Sindrome da Febbre Grave con Piastrinopenia: un’altra malattia infettiva trasmesse da zecche

La Sindrome da Febbre Grave con Piastrinopenia  (Severe Fever with Thrombocytopenia Syndrome – SFTS) è una malattia infettiva trasmessa dalle zecche, causata dal virus SFTS (SFTSV), noto anche come Dabie bandavirus, dell’ordine Bunyavirales. È stata identificata per la prima volta nelle aree rurali della Cina nel 2009 e da allora è stata segnalata in altri paesi dell’Asia orientale come la Corea del Sud, il Giappone, il Vietnam e il Myanmar.

La SFTS è motivo di costante preoccupazione per la sanità pubblica nelle regioni colpite, e la ricerca è in continua evoluzione per comprenderne meglio la patogenesi, sviluppare trattamenti efficaci e implementare misure di controllo. Sebbene si diffonda principalmente tramite il morso della zecca Haemaphysalis longicornis, la SFTS può anche essere trasmessa all’uomo attraverso il contatto con il sangue, la saliva, il vomito o le feci di animali infetti, in particolare di cani e gatti. La continua scoperta di ospiti del virus suggerisce che possa avere un raggio di trasmissione più ampio e il potenziale di incrociare le specie.

Un recente revisione sistematica e meta-analisi pubblicata nel 2024 su Lancet, presenta l’ultimo rapporto globale sulla SFTS. In termini di infezioni umane, i tassi di notifica e i tassi di mortalità per notifica sono in aumento, mentre il tasso di mortalità è diminuito significativamente molto probabilmente per l’efficacia dei trattamenti terapeutici. Sono stati scoperti più ospiti animali del virus SFTS rispetto al passato, in particolare tra gli uccelli, il che indica un potenziale raggio di trasmissione più ampio per il virus SFTS. Questi risultati forniscono informazioni cruciali per la prevenzione e il controllo della SFTS su scala globale.

La principale modalità di trasmissione all’uomo è attraverso il morso di zecche. È stata segnalata anche la trasmissione da persona a persona, che avviene tramite contatto diretto con il sangue o le mucose di una persona infetta. Ma anche animali, come cani e gatti possono anch’essi essere infetti e, in rari casi, tramettere l’infezione all’uomo.

Il quadro clinico umano è tipico di una malattia febbrile acuta con un periodo di incubazione di 5-14 giorni. I sintomi tipicamente includono, febbre spesso elevata, piastrinopenia (un segno distintivo della sindrome), leucopenia, nausea, vomito, diarrea (feci nere), perdita di appetito. Altri sintomi sono affaticamento, mal di testa, dolori muscolari (mialgia), linfonodi ingrossati (linfoadenopatia) e talvolta sanguinamento (emorragia).  Nei casi gravi, la SFTS può portare a insufficienza multiorgano e ha un tasso di mortalità che varia dal 12% a un massimo del 30% in alcune aree, e può raggiungere il 60% nei gatti.

Distribuzione Geografica

La SFTS, è principalmente endemica in Cina, specialmente nelle aree rurali centrali, orientali e nord-orientali, Corea del Sud, Giappone, Vietnam e Myanmar.  Preoccupa la potenziale diffusione in altre regioni, in particolare con la dispersione globale del principale vettore, la zecca  Haemaphysalis longicornis attraverso la migrazione degli uccelli migratori. Questa zecca è stata anche segnalata in Australia, Nuova Zelanda negli Stati Uniti, con il rischio di trasmissione algi animale e all’uomo del virus SFTSV

Non esistono vaccini per SFTS e per la cura, ad oggi non esiste un trattamento antivirale specifico ma principalmente di supporto che può includere: gestione dei fluidi, trasfusioni di sangue (per piastrinopenia grave o sanguinamento), gestione della disfunzione d’organo, antibiotici se si sospettano infezioni batteriche secondarie. Farmaci antivirali come ribavirina e favipiravir sono stati studiati, ma la loro efficacia nel ridurre la mortalità nei pazienti con SFTS rimane controversa e non è stata conclusivamente provata negli studi clinici.

