteriche resistenti ad altri antibiotici.

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Tecnologia rivoluzionaria: ricercatori verso soluzione non antibiotica per il trattamento delle vacche in lattazione

La resistenza agli antibiotici sta aumentando drasticamente in tutto il mondo. Sono sempre di più i batteri che diventano resistenti agli antibiotici progettati per ucciderli, rendendo questi farmaci inefficaci e compromettendo la nostra capacità di trattare malattie infettive comuni. A meno che non venga intrapresa un’azione urgente, l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che entreremo in un’era post-antibiotica in cui infezioni comuni e lesioni lievi potranno ancora una volta rivelarsi fatali.

Il progetto PanaMast, finanziato dall’UE, sta affrontando il problema della resistenza agli antibiotici concentrandosi sulla mastite bovina, un’infiammazione della mammella che colpisce comunemente i bovini da latte in tutto il mondo. Mentre la mastite viene normalmente trattata con antibiotici convenzionali, PanaMast sta sviluppando la prima soluzione non antibiotica al mondo per il trattamento delle vacche in lattazione.

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