Novel food in Italia: 4 varietà di insetti autorizzate al commercio

InsettiDa ora in poi, in Italia, si potranno produrre, vendere e comperare alimenti realizzati a partire da quattro diverse varietà di insetti, in forma congelata, essiccata oppure in polvere: nello specifico, si tratta di prodotti derivati da larva gialla (Tenebrio molitor), Locusta migratoria, grillo domestico (Acheta domesticus) e verme della farina minore (Alphitobius diaperinus). Il 29 dicembre scorso, infatti, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale quattro Decreti che ne regolano la commercializzazione.

Il regolamento europeo
L’Efsa ha autorizzato il consumo umano di queste farine già a partire dal 2021, benché il regolamento europeo sui nuovi alimenti risalga al 2015. I novel food – così sono chiamati questi prodotti – sono soggetti ai requisiti di etichettatura stabiliti nel Regolamento (Ue) n. 1169/2011, ma la normativa europea ammetta la fornitura di informazioni aggiuntive da parte di ciascun Paese membro.

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Fonte: vet33




Aromatizzanti di affumicatura: intervista a Wim Mennes, presidente del gruppo di lavoro EFSA sugli aromatizzanti

Gli aromatizzanti di affumicatura, pur non avendo la stessa funzione conservante dell’affumicatura tradizionale,  vengono aggiunti agli alimenti per dare loro un sapore di affumicato.

L’EFSA ha valutato la sicurezza di otto[1]aromatizzanti di affumicatura presenti sul mercato dell’UE, la cui autorizzazione era soggetta a rinnovo ai sensi della vigente legislazione dell’Unione europea.

Wim Mennes, presidente del gruppo di lavoro dell’EFSA sugli aromatizzanti, ci guida attraverso i principali esiti del lavoro svolto dal gruppo e le prossime tappe in programma.

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Fonte: EFSA




Insetti, un manifesto per la salute pubblica

Gli insetti sono di gran lunga gli animali più comuni sul nostro pianeta, con oltre 1,5 milioni di specie conosciute. Oltre ad essere attori fondamentali per la salute e l’equilibrio del pianeta, gli insetti sono anche di interesse crescente per la sanità pubblica, sia umana che veterinaria. Siano essi vettori di malattie o alimento del futuro, la stretta e talvolta forzata convivenza tra insetti e uomo sottolinea l’importanza di affrontare tutti gli aspetti di questa relazione, nella prospettiva della sanità pubblica.

Per ridurre la distanza fra questi due mondi, un gruppo di ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha recentemente pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Insects che fornisce una panoramica delle tematiche-ponte tra insetti e salute pubblica. Si tratta di una sorta di “manifesto” che si rivolge ai professionisti della sanità con obiettivi molto ambiziosi:

  • delineare e rafforzare il ruolo dell’autorità sanitaria pubblica nei diversi settori che coinvolgono gli insetti;
  • incrementare le conoscenze per il migliorare l’allevamento, la sua gestione e il benessere degli insetti;
  • potenziare le attività di ricerca dell’interfaccia insetti-salute pubblica.

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Il gruppo di lavoro “Insetti”

Nel 2021 la Direzione sanitaria dell’IZSVe ha costituito il Gruppo di lavoro “Insetti” con l’intenzione di promuovere un approccio di ricerca One health, includendo ricercatori IZSVe con variegati interessi di ricerca, ma accomunati da un unico denominatore: l’entomologia applicata a zootecnia e sanità pubblica. Il primo atto del Gruppo è stato la pubblicazione dell’articolo “Insects and Public health: an overview, che fornisce una panoramica delle tematiche-ponte tra insetti e salute pubblica.

Nel 2021 la Direzione sanitaria dell’IZSVe ha costituito il Gruppo di lavoro “Insetti” proprio con l’intenzione di promuovere un approccio di ricerca One health, includendo ricercatori IZSVe con variegati interessi di ricerca, ma accomunati da un unico denominatore: l’entomologia applicata a zootecnia e sanità pubblica. Il primo atto di questo Gruppo è stato appunto la pubblicazione dell’articolo “Insects and Public health: an overview” che costituisce un esempio di collaborazione trasversale fra i diversi laboratori dell’IZSVe.

