Cambiamento climatico, il vermocane invade i mari Tirreno e Adriatico

La presenza del vermocane (Hermodice carunculata), noto anche come verme di fuoco, nel Mar Tirreno e nel Mar Adriatico sta aumentando a causa del riscaldamento globale. Un progetto di ricerca a Milazzo mira a contrastarne la diffusione e a proteggere l’industria ittica, l’ecosistema marino e la sicurezza umana.

 Il vermocane
Il vermocane è una specie nativa termofila e la sua maggiore presenza è un indicatore del cambiamento climatico. È un predatore generalista molto vorace che si alimenta di coralli, gorgonie, stelle marine e altre specie presenti nei mari italiani. Ha proprietà urticanti e può causare irritazioni cutanee, rappresentando una minaccia sia per diverse specie marine che per l’uomo.
L’avvistamento di molti esemplari nei mari del sud Italia, oltre a essere un indice della crisi climatica che il Mediterraneo sta vivendo, ha iniziato a suscitare preoccupazione per i potenziali danni che tale specie può arrecare al settore ittico.

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Fonte: vet33




Giornata mondiale delle api: anche chi non si estingue non sta bene

Il 20 maggio è stata la giornata mondiale delle api, istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare sempre di più sull’importanza di questi insetti, fondamentali per gli ecosistemi e quindi anche per noi esseri umani.

E come ogni 20 maggio spesso si torna a parlare di rischio estinzione, magari rispolverando anche la famosa citazione messa in bocca ad Einstein secondo la quale se le api scomparissero a noi non resterebbero più di 4 anni di vita, cosa che ovviamente non ha alcun fondamento e che Einstein non ha mai pronunciato.

Ma le api sono in estinzione? Alcune sì, ma come sempre è necessario fare chiarezza.

Con il termine api, tecnicamente si intendono tutti gli insetti della superfamiglia Apoidea.

nel mondo esistono oltre 20 mila specie di api, in Italia oltre 1000 specie, e di queste praticamente solo una è utilizzata per l’apicoltura: Apis mellifera, l’ape da miele che, diciamolo subito, non è né è mai stata a rischio estinzione.

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Fonte: Agronotizie




Conservare la natura funziona!

Spreco alimentareTroppo spesso, di fronte ai crescenti tassi di scomparsa di specie (sono 44.000 quelle che rischiano di estinguersi secondo la IUCN, unione internazionale per la conservazione della natura) si rischia di vedere solo il bicchiere mezzo vuoto, e di giungere all’errata conclusione che sia inutile investire soldi e tempo per la conservazione. Niente di più sbagliato: lavorare per la biodiversità premia e fa ottenere risultati tangibili. Lo dimostra un articolo pubblicato su Science lo scorso 25 aprile che ha analizzato l’efficacia degli interventi di conservazione su scala globale, dimostrando che agire a favore delle specie e degli ecosistemi funziona ed è estremamente più fruttuoso dell’inazione.

«La domanda a cui volevamo rispondere con questa analisi è proprio: la conservazione funziona davvero?», dice Penny Langhammer, prima autrice dello studio e vicepresidente esecutivo della ONG Re:wild, per la quale dirige i programmi di conservazione a livello globale. «Abbiamo quindi confrontato due scenari: quello che è successo intervenendo per la tutela delle specie e cosa invece si sarebbe verificato se non avessimo fatto nulla. Esistono diversi studi che valutano l’efficacia dei singoli interventi, ma è la prima volta che questa analisi viene fatta su scala globale, analizzando gli effetti delle misure di conservazione sulla biodiversità a diversi livelli, genetica, specie e ecosistemi, e nel corso del tempo. E i risultati sono chiari: nella maggior parte dei casi le azioni di conservazione beneficiano in modo significativo la biodiversità».

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Fonte: scienzainrete.it




Come sta evolvendo la popolazione nel mondo?

Dopo aver esaminato la  variazione del numero di capi bovini in Italia in base all’orientamento produttivo ed al numero di capi presenti in allevamento ed aver evidenziato i dati anche per regioni geografichein questo nuovo articolo abbiamo voluto evidenziare come sta evolvendo la popolazione nel mondo.