Pertanto risulta fondamentale la prevenzione che si concentra sull’evitare i morsi di zecca e sull’adozione di comportamenti e misure come: utilizzo di indumenti protettivi quando ci si trova in aree infestate dalle zecche e di repellenti per insetti, controlli approfonditi per le zecche dopo attività all’aperto, rimozione rapida e corretta della zecche attaccate.

Il Caso Studio: Decesso di un veterinario in Giappone

Dal 2013, il Giappone ha riportato 1.071 casi umani di SFTS e 117 decessi (dati aggiornati ad aprile 2025), con una tendenza crescente di oltre 100 nuovi casi all’anno. Tra il 2018 e aprile 2025, undici veterinari sono stati infettati tramite esposizione animale. Di recente un veterinario è tragicamente deceduto a seguito dell’infezione da SFTS, probabilmente contratta dopo aver curato un gatto infetto. Questo evento segna la prima fatalità registrata in Giappone tra i veterinari a causa di SFTS trasmessa da animali, e ha portato ad un avviso nazionale per la comunità dei veterinari. Ai fini preventivi e per mitigare ulteriori rischi il governo giapponese ha pubblicato manuali di sicurezza per gli operatori e veterinari e linee guida per la comunicazione con i proprietari di animali domestici specie per quelli che occasionalmente escono all’aperto.  La prevenzione per i veterinari va attuata nelle aree ad alto rischio adottando misure come l’utilizzo di guanti mascherine e camici nel corso della visita di cani e gatti. Mentre i proprietari di animali domestici nelle regioni interessate dovrebbero evitare il contatto diretto con gatti randagi o visibilmente malati e utilizzare sempre guanti o un’accurata igienizzazione delle mani, se il contatto è inevitabile.

Maurizio Ferri – Coordinatore Scientifico SIMeVeP




Il West Nile Virus e la sorveglianza integrata, principi di approccio One Health

Il West Nile virus (WNV) rappresenta una crescente preoccupazione in Italia e in Europa. Questa infezione virale, trasmessa principalmente dalle zanzare del genere Culex, ha come serbatoi naturali gli uccelli, mentre cavalli e esseri umani sono ospiti a fondo cieco. In Italia, è endemica, in particolare nelle regioni che circondano il delta del Po, come Emilia-Romagna e Veneto ed i recentissimi 8 casi di infezione conclamata in Campania che hanno dato luogo ad altrettante ospedalizzazioni a causa di forme neuroinvasive, si tratta di persone che, nella maggior parte dei casi hanno villeggiato a Baia Domitia. Si ritiene che questo cluster epidemico conti già alcune centinaia di casi asintomatici, considerando che solo l’1-2 % delle infezioni provocano il ricovero ospedaliero.

Oltre alla trasmissione vettoriale, sebbene rari, sono documentati altri mezzi di contagio, tra cui trasfusioni di sangue, trapianti di organi e trasmissione verticale durante la gravidanza. È importante sottolineare che il virus non si trasmette da persona a persona per contatto diretto.

“Il problema è che i sintomi sono spesso lievi o assenti,” ricorda Antonio Sorice, Presidente SIMeVeP “per questo è difficile stimare la reale diffusione del virus”.

West Nile Virus: Sintomi e Complicanza

Dopo un periodo di incubazione che varia da 2 a 14 giorni (fino a un massimo di 21), nella maggior parte dei casi (80%) l’infezione da West Nile virus decorre senza sintomi. Il restante 20% può manifestare sintomi lievi simil-influenzali: febbre, cefalea, nausea, vomito, linfonodi ingrossati ed eruzioni cutanee.

Le forme gravi, con interessamento del sistema nervoso centrale (encefalite, meningite), sono rare ma potenzialmente letali. “Solo lo 0,5-1% dei pazienti sviluppa sintomi neurologici importanti come tremori, disturbi visivi, convulsioni, paralisi o coma soprattutto in soggetti anziani o fragili, che possono portare al decesso” precisa Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP.