Più in generale il Gruppo di lavoro si propone di studiare gli impatti positivi e negativi degli insetti sulla salute, perseguendo i seguenti obiettivi:

  • condividere le attività analitiche e di ricerca effettuate sugli insetti, evitando sovrapposizioni e incentivando collaborazioni;
  • trovare sinergie e idee innovative per la presentazione di progetti di ricerca;
  • seguire l’evoluzione della legislazione nei vari ambiti;
  • definire strategie innovative di ricerca.

Va ricordato che la salute pubblica si occupa da decenni di insetti come vettori di malattia e infestanti, in quanto le malattie trasmesse da vettori costituiscono più del 17% delle malattie infettive. Ma in campo alimentare umano, l’interesse verso gli insetti come alimenti e/o mangimi è emerso solo di recente. Tale utilizzo, sebbene esista fin dai tempi antichi, si sta riaffermando a livello mondiale anche attraverso il consolidarsi di pratiche di allevamento zootecnico d’avanguardia. Inoltre, negli ultimi anni gli insetti sono stati utilizzati nell’ambito della ricerca come potenziali bioindicatori di inquinamento ambientale o come modello animale alternativo ai vertebrati.

Il crescente utilizzo degli insetti in ambito zootecnico e il conseguente aumento delle strutture di allevamento a livello europeo comporta la necessità di sviluppo di sistemi e procedure in grado di tutelare la salute del consumatore e dell’insetto stesso, attraverso la definizione di standard di benessere e buone pratiche di allevamento, nonché l’applicazione di misure di biosicurezza per preservarne lo stato sanitario.

Insettari e laboratori

Ad oggi in IZSVe sono operativi due insettari a fini sperimentali: nel primo vengono allevate diverse specie di insetti vettori (zanzare delle specie: Aedes albopictusAedes koreicus, Aedes aegypti), nel secondo delle specie di insetti per uso alimentare e di ricerca (Acheta domesticusTenebrio molitor e Galleria mellonella).

Ad oggi in Istituto sono operativi due insettari a fini sperimentali: nel primo vengono allevate diverse specie di insetti vettori (zanzare delle specie: Aedes albopictusAedes koreicusAedes aegypti), nel secondo delle specie di insetti per uso alimentare e di ricerca (Acheta domesticusTenebrio molitor e Galleria mellonella).

Strutture dell’IZSVe che si occupano di insetti:

  • Centro di referenza nazionale per l’apicoltura e Centro regionale per l’apicoltura (CRA) della Regione Veneto. Le attività si concentrano prevalentemente sulla diagnosi e controllo delle malattie dell’alveare, controllo della qualità e dei residui nei prodotti dell’alveare, utilizzo delle api e dei suoi prodotti come bioindicatori dell’inquinamento ambientale. Attività di monitoraggio della mortalità delle api e dello spopolamento degli alveari attraverso diversi progetti nazionali ed internazionali.
    Referente “Gruppo insetti”: Anna Granato
  • Laboratorio parassitologia, micologia ed entomologia sanitaria (SCS3). Si occupa di identificazione tassonomica degli artropodi e di analisi diagnostiche per la rilevazione di patogeni negli insetti. Numerosi laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sono coinvolti nella diagnosi, ricerca e sorveglianza di artropodi parassiti e vettori. Le attività di sorveglianza entomologica vengono condotte principalmente con catture attive di vettori in tutto il territorio del Triveneto.
    Referenti “Gruppo insetti”: Fabrizio Montarsi, Michela Bertola
  • Laboratorio qualità e sicurezza delle filiere alimentari (SCS8). Si occupa di effettuare analisi microbiologiche e chimiche volte ad identificare e quantificare possibili rischi derivanti dal consumo di insetti. Il Laboratorio offre inoltre consulenza alle aziende alimentari nell’ambito di questi novel food, contribuendo anche allo sviluppo dei dossier autorizzativi necessari per l’immissione in commercio ai sensi della normativa comunitaria.
    Referente “Gruppo insetti”: Simone Belluco
  • Laboratorio ecologia microbica e genomica dei microrganismi (SCS1). Si occupa di effettuare analisi metagenomiche sugli insetti e i prodotti derivati.
    Referente “Gruppo insetti”: Carmen Losasso
  • Laboratori SCS2 – Chimica. Si occupano dello studio di contaminanti ambientali o contaminati di processo che possono interessare gli insetti e i prodotti derivati, nonché della caratterizzazione di peptidi antimicrobici e proteine allergeniche.
    Referenti “Gruppo insetti”: Albino Gallina, Roberto Stella
  • Laboratorio benessere animale e sanità pubblica veterinaria (SCS4). Si occupa di approfondire i temi relativi all’oggettivazione dell’adattamento dell’animale nelle diverse fasi di allevamento, con definizione di indicatori standardizzati di benessere.
    Referente “Gruppo insetti”: Guido di Martino