Le dinamiche di crescita della popolazione a livello mondiale hanno influenzato e influenzeranno sempre più i consumi e la tipologia di alimento richiesto. La tipologia di alimento consumato è infatti legata alla cultura di un popolo, alle tradizioni gastronomiche, alla religione di appartenenza. Conoscere tutti questi aspetti significa immaginare e prevedere i consumi futuri di derrate alimentari.

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Fonte: ruminantia.it




Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC): un’analisi giuridica e scientifica

Cambiamenti climaticiIl 20 febbraio scorso è stato pubblicato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). In considerazione dell’importanza del documento e della rilevanza degli aspetti giuridici e scientifici coinvolti, la direzione della Rgaonline e la redazione di Scienza in rete, due riviste che, nei diversi settori del diritto e dell’informazione scientifica, da tempo collaborano condividendo articoli, contributi e riflessioni in materia di ambiente, hanno deciso di organizzare un esame congiunto del Piano. In questo numero pubblichiamo quindi i commenti pervenuti da collaboratori delle due riviste. Il PNACC è stato approvato dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica con un decreto del 21 dicembre 2023 ed è consultabile sul sito del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, al link: Clima: Approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (mase.gov.it) e sulla piattaforma nazionale adattamento cambiamenti climatici, al link: https://climadat.isprambiente.it.

Rinviando ai contributi che trattano specificatamente alcuni aspetti del PNACC, offriamo qui alcuni dati generali. Il PNACC è lo strumento di attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamento climatici del 2015, cui è affidato il compito di indicare le modalità per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici come definiti nella Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici adottata nel 2013 e successivamente modificata nel 2021.

L’approvazione del Piano ha richiesto sei anni: la prima bozza è stata pubblicata nel 2018 dal governo Gentiloni, ma non è stata adottata dai tre governi successivi (i due di Giuseppe Conte e quello guidato da Mario Draghi). Nel 2022 Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica del governo guidato da Giorgia Meloni, ha pubblicato una nuova bozza, avviando la fase di consultazione. Il 21 dicembre 2023 è arrivata l’approvazione definitiva.

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Fonte: scienzainrete.it




I Pfas vengono riemessi nell’aria dalle onde oceaniche

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Stoccolma ha scoperto che i Pfas vengono riemessi nell’aria dalle onde oceaniche con una frequenza maggiore rispetto a quanto si pensasse.

Lo studio, pubblicato su Science Advances, mette in discussione l’idea che mari e oceani diluiscano i PFAS che arrivano dai fiumi, asserendo invece che spingano queste sostanze di nuovo verso riva. I livelli di riemissione dovuti alla risacca, stima lo studio, possono essere paragonabili o superiori a quelli di altre fonti.

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Fonte: fosan.org




La Biobanca Nazionale Zootecnica a tutela della nostra biodiversità

La biodiversità, ossia la varietà di forme di vita presenti sulla Terra, è uno dei pilastri fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e per il benessere dell’umanità. Negli ultimi decenni, l’importanza della biodiversità è stata riconosciuta sempre più ampiamente poiché la sua perdita rappresenta una minaccia significativa per l’equilibrio ecologico, per l’agricoltura, per la sicurezza alimentare e per la medicina.

In Italia, l’importanza delle biodiversità zootecniche è testimoniata dalla ricchezza di razze allevate sia per numero che per varietà. Infatti, il nostro Paese con oltre 30 razze bovine, 70 razze ovicaprine, 23 equine e asinine e 6 suine autoctone, alle quali si sommano le razze avicunicole (conigli, polli, oche, anatre, tacchini, piccioni) che nel complesso ammontano a circa 100, è considerato un vero e proprio hot-spot di diversità zootecnica.

