Aviaria, Sieroconversione nei domestici. Sorice: l’attività di sorveglianza dei servizi veterinari funziona

Anticorpi al virus H5N1 in 5 cani e un gatto in un allevamento del Bresciano. Per gli esperti, più che una sorpresa è la conferma che il virus ad alta patogenicità, responsabile della grande epidemia di aviaria diffusa a livello globale, può essere trasmesso dai volatili ai mammiferi e, quindi, all’uomo.

La notizia ha iniziato a circolare soprattutto negli ambienti veterinari quando, il 4 luglio scorso, il Ministero della Salute ha trasmesso una nota a diversi enti (tra cui le Regioni) per informare che “è stata recentemente accertata la sieroconversione (ovvero gli animali in questione hanno sviluppato gli anticorpi, segno che sono entrati in contatto col virus, ndr) di cinque cani e un gatto presenti in un allevamento avicolo rurale in provincia di Brescia sede di un focolaio di H5N1″.

Le analisi genetiche del virus hanno identificato il genotipo “responsabile dei casi riportati in nord Italia nei gabbiani. Tale virus presenta anche una mutazione considerata un marker di adattamento dei virus ai mammiferi (T271A nella proteina PB2) con un possibile aumento del suo potenziale zoonotico (ovvero della sua capacità di creare una zoonosi, cioè di dar vita a una malattia che si trasferisce dall’animale all’uomondr)”.

Cosa significa? “Riscontrare la sieroconversione – spiega Antonio Sorice, presidente Società italiana di medicina veterinaria preventiva (SIMeVeP) – non significa che quegli animali si siano ammalati o contagiati, ma è la certezza che sono entrati in contatto col virus e hanno avuto una risposta anticorpale”.

Fonte: ilgiorno.it

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Gruppo consultivo sulla sostenibilità dei sistemi alimentari (AGSFS)

Sistemi alimentari sostenibili

La proposta di un quadro legislativo per sistemi alimentari sostenibili (FSFS) è una delle iniziative faro della Strategia Farm to Fork.  Come annunciato nella strategia, sarà adottato dalla Commissione entro la fine del 2023. L’obiettivo è di accelerare e facilitare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, promuovere la coerenza delle politiche a livello dell’UE e nazionale, l’integrazione della sostenibilità in tutte le politiche relative all’alimentazione e il rafforzamento della resilienza dei sistemi alimentari. La proposta sarà adottata al termine di un’ampia consultazione che è stata avviata con la valutazione d’impatto iniziale (IIA) pubblicata per il feedback pubblico nel 2021, e una consultazione pubblica terminata nel 2022. ​La valutazione di impatto verrà finalizzata prima della ’adozione della proposta.

Gruppo consultivo sulla sostenibilità dei sistemi alimentari (AGSFS)

Al fine di consultare in modo aperto e trasparente tutte le parti interessate sulle questioni relative all’attuazione della strategia Farm to Fork e sostenibilità dei sistemi alimentari, la Commissione Europea  ha  istituito un gruppo consultivo sulla sostenibilità dei sistemi alimentari (Advisory Group Sustaniability Food Sytem- GSFS) che ha sostituito il “gruppo consultivo sulla catena alimentare e la salute degli animali e delle piante” dal 15 luglio 2022.

AGSFS fornisce alla Commissione europea le opinioni delle parti interessate sulla aree correlate alla sostenibilità dei sistemi alimentari:

  • sicurezza degli alimenti e dei mangimi
  • etichettatura e presentazione di alimenti e mangimi
  • sanità pubblica e nutrizione umana in relazione alla legislazione alimentare
  • salute e benessere degli animali
  • produzione di alimenti/mangimi e relazioni internazionali
  • nuove tecnologie, inclusa la biotecnologia
  • fitosanitari, prodotti fitosanitari e loro residui
  • condizioni per la commercializzazione delle sementi e del materiale di moltiplicazione

La sostenibilità dei sistemi agroalimentari deve essere intesa come comprensiva di tutti gli aspetti relativi alle aree salute/alimentazione/marketing, ambiente/clima, agricoltura/agronomia/pesca/acquacoltura e scienze sociali, nonché nelle aree della trasformazione digitale e della finanza relative ai sistemi agroalimentari.

