In arrivo data base europeo per la condivisione dei dati sull’utilizzo di animali ai fini scientifici

datiLa trasparenza nella gestione degli animali utilizzati ai fini scientifici è uno dei cardini della Direttiva Europea 62/2010 che impone la pubblicazione dei riassunti delle attività di ricerca che utilizzano animali e i dati statistici ad essa connessi.
Al fine di garantire una sempre maggiore trasparenza relativa alla diffusione e condivisione dei dati statistici inerenti l’impiego degli animali a scopo scientifico il Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi (ECVAM) ha presentato il nuovo database europeo ALURES.
ALURES rappresenta il primo database europeo pubblico, consultabile sia dai ricercatori sia dagli stakeholders interessati, che raggruppa i dati di tutti i Paesi membri e tutte le ricerche svolte in Europa.
All’interno della piattaforma vi sono 3 sezioni che individuano gli utilizzi degli animali a scopo scientifico, relativamente al tipo di ricerca (di base, traslazionale, ai fini del sistema regolatorio), alla specie, all’eventuale grado di sofferenza, possibilità di riutilizzo dell’animale, etc.
Nello specifico, il fine ultimo di tale piattaforma, come di tutti gli altri strumenti/documenti sviluppati in ambito internazionale, è quello di arrivare alla sostituzione del modello in vivo con uno non basato sull’impiego di animali.
L’accesso è totalmente libero e rappresenta la volontà da parte di tutti i Paesi membri di garantire e seguire il percorso comune legato al principio delle 3R (reduction, refinement, replacement), che, grazie ai continui progressi scientifici, porterà ad avere sempre meno bisogno del modello in vivo con il contemporaneo sviluppo di nuovi approcci non basati sull’impiego degli animali.
Le finalità del database e le sue possibilità sono descritte oltrechè sul sito di ECVAM anche in un video scaricabile da youtube

 Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna



IZS LT Centro di collaborazione OIE per le Buone Pratiche di Gestione dell’Apicoltura e le Misure di Biosicurezza nel Settore dell’Apicoltura

apicolturaSi è conclusa la 88ª sessione annuale dell’Assemblea mondiale dei delegati nazionali dell’OIE (Office International des Epizooties), una settimana di riunioni in webinar, da lunedì 24 a venerdì 28 maggio.

Nel corso dei lavori sono stati presentati i nuovi “Collaborating Centres” approvati dal Consiglio dell’OIE tra le diverse candidature esaminate.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana  è stato riconosciuto il Centro di collaborazione OIE per la Regione Europea, in qualità di: “OIE Collaborating Centre for Good Beekeeping Management Practices and Biosecurity Measures in the Apiculture Sector.”

“E’ un importante riconoscimento per il nostro Istituto che in questi anni si è attivamente impegnato nel “GOOD BEEKEEPING MANAGEMENT”, nella ricerca, nella formazione e nelle collaborazioni con partner internazionali. Proseguiremo il nostro impegno con crescente motivazione – afferma il direttore Generale Ugo Della Marta – per proteggere e diffondere la funzione strategica delle api nel mantenimento della biodiversità, sentinelle dell’inquinamento ambientale.”

Il nuovo centro sarà coordinato dal Dr. Giovanni Formato, medico veterinario, dirigente dell’Istituto e avrà il ruolo di garantire e promuovere per conto dell’ OIE che i Paesi Membri svolgano nel settore apistico le attività collegate all’applicazione delle buone pratiche e delle misure di biosicurezza, per un uso prudente del farmaco in apiario e per incrementare la qualità dei prodotti dell’alveare.

