COVID-19, serve azione unitaria. Presto un piano pandemico internazionale




Covid-19 e animali. Di Guardo: tamponi ai domestici e controlli sui cetacei

Il sito kodami.it ospita un’intervista al Prof. Giovanni Di Guardo, già docente di Patologia generale e Fisiopatologia veterinaria nell’Università di Teramo, sulla necessità di monitorare la presenza di SARS-CoV-2 nei mammiferi acquatici, con particolare riferimento ai Cetacei che popolano i nostri mari.

In generale lo stato di salute degli animali domestici, soprattutto, e di quelli presenti nei parchi e nei giardini zoologici, andrebbe strettamente monitorato –  tramite tamponi a tappeto e prelievo di campioni di sangue per determinare l’eventuale presenza di anticorpi anti-SARS-CoV-2 –  anche alla luce del fatto che molti casi di infezione tra loro decorrono in forma asintomatica o paucisintomatica, non destando pertanto allarme.

L’attenzione va rivolta anche al mondo marino, avverte Di Guardo. Secondo un lavoro coordinato dai colleghi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, dei 9 cetacei presi in esame (stenella striata, tursiope, balenottera comune, globicefalo, zifio, capodoglio, balenottera minore, megattera, orca), 7 sarebbero suscettibili a SARS-CoV-2, avendo il recettore ACE-2 piu’ simile a quello umano. Solo zifio e capodoglio li hanno più dissimili.

Altri studi già ci dicono che il tursiope e la balena grigia sono potenzialmente suscettibili a SARS-CoV-2, spiega Di Guardo: “tutto ciò, mentre c’è un’altra grande pandemia che ci si aspetta di vivere da qui al 2050, ed è quella della resistenza agli antibiotici. In mare la rete di sorveglianza ha già notato diversi casi di cetacei spiaggiati colpiti da infezioni sostenute da MRSA, lo stafilococco aureo resistente alla meticillina. È un problema quando poi si parla di itticoltura, con l’uso massiccio di farmaci negli allevamenti ittici».

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Api e Ambiente, corso Fad disponibile dal 10 maggio

E’ disponibile dal 10 maggio 2021 sulla piattaforma e-learning di PVI il corso di Formazione a Distanza “Apicoltura e ambiente” organizzato da SIMeVeP e SVETAP in collaborazione con PVI e il patrocinio SIVeMP, accreditato per medici veterinari per 13,5 crediti Ecm.

Il corso affronta i principali aspetti metodologici per l’impiego delle api e dei prodotti dell’alveare nel monitoraggio ambientale. Le api infatti sono in grado con molta prontezza di percepire dinamiche di trasformazione in atto negli ambienti da loro frequentati e con altrettanta prontezza sono in grado di segnalarle. Diventa perciò di fondamentale importanza, e rappresenta la condizione essenziale al  fine di attuare
azioni atte a ridurre o eliminare l’impatto di “stressori di un ecosistema”, la capacità di osservare, organizzare e interpretare questi segnali. I programmi di biomonitoraggio a lungo termine oltre ad aumentare le conoscenze scientifiche danno informazioni cruciali per le politiche ambientali e dovrebbero essere considerati componenti fondamentali delle politiche economiche.

Responsabile Scientifico del corso è il Prof. Carlo D’Ascenzi, Professore associato presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, settore scientifico disciplinare Ispezione degli Alimenti di Origine Animale”, dell’Università di Pisa

Il corso ha una durata indicativa di 9 ore e ha validità fino al 9 maggio 2022 e ha un costo riservato agli iscritti SIVeMP/SIMeVeP e di SVETAP di € 48,80 (IVA 22% inclusa)

 




Medicina Veterinaria e “One Health”, alcune riflessioni

La visione olistica One Health,” si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità,“è antica e al contempo attuale”. Si tratta di un piano o, per meglio dire, di un “patto” di collaborazione tra salute umana, animale e ambientale, al fine di preservare concretamente l’integrità del Pianeta e dei suoi abitanti. Un ottimo progetto, verrebbe da dire, se non fosse che il concetto ed il principio della “Salute Unica”, alias “One Health”, ancorchè sulla bocca di molti politici, amministratori della cosa pubblica e “addetti ai lavori”, si trova ad esser relegato, nei fatti, in una dimensione di pressochè totale oblio.