Fonte: IZS Venezie




Locusta migratoria: il parere dell’Efsa per consumarla come ingrediente alimentare sotto forma di snack

InsettiA seguito di una richiesta della Commissione europea, è stato chiesto al gruppo di esperti scientifici dell’Aurità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sulla nutrizione, i nuovi alimenti e gli allergeni alimentari (NDA) di esprimere un parere sulla sicurezza delle formulazioni congelate ed essiccate della locusta migratoria (Locusta migratoria) come nuovo alimento ai sensi del regolamento (UE) 2015/2283.

Il termine locusta migratoria si riferisce all’adulto della specie di insetti Locusta migratoria.

Il Novel Food (NF) ​​è proposto in tre formulazioni

  1. surgelato senza zampe e senza ali;
  2. essiccato senza zampe e ali;
  3. terra con zampe e ali.

I componenti principali del NF sono proteine, grassi e fibre (chitina) nella forma essiccata del NF e acqua, proteine, grassi e fibre (chitina) nella forma congelata del NF.

Il gruppo di esperti scientifici ha affermato che la concentrazione di contaminanti nel NF dipende dai livelli di presenza di queste sostanze nel mangime per insetti e non vi sono problemi di sicurezza per quanto riguarda la stabilità del NF se il NF è conforme ai limiti delle specifiche proposte durante l’intera durata di conservazione.

Il NF ​​ha un alto contenuto proteico, sebbene i veri livelli proteici nel NF siano sovrastimati quando si utilizza il fattore di conversione azoto-proteina di 6,25, a causa della presenza di azoto non proteico dalla chitina. Il richiedente ha proposto di utilizzare l’NF come congelato, essiccato e macinato sotto forma di snack e come ingrediente alimentare in una serie di prodotti alimentari. Il target di riferimento del richiedente è la popolazione generale.

I gruppo di esperti osserva che, considerando la composizione del NF e le condizioni d’uso proposte, il consumo del NF non è svantaggioso dal punto di vista nutrizionale. La storia dell’uso e gli studi sulla tossicità presentati dalla letteratura non hanno sollevato problemi di sicurezza. Il gruppo di esperti scientifici ritiene che il consumo di NF potrebbe innescare una sensibilizzazione primaria alle proteine ​​di L. migratoria e causare reazioni allergiche in soggetti con allergia a crostacei, acari e molluschi. Inoltre, gli allergeni del mangime possono finire nel NF. Il gruppo di esperti conclude che l’NF è sicuro in base agli usi e ai livelli d’uso proposti.




Meduse, cibo sostenibile del futuro?

L’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche ha raccolto nel volume European Jellyfish CookBook”, edito da Cnr Edizioni, le prime ricette “stellate” in stile occidentale a base di meduse, il cui uso alimentare non è ancora autorizzato. Il libro viene presentato lunedì 29 marzo in un evento on line: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche a preziosa risorsa

 Piatto tradizionale in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico, le meduse in Europa non sono ancora autorizzate per uso alimentare. Eppure, sono una fonte di proteine, povere di calorie e di grassi, contengono elementi preziosi come aminoacidi, magnesio e potassio, hanno proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. E potrebbero essere anche golose, suggeriscono gli chef coinvolti nel volume “European Jellyfish CookBook – Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”, edito da Cnr Edizioni – Unità Comunicazione relazioni con il pubblico e curato da Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce nell’ambito del progetto europeo “GoJelly”.