Il Centro, in linea con il Sesto Piano Strategico OIE, si propone di:

• Gestire il rischio per la sanità ed il benessere delle api, riducendo i pericoli per la salute umana;
• Aumentare la sicurezza alimentare dei prodotti dell’alveare;
• Ridurre l’impatto delle malattie delle api e delle loro morie sul settore produttivo apistico;
 Definire standard per garantire condizioni trasparenti ed armonizzate per il commercio nazionale ed internazionale di api e loro prodotti;

• Garantire trasparenza delle informazioni sanitarie trasparenti ai Paesi Membri OIE, anche grazie all’impiego delle nuove tecnologie di comunicazione;
• Ridurre i rischi biologici, siano essi di natura biologica, naturale, accidentale o intenzionale;
• Realizzare una analisi ed una ottimizzazione dei legami socio-economici uomo-animale
• Contribuire allo sviluppo economico dell’uomo per tutelare, al tempo stesso, l’ambiente e la biodiversità.

L’OIE,  Organizzazione mondiale della sanità animale,  è l’organizzazione intergovernativa responsabile del miglioramento della salute degli animali in tutto il mondo, con sede a Parigi.
E’ riconosciuta come organizzazione di riferimento dalla WTO (World Trade Organization) e nel 2018 ha contato 182 Paesi Membri. L’OIE mantiene relazioni permanenti con circa 75 altre organizzazioni internazionali e regionali e ha uffici regionali e sub-regionali in ogni continente.
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Tra le candidature esaminate dalla Commissione Regionale corrispondente alla Sede dei Centri sono state approvate dal Consiglio dell’OIE:

• OIE Collaborating Centre for Good Beekeeping Management Practices and Biosecurity Measures in the Apiculture Sector – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, Rome, ITALY – risoluzione n. 29 dell’assemblea generale dei delegati OIE

• OIE Collaborating Centre for Economics of Animal Health
University of Liverpool, Centre of Excellence for Sustainable Food Systems, Global Burden of Animal Diseases Programme, Institute of Infection, Veterinary and Ecological Sciences, Liverpool, UNITED KINGDOM

• Norwegian Veterinary Institute, P.O. Box 750 Sentrum, 0106 Oslo, NORWAY

• Utrecht University, Department of Population Health Services, Utrecht, NETHERLANDS
L’elenco dei centri di collaborazione dell’OIE è disponibile sul sito web OIE

Fonte: IZS Lazio e Toscana




Rapporti EFSA destinati a ispirare futura comunicazione del rischio in Europa

Quattro nuovi rapporti pubblicati oggi dall’EFSA forniranno una vasta mole di informazioni tecniche e consigli sulle migliori prassi per contribuire a strutturare un futuro “Piano generale europeo per la comunicazione del rischio” in tema di sicurezza alimentare.

Il regolamento sulla trasparenza (2019/1381) ha introdotto nuove disposizioni che richiedono un quadro integrato per la comunicazione del rischio a cura dei valutatori e dei gestori del rischio per la sicurezza alimentare nell’UE a livello dell’Unione e dei singoli Stati.

Barbara Gallani, responsabile del dipartimento “Comunicazione, partecipazione e cooperazione” dell’EFSA ha dichiarato: “Il piano generale aiuterà gli enti di sicurezza alimentare in Europa a coordinare meglio i rispettivi compiti di comunicazione dei rischi e a fornire consigli e informazioni più coerenti a beneficio dei consumatori dell’UE e delle parti interessate alla sicurezza alimentare”.

La Commissione europea, che presiede all’attuazione del piano generale, ha chiesto all’EFSA di prestare assistenza alla sua elaborazione arricchendolo con spunti tratti da ricerche in ambito sociale e dalla mappatura delle strutture di comunicazione del rischio esistenti nonché delle migliori prassi adottate dagli enti di sicurezza alimentare nell’UE. Il pacchetto di quattro rapporti che ne è risultato è stato elaborato congiuntamente dall’EFSA, da esperti di livello accademico e da organizzazioni partner degli Stati membri.

Ha dichiarato Barbara Gallani: “L’EFSA è grata a tutti i suoi partner nazionali e ai molti esperti di comunicazione del rischio che hanno collaborato a questo studio, anche nel corso della consultazione pubblica tenutasi sul nostro rapporto scientifico. Tali sforzi sono destinati a ispirare e dare forma al futuro quadro in cui opererà il Piano Generale, per la cui elaborazione siamo pronti a fornire supporto alla Commissione e alle autorità dei vari Paesi”.