I nostri “Padri”, secoli orsono, già declinavano il concetto-principio di “One Health” con l’antesignana quanto efficace espressione di “Universal Medicina” e ci sorprende molto in qualità di Medici Veterinari ma anche di comuni cittadini, nell’attuale contesto pandemico da CoViD-19/SARS-CoV-2, che la Medicina Veterinaria, pienamente titolata ad avere un ruolo di “primo attore” nella gestione di una pandemia verosimilmente originante da un “primario” serbatoio animale (pipistrelli) e, forse, anche da uno “secondario” (non ancora identificato a tutt’oggi), sia stata messa in secondo piano, in aperto contrasto con il succitato principio di “One Health”. E dire che almeno il 70% delle “malattie infettive emergenti” nella nostra specie ha una comprovata o quantomeno sospetta origine da un serbatoio animale!

Una quantomai eloquente ed emblematica “cartina al tornasole” rispetto a quanto sopra ci viene fornita dalla mancata cooptazione della Medicina Veterinaria in seno al Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) istituito dal Ministero della Saluteper la gestione della pandemia da SARS-CoV-2, fattispecie quest’ultima che trova riscontro in entrambe le “edizioni” del CTS, della cui prima – targata Febbraio 2020 – facevano parte 20 membri, successivamente ridotti a 12 nella seconda, deliberata nel Marzo di quest’anno.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum! E pensare che una fetta consistente dell’attività di sorveglianza epidemiologica “attiva” nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2 in Italia è stata svolta dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (II.ZZ.SS.), un’ultracentenaria e quantomai efficiente e capillare rete di presidi di sanità pubblica veterinaria, umana ed ambientale che il mondo intero c’invidia! Ai milioni di tamponi rino-faringei umani processati in questi mesi dagli II.ZZ.SS. per le indagini biomolecolari finalizzate all’identificazione di sequenze genomiche SARS-CoV-2-specifiche, si sono aggiunte infatti, in epoca più recente, le oltremodo significative ricerche incentrate sul sequenziamento dell’intero genoma degli isolati virali presenti in pazienti (così come in animali) infetti. E, proprio grazie a questi studi di fondamentale rilevanza condotti, fra gli altri, dall’I.Z.S dell’Abruzzo e Molise “Giuseppe Caporale”, dall’I.Z.S. del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta nonchè dall’I.Z.S. delle Venezie, è stato possibile identificare, esattamente un mese fa, la presenza della “variante inglese” (alias “B.1.1.7”) in un gatto in provincia di Novara, che avrebbe acquisito l’infezione dai suoi proprietari.

Che la Medicina Veterinaria affondi le proprie radici e riconosca il proprio “marchio di fabbrica” nelle malattie infettive è confermato dalla nascita, in Europa, delle prime Facoltà di Medicina Veterinaria nella seconda metà del XVIII secolo, allorquando il virus della peste bovina flagellava e sterminava le mandrie del Vecchio Continente. E, trascorsi esattamente 250 anni dall’istituzione della prima Scuola di Medicina Veterinaria, fondata nel 1761 a Lione, in Francia, è stata ottenuta nel 2011, grazie alle vaccinazioni su larga scala della popolazione bovina, l’eradicazione di questa temibile malattia infettiva, analogamente a quanto avvenuto 32 anni prima per il vaiolo.

Historia magistra vitae!

Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

Alessandra Di Natale
Medico Veterinario libero professionista, Catania




Potenziale protocollo base veterinario in chiave One Health per la sorveglianza epidemiologica Covid-19

E’ pubblicato su Sanità Informazione il documento “Potenziale protocollo base veterinario in chiave One Health per la sorveglianza epidemiologica COVID-19” a cura di Maurizio Ferri (Coordinatore scientifico SIMeVeP) e Alessandro Foddai (National Food Institute, Technical University of Denmark), un contributo dal punto di vista veterinario e in una prospettiva “One Health” per la gestione della pandemia COVID-19, partendo dai parametri, vantaggi e svantaggi che vengono considerati quando un piano di sorveglianza veterinario viene settato o valutato nella sua sostenibilità ed efficacia.

Viene pertanto descritto per COVID-19 un protocollo veterinario di base per la sorveglianza casuale attiva in tempo reale con l’obiettivo di valutare i focolai in modo coerente e obiettivo ed avere un impatto positivo sulla gestione delle epidemie a lungo termine.

Il lavoro è diviso in due parti: la prima si sviluppa in quattro sezioni contenenti spiegazioni generali propedeutiche per la comprensione delle restanti due sezioni relative alle potenziali applicazioni del protocollo veterinario per il COVID-19.

L’intento di questo articolo non è quello di bypassare l’autorità di sanità pubblica umana, alla quale va tutto il riconoscimento e plauso per gli sforzi sostenuti nella difficile gestione dell’emergenza sanitaria, quanto piuttosto di fornire un punto di vista addizionale per la lotta alla pandemia presente o a quelle (eventualmente) future.




Web Conference: Peste Suina Africana (Psa): il Covid della suinicoltura?

SIVAR e AIVEMP organizzano, in collaborazione con Società Italiana di Patologia ed Allevamento dei Suini e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, la Web Conference gratuita “Peste Suina Africana (Psa): il Covid della suinicoltura?” che si terrà il 4 marzo alle ore 14.00.

La  Peste Suina Africana  è arrivata nel cuore del continente europeo avendo recentemente interessato la Germania, massima produttrice di suini. La domanda è quando la malattia arriverà in Italia, nonostante nel nostro paese sia già presente in alcune zone del paese dal 1978. Il Ministero dalla Salute ha predisposto un piano di sorveglianza nazionale con il supporto del Centro di Referenza di Perugia.
L’incontro si propone di fare il punto sulla situazione attuale mettendo a confronto la parte politica, sanitaria, scientifica ed economica.

L’iniziativa è rivolta a tutto il mondo veterinario pubblico e privato, universitario e di filiera, con possibilità di possibilità di porre domande in diretta ai relatori dopo ogni intervento.

MODERATORE
PIER DAVIDE LECCHINI
Direttore Generale DGSAF Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari

RELATORI
VITTORIO GUBERTI – ISPRA
ALBERTO LADDOMADA – Già Direttore generale dell’IZS della Sardegna
DAVIDE CALDERONE – ASSICA
FRANCESCO FELIZIANI – IZSUM Sezione di Perugia
LUIGI RUOCCO – Ministero della Salute

Info e programma




SARS-CoV-2: trovati virus correlati in pipistrelli e pangolini nel sud est asiatico

covid-19Si chiama RacCS203, è un coronavirus correlato a SARS-CoV-2 ed è stato rilevato in alcuni pipistrelli e pangolini nella Thailandia orientale e apre nuove possibili interpretazioni in merito alle origini della pandemia in corso.

Pubblicata sulla rivista Nature Communications, questa scoperta è il frutto di una ricerca condotta dagli esperti della Duke NUS Graduate Medical School, a Singapore, che hanno analizzato esemplari di pipistrelli e pangolini in Thailandia.

Le origini di SARS-CoV-2 e il ruolo degli ospiti animali intermedi non sono stati ancora completamente determinati – afferma Lin-Fa Wang della Duke NUS Graduate Medical School – studi precedenti avevano identificato una corrispondenza del 96 e del 93,6 per cento nelle sequenze genomiche tra due coronavirus trovati in pipistrelli cinesi e SARS-CoV-2, il che aveva contribuito ad alimentare le ipotesi sull’origine animale dell’agente patogeno”.