Perché si diffonde

Diversi fattori ambientali e sociali favoriscono la persistenza del virus: cambiamenti climatici, urbanizzazione, globalizzazione, e soprattutto le rotte migratorie degli uccelli, che ampliano l’areale del virus. Il ciclo vitale della zanzara Culex pipiens – principale vettore in Italia – dura da una a quattro settimane ed è altamente sensibile a temperature, precipitazioni e condizioni ambientali.

Le piogge intense seguite da ondate di caldo e gli spostamenti degli uccelli migratori hanno favorito la proliferazione delle zanzare e l’amplificazione del ciclo di trasmissione” tiene a precisare Maurizio Ferri.

Sorveglianza e previsione: il ruolo cruciale dei Servizi Veterinari

Dal 2018 sono stati notificati oltre 247 casi umani autoctoni di forme neuro-invasive. In Italia il Centro Nazionale Sangue e il Ministero della Salute stanno attuando il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025” che adotta un sistema di sorveglianza integrata animale-ambiente-uomo per monitorare e contenere efficacemente la diffusione del virus sul territorio nazionale.

In questo contesto, la sorveglianza sanitaria svolta dai servizi veterinari del Servizio Sanitario nazionale assume un’importanza fondamentale. Questi monitorano attivamente la presenza del virus negli animali, in particolare negli uccelli selvatici (serbatoi) e nei cavalli (sentinelle), attraverso campionamenti e analisi. Questa attività permette di identificare precocemente la circolazione del virus nell’ambiente e tra gli animali, fungendo da allarme precoce per la salute umana.

“In alcuni casi il West Nile virus è stato intercettato nei vettori anche 9 giorni prima che si manifestasse il primo caso umano. Ciò dimostra quanto sia preziosa una sorveglianza precoce per attivare misure di sicurezza su trapianti e trasfusioni e implementare campagne di disinfestazione sui territori.”

Sorveglianza con un approccio One Health

La sorveglianza del West Nile virus, da parte dei Servizi Veterinari delle ASL, si articola su più livelli, coinvolgendo diverse componenti per un’azione integrata ed efficace:

  • Sorveglianza Entomologica: Questa attività si concentra sul monitoraggio delle popolazioni di zanzare, in particolare quelle del genere Culex, che sono i vettori primari del virus. Vengono installate trappole per catturare le zanzare in diverse aree, specialmente quelle considerate a rischio (es. zone umide, aree peri-urbane). Le zanzare catturate vengono poi analizzate dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali per rilevare la presenza del WNV al loro interno. L’identificazione precoce del virus nei vettori permette di mappare le aree dove il rischio di trasmissione è più elevato e di intervenire con misure di controllo mirate (es. disinfestazioni).
  • Sorveglianza sugli Equidi: I cavalli sono ospiti a fondo cieco del WNV, ma possono sviluppare sintomi neurologici gravi e sono considerati “sentinelle” dell’infezione. La sorveglianza sugli equidi prevede il monitoraggio di cavalli con sintomi neurologici sospetti e l’esecuzione di test diagnostici per confermare o escludere l’infezione da WNV.
  • Sorveglianza sull’Avifauna: Gli uccelli sono i serbatoi naturali del West Nile virus, il che significa che il virus circola e si moltiplica al loro interno senza causare, nella maggior parte dei casi, sintomi evidenti. La sorveglianza sull’avifauna, in particolare su specie migratrici e stanziali, è cruciale per comprendere la diffusione geografica del virus. Vengono monitorati uccelli selvatici, sia vivi che morti, e campioni biologici vengono analizzati per la ricerca del WNV.

Queste tre forme di sorveglianza, integrate tra loro, forniscono un quadro completo della circolazione del WNV nell’ambiente, permettendo di anticipare l’insorgenza di casi umani e di attivare tempestivamente le misure di prevenzione e controllo.

Il collegamento con il Centro Nazionale Sangue ed il Centro Nazionale Trapianti

La prevenzione della trasmissione da West Nile virus tramite trasfusioni di sangue e trapianti di organi è un aspetto critico della gestione della minaccia. Il Centro Nazionale Sangue (CNS) e il Centro Nazionale Trapianti (CNT), in stretta collaborazione con il Ministero della Salute e i servizi veterinari, svolgono un ruolo chiave.