Il libro – consultabile come flipbook al link https://doi.org/10.48257/BLE-001 e scaricabile gratuitamente in italiano e in inglese – viene presentato al pubblico lunedì 29 marzo con un evento on line trasmesso in diretta a partire dalle 17 sui  canali Facebook e YouTube dell’Unità Comunicazione e Relazioni con il pubblico: ricercatori e chef guideranno il pubblico verso una nuova percezione di queste creature marine, da odiate nemiche di tutti i bagnanti a potenziale risorsa. L’evento, presentato dalla responsabile dell’Unità Comunicazione e relazioni con il pubblico – Cnr Edizioni Silvia Mattoni e moderato dal giornalista della redazione economica del Tg2 Rai Umberto Gambino, vede la presenza dei ricercatori italiani del team Go Jelly e degli chef internazionali Gennaro Esposito, Fabiano Viva, Kit Mak e Pasquale Palamaro. Partecipano, inoltre, Stefano Piraino docente di Zoologia dell’Università del Salento e Rosalba Giugni, presidentessa della onlus Marevivo, impegnata nel progetto. Il programma dell’evento è consultabile al link https://www.cnr.it/it/evento/17174.

“Dobbiamo subito precisare che l’uso alimentare delle meduse in Italia e in Europa non è ancora autorizzato al momento della pubblicazione di questo libro. Il regolamento UE sui nuovi alimenti richiede infatti una autorizzazione o notifica della Commissione Europea, per l’immissione sul mercato all’interno dell’Unione di un alimento tradizionale proveniente da un Paese terzo”, spiega Antonella Leone (Cnr-Ispa), ricercatrice impegnata nel progetto per l’Italia. I “nuovi alimenti” o nuovi ingredienti alimentari non devono essere dannosi per la salute pubblica. “Dopo la valutazione della domanda da parte della Commissione e l’opinione favorevole dell’EFSA (Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare) le meduse potranno essere commercializzate e consumate. L’immissione sul mercato all’interno dell’Unione potrebbe essere facilitata laddove ne sia stato dimostrato il consumo per almeno 25 anni come parte della dieta abituale di un numero significativo di persone, in almeno un Paese terzo”. Per quanto riguarda le meduse, i richiedenti dovrebbero pertanto poter optare per una procedura più rapida e semplificata a patto che non vengano espresse obiezioni di sicurezza debitamente motivate.

“Da anni, attraverso il progetto Go Jelly finanziato nell’ambito del Programma Horizon 2020, la comunità scientifica internazionale è impegnata nello studio delle meduse come risorsa sostenibile”, prosegue Leone. “Come Cnr-Ispa, in particolare, indaghiamo le caratteristiche biochimiche, nutraceutiche e nutrizionali delle meduse mediterranee ed europee con l’obiettivo di promuoverne l’utilizzo in campo alimentare, studiando anche nuovi e più salubri processi alimentari che elimino l’uso di composti tossici come l’allume presente nel processo tradizionale asiatico”. Oggi, con i mari sempre meno pescosi e la presenza sempre più numerosa di meduse in tutti gli oceani e mari del pianeta – dovuta in parte al sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche, e in parte a fattori quali l’aumento delle temperature dell’acqua e l’acidificazione degli oceani – si profila l’opportunità di utilizzarle come “novel food” anche in Occidente: “In estremo Oriente questi animali sono utilizzati da oltre 2.000 anni, con un impatto significativo anche sull’economia. Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale – a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente – individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è, infatti, una sfida inevitabile”, aggiunge la ricercatrice.

Dalle semplici meduse marinate o in carpaccio al più sofisticato piatto di medusa con falso caviale, dalle zuppe alle abbinate con pasta o noodles, l’evento del 29 marzo sarà l’occasione per illustrare alcune delle ricette originali proposte nel libro, che fanno capire come l’inclusione delle meduse nella nostra dieta possa essere vincente anche sotto il profilo del gusto. Tra gli obiettivi del progetto “GoJelly”, anche la possibilità di utilizzare le enormi quantità di biomasse che le meduse forniscono in altri settori: ad esempio nel settore cosmetico – grazie alla quantità di collagene contenuta in tali organismi – o per la produzione di filtri per microplastiche per il trattamento delle acque reflue, fino al loro utilizzo per la realizzazione di fertilizzanti “bio” o mangimi.