Il team ha isolato dalla specie di pipistrelli Rhinolophus acuminatus, situati in una grotta artificiale in Thailandia, il virus RacCS203, che mostra una somiglianza genomica del 91,5 per cento con SARS-CoV-2.

Coronavirus correlati all’agente patogeno umano sono stati segnalati anche in campioni di pipistrelli in Giappone e pangolini in Cina – precisa l’esperto – ma l’epidemiologia e la storia del salto inter-specie del nuovo coronavirus non è stata ancora del tutto stabilita”.

L’analisi della sequenza del dominio di legame del recettore della proteina Spike – aggiunge il ricercatore – suggerisce che RacCS203 non è in grado di utilizzare il recettore ACE-2 umano per entrare nelle cellule ospiti. Nella popolazione di pipistrelli della grotta thailandese e in un pangolino del sud della regione sono stati inoltre rilevati anticorpi neutralizzanti per SARS CoV-2, il che fornisce prove della circolazione nel sud-est asiatico dei coronavirus correlati all’agente patogeno responsabile della pandemia attuale”.

Gli autori ipotizzano che i coronavirus correlati a SARS-CoV-2 possano essere presenti nei pipistrelli in molte nazioni e regioni dell’Asia.

Sebbene questo studio non contribuisca all’individuazione delle origini del nuovo coronavirus – conclude Wang – la nostra ricerca estende l’area di rilevazione di coronavirus associati a SARS-CoV-2 a una distanza di circa 4.800 km”.




Vaccini, le Faq di ISS e Aifa

Sui siti istituzionali dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Agenzia Italiana per il farmaco sono disponibili due differenti serie di domande e risposte sui vaccini anti Covid-19.

Entrambe le sezioni vengono aggiornate costantemente.

Le Faq di Aifa sono particolarmente orientate sulla farmacovigilanza: “con cadenza mensile – informa l’Agenzia – saranno pubblicati inoltre i Report sui risultati dell’attività di farmacovigilanza. Si è scelta la cadenza mensile al fine di avere dati sufficienti che assicurino robustezza nelle analisi, nei confronti e nella valutazione. Questi Report saranno prioritariamente dedicati a illustrare i risultati delle analisi di associazione degli eventi segnalati con la vaccinazione e, ove possibile, riporteranno valori di riferimento e valori attesi che agevolino il giudizio sulla sicurezza dei diversi vaccini”.

Faq ISS

Faq AIFA




Giornata mondiale della sicurezza sanitaria degli alimenti 2021

giornata mondiale sicurezza alimentare“Cibo sicuro ora per un domani sano” è lo slogan che caratterizzerà la III Giornata mondiale della sicurezza sanitaria degli alimenti che si celebrerà il 7 giugno 2021.

Il consumo e la produzione di alimenti sicuri hanno benefici immediati e a lungo termine per le persone, il pianeta e l’economia. La disponibilità di alimenti sicuri e sani per tutti può essere sostenuta nel futuro abbracciando le innovazioni digitali, avanzando soluzioni scientifiche e onorando le conoscenze tradizionali che hanno resistito alla prova del tempo.

I nostri sistemi alimentari devono produrre cibo  sicuro per tutti. Riconoscere le connessioni sistemiche tra la salute di persone, animali, piante, ambiente ed economia ci aiuterà a soddisfare le esigenze del futuro. Le azioni locali basate su soluzioni eque, spesso nuove, e una collaborazione multisettoriale rafforzata sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Sebbene il COVID-19 non sia stato trasmesso dal cibo, la pandemia ha affinato l’attenzione su questioni relative alla sicurezza alimentare, come l’igiene, la resistenza antimicrobica, le malattie zoonotiche, i cambiamenti climatici, le frodi alimentari e i potenziali benefici della digitalizzazione dei sistemi alimentari.

Ha inoltre identificato debolezze o vulnerabilità nei sistemi di produzione e controllo degli alimenti.