AGSFS, a cui partecipa anche la FVE,  si è riunito il 12 Luglio per discutere il documento della Commissione sulla legge quadro sulla sostenibilità in cui vengono presentati gli obiettivi, il campo di applicazione e l’architettura generale. Questo è il link della presentazione della Commissione:  ​ https://food.ec.europa.eu/system/files/2023-07/adv-grp_ad-hoc_20230712_pres-01.pdf.

Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP

 




Iss, a Parma primo caso nel 2023 di West Nile nell’uomo

Primo caso confermato di infezione da virus West Nile (WNV) nell’uomo dall’inizio della sorveglianza, segnalato in un donatore di sangue nella Provincia di Parma (Provincia già colpita dalla circolazione del virus negli animali vettori). Inoltre, salgono a 14 le Province con dimostrata circolazione di WNV in vettori e animali, appartenenti a 5 Regioni: Piemonte, Lombardia, EmiliaRomagna, Sicilia e Sardegna.

Quest’anno la stagione di trasmissione di malattie trasmesse da insetti ha avuto un inizio precoce in Italia. La circolazione del virus West Nile, infatti, è stata infatti confermata dalla presenza del virus in pool di zanzare e in avifauna nel paese già nel mese di maggio 2023. Sono state di conseguenza attivate precocemente le misure di prevenzione su trasfusioni e trapianti nelle aree interessate. Recentemente anche l’Ecdc ha lanciato un alert sulle zanzare invasive e i conseguenti rischi per la salute.

Sebbene ad oggi non siano stati notificati casi confermati di infezione nell’uomo da virus West Nile contratti nei mesi di aprile e maggio 2023, è possibile che la circolazione di questo o di altri patogeni trasmessi da insetti possa aumentare nelle prossime settimane.

Si sono inoltre verificate emergenze idro-geologiche per eventi climatici estremi in diverse Regioni Italiane. Dal 15 maggio 2023 una forte ondata di maltempo sta interessando in particolare numerose province della Regione Emilia-Romagna dove si sono registrate esondazioni e frane (Fonte: Dipartimento della Protezione Civile). Inondazioni, esondazioni ed alluvioni sono associate all’aumento del rischio di alcune malattie infettive, incluse le arbovirosi trasmesse da zanzare, come il virus West Nile, endemico in Italia, e i virus dengue e chikungunya, che hanno dato luogo a focolai sporadici nel nostro paese.

Fonte: ISS




Influenza aviaria: L’EFSA raccomanda una maggiore sorveglianza

influenza aviariaIl virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) continua a circolare ampiamente tra gli uccelli marini in Europa causando un’elevata mortalità, mentre la situazione generale nel pollame si è attenuata. Sono in corso indagini epidemiologiche su un focolaio in gatti in Polonia. Il rischio per la popolazione rimane basso, secondo l’ultimo rapporto sull’influenza aviaria dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e del laboratorio di riferimento dell’UE (EURL).

Dal 29 aprile al 23 giugno, l’HPAI ha colpito un’ampia gamma di specie di uccelli selvatici, dalle zone più settentrionali della Norvegia fino alle coste del Mediterraneo. Gli uccelli marini sono stati trovati morti anche nell’entroterra e non solo lungo le coste. L’EFSA raccomanda una sorveglianza attiva della malattia negli uccelli selvatici, soprattutto quelli acquatici, per comprendere la circolazione e il mantenimento dei diversi virus HPAI.

L’HPAI nei mammiferi

La maggior parte dei mammiferi selvatici colpiti dall’HPAI sono carnivori che cacciano uccelli selvatici, si nutrono di uccelli selvatici morti o entrambi. Ventiquattro gatti domestici e un caracal in cattività (noto anche come lince del deserto) sono risultati positivi all’HPAI A(H5N1) in Polonia; alcuni di loro hanno sviluppato gravi segni clinici che hanno portato alla morte. La fonte dell’infezione rimane incerta, poiché finora non è stata dimostrata la trasmissione da gatto a gatto o da gatto a umano. La presenza di anticorpi è stata rilevata in cinque cani e un gatto senza segni clinici in un allevamento italiano colpito da un focolaio di HPAI nel pollame.