Fonte: CNR




Le farine di insetto e di origine avicola: due fonti alternative e sostenibili per i mangimi di trota

alimentazione trota progetto sushinNell’ambito del progetto SUSHIN, un gruppo di ricercatori di ISPRA, UniUD e FEM ha presentato i primi risultati sperimentali sui mangimi alternativi per la trota iridea alla Conferenza Aquaculture Europe 2019, che si è svolta a Berlino dal 7 al 10 Ottobre, con un’affluenza di oltre 2.700 partecipanti.

Il contributo scientifico ha riguardato i risultati degli effetti sullo stato fisiologico della trota di nuove diete sperimentali formulate con ingredienti vegetali e combinate con due diversi livelli di inclusione di farina di insetto o da sottoprodotti avicoli.

Lo studio ha esaminato i parametri ormonali e metabolici nel sangue delle trote alimentate con le diete sperimentali per 13 settimane, al fine di misurare lo stato nutrizionale e valutare le condizioni di stress e benessere.

I risultati sono stati molto incoraggianti. Tutte le diete formulate hanno sostenuto la crescita delle trote senza significative differenze né in relazione all’ingrediente testato né al livello di inclusione.

I profili biochimici del sangue sono risultati inalterati rispetto ai valori di riferimento misurati con diete a base di farine di pesce, indicando l’assenza di risposte di stress e buone condizioni nutrizionali e di benessere delle trote.

Gli ingredienti testati risultano promettenti per minimizzare l’apporto di proteine di pesce nelle diete commerciali della trota. I futuri esperimenti, già programmati, permetteranno di perfezionare i livelli di inclusione di farina d’insetto e di origine avicola nei nuovi mangimi rendendoli più sostenibili degli attuali.

Il poster presentato al congresso.

Fonte: SUSHIN




Dagli scarti agricoli ecco la farina di insetti per mangimi animali

Farina di insettiUtilizzare gli scarti agricoli per allevare insetti da cui ricavare farine proteiche per produrre mangimi animali di qualità. E’ questo l’obiettivo del progetto FEEDS, appena finanziato dalla Regione Toscana e coordinato scientificamente dall’Università di Pisa.

L’idea è quella di utilizzare i resti agricoli, principalmente spezzato di cereali e residui di mondatura degli ortaggi, come substrati per l’allevamento di insetti da utilizzare per produrre mangime – spiega la professoressa Elisabetta Rossi dell’Ateneo pisano referente scientifico di FEEDS – l’obiettivo è quindi di trasformare degli scarti in una risorsa creando così anche una nuova attività all’interno delle aziende agricole”.

Il progetto FEEDS ha preso il via ufficialmente lo scorso 23 ottobre al Centro di ricerca Avanzi dell’Università di Pisa a S. Piero a Grado con un convegno intitolato “L’utilizzo degli insetti nei mangimi: presente e futuro”. Alla giornata hanno partecipato i rappresentanti dei vari soci del consorzio pubblico privato: fra i partner scientifici oltre all’Ateneo pisano, l’Università di Firenze e Nutrigene srl spinoff dell’Università di Udine, quindi la Cooperativa Zoocerealicola L’Unitaria come capofila, l’azienda agricola Marchini Silvia e l’Agenzia di formazione IM.O.FOR. Toscana.

Nei tre anni del progetto sarà costruito un impianto in grado di utilizzare gli scarti agricoli per l’allevamento di due specie di insetti, la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e il verme delle farine (Tenebrio molitor). Il passo successivo sarà la produzione di larve e pupe essiccate e macinate da trasformare in farine proteiche per mangime di pesce, animali da compagnia e specie avicole. Infine, applicando i principi dell’economia circolare e della bioeconomia, il progetto prevede la produzione di compost a partire dai residui dell’allevamento di insetti.

Nell’ambito di FEEDS, il ruolo specifico dell’Università di Pisa sarà quello di mettere a punto le metodiche di allevamento degli insetti in funzione dei substrati disponibili e di ottimizzare i processi di produzione delle farine. La conoscenza della biologia degli insetti e la capacità di condurne l’allevamento costituiscono infatti un presupposto di base per ottenere una produzione di qualità idonea al commercio.

