Dovremmo eradicare le zanzare?

«Se pensiamo ad animali come i ratti, è sempre bene eradicarli nelle isole in cui sono stati introdotti», afferma Jérémy Bouyer, direttore della ricerca presso il Centro di ricerca agricola francese per lo sviluppo internazionale (CIRAD). «In tutta sincerità, possiamo considerare Aedes albopictus e Aedes aegypti alla stregua di topi volanti.» Le zanzare sono vettori di malattie come la malaria e la febbre gialla, che causano la morte di milioni di persone. Questi insetti proliferano dove è presente acqua stagnante, ad esempio nelle paludi e all’interno di rifiuti di plastica, di lattine per bevande e di vecchi pneumatici. «Se si eradica un elemento appena introdotto, si torna di fatto a una situazione di equilibrio», spiega Bouyer. «Quando la specie è endemica, però, bisogna chiedersi se sia saggio eliminarla o meno.» In un ecosistema ogni organismo svolge un ruolo specifico e la sua rimozione può avere un effetto domino nella rete alimentare, dal momento che il predatore di un animale è di solito la preda di un altro. La scomparsa di una specie può anche indebolire l’ecosistema nel suo complesso, persino portandolo al collasso. Nel caso delle zanzare, questa non sembra una prospettiva possibile, poiché i loro predatori (uccelli, ragni e libellule) sono generalisti e si nutrono anche di altri insetti.

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Fonte: Commissione Europea




Cambia il clima, cambiano anche i pipistrelli?

Il cambiamento climatico costringe tutti a fare i conti con nuove condizioni di vita e a trovare strategie per sopravvivere, incluso un restyling di caratteristiche fisiche e fisiologiche. Così le api selvatiche in Spagna stanno diventando sempre più piccole, e lo stesso sta accadendo a diverse specie di uccelli sparse per il globo, a pesci oceanici e insetti. Alcune specie, al contrario, con l’aumento delle temperature diventano più grandi. È quanto sta succedendo a una specie di chirottero nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il vespertilio di Daubenton (nome scientifico Myotis daubentonii),  che vive lungo i corsi d’acqua, dove si nutre di insetti che pesca a pelo d’acqua grazie alla membrana mobile sviluppata attorno alla coda.

«Abbiamo osservato un aumento delle dimensioni dell’avambraccio, un buon indicatore delle dimensioni corporee generali. Ciò non significa che i vespertili di questa popolazione siano triplicati di taglia: parliamo di qualche millimetro, ma l’aumento c’è stato ed è significativo», afferma Danilo Russo, professore di ecologia presso il dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II e primo autore dello studio. Russo e il suo team di ricerca monitorano la popolazione di Myotis daubentonii che vive lungo il fiume Sangro da più di vent’anni, il che consente di avere una robusta serie storica di dati che permette di operare confronti e misurare gli effetti del cambiamento climatico. Analizzando i dati meteo forniti di una stazione metereologica (meteomont), posta a 1450 m di quota sul confine tra Abruzzo e Lazio, precisamente a Forca D’Acero, i ricercatori hanno infatti rilevato dal dicembre 1999 al maggio 2023 un aumento della temperatura media di ben 4 gradi. Grazie al monitoraggio ventennale si è potuto documentare un secondo effetto dell’aumento delle temperature su questa popolazione, che potrebbe avere implicazioni sulle interazioni sociali. Infatti, in contesti ambientali caratterizzati da un gradiente altitudinale come nel caso del fiume Sangro, le femmine vivono solo al di sotto di una certa quota, mentre i maschi si separano in due gruppi: alcuni vivono insieme alle femmine, e hanno un maggiore accesso all’accoppiamento, altri vivono a quote più elevate e non si mescolano con gli altri. Le analisi indicano uno spostamento verso l’alto delle femmine: nel 2000 non superavano mai i 900 m, oggi sono presenti anche a 1100 metri di altitudine. Questo spostamento potrebbe essere spiegato sia con l’aumento delle temperature, che potrebbe aver modificato anche la distribuzione degli insetti di cui i vespertili si nutrono, sia col fatto che le femmine preferiscono in generale zone più calde e, quindi, abbiano potuto ampliare la zona da frequentare beneficiando per così dire di un clima più mite. Resta da capire se questo abbia implicazioni nelle interazioni con i maschi.