L’equipe di comunicazione dell’EFSA sta vagliando la ricca serie di risultanze disponibili nei rapporti con l’obiettivo di migliorare le proprie prassi di lavoro e di rivedere il proprio manuale di comunicazione del rischio, i materiali correlati e i relativi programmi di formazione.

“Stiamo preparando anche alcuni interessanti progetti di ricerca sociale per contribuire a soddisfare i nuovi, specifici requisiti introdotti dal regolamento sulla trasparenza. Tra questi c’è l’obbligo di aiutare i nostri diversi tipi di pubblico a capire la differenza tra ‘pericolo‘ e ‘rischio’, due concetti fondamentali nella valutazione scientifica del rischio”

Fonte: EFSA




Trasporto di animali vivi: l’EFSA alla ricerca di contributi in preparazione a imminente valutazione scientifica

trasporto gallineL’EFSA sta raccogliendo pareri dai portatori di interesse nelle fasi preliminari alla propria valutazione scientifica sul benessere degli animali durante il trasporto su territorio UE. Su tale valutazione poggerà l’imminente revisione della legislazione sul benessere degli animali presso la Commissione europea.

La consultazione si prefigge i seguenti scopi:

  • raccogliere tutti i dati e le informazioni disponibili relativamente alle condizioni ambientali (temperatura, umidità, livelli di ammoniaca, ecc.) che gli animali sperimentano durante il trasporto;
  • chiedere alle parti interessate se il mandato assegnato all’EFSA e l’interpretazione dei termini di riferimento che essa ne fa trattino adeguatamente le pratiche di trasporto e le aree di preoccupazione del caso. Più specificatamente, si chiede se vengano effettivamente toccate tutte le principali pratiche di trasporto;
  • collazionare commenti sugli ostacoli pratici che si frappongano al rispetto dell’attuale legislazione sul benessere degli animali durante il trasporto degli stessi.

Nikolaus Kriz, a capo dell’unità EFSA di “Salute animale e vegetale”, ha dichiarato: “Abbiamo deciso di organizzare una consultazione anticipata per garantire che il nostro lavoro si basi sulla più ampia base di evidenze possibile. La letteratura scientifica sul trasporto degli animali è scarsa, ed è per questo che stiamo cercando input da tutti gli organismi competenti come ad esempio le organizzazioni di trasporto degli animali, le autorità nazionali, le ONG e le associazioni veterinarie.

“Una consultazione pubblica fruttuosa è importante non solo per l’EFSA ma per tutti coloro che lavorano per incrementare gli standard di benessere animale nell’UE utilizzando le conoscenze scientifiche più aggiornate”.

Il parere scientifico, che dovrebbe essere terminato nella seconda metà del 2022, intende individuare pericoli e conseguenze sul benessere delle comuni pratiche di trasporto – ad esempio su traghetti ro-ro, su strada e per via aerea – per sei gruppi di animali: equidi (cavalli, asini); bovini (mucche e vitelli); piccoli ruminanti (pecore e capre); suini; uccelli domestici (polli, galline ovaiole, tacchini, ecc.); e conigli.

Inquadrate nel contesto della strategia della Commissione europea “dal produttore al consumatore” le risultanze della consultazione EFSA saranno di ausilio per l’aggiornamento delle politiche volte a salvaguardare il benessere degli animali trasportati sul territorio UE. La consultazione rimarrà aperta per otto settimane e si chiuderà il 10 giugno 2021.

Fonte: EFSA




Trasparenza nella valutazione del rischio: una nuova era incomincia

logo-efsaNuove regole sulla trasparenza e la sostenibilità sono destinate a ridisegnare  il modo in cui l’EFSA svolge il proprio ruolo di valutatore del rischio nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE.

Un nuovo regolamento approvato dal Parlamento europeo e da Consiglio dell’UE, in vigore dal prossimo 27 marzo, potenzierà la capacità dell’Autorità di svolgere le sue attività di valutazione dei rischi in linea con i più elevati standard di trasparenza.