Quando i servizi veterinari rilevano la circolazione del West Nile Virus in una determinata area geografica, queste informazioni vengono immediatamente condivise con il CNS e il CNT. Questa comunicazione tempestiva consente di attuare misure preventive specifiche per la sicurezza delle donazioni. Tali misure possono includere:

  • Sospensione temporanea delle donazioni di sangue nelle aree a rischio o l’introduzione di test specifici (NAT – Nucleic Acid Test) per lo screening dei donatori.
  • Valutazione approfondita dei donatori di organi provenienti da aree endemiche o con sospetta esposizione al virus.

Questa collaborazione tra istituzioni è essenziale per garantire che le donazioni di sangue e organi siano sicure, minimizzando il rischio di trasmissione del WNV ai riceventi.

Il ruolo della Prevenzione

Poiché non esiste un vaccino per l’uomo contro il West Nile Virus, la prevenzione diventa fondamentale e si concentra principalmente sulla protezione dalle punture di zanzara attraverso comportamenti individuali e misure ambientali come l’utilizzo di repellenti, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, installazione di zanzariere alle finestre, svuotamento regolare dei contenitori con acqua stagnante (vasi, secchi, piscinette) e trattamenti con insetticidi mirati in aree a rischio. È importante adottare queste misure soprattutto durante le ore serali e notturne nei mesi estivi e autunnali, quando le zanzare Culex sono più attive. Nelle aree a rischio le amministrazioni locali predispongono trattamenti di disinfestazione con insetticidi mirati soprattutto dopo la conferma di casi umani o la rilevazione del virus in campioni animali o entomologici.

One Health: un’alleanza per la salute

Il virus del Nilo Occidentale rappresenta un esempio perfetto di come la salute umana, animale e ambientale siano profondamente interconnesse. L’approccio “One Health” riconosce questa interdipendenza e promuove una collaborazione multidisciplinare per affrontare le sfide sanitarie in modo integrato. In Italia e in Europa si stanno rafforzando le politiche in tal senso con iniziative che coinvolgono diversi settori e professionalità: medici, veterinari, biologi, entomologi, ecologi e molti altri esperti lavorano insieme per comprendere e gestire la complessità del problema.

“La salute degli animali e quella dell’uomo sono indissolubilmente legate”, conclude Antonio Sorice, “il West Nile virus è un chiaro esempio di come l’approccio One Health, che integra le diverse discipline, sia l’unica strada efficace per affrontare le sfide sanitarie globali. La sorveglianza veterinaria non è solo un presidio per gli animali, ma un baluardo per la salute pubblica, soprattutto quando si tratta di proteggere le donazioni di sangue e organi.”

E la prevenzione passa da una cultura scientifica multidisciplinare condivisa e integrata, dove la sorveglianza veterinaria e la collaborazione con i centri di donazione sangue e organi sono pilastri irrinunciabili.

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Antonio Sorice – Presidente SIMeVeP

Maurizio Ferri – Coordinatore Scientifico SIMeVeP




West Nile, l’ennesimo esempio di una narrazione omissiva e di parte

Da patologo veterinario oltre che da docente universitario che ha dedicato 35 anni della propria vita professionale allo studio delle malattie infettive, con particolare riferimento a quelle trasmissibili dagli animali all’uomo – alias zoonosi -, sono stato molto colpito dalla narrazione mediatica che si sta svolgendo in questi giorni a seguito del decesso, in provincia di Latina, di una donna ultraottantenne affetta da “West Nile”. Stiamo parlando di una malattia sostenuta da un flavivirus neurotropo trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex, la cui sempre più diffusa presenza a latitudini via via più settentrionali rappresenterebbe una diretta conseguenza del riscaldamento globale. E’ bene chiarire, al riguardo, che le zanzare virus-infette costituirebbero una piccolissima frazione di quelle presenti nell’ambiente (1 su circa 30.000) ed è pure bene precisare che la West Nile e’ una zoonosi, il cui agente causale può anche essere trasmesso sia per via materno-fetale sia con il latte materno. E’ bene sottolineare, infine, che il virus della West Nile, caratterizzato dal piu’ ampio spettro d’ospite finora descritto in natura, sarebbe capace d’infettare centinaia di vertebrati domestici e selvatici, ivi compresi mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi.