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Fonte: scienzainrete.it




Scoperto in Riviera il primo caso italiano di uccisione diretta di una stenella striata da parte di delfini tursiopi

Grazie alle necroscopia effettuata con i veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta abbiamo infatti scoperto il primo caso italiano di uccisione diretta di una stenella striata da parte di delfini tursiopi”.

Ad annunciarlo sono i biologi  dell’associazione Delfini del Ponente che hanno la loro base operativa a Imperia e che da anni svolgono studi e monitoraggio sui cetacei che vivono nel mare della Riviera di Ponente.

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Fonte: sanremonews




Mangimi più circolari riducono il consumo di acqua e di suolo

Mangimi più circolari aiutano a proteggere le risorse naturali, salvaguardando suolo e acqua. È il risultato dello studio “Preservare la terra e le risorse idriche globali attraverso la sostituzione delle colture per l’alimentazione del bestiame con sottoprodotti agricoli“. Pubblicato in copertina da Nature Food, è il frutto della collaborazione tra il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Milano e mette in luce come un maggior utilizzo di sottoprodotti nel settore mangimistico, in un’ottica circolare, possa portare a un significativo risparmio dell’uso di suolo e di risorse idriche e, pertanto, a una maggior sostenibilità dei sistemi agroalimentari.

“L’impiego di sottoprodotti agricoli nelle diete animali diminuirebbe la competizione tra i settori e la pressione sulle risorse, rendendo maggiore la disponibilità di calorie per l’uomo e potrebbe raggiungere anche il risultato di far aumentare la sicurezza alimentare in diversi Paesi, con scelte alimentari più salutari oltre che più sostenibili”. Sceglie parole nette Camilla Govoni, ricercatrice del Politecnico di Milano, che ha condotto lo studio con Maria Cristina Rulli del Politecnico di Milano, Paolo D’Odorico della University of California at Berkeley e Luciano Pinotti dell’Università degli Studi di Milano, per commentare lo studio realizzato dal team interdisciplinare.

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Fonte: economiacircolare.it




Lista Rossa degli ecosistemi d’Italia

albero, proteggereL’approccio ecosistemico rappresenta la strategia più efficace per la conservazione della piena efficienza strutturale e funzionale del capitale naturale, in accordo con quanto sancito a livello internazionale dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (Nazioni Unite, 1992) e come ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica.

La Lista Rossa degli Ecosistemi italiani, come tutte le Liste Rosse,  presenta il percorso metodologico seguito e i risultati della valutazione del rischio di collasso degli ecosistemi in Italia nell’ambito del progetto che la Società Botanica Italiana ha svolto sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

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Fonte: IUCN




Aggiornata la Lista Rossa delle specie minacciate, 44mila a rischio estinzione

157mila le specie minacciate, presentata anche la prima valutazione sulle specie dei pesci di acqua dolce. Dichiarazioni della direttrice e della presidente internazionale IUCN

Il cambiamento climatico minaccia un numero crescente di specie, dal salmone atlantico alle tartarughe verdi, lo rivela l’aggiornamento della Lista Rossa IUCN  pubblicato in occasione della COP28,  la conferenza sul clima delle Nazioni Unite svoltasi negli Emirati Arabi Uniti. L’aggiornamento include anche la prima valutazione globale dei pesci d’acqua dolce. Gli sforzi di conservazione – scrive la IUCN international – sono riusciti a mettere in sicurezza due specie di antilopi dal pericolo dell’estinzione, ma il cambiamento climatico potrebbe minarne il futuro.

La Lista Rossa globale della IUCN comprende ora 157.190 specie, di cui 44.016 sono a rischio di estinzione.

“Il cambiamento climatico sta minacciando la biodiversità del nostro pianeta e mette in crisi la capacità della natura di soddisfare i bisogni umani fondamentali”, ha affermato Grethel Aguilardirettrice generale dell’IUCN. “Questo aggiornamento della Lista Rossa IUCN evidenzia i forti legami tra i mutamenti climatici e il calo della biodiversità, crisi che devono essere affrontate congiuntamente. Il declino delle specie è una delle emergenze provocate dal cambiamento del clima.   Abbiamo la possibilità di fermarlo, con un’azione urgente e ambiziosa, per mantenere il surriscaldamento entro 1,5 gradi”.