Il regolamento rafforzerà l’affidabilità e la trasparenza degli studi scientifici presentati all’EFSA dalle aziende e rafforzerà la dirigenza dell’Autorità per garantirne l’efficienza a lungo termine.

Ha dichiarato Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA: “Questo è un momento cruciale per la valutazione dei rischi nella filiera alimentare dell’UE. L’EFSA ringrazia il Parlamento europeo, la Commissione europea e agli Stati membri dell’UE per l’opportunità che le viene offerta di avvicinare i cittadini e i portatori di interesse al proprio lavoro e di beneficiare dei vantaggi conseguenti a un vaglio più attento dei propri processi e prassi di lavoro”.

Tra le varie iniziative per agevolare l’applicazione del nuovo regolamento l’EFSA ha messo a punto nuovi strumenti informatici e un portale web dedicato per aiutare i portatori di interesse ad adeguarsi alle nuove disposizioni. Il nuovo portale entrerà in funzione dal 30 marzo.

E’ stata inoltre organizzata una serie di sessioni di formazione e seminari online.

Queste procedure sono state elaborate in collaborazione con i portatori di interesse dell’EFSA e con partner quali l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e gli Stati membri.

Le nuove disposizioni verranno applicate ai futuri mandati e richieste di autorizzazione, senza alcun valore retroattivo. E’ pertanto previsto un periodo di transizione durante il quale molte attività correnti dell’EFSA verranno ancora svolte seguendo le norme e disposizioni di legge uscenti.

Url ha poi aggiunto: “Si tratta di una grossa sfida logistica nella quale abbiamo profuso risorse rilevanti per garantire che i nostri portatori di interesse trovino quanto più agevole la transizione al nuovo sistema”.

Che cos’è il regolamento sulla trasparenza?

Il regolamento è stato elaborato in risposta all’iniziativa di cittadini europei in materia di pesticidi e alle risultanze di una revisione del regolamento generale della legislazione alimentare conclusasi nel gennaio 2018.

Tra l’altro il nuovo regolamento:

  • consente ai cittadini di avere accesso agli studi scientifici e alle informazioni presentate all’EFSA dall’industria già nelle prime fasi del processo di ;
  • incorpora le pubbliche consultazioni nel processo di valutazione delle richieste di approvazione di prodotti soggetti ad apposito regolamento;
  • garantisce che l’EFSA sia messa al corrente di tutti gli studi commissionati in un dato settore per garantire che le aziende che presentano domande di autorizzazione trasmettano tutte le informazioni attinenti;
  • conferisce alla Commissione europea la possibilità di chiedere all’EFSA di commissionare studi ulteriori.

Più in là il regolamento modificherà anche la struttura gestionale dell’EFSA immettendo rappresentanti degli Stati membri nel suo consiglio di amministrazione. Si sta inoltre lavorando per rendere più accessibile ai cittadini dell’UE la valutazione e gestione dei rischi nella filiera alimentare migliorando gli strumenti e le prassi di comunicazione e partecipazione.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito web della Commissione europea.

Fonte: europa.eu




Epidemia di EHV-1 in Europa. Prime indicazioni operative sulla diagnosi di possibili casi sospetti

La diffusione della Rinopolmonite Equina da Herpes Equino di tipo 1 (EHV-1) in Europa sta destando una certa preoccupazione nelle autorità sanitarie europee; anche il Ministero della Salute italiano sta monitorando e analizzando attentamente la situazione.

Dopo il primo focolaio scoperto a Valencia lo scorso febbraio, sono stati segnalati casi analoghi anche in Francia, Belgio e Germania. Dalle prime informazioni sembra si tratti dell’epidemia di EHV-1 più grave che si sia registrata in Europa da diversi decenni, causata da un ceppo di EHV-1 particolarmente aggressivo che ha già causato decessi di equini e un numero molto elevato di casi clinici gravi. La Federazione Equestre Internazionale (FISE) ha pertanto comunicato alcuni giorni fa alle Federazioni nazionali, e poi anche alla stampa, le misure di controllo assunte per prevenirne l’espansione.