A fronte di tutto ciò e come già avvenuto per la pandemia da CoViD-19, la narrazione mediatica della West Nile e’ stata ancora una volta affidata ai medici, senza il benché minimo coinvolgimento dei colleghi veterinari e, nondimeno, per buona pace della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

Errare humanum est perseverare autem diabolicum!

Giovanni Di Guardo

DVM, Dipl. ECVP,

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

 

Un contributo del Prof. Di Guardo sull’argomento è stato pubblicato sulla prestigiosa Rivista Nature (vol 645, 2 settembre 2025)




Agenda 2030, One Health, IA. Corso ECM gratuito 19 settembre – San Vito Chietino (CH)

One Health significa letteralmente “una salute”, riconosce che salute delle persone, degli animali e dell’intero ecosistema sono legate indissolubilmente e richiedono la progettazione e implementazione di programmi multidisciplinari in grado di coinvolgere diversi settori che devono cooperare per presidiare efficacemente la salute pubblica.

L’approccio One Health, con la sua visione sistemica, multidisciplinare e multistakeholder, ha un ruolo chiave anche nel quadro dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Anche le applicazioni sperimentali dell’Intelligenza Artificiale hanno dato finora risultati molto promettenti per produrre benefici in termini di salute globale, specificatamente nelle seguenti quattro categorie principali di attività:

1) Diagnostica
2) Valutazione del rischio di morbilità o mortalità
3) Previsione e sorveglianza delle epidemie
4) Pianificazione sanitaria.

Il corso “Agenda 2030, One Health, IA: prospettive e sviluppo della medicina veterinaria del futuro” che si terrà a San Vito Chietino (CH) il 19 settembre, organizzato da SIVeMP, in collaborazione con SIMeVeP e ENPAV, con il patrocinio di FNOVI, ANMVI, ASL 2 Abruzzo, IZS Abruzzo e Molise, Parco Nazionale della Maiella-Maiella Geopark, CONFPROFESSIONI, mira ad accrescere la consapevolezza e l’importanza dell’adozione di un approccio inclusivo, indispensabile per rispondere efficacemente alle problematiche e alle minacce (già conosciute ed emergenti) causate dagli effetti della globalizzazione e del cambiamento climatico.

I posti per partecipare sono esauriti.

Programma corso




Premio Nobel per la pace a Donald Trump? Uno scandalo senza precedenti!

“Si vis pacem para bellum” (“Se vuoi la pace preparati alla guerra”) é la celebre frase attribuita a Flavio Vegezio Renato, uno scrittore militare romano che visse fra il IV e il V secolo d.C. Coerentemente con tale premessa, Donald Trump di recente ha chiesto e ottenuto dai Paesi della Nato l’impegno ad investire, entro il 2035, il 5% del PIL in spese militari. Stiamo parlando di colui che, a sole 24 ore di distanza dall’avvio del secondo mandato presidenziale lo scorso 20 Gennaio, avrebbe fatto cessare, a suo dire, i sanguinosi conflitti in atto nel mondo! Sono passati ben 6 mesi da allora, senza che le armi degli eserciti russo e israeliano abbiano taciuto sia nella martoriata Ucraina sia nell’altrettanto martoriata Gaza! E questo signore, che nel frattempo ha ritirato gli USA dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, azzoppando al contempo il virtuoso sistema della ricerca di prestigiosi atenei come Harvard, continua imperterrito a strizzare l’occhio a Benjamin Netanyahu, legittimandone le disumane e folli azioni di guerra, che parimenti si svolgono nella pressoché totale inerzia da parte dell’ONU e dell’Europa intera! Come si sdebita il Presidente israeliano? Candidando Donald Trump al Premio Nobel per la Pace, uno scandalo senza precedenti!