Il tessuto ecosistemico, sociale e culturale italiano si è evoluto con, e grazie, alla nostra biodiversità. Quindi, soprattutto in questi tempi di cambiamenti climatici e innovazioni, è nostra responsabilità tutelare il patrimonio zootecnico per ragioni:

  • Ambientali: le biodiversità aumentano la resilienza degli ecosistemi agli stress come cambiamenti climatici e malattie.
  • Socioculturali ed Ecosistemiche: la biodiversità zootecnica sostiene servizi vitali come la produzione di cibo e la tutela dei paesaggi. Le razze adattate ai loro ambienti aumentano la resilienza delle popolazioni animali.
  • Produttive, di Mercato e di Sicurezza Alimentare: la varietà di colture e specie animali garantisce la sicurezza alimentare e aumenta la resistenza alle malattie e alle variazioni climatiche. La diversità genetica permette lo sviluppo di tipi genetici più adattabili e produttivi.
  • Scientifiche: la biodiversità funge da risorsa preziosa per la scoperta e lo sviluppo di farmaci, trattamenti e processi, nonché per ricercare specifici marcatori di resistenza per talune malattie.
  • Storiche: le razze autoctone rappresentano un patrimonio culturale legato alla storia delle comunità.
  • Etiche/Estetiche: preservare la biodiversità zootecnica implica il rispetto delle tradizioni e dei legami storici. Le razze autoctone contribuiscono alla diversità visiva e alla bellezza dell’ambiente rurale.

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Fonte: Ruminantia




Giornata Mondiale dell’Acqua. In Italia nel 2023 ridotta del 18% la disponibilità di acqua rispetto alla media annua calcolata dal 1951

La disponibilità di risorsa idrica nell’anno 2023 conferma il trend negativo registrato da diversi anni in Italia, anche se come mostrato dalle stime del BIGBANG (il modello idrologico nazionale realizzato dall’ISPRA) può considerarsi un anno in ripresa rispetto al 2022.

Nel nostro Paese la disponibilità di risorsa idrica per l’anno 2023 è stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore di precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi. Nel corso dell’anno si è comunque manifestata una certa ripresa rispetto al 2022, anno in cui la disponibilità di risorsa idrica ha raggiunto 67 miliardi di metri cubiil minimo storico dal 1951 e corrispondente a circa il 50% della disponibilità annua media (137,8 miliardi di metri cubi), calcolata sul periodo 1951–2023.

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Fonte: Ispraambiente.it




Vespa velutina, primo nido a Firenze

vespa velutinaUn nido di Vespa velutina è stato ritrovato in provincia di Firenze, nel comune di San Casciano Val di Pesa, sulle colline del Chianti fiorentino.

La notizia è stata data alcuni giorni fa, dopo che la rete StopVelutina, gestita dal Crea Agricoltura e Ambiente, ha verificato la segnalazione.

Il nido è stato individuato il primo di marzo da alcuni pescatori a Bargino, una piccola località del comune di San Casciano Val di Pesa, che lo hanno notato tra i rami spogli di un albero.

Sono quindi intervenuti i tecnici dell’Arpat, l’Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani, che hanno provveduto ad effettuare la segnalazione alla rete StopVelutina che ha poi confermato l’identificazione.

Nella stessa zona lo scorso anno erano stati osservati alcuni esemplari di calabrone asiatico in caccia davanti ad un apiario.

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Fonte: agronotizie.it




Europa impreparata ad affrontare la rapida evoluzione dei rischi climatici

Cambiamenti climaticiCome si è visto già negli ultimi anni, in Europa caldo estremo, siccità, incendi boschivi e inondazioni sono destinati ad acuirsi anche in base agli scenari più ottimistici in materia di riscaldamento globale e a incidere sulle condizioni di vita in tutto il continente. L’AEA ha pubblicato i risultati della prima European Climate Risk Assessment (EUCRA) (valutazione europea dei rischi climatici) mai effettuata quale contributo all’individuazione delle priorità politiche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e in supporto ai settori sensibili al clima.

Ne emerge che in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione dei suddetti rischi. In molti casi, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici.

Alcune regioni d’Europa sono aree in cui si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale è particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate.

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Fonte: European Environment Agency