Tutte le info sul sito dell’ IZS Venezie

 

 




Basso rischio di infezione parassitaria in gran parte delle specie ittiche allevate nelle acque europee

pesciBuone notizie per i consumatori di pesce europei: c’è un parassita di cui non si devono preoccupare quando consumano pesce d’allevamento prodotto dalla maricoltura d’Europa. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista «Eurosurveillance», il rischio correlato a questo parassita, chiamato Anisakidae, è trascurabile per il pesce di mare allevato in Europa. L’aumento della domanda di prodotti ittici in Europa e le nuove tendenze alimentari che prevedono il consumo di pesce crudo o poco cotto potrebbero avere aumentato la nostra esposizione ai parassiti dei pesci. Il diritto europeo richiede pertanto l’applicazione di un trattamento di congelamento ai prodotti ittici destinati a essere consumati crudi o poco cotti. L’unica specie esente da tale trattamento è il salmone atlantico per il quale, come dimostrato dagli studi precedenti, il rischio che contenga parassiti è molto basso. Con il sostegno del progetto ParaFishControl, finanziato dall’UE, lo studio in questione si è dunque concentrato sulla presenza di parassiti di Anisakidae zoonotici, ovvero trasmessi dagli animali agli esseri umani, nelle specie ittiche marine più allevate in Europa, ad esclusione del salmone atlantico. L’Anisakidae è una famiglia di vermi nematodi parassiti presenti nell’intestino degli animali. Se questi vermi vengono ingeriti da una persona tramite il consumo di pesce crudo o poco cotto, le loro larve possono provocare una malattia chiamata anisachiasi. Identificata per la prima volta negli esseri umani nel 1960, questa malattia è considerata una grave minaccia per la salute umana ed è la causa di migliaia di sindromi invasive e allergiche correlate in tutto il mondo, come affermato dallo studio.

Le specie ittiche studiate

I ricercatori hanno valutato il rischio di presenza del parassita Anisakidae zoonotico in orate, branzini, rombi chiodati e trote iridee marine allevati nei mari europei. Da marzo 2016 a novembre 2018 sono stati analizzati in totale 6 549 pesci marini: 2 753 orate, 2 761 branzini e 1 035 rombi chiodati. I campioni sono stati raccolti da 14 allevamenti in Grecia, Spagna e Italia. In aggiunta, sono stati esaminate 200 trote iridee provenienti dalla Danimarca, oltre a 290 branzini e 352 orate importati in Spagna e in Italia da Croazia, Grecia e Turchia. Secondo lo studio, l’orata, il branzino e il rombo chiodato «rappresentano il 95 % della produzione della maricoltura dell’UE, escludendo il salmone atlantico, e vengono allevati quasi interamente in 19 paesi mediterranei, tra cui Grecia, Spagna e Italia sono i più importanti produttori dell’UE». Data l’assenza di vermi di Anisakidae zoonotici nel pesce esaminato, il gruppo di ricerca ha scoperto che il rischio di infezione è trascurabile per la gran parte delle specie ittiche prodotte dalle attività della maricoltura europea. Gli autori dello studio concludono: «Orate, branzini, rombi chiodati e trote iridee marine allevati dovrebbero pertanto essere considerati adatti, al pari del salmone atlantico, a beneficiare dell’esenzione dal trattamento di congelamento previsto dal regolamento UE 1276/2011 per i prodotti di itticoltura, nella forma di “prodotti della pesca che vanno consumati crudi o praticamente crudi; oppure i prodotti della pesca marinati, salati e qualunque altro prodotto della pesca trattato, se il trattamento praticato non garantisce l’uccisione del parassita vivo”». Il progetto ParaFishControl (Advanced Tools and Research Strategies for Parasite Control in European farmed fish) si è concluso a marzo 2020. Il suo obiettivo generale è stato rendere il settore dell’acquacoltura europea più sostenibile e competitivo. Per raggiungerlo, il progetto ha migliorato la comprensione scientifica delle interazioni tra pesci e parassiti, trovando modi per evitare, controllare e mitigare la presenza dei parassiti più pericolosi che interessano le specie ittiche maggiormente allevate in Europa.