Per l’immediato futuro, ridurre al minimo le interruzioni delle catene di approvvigionamento alimentare rimane una delle massime priorità di tutti i governi, in quanto i consumatori devono avere un accesso affidabile agli alimenti.

Un approccio basato sul rischio alla sicurezza alimentare e al rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare può contribuire a mantenere aperte le forniture alimentari globali e consentire ai consumatori l’accesso agli alimenti.

Sforzi concertati sulla sicurezza alimentare aiuteranno i paesi a mitigare gli impatti socioeconomici della pandemia e a rafforzare la loro resilienza a lungo termine facilitando e accelerando il commercio alimentare e agricolo, contribuendo a prevenire la prossima pandemia zoonotica e trasformando i sistemi alimentari.

La sicurezza alimentare salva vite umane e svolge un ruolo  cruciale nella riduzione delle malattie di origine alimentare. Ogni anno, 600 milioni di persone si ammalano a causa di circa 200 diversi tipi di malattie di origine alimentare, il cui peso ricade soprattutto sui poveri e sui giovani. Le malattie di origine alimentare sono responsabili di 420 000 decessi prevenibili ogni anno.

La Giornata mondiale della sicurezza alimentare è un modo importante per:

  • rendere le persone consapevoli dei problemi relativi alla  sicurezza alimentare
  • prevenire le malattie attraverso la sicurezza alimentare
  • discutere approcci collaborativi per migliorare la sicurezza alimentare
  • promuovere soluzioni e modi per rendere più sicuri per gli alimenti

Pagina Fao dedicata alla Giornata mondiale della sicurezza sanitaria degli alimenti 2021




Prevenzione dello spreco alimentare, un impegno consolidato della SIMeVeP

Si celebra oggi, 5 febbraio l'”VIII giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare”  quest’anno dedicata in particolare al tema “Stop food waste. One health, one planet” in linea con l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e, in tempo di pandemia, un’occasione ulteriore per  guardare alla prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave per presidiare la salute dell’uomo e dell’ambiente.

La SIMeVeP si è impegnata attivamente a partire dal 2016 nel proporre il superamento del concetto di “spreco” sostituendolo con quello di “eccedenza”, maggiormente ricco di possibilità e potenzialità.

Un impegno che si è consolidato negli anni, puntando sempre alla sinergia con i diversi soggetti istituzionali e privati coinvolti, e che ha portato la nostra Società Scientifica ad essere una realtà rilevante delle iniziative in questo campo.

In questi anno abbiamo messo in atto numerose iniziative di sensibilizzazione e comunicazione sull’argomento, rivolta ai consumatori e agli attori della filiera alimentare, di  formazione per gli operatori delle associazioni beneficiarie che acquisiscono le eccedenze alimentari e le distribuiscono, e di  formazione dei medici veterinari stessi che intervengono lungo gli interi processi produttivi di alimenti di origine animale, tramite controlli sullo stato degli allevamenti e il rispetto degli standard igienico sanitari.

Un esempio concreto di collaborazione virtuosa che ci fa piacere citare quest’anno è il programma Harvest Program di KFC che, grazie alla  collaborazione tra KFC, SIMeVeP e Bancoalimentare, sin dal suo avvio nel 2017  ha permesso al  di donare circa 36.000  pasti tramite il  recupero dell’invenduto.

I medici veterinari nel campo del contrasto allo spreco alimentare favoriscono infatti l’incontro fra domanda e offerta di alimenti in eccedenza, assicurando la salubrità degli alimenti recuperati e donati, contribuendo così a trasformare gli sprechi in risorse, grazie al paradosso illuminato dell’economia circolare, che rappresenta l’unica strada sostenibile dal punto di vista etico, ambientale, economico e sociale per affrontare il tema della disponibilità alimentare.

“Un impegno che i medici veterinari svolgono con senso di responsabilità civica e sociale. Con orgoglio mettiamo a disposizione le nostre competenze per far arrivare cibo buono e sicuro a chi ne ha bisogno, perché se il cibo non è sicuro, non è cibo”

ha affermato il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice nell’occasione