Cibi ultraprocessati. Su The Lancet analizzato l’impatto sulla salute. “Serve una risposta globale”
L’aumento degli alimenti ultra-processati nelle diete di tutto il mondo rappresenta una sfida urgente per la salute pubblica, che richiede politiche coordinate e azioni di sensibilizzazione a livello globale.
È quanto afferma una nuova serie di tre articoli pubblicata dalla prestigiosa rivista The Lancet e firmata da 43 esperti internazionali, tra i quali figura Marialaura Bonaccio, ricercatrice dell’Unità di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS).
Le Lancet Series sono collezioni tematiche di articoli scientifici dedicate ai grandi temi della medicina e della salute pubblica. Quella appena pubblicata, interamente incentrata sugli alimenti ultra-processati (UPF), analizza il loro impatto sulla salute, la crescente influenza delle grandi aziende alimentari e la necessità di un’azione politica coordinata. Gli esperti delineano una visione d’insieme che unisce ricerca scientifica, regolamentazione pubblica e partecipazione sociale, con l’obiettivo di promuovere sistemi alimentari più equi e sostenibili.
“La diffusione degli alimenti ultra-processati – dice Marialaura Bonaccio – sta modificando in profondità il nostro modo di mangiare e di intendere l’alimentazione. Anche in contesti come quello mediterraneo, tradizionalmente riconosciuto come modello di equilibrio e salute, stiamo assistendo a una progressiva sostituzione di cibi freschi e preparazioni domestiche con prodotti industriali pronti al consumo, spesso ricchi di zuccheri, grassi e additivi. Questo cambiamento, da noi ampiamente riscontrato nell’ambito del Progetto Moli-sani, non riguarda solo la qualità nutrizionale, ma anche gli aspetti sociali e culturali legati al cibo, che rappresentano parte integrante del benessere collettivo. Comprendere e contrastare questa trasformazione è oggi una priorità di salute pubblica, che richiede politiche mirate e un rinnovato impegno nella promozione di abitudini alimentari sane e sostenibili”.
Dalle analisi raccolte emerge che i cibi ultra-processati stanno progressivamente sostituendo alimenti freschi e tradizionali, con effetti misurabili sulla qualità complessiva della dieta e sul rischio di malattie croniche. Secondo i ricercatori, il fenomeno non riguarda solo le scelte individuali, ma un sistema alimentare globale che privilegia prodotti industriali ad alto contenuto calorico e basso valore nutrizionale.
Fonte: quotidianosanita.it
Tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati segnalati 1 443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5) negli uccelli selvatici in 26 Paesi europei, quattro volte in più rispetto allo stesso periodo nel 2024 e il numero più alto quanto meno dal 2016.
L’American Veterinary Medical Association (AVMA), la Federation of Veterinarians of Europe (FVE) e la Canadian Veterinary Medical Association (CVMA) — che rappresentano complessivamente oltre 400.000 veterinari in tutto il mondo — hanno pubblicato oggi due dichiarazioni congiunte di rilievo che riaffermano il loro impegno condiviso verso un uso responsabile degli antimicrobici e la lotta globale contro la resistenza agli antimicrobici (AMR).
Le cosiddette ‘Nature Based Solutions’, le “Soluzioni Basate sulla Natura”, che offrono benefici tangibili per la salute nelle infrastrutture e il tema della decarbonizzazione in sanità saranno oggetto di due eventi a cui parteciperà l’Iss con il dipartimento Ambiente e Salute durante i lavori della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – COP 30, che si svolge a Belém, Brasile, dal 10 al 21 Novembre 2025.
La crescente diffusione del clade 2.3.4.4b del virus dell’influenza aviaria A(H5N1) a numerose specie di volatili e di mammiferi domestici e selvatici desta fondati motivi di allarme. Preoccupa particolarmente, in un siffatto contesto, la documentata acquisizione dell’infezione da parte di specie la cui conservazione in natura appare già seriamente minacciata, quali l’orso polare in Alaska, i leoni e gli elefanti marini sudamericani, nonché delfini e focene lungo le coste nordamericane e scandinave (Di Guardo, 2025). Ulteriore preoccupazione la giustificano, altresì, i reiterati casi di malattia umana in allevatori statunitensi, conseguenti ad esposizione/consumo di latte non pastorizzato proveniente dai numerosi allevamenti bovini colpiti dal virus in USA (Garg et al., 2025).. In un caso di malattia recentemente diagnosticato in un paziente cileno, l’agente responsabile possedeva inoltre il medesimo profilo genetico del virus isolato da leoni marini deceduti lungo le coste di quel Paese (Pardo-Roa et al., 2025). Fortunatamente, il virus dell’influenza aviaria A(H5N1) non avrebbe ancora acquisito, nonostante i continui eventi mutazionali a carico del proprio genoma, la capacità di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo (Di Guardo, 2025).
Un uomo anziano con condizioni cliniche pregresse, residente nella contea di Grays Harbor, nello Stato di Washington, è risultato positivo all’influenza aviaria in un test preliminare. Lo ha comunicato il Washington State Department of Health, che riferisce l’avvio delle cure e indica un rischio considerato basso per la popolazione.
A seguito della epidemia di Dermatite nodulare contagiosa (Lumpy skin disease – LSD) in regione Sardegna e dell’avvio della campagna di vaccinazione, negli ultimi mesi il Ministero della Salute ha fornito chiarimenti, documenti detenuti e le ulteriori informazioni a ciascuno degli operatori proprietari di stabilimenti di bovini nei territori interessati che ne abbia fatto richiesta.
Produrre carne coltivata a prezzi accessibili diventa possibile, grazie alla scoperta di un meccanismo del tutto naturale che consente alle cellule di bovino di diventare immortali continuando a dividersi indefinitamente senza dover ricorrere a modifiche genetiche.
“La crisi climatica è una crisi sanitaria.” Con queste parole, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ribadito l’urgenza di integrare la salute pubblica nei negoziati internazionali sul clima.