Per ulteriori informazioni, consultare: sito web del progetto ParaFishControl

Fonte: Commissione Europea




Trovate le varianti di SARS-CoV-2 nelle acque di scarico: la ricerca dell’ISS

“CS n°13/2021 – Trovate le varianti di SARS-CoV-2 nelle acque di scarico: la ricerca dell’ISS”

Lucentini: risultati importanti per esplorare la variabilità genetica del virus

Bonadonna: le potenzialità della sorveglianza sui reflui riconosciute nel Piano europeo contro le varianti

Le varianti del virus SARS-CoV-2 inglese e brasiliana sono state individuate per la prima volta nelle acque di scarico italiane.

La ricerca, prima in assoluto sulle varianti in reflui urbani in Italia e tra le prime al mondo, è stata condotta dal gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa* del Dipartimento Ambiente e Salute e da Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica Veterinaria dell’ISS, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico della Puglia e della Basilicata.   I risultati dello studio dimostrano che le acque di scarico posso essere un utile strumento per valutare la circolazione delle varianti di SARS-CoV-2 nei centri urbani.

Per consentire uno screening rapido, pratico e semplice delle varianti circolanti nella popolazione italiana è stato sviluppato, infatti, un metodo che prevede l’amplificazione e il sequenziamento di una parte del gene S contenente specifiche mutazioni in grado di caratterizzarle. Il metodo, testato inizialmente su campioni clinici (tamponi naso-faringei), è stato successivamente applicato all’analisi delle acque di scarico raccolte in fognatura prima dei trattamenti di depurazione. L’esame di questa matrice ha individuato, per la prima volta in campioni ambientali, la presenza di mutazioni caratteristiche delle varianti UK e brasiliana in alcune aree del nostro paese dove la circolazione di tali varianti era stata accertata in campioni clinici di pazienti CoViD-19.

In particolare sono state individuate sequenze con mutazioni tipiche di variante brasiliana e inglese in reflui raccolti a Perugia dal 5 all’8 febbraio e mutazioni tipiche della variante spagnola in campioni raccolti da impianti di depurazione a Guardiagrele, in Abruzzo dal 21 al 26 gennaio 2021.

“I nostri risultati – sottolinea Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute – confermano le potenzialità della wastewater based epidemiology, non solo per lo studio dei trend epidemici, come già dimostrato in precedenti nostre ricerche e ormai consolidato nella letteratura scientifica, ma anche per esplorare la variabilità genetica del virus”.

“Le prospettive sono promettenti – dice Lucia Bonadonna, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’ISS – in particolare se pensiamo che la sorveglianza sui reflui è applicata in diversi paesi europei, anche se non ancora per la ricerca delle varianti. L’importanza della sorveglianza ambientale è stata riconosciuta, grazie anche al contributo dei risultati italiani, nel Piano europeo contro le varianti del COVID-19 (Hera incubator), che mira a rafforzare le difese dell’Unione davanti al crescente numero di mutazioni del virus”.

*gruppo di lavoro: Marcello Iaconelli, Giusy Bonanno Ferraro, Pamela Mancini e Carolina Veneri

Fonte: ISS




Il COVID-19 nella filiera produttiva della carne. Descrizione di un cluster in Trentino

coronavirusA cavallo tra fine agosto ed inizio settembre 2020  in provincia di Trento si è verificato un focolaio in alcune aziende appartenenti alla filiera della carne.