Giovanni Di Guardo, DVM, Dipl. ECVP, Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




Pubblicati i lavori del Convegno: One Health: sfide e opportunità per un futuro sostenibile

Da oggi è possibile scaricare le presentazioni del Convegno “One Health: sfide e opportunità per un futuro sostenibile” che si è svolto ad Otranto dal 1 al 4 luglio 2025.

Il corso è stato finalizzato ad accrescere la consapevolezza nei Medici e Medici Veterinari della Sanità Pubblica dell’importanza dell’adozione di un approccio inclusivo, indispensabile per rispondere efficacemente alle problematiche e alle minacce (già conosciute ed emergenti) causate dagli effetti della globalizzazione e del cambiamento climatico. Si andrà quindi ad enfatizzare la necessità di presidiare il diritto alla salute, sancito dall’Art. 32 della nostra Costituzione, oltre che dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottando un approccio multidisciplinare che riunisca il concetto di “universalismo” (ossia ogni individuo è parte esistente all’interno di una complessità ambiente/animali/uomo) e di “universalità” che mira a garantire il diritto alla salute a tutti, senza distinzione di condizioni individuali o sociali. In questo modo si potrà tendere alla concretizzazione dell’approccio ONE HEALTH (una sola salute/un solo pianeta) che costituisce l’unica possibilità per l’elaborazione di un’efficace azione a protezione della salute pubblica, della sostenibilità delle produzioni e della tutela ambientale.

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Origini del Covid. La zoonosi è l’ipotesi più probabile ma non si esclude l’incidente di laboratorio. Il rapporto dell’Oms

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso il gruppo di esperti SAGO (Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens), ha pubblicato un’attesa relazione indipendente sull’origine del virus SARS-CoV-2. A oltre cinque anni dalla comparsa dei primi casi a Wuhan, in Cina, il report non fornisce ancora una risposta definitiva, ma offre un’analisi scientifica articolata delle evidenze disponibili, delineando due principali ipotesi in esame e le lacune che ancora impediscono una conclusione certa.

La relazione nasce da un mandato chiaro: comprendere come e dove SARS-CoV-2 sia passato agli esseri umani. È un’esigenza non solo scientifica ma anche etica, volta a prevenire future pandemie. SAGO ha operato in modo indipendente, analizzando migliaia di dati pubblicati e non, documenti governativi e interviste a esperti. Tuttavia, sottolinea di non aver potuto accedere a dati grezzi cruciali, in particolare da laboratori cinesi.

Le quattro ipotesi valutate
Nel report vengono analizzate quattro ipotesi principali:
– Spillover zoonotico naturale, da un animale selvatico all’uomo, con o senza ospite intermedio.

– Incidente in laboratorio, attraverso esposizione diretta o fallimento delle misure di biosicurezza.
– Trasmissione da catena del freddo, da prodotti animali importati contaminati.
– Manipolazione intenzionale, tramite ingegneria genetica seguita da un rilascio accidentale.

Sulle ipotesi 3 e 4, la relazione è chiara: al momento non ci sono evidenze scientifiche che le supportino. La trasmissione tramite prodotti congelati è ritenuta molto improbabile, mentre la manipolazione intenzionale del virus è giudicata non corroborata da dati genomici o esperimenti noti.

Le ipotesi più plausibili
Le due ipotesi ritenute più solide sul piano scientifico restano:
Spillover zoonotico naturale (ipotesi 1): supportata dalla maggior parte delle evidenze disponibili, anche se non ancora provata in via definitiva. Il virus è geneticamente simile a ceppi rinvenuti in pipistrelli in Cina e Laos (es. BANAL-52 e RaTG13), seppur troppo distanti per essere considerati precursori diretti. Metagenomica e tracciamenti ambientali al mercato Huanan di Wuhan (HSM) hanno confermato la presenza di animali suscettibili al virus (come il cane procione) e tracce genetiche del virus stesso su superfici di bancarelle.