L’EFSA raccomanda di aumentare la sorveglianza dei virus HPAI negli animali carnivori selvatici o domestici liberi nelle aree ad alto rischio e di evitare l’esposizione degli animali domestici carnivori ad animali morti o malati (mammiferi e uccelli).

Basso rischio per la popolazione generale

L’ECDC ha valutato che il rischio di infezione da virus HPAI in Europa rimane basso per la popolazione generale e da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o in altro modo a uccelli o mammiferi infetti (selvatici o domestici). Per ridurre ulteriormente il rischio di infezione, gli esperti raccomandano di sensibilizzare la popolazione a evitare l’esposizione a uccelli o mammiferi marini morti o malati.

Fonte: EFSA




Presentato il Rapporto grandi carnivori: il punto su orsi e lupi in Trentino

Quattordici cucciolate di orso, per un totale di circa venticinque nuovi nati lo scorso anno, portano il numero degli esemplari presenti in Trentino a superare certamente le cento unità. L’annuale Rapporto grandi carnivori, che dedica ampio spazio anche a lupo, lince e sciacallo dorato, fotografa la situazione a fine 2022: il documento tecnico è stato presentato oggi dall’assessore provinciale alle foreste, Giulia Zanotelli.

“I numeri dimostrano la necessità di proseguire lungo la strada tracciata dall’Amministrazione, con l’obiettivo di contenere la popolazione di orsi in Trentino, affinché questa presenza sia resa maggiormente compatibile con le attività antropiche” ha osservato Zanotelli, ricordando l’azione diplomatica avviata dal Governo per i trasferimenti all’estero e l’impegno della Provincia nella definizione di un piano per la revisione della normativa di gestione. Va detto che nel 2022 l’analisi di materiale genetico è stata eseguita con l’obiettivo di identificare i soggetti problematici ed è stata ampiamente impiegata la tecnica del fototrappolaggio. Il monitoraggio genetico intensivo, volto a determinare i principali parametri demografici della popolazione, viene condotto ad anni alterni e dunque a fine 2023 sarà eventualmente possibile confermare il trend di crescita.

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Fonte: Provincia autonoma di Trento




Ecco tutta la quantità di plastica che inaliamo ogni settimana

microplasticheRespiriamo minuscole particelle di plastica che trovano poi casa all’interno dei nostri polmoni.

Le microplastiche sono pezzi piccolissimi di detriti plastici con una lunghezza inferiore ai 5 mm generati dallo smaltimento e dalla rottura dei prodotti di consumo e dei rifiuti industriali. Ogni anno, circa 42 000 tonnellate di microplastiche finiscono nell’ambiente. Questa situazione, che può condurre a potenziali effetti gravi sulla salute pubblica e sull’ambiente, non è tuttavia evitabile: mangiamo e beviamo microplastiche, che sono scambiate dalla fauna marina per cibo.

Cosa fanno le microplastiche quando si trovano dentro di noi?

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista «Physics of Fluids» suggerisce che le microplastiche pongano una minaccia più seria alla salute rispetto a quanto ritenuto. «Sono state trovate milioni di tonnellate di queste particelle in microplastica nell’acqua, nell’atmosfera e nel suolo. La produzione globale di microplastica è in aumento e anche la densità di questo materiale nell’atmosfera registra un significativo incremento», ha dichiarato Mohammad S. Islam, autore principale attivo presso l’Università tecnologica di Sydney, in un comunicato stampa dell’American Institute of Physics. «Per la prima volta, nel 2022, gli studi hanno individuato microplastiche all’interno delle vie aeree umane profonde, il che solleva preoccupazioni sui gravi rischi di natura respiratoria per la salute.» I contaminanti e le sostanze chimiche tossici si raccolgono all’interno del naso e nella parte posteriore della gola e, grazie alle loro piccole dimensioni, restano intrappolati nelle vie respiratorie.

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Fonte: Commissione Europea




Prima segnalazione europea di infezione da Leptospira interrogans – sierogruppo