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Fonte: IUCN




Vespa velutina: neutralizzato il nido in provincia di Bologna

vespa velutinaE’ stato neutralizzato il giorno 24 dicembre il nido trovato qualche giorno fa in provincia di Bologna, nel comune di Budrio.

La neutralizzazione è avvenuta mediante apposite telescopiche che permettono l’iniezione di permetrina in polvere all’interno del nido.

Adulti di Vespa velutina che fuoriescono dal nido in seguito al trattamento

L’operazione è stata eseguita da Stefano Fenucci di Toscana Miele, con l’assistenza dei tecnici dell’Associazione apistica bolognese Le nostre api, di Laura Bortolotti coordinatrice della rete Stopvelutina e in presenza dell’Assessore all’ambiente del Comune di Budrio, Stefano Pezzi.

L’area in cui si trova il nido rimane transennata in attesa della rimozione, che avverrà nei prossimi giorni.

Alcuni esemplari morti sono stati raccolti per effettuare analisi genetiche, che indicheranno la provenienza della popolazione arrivata nel territorio bolognese.

Fonte: stopvelutina.it




Cosa è la direttiva Habitat?

direttiva habitatNel 1992, oltre 30 anni fa, l’Unione Europea ha adottato la Direttiva Habitat per la conservazione del patrimonio naturale europeo, dando l’avvio a una nuova concezione di protezione della natura.

Il 1992 è stato un anno importante nella storia dell’ecologia e della protezione della natura quando a Rio de Janeiro nella Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo fu attribuita la stessa importanza alla protezione dell’ambiente, allo sviluppo sostenibile e a quello sociale. Si fece strada il principio secondo il quale i problemi ambientali nella loro complessità vanno affrontati a scala planetaria. L’Europa si presentò a quell’appuntamento con un modello di conservazione della natura a scala continentale che avrebbe portato, con la ratifica della Direttiva Habitat da parte dei singoli stati membri, alla creazione della più estesa rete ecologica nel mondo, nota come Rete Natura 2000.

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Fonte: ISPRA AMBIENTE




Progetto Europeo B-THENET

L’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana sta coordinando il progetto europeo B-THENET che rappresenta la prima piattaforma per l’apicoltura europea. L’obiettivo è raccogliere buone pratiche apistiche ed innovazioni e discuterle tra apicoltori, veterinari, esperti ed altre parti interessate al mondo apistico, in diverse lingue, attraverso le piattaforme digitali dell’Istituto.

Ogni anno vengono affrontati diversi temi apistici. Durante il 2024 verranno analizzati dal progetto: l’allestimento e la gestione/manutenzione quotidiana della colonia e la peste americana.

Si richiede un aiuto ad identificare le pratiche di maggiore rilevanza per l’apicoltura italiana accedendo al sondaggio da questo link. Potrete così valutare le pratiche, secondo la vostra opinione, dalla più rilevante (5 stelle) alla meno rilevante (1 stella).

 




COP 28: anche i sistemi sanitari possono contribuire agli obiettivi della Conferenza

Cambiamenti climaticiAll’apertura della COP 28, Conferenza delle parti sul clima (Conference Of Parties, Dubai, 30 novembre-12 dicembre 2023), può essere interessante guardare un po’ all’indietro e capire quali sono stati i principali step che hanno portato la comunità scientifica, i governi e la popolazione in generale a capire la stretta connessione che esiste tra ambiente (in questo caso cambiamenti climatici) e salute.

Già con la COP 21, nel 2015, si arriva al primo accordo giuridicamente vincolante sul clima a livello mondiale: l’Accordo di Parigi. L’intesa viene firmata l’anno seguente e vede il coinvolgimento di 177 Paesi, tra cui l’Italia, in azioni di finanziamento e innovazione tecnologica volte alla mitigazione e all’adattamento alle mutazioni climatiche al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.

Un ulteriore rinforzo verso il raggiungimento di questi obiettivi è avvenuto durante la COP 26 del 2021 al vertice di Glasgow: oltre 200 Paesi aderiscono al Patto sul Clima (Glasgow Climate Pact, GCP) che mira a mantenere viva la speranza di limitare la crescita della temperatura globale puntando a 1,5 gradi Celsius e che esplicita 10 raccomandazioni utili per i governi al fine di dare priorità alla salute e all’equità nel focus internazionale per il clima.

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Fonte: ISS