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Fonte: quotidianosanita.it




Aumentare la sicurezza alimentare in Europa con l’innovazione digitale

In un mondo di filiere alimentari sempre più complesse e globalizzate, garantire la sicurezza degli alimenti è un compito impegnativo. I rischi emergenti, dalle epidemie microbiche alle contaminazioni chimiche, mettono costantemente a dura prova i sistemi alimentari. In risposta, il progetto FoodSafeR(si apre in una nuova finestra), finanziato dall’UE, ha riunito 19 organizzazioni accademiche, di ricerca e industriali di tutta Europa per sviluppare strumenti digitali all’avanguardia in grado di affrontare questa sfida.

Sfruttare l’IA per i rischi emergenti

«FoodSafeR intendeva fornire un sistema proattivo per rilevare e gestire i rischi emergenti per la sicurezza alimentare», spiega Lauren Alteio, scienziata del Centro di competenze austriaco per la qualità, la sicurezza e l’innovazione del mangime e degli alimenti(si apre in una nuova finestra) (FFoQSI). «Non ci limitiamo però a monitorare i rischi, ma cerchiamo di prevenirli.» L’équipe ha applicato l’intelligenza artificiale (IA) ad alcuni casi di ricerca, tra cui l’uso di algoritmi di apprendimento automatico in approcci bioinformatici per casi d’uso microbiologici e l’analisi di dati derivati da immagini satellitari per indagare la contaminazione da micotossine nelle colture. Il progetto ha inoltre usato l’apprendimento automatico e l’elaborazione del linguaggio naturale per analizzare i dati multimediali e scientifici alla ricerca di segnali precoci di rischi emergenti, al fine di aiutare i professionisti a rispondere in modo rapido e sicuro. Grazie a questo lavoro, il progetto ha sviluppato un quadro di riferimento per rilevare il modo in cui le minacce alla sicurezza alimentare cambiano sotto pressione. «Abbiamo identificato degli indicatori che ci hanno permesso di seguire il comportamento di una minaccia nel tempo, essenziale per una risposta a breve termine e una prevenzione a lungo termine», spiega Alteio. Questi approfondimenti sono stati poi integrati in strumenti digitali(si apre in una nuova finestra) e raccomandazioni politiche(si apre in una nuova finestra) sia per gli operatori che per i legislatori. Finora sono stati indagati a fondo quattro scenari di minaccia microbica e quattro scenari di minaccia chimica, aiutando i ricercatori a capire come cambiano i rischi e come rispondere in modo efficace.

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Fonte: Commissione Europea




Pubblicate le nuove Linee Guida per la Corretta Colostratura dei Vitello

A tutela del benessere dei vitelli e a seguito dei risultati emersi da progetti di ricerca condotti dal Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale in collaborazione con altri IIZZSS (IZS del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, IZS del Mezzogiorno e IZS delle Venezie) e con la ATS di Brescia, il Ministero della Salute ha ritenuto necessario richiedere specifiche Linee Guida sulla corretta colostratura del vitello, sia bovino che bufalino, destinate ai Veterinari ufficiali, ai liberi professionisti e agli allevatori. L’obiettivo è fornire uno strumento tecnico operativo di supporto all’applicazione del D.Lgs 126/2011 e delle recenti ordinanze emesse dal Ministero (0008590-25/03/2025-DGSAF-MDS-P e 0014259- DGSAF-MDS-P) sui controlli Ufficiali per la tutela del benessere dei vitelli nel primo mese di vita in allevamenti da latte e centri di raccolta.

Le Linee Guida per la corretta Colostratura del Vitello sono state redatte dal Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA), in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale sull’Igiene e le Tecnologie dell’Allevamento e delle Produzioni Bufaline (CReNBuf ).

Il documento nasce dallo studio della più recente bibliografia scientifica sull’argomento e dall’esperienza raccolta direttamente sul campo nei progetti di ricerca citati.

Le linee guida e note ministeriali sono consultabili integralmente nella sezione Formazione del sito ufficiale del CReNBA.

