La malattia emorragica epizootica del cervo (EHD). Dopo lingua blu e influenza aviaria una nuova sfida per la sanità veterinaria.
Ruggero è il primo animale, un toro, a presentare sintomatologia clinica e lesioni riconducibili alla EHD, la malattia emorragica epizootica del cervo, ma che colpisce anche i ruminanti domestici. Dopo un primo sospetto di blue tongue –i sintomi possono essere inizialmente confusi – la verifica da parte del centro di referenza nazionale di Teramo conferma i sospetti dei veterinari di ASL e IZS della Sardegna.
Con i circa 11000 esemplari di cervi nella sola Sardegna meridionale, il virus potrebbe e avere altissima possibilità di trasmissione, se non si interviene tempestivamente. Da qui l’urgenza di mettere la patologia sotto la lente di ingrandimento, con un incontro nazionale che ha portato a convegno tutti i maggiori studiosi ed operatori dell’Isola e della penisola.
All’incontro ha preso parte l’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Sardegna, Mario Nieddu, che ha evidenziato come l’amministrazione regionale si sia già attivata con incontri con tutti i soggetti che hanno un ruolo nella crisi in corso.
Sono intervenuti anche il direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico sardo, Giovanni Filippini, e il Direttore del servizio di Sanità Pubblica Veterinaria della Regione Antonio Montisci, che hanno evidenziato come tutto il sistema sanitario, veterinario e non, si debba necessariamente preparare, a fronte di cambiamenti climatici sempre più accentuati e che conducono alla diffusione sempre più frequente di nuove patologie soprattutto di tipo tropicale.
Di fronte a questa nuova emergenza emergono nuovi scenari e nuovi comportamenti, per evitare la diffusione e circoscrivere il più possibile il fenomeno. Ad illustrare i riferimenti normativi in questo settore è intervenuto Luigi Ruocco, Direttore dell’Ufficio 3 del Ministero della Salute, area che ha la responsabilità della Sanità animale e della gestione e lotta contro le malattie animali. Ruocco ha invitato a fare riferimento alle nuove norme europee per la gestione operativa dell’emergenza, che forniscono una cornice alle azioni di contenimento, e sottolineato il ruolo che la nuova normativa conferisce agli operatori nel rilevare, segnalare e gestire animali sospetti.
Sotto l’aspetto della diagnostica, il laboratorio dell’IZS sarà dotato a breve di un kit, che permetterà di rilevare in tempi brevi un numero elevato di campioni sospetti di positività all’EHD. L’Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale inoltre, che fa capo ugualmente allo zooprofilattico sardo, ha già a disposizione un’App che permette di inserire la singola segnalazione circa la presenza di carcasse di animali selvatici o negli allevamenti.
Il Presidente Commissione agricoltura Piero Maieli ha poi sottolineato la necessità di attivare una unità di crisi specifica, progetto cui l’amministrazione regionale si è già detta disponibile, che possa gestire in modo unitario le strutture regionali coinvolte al fine di consentire azioni concrete per contenimento contro l’espansione della patologia.
Nel corso della giornata si sono alternati esperti di tutta Italia, da Giovanni Savini, Maria Goffredo e Massimo Spedicato e Alessio Lorusso del Centro di Referenza Nazionale per le malattie esotiche degli animali, a Lucio Mandas del Centro Allevamento Recupero Fauna Selvatica (Forestas) e Vincenzo Forma dell’ASL Medio Campidano, che ha per primo rilevato la sintomatologia clinica in Sardegna, assieme ad Angelo Ruiu dell’IZS Sardegna che ha fornito la descrizione delle lesioni anatomo-patologiche riscontrate. Per l’Istituto sono intervenuti inoltre Stefano Cappai, Giantonella Puggioni e Giuseppe Satta. I lavori sono stati coordinati da Sandro Rolesu, Direttore Sanitario dell’IZS Sardegna.
Fonte: IZS Sardegna
Una nuova segnalazione di Vespa velutina in Veneto è arrivata qualche giorno fa al sito Stopvelutina, proveniente dalla provincia di Venezia, in località Malcontenta, frazione di Mira (mappa in alto), mentre si alimentava su filari d’uva.
Sono stati pubblicati sul sito EpiCentro (ISS) i nuovi rapporti del sistema di sorveglianza nazionale integrata delle arbovirosi relativi al periodo 1 gennaio – 31 ottobre 2022. Durante questi mesi il sistema di sorveglianza nazionale segnala: 40 casi confermati di infezione neuro-invasiva – TBE; nessun caso confermato di Chikungunya; 114 casi confermati di Dengue; 100 casi confermati di Toscana Virus; 1 caso confermato di Zika Virus.
Le vendite annuali di antibiotici negli allevamenti italiani si sono più che dimezzate in dieci anni, ma restano tra le più alte in Europa.
All’Istituto 1,2 milioni di euro per la ricerca in nanotossicologia con le New Approach Methodologies (NAM)
In questi anni abbiamo sentito parlare parecchio di spillover, che letteralmente identifica un “salto di specie” ma che più spesso viene inteso come passaggio di un patogeno dagli animali all’uomo. Tale meccanismo può essere alla base di malattie nuove o emergenti o vere e proprie epidemie/pandemie, come nel caso dell’influenza e probabilmente del SARS_CoV-2.
Le chance di rintracciare l’antenato di Covid-19 sono ormai quasi nulle. Questa, in estrema sintesi, è la conclusione a cui giunge un approfondimento pubblicato sulla rivista Nature, in cui si ripercorrono gli sforzi effettuati dalla ricerca per ricostruire le origini della pandemia. Stando alle conoscenze attuali, spiegano i virologi, SARS-CoV-2 potrebbe aver condiviso un antenato con i coronavirus dei pipistrelli più recentemente di quanto precedentemente ipotizzato. Individuare le origini dell’agente patogeno, però, è molto più complesso di quanto si possa immaginare. I virus possono infatti scambiare tra loro frammenti di RNA, attraverso un processo chiamato ricombinazione. In un’analisi presentata durante il World One Health Congress a Singapore, gli scienziati hanno confrontato frammenti di genomi di coronavirus per cercare di individuare le origini di Covid-19. L’indagine suggerisce che alcune sezioni di coronavirus di pipistrello e SARS-CoV-2 condividevano un antenato comune nel 2016, appena tre anni prima dell’inizio della pandemia. Questo lavoro, che non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria, restringe l’arco di tempo intercorso tra l’antenato di SARS-CoV-2 originato nei pipistrelli e l’agente patogeno che ha provocato l’emergenza sanitaria globale. I risultati, tuttavia, non contribuiscono alla spiegazione puntuale di come e quando sia avvenuto il salto.
Una ricerca per capire come questo pericoloso batterio sia capace di sopravvivere, anche in condizioni molto difficili, mediante la produzione di determinate proteine, alcune delle quali attualmente prive di funzione nota