Nel mondo occidentale si parla molto dell’utilizzo degli insetti nell’alimentazione umana e animale – conclude Elisabetta Rossi – tuttavia, mentre l’uso diretto da parte dell’uomo incontra oggi ostacoli culturali, l’impiego nell’alimentazione animale potrebbe contribuire alla sostenibilità delle produzioni zootecniche, e ci riguarda indirettamente come consumatori. Diffondere una adeguata conoscenza in questo ambito, può contribuire ad un’educazione alimentare corretta, informata e indirizzata verso la sostenibilità”.

Fonte: Università di Pisa




Il cibo del futuro nascerà grazie agli ecosistemi batterici

Il cibo del futuro? Il segreto sta nei batteri. È la promessa di CIRCLES, un nuovo, imponente progetto di ricerca europeo che punta a rivoluzionare la produzione alimentare migliorandone sicurezza, produttività, qualità e sostenibilità. Come? Sfruttando le enormi potenzialità di attori molto, molto piccoli: le comunità di microrganismi – note come microbiomi – che colonizzano ogni nicchia ecologica sul pianeta, inclusi tutti gli esseri viventi.

Premiato dalla Commissione Europa con un ampio finanziamento – circa 10 milioni di euro – nell’ambito del programma Horizon 2020, CIRCLES è coordinato dall’Università di Bologna. L’Ateneo bolognese – che proprio in questi giorni ospita il kick-off meeting di avvio del progetto – sarà alla guida di un vasto consorzio di 30 partner provenienti da 14 paesi europei. Parteciperanno sia istituti di ricerca leader nel campo della microbiologia, della genetica e delle scienze ambientali che aziende di punta nel settore della produzione alimentare come Aia, Orogel, Eurovix, DSM Nutritional Products e Bolton Alimentari, oltre ad esperti di business planning e di comunicazione.

Uno sforzo collettivo che ha come obiettivo la creazione di Smart Microbiome Food Products: nuovi alimenti a base di ortaggi, carne e pesce nati da sistemi alimentari in cui i microbiomi di animali e piante saranno ottimizzati per realizzare in modo sostenibile prodotti di qualità superiore.

IL SEGRETO NEL MICROBIOMA
La produzione alimentare a livello globale sta mettendo a dura prova la conservazione e la disponibilità di risorse naturali. E i problemi sono destinati a crescere. Si stima che nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a contare circa 9,7 miliardi di persone: produrre cibo sufficiente per tutti sarà una delle sfide più difficili per il genere umano. Per superarla, i sistemi di produzione alimentare dovranno diventare estremamente efficienti: filiere in grado di produrre cibo sicuro e nutriente, riducendo al tempo stesso in modo deciso l’impatto ambientale.

Una delle strade più promettenti per arrivare a questo risultato sta nel potenziale metabolico dei microbiomi, le vastissime comunità di microorganismi – batteri, virus, funghi – che colonizzano ambienti, piante e animali. “Viviamo in un mondo popolato, in termini numerici, principalmente da batteri”, spiega Marco Candela, docente dell’Università di Bologna che coordina il progetto. “Per questo è importante imparare a conoscerli e a convivere con loro, in modo da poter anche usare le loro abilità per migliorare la salute globale e promuovere un’economia sostenibile”.

Studi approfonditi su questi microorganismi hanno mostrato che la loro presenza è fondamentale per garantire lo sviluppo e la salute di tutti gli esseri viventi. “Oggi si guarda in modo integrato alla relazione tra un ambiente o un organismo e il microbioma che lo abita”, continua Marco Candela. “Per questo, i microbiomi rappresentano un potenziale probiotico per tutti gli attori principali nella filiera di produzione dell’alimento, from farm to fork: suolo, acqua, mangimi, piante e animali, prodotto finale, ambiente, prodotti di scarto, lavoratori e, infine, consumatori”.

CIRCLES (Controlling mIcRobiomes CircuLations for bEtter food Systems) parte proprio da qui: esplorare, traslare e diffondere applicazioni innovative basate sui microbiomi per migliorare la performance e la sostenibilità dei sistemi alimentari.