L’origine del focolaio è da ricondurre ad una delle 5 aziende coinvolte, molto carente dal punto di vista dell’implementazione delle misure
anticovid. Da questa azienda il contagio ha potuto diffondersi alle altre aziende a causa della condivisione della manodopera precaria fornita da diverse agenzie intermediarie. Nell’azienda che ha dato origine al focolaio la manodopera precaria interinale (“avventizia”19), rappresenta il 71% dei lavoratori. L’unica azienda rimasta indenne dal contagio aveva realizzato ottimali ed efficaci protocolli anticovid e non aveva lavoratori in comune con le altre aziende.

Durante una prima campagna di screening nelle prime settimane di settembre, dei 591 lavoratori testati 161 (27%) sono risultati positivi, una percentuale significativa, anche in considerazione della bassa prevalenza della positività nella popolazione generale all’epoca (percentuale di positività attorno al 2%). Nelle 3 aziende risultate carenti rispetto alle misure anticovid queste percentuali hanno raggiunto punte del 70-77%.

Considerato che la dinamica e le caratteristiche del focolaio COVID-19 nelle aziende della filiera della carne del Trentino, confermano alcuni aspetti generali della propagazione della pandemia e danno preziose indicazioni di prevenzione e controllo della pandemia nei settori lavorativi, anche oltre a quello specifico della carne, il personale del Dipartimento di Prevenzione APSS, Trento ha descritto gli interventi messi in atto, partendo dal contesto generale e proponendo spunti per l’azione futura.

Scarica l’allegato




Innovazione del sistema di SPV: insediato il gruppo di lavoro alla significativa presenza del Ministro Speranza

veterinarioCon decreto 8/7/2021 il Ministero della Salute ha istituito un Gruppo di lavoro, presso l’Ufficio di Gabinetto, con l’obiettivo di analizzare la situazione e le criticità attualmente gravanti sul sistema di Sanità Pubblica Veterinaria e avanzare proposte, anche e in specie a carattere normativo, affinché possa essere ammodernato il Servizio sanitario nazionale mediante nuovi modelli di prevenzione.

L’On. Massimo Paolucci, introducendo i lavori e sintetizzando gli interventi dei componenti del Gruppo, tutti presenti e coordinati dal dott. Giuseppe Gambale, ha sottolineato come i suddetti obiettivi possano rappresentare una grande opportunità nel contesto attuale in cui, a seguito della pandemia, deve e può assumere massima rilevanza l’approccio “one health”: un approccio che tutti gli intervenuti hanno infatti evidenziato come fondamentale nei diversi contesti operativi della sanità pubblica e in specie nel contesto della prevenzione primaria. Difatti, anche la necessaria attuazione delle nuove norme europee richiede, e consente al tempo stesso, di innovare metodi e organizzazione di lavoro in tale ottica.

Particolarmente significativa è stata la presenza del Ministro Roberto Speranza che, nel rimarcare la rilevanza futura della professione veterinaria, ha espresso rinnovata fiducia nella stessa e nei lavori del Gruppo, assicurando ogni possibile supporto così che, quanto verrà elaborato e proposto, possa concretizzarsi ai fini anzidetti.

Gli interventi del dott. Antonio Sorice e del dott. Mauro Gnaccarini hanno, fra gli altri, richiamato proprio la necessità di agire in detta ottica, cogliendo la rilevante occasione per proporre le opportune innovazioni in ambito:

– sia di formazione specialistica, appositamente orientata alla sanità pubblica veterinaria e opportunamente finanziata; – sia di contesto economico ed ambientale, anche rispetto alla necessaria complessiva sostenibilità delle imprese;
– sia di contesto tecnico-organizzativo, al fine di migliorare e rendere omogenee le organizzazioni territoriali e maggiormente efficaci le azioni sanitarie, anche mediante la costituzione di adeguati livelli regionali quali interfaccia fra enti territoriali, II.ZZ.SS. e livello nazionale.

Pertanto, considerata la comunione di intenti e la reciproca fiducia nelle competenze espresse dai componenti il gruppo, che rappresentano tutte le diverse istanze della professione, i lavori sono entrati subito nel vivo con la definizione di un specifico cronoprogramma.

A tutti un augurio di buon e proficuo lavoro.

Il testo del Decreto