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Fonte: IZS Lombardia Emilia Romagna




Cibo che Unisce: la SIMeVeP Protagonista al Festival dei Due Mondi di Spoleto per una Comunità Antispreco

 Il prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto si arricchisce quest’anno di un evento di grande rilevanza sociale e scientifica: il convegno “Cibo che Unisce: Recupero e Ridistribuzione Alimentare per la Solidarietà verso una Comunità Antispreco”. Una presenza, quella della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (SIMeVeP), fortemente voluta dal suo presidente, il Dott. Antonio Sorice, che testimonia l’impegno concreto dell’associazione nella lotta allo spreco alimentare e nella promozione di pratiche virtuose per la sostenibilità e la solidarietà.

L’appuntamento, che si terrà presso la Sala Consiliare del Palazzo Comunale di Spoleto, rappresenta un’occasione fondamentale per approfondire tematiche cruciali legate alla gestione delle eccedenze alimentari, alla sicurezza igienico-sanitaria e all’importanza di un’economia circolare.

Il Ruolo Chiave della SIMeVeP e del Dipartimento di Prevenzione

Il convegno prenderà il via con gli interventi del Direttore del Dipartimento Prevenzione Usl Umbria 2, Danilo Serva, del Sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, e della Direttrice Salute e Welfare della Regione Umbria, Daniela Donetti. Seguirà la presentazione del corso a cura di Cinzia Mari (Direttore ff Servizio IAN Usl Umbria 2) e Maria Antonella Leo (Dirigente Veterinario Servizio IAOA Usl Umbria 2), insieme ai saluti istituzionali.

Il momento centrale della mattinata sarà senza dubbio l’intervento del Dott. Antonio Sorice, Presidente della SIMeVeP, affronterà il tema “Il ruolo del Dipartimento di Prevenzione nel contrasto allo spreco alimentare” per assicurare ciba sano e sicuro alle persone in difficoltà. Questa sessione metterà in luce come l’approccio veterinario e di sanità pubblica sia essenziale per garantire che le eccedenze recuperate siano sicure e idonee al consumo, evidenziando il contributo fondamentale della medicina preventiva in questo ambito.

Un Programma Ricco di Approfondimenti

La giornata proseguirà con interventi di alto profilo: Dario Dongo esplorerà il legame tra “Economia circolare, solidarietà e contesto europeo”, offrendo una prospettiva ampia sulle normative e le opportunità a livello continentale. Successivamente, Giuliana Malaguti tratterà la “Lotta allo spreco alimentare: una sfida da affrontare, una sfida da comunicare”, sottolineando l’importanza della comunicazione efficace per sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza.

Un altro tema di primaria importanza verrà affrontato da Laura Mongiello, che illustrerà “Come garantire la sicurezza alimentare nella filiera di recupero e ridistribuzione delle eccedenze”. Questo intervento è cruciale per comprendere le procedure e le best practice necessarie a tutelare la salute pubblica nel processo di recupero e ridistribuzione del cibo.

Tavola Rotonda: Esperienze a Confronto per la Solidarietà

Dopo la discussione finale e la pausa lavori, il pomeriggio sarà dedicato a una tavola rotonda  intitolata “Gestione, raccolta e donazione delle eccedenze alimentari: esperienze a confronto”. Questo dibattito, moderato da Fausto Scoppetta (Dirigente Veterinario Servizio IAOA Usl Umbria), vedrà la partecipazione di rappresentanti della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), del Banco Alimentare Umbria e di Enti caritativi territoriali dell’Umbria. Sarà un’opportunità preziosa per ascoltare e condividere le diverse esperienze sul campo, identificando le sfide e le soluzioni pratiche per una gestione più efficiente e solidale delle eccedenze alimentari.

“La presenza della SIMeVeP al Festival dei Due Mondi di Spoleto” commenta Antonio Sorice ” non solo sottolinea l’impegno della medicina veterinaria preventiva in ambiti che vanno oltre la salute animale in senso stretto, ma rafforza anche il messaggio che la lotta allo spreco alimentare è una responsabilità collettiva, dove scienza, istituzioni e società civile possono e devono collaborare per costruire una comunità più giusta e sostenibile”.

 

Programma corso