IL VIAGGIO DI CIRCLES
Nel corso del progetto, che durerà cinque anni, saranno studiate e migliorate filiere alimentari già esistenti, grazie alla collaborazione delle aziende partecipanti. Ci saranno dei veri e propri “laboratori sul campo” che permetteranno di sperimentare soluzioni innovative su sei sistemi alimentari strategici per il mercato europeo: gli ortaggi (pomodori e spinaci), l’allevamento intensivo (polli e suini), l’acquacoltura e la pesca (l’orata nel Mediterraneo e il salmone nell’Atlantico).

I ricercatori prepareranno strumenti specifici in grado di modulare e ottimizzare la composizione dei microbiomi (Smart Microbiome Modulators) da utilizzare in modo integrato e circolare. In questo modo sarà possibile ottimizzare tutta la filiera produttiva, migliorando qualità, produttività, sicurezza e sostenibilità dell’intero processo produttivo.

CIRCLES, insomma, arriverà a definire un nuovo paradigma di produzione sostenibile, basato sullo sfruttamento dei microbiomi: un vero e proprio Smart Microbiome Food System che permetterà di produrre alimenti di qualità superiore (Smart Microbiome Food Products) a base di ortaggi, carne e pesce. “Tutti i cibi saranno certificati, grazie anche ad un innovativo metodo di etichettatura che garantirà la trasparenza sulla qualità del processo produttivo”, dice il professor Candela. “Questi Smart Microbiome Food Systems saranno il risultato finale che CIRCLES offrirà all’Europa di domani. Una sfida importante che permetterà di fare un passo in avanti verso un’economia alimentare più sicura e sostenibile”.

Fonte: Università di Bologna




Domande e risposte: il nuovo regolamento sui nuovi alimenti

Il nuovo regolamento (UE) 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti si applica a decorrere dal 1° gennaio 2018. La sua finalità è migliorare le condizioni per consentire alle imprese di immettere più facilmente sul mercato dell’UE alimenti nuovi e innovativi, mantenendo al contempo un elevato livello di sicurezza alimentare per i consumatori europei.

Un “nuovo alimento” è definito come un alimento non consumato in misura significativa nell’UE prima del maggio 1997 (data in cui è entrata in vigore la prima normativa sui nuovi prodotti alimentari). Può trattarsi di un alimento nuovo e innovativo o di un alimento prodotto utilizzando nuove tecnologie e nuovi processi di produzione oppure di un alimento tradizionalmente consumato al di fuori dell’UE. Questa definizione è rimasta invariata nel nuovo regolamento relativo ai nuovi alimenti.

Ma quali sono i principali cambiamenti introdotti dal regolamento? Gli insetti sono nuovi alimenti? E i nanomateriali?

A  queste e altre domande sui processi di autorizzazione risponde un documento della commissione europea, disponibile anche in italiano.

Il nuovo regolamento abroga e sostituisce il Regolamento (CE) n 258/97 “Nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari” e il Regolamento (CE) 1852/2001 “Norme per rendere talune informazioni accessibili al pubblico e per la tutela delle informazioni” che erano in vigore fino al 31 dicembre 2017.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Superare gli ostacoli culturali legati al consumo di insetti come fonte alimentare

Un’abbondante fonte alimentare in tempi di insicurezza alimentare, con un solo intoppo – come possiamo infrangere la barriera dello “schifo” e servire gli insetti sui nostri piatti?

 Gli insetti contengono molte proteine, possono essere allevati producendo un minore impatto sulle risorse naturali rispetto agli allevamenti tradizionali e in enormi quantità. Non esistono tuttavia regolamenti chiari per introdurli nella nostra catena alimentare e persistono gli ostacoli alla loro diffusione – i risultati di un progetto dell’UE stanno aiutando a costruire un quadro generale.

Il lavoro svolto durante il progetto PROTEINSECT (Enabling the exploitation of Insects as a Sustainable Source of Protein for Animal Feed and Human Nutrition), finanziato dall’UE, ha aiutato a informare il riesame della sfida di incrementare il fascino, la sicurezza e la sostenibilità degli insetti come cibo.

Gli autori della relazione recentemente pubblicata nella rivista “Nutritional Bulletin” sostengono che gli insetti hanno generalmente livelli elevati di proteine animali e importanti micronutrienti, con una minore impronta ambientale rispetto alle alternative tradizionali, e che possono essere allevati con gli avanzi. Persistono tuttavia gli ostacoli culturali, sociali ed economici.

La relazione istituisce l’importanza storica dell’entomofagia da parte degli umani e le principali opportunità e barriere identificate dalla ricerca fino ad oggi, come quella condotta dal progetto PROTEINSECT, prestando particolare attenzione alle lacune di ricerca.

La relazione, descritta come revisione narrativa, sottolinea che ci sono domande riguardanti l’impatto dell’alimentazione degli insetti e come questa potrebbe influenzare la loro sicurezza come risorsa alimentare. Riflette su come conservare i benefici per l’ambiente dell’allevamento di insetti, anche incrementandone la produzione. Mette inoltre in evidenza la necessità della futura ricerca di istituire una metodologia chiara per la trasformazione e l’immagazzinamento, definire pratiche di allevamento e attuare regolamenti in materia di sicurezza degli alimenti e dei mangimi. Delinea gli ostacoli all’attuazione diffusa dell’entomofagia e i passi necessari per superarli.

La lunga storia di mangiare insetti

L’entomofagia non è una cosa nuova – esistono prove archeologiche che dimostrano che l’essere umano si è evoluto come specie entomofaga. La relazione spiega che in parti dell’Africa centrale, a volte, fino al 50 % delle proteine alimentari derivano dagli insetti e che il loro valore di mercato è più alto di quello di molte fonti di proteine animali alternative. Si stima che l’entomofagia è praticata in almeno 113 paesi, con oltre 2 000 specie commestibili documentate, e le Nazioni Unite ha raccomandato la pratica come possibile soluzione per garantire la fornitura alimentare mondiale.

Viene citato l’esempio della Tailandia dove, nel 1978, un’infestazione da locuste (Patanga succincta) si è trasformata in una campagna governativa per promuovere la commestibilità della locusta, che ha avuto un tale successo, che la locusta da parassita delle coltivazioni si è trasformata in uno snack popolare. In un’interessante inversione, il suo valore di mercato è ora tale che alcuni agricoltori coltivano colture specifiche per alimentarle. Ma mentre gli insetti vengono consumati come parte della dieta giornaliera in molti paesi del mondo, la relazione segnala che gli studi sulla consumazione umana di insetti sono ancora carenti nella ricerca e che attualmente non è possibile fornire raccomandazioni definitive riguardanti l’idoneità degli insetti per nutrire gli umani.

L’utilizzo come mangimi

Gli insetti sono ricchi di nutrienti, hanno un impatto ambientale ridotto, richiedono meno spazio e fanno già parte della dieta naturale di maiali, polli e pesci. La ricerca dimostra che incorporare gli insetti nel mangime dei polli da carne non sembra produrre una riduzione nei tassi di crescita e in alcuni casi ha incrementato i tassi di crescita dei pulcini. La sostituzione dell’olio di soia con larve di mosca Hermetia illucens si è dimostrata non avere un impatto sulla crescita o sulle prestazioni dei polli da carne, indicando che si tratta di un’alternativa possibile.

Un vantaggio sarebbe, tuttavia, di sostituire la farina e l’olio di pesce usati attualmente per i mangimi con farina di insetti, diminuendo così la pressione esercitata sulle riserve ittiche minacciate dalla pesca eccessiva per fornire mangime.

PROTEINSECT (Enabling the exploitation of Insects as a Sustainable Source of Protein for Animal Feed and Human Nutrition) si è concluso nel 2016. L’obiettivo del consorzio era di agevolare la valorizzazione degli insetti come fonte proteica alternativa per l’alimentazione umana e animale. L’articolo apparso in “Nutritional Bulletin”, con il titolo “Opportunities and hurdles of edible insects for food and feed”, è basato sulla scoperta di PROTEINSECT che il 66 % dei consumatori intervistati ritengono le larve di mosca un mangime adatto, oltre l’80 % vorrebbe saperne di più sugli insetti come mangime e il 75 % era d’accordo sul consumo di animali alimentati con insetti.

Fonte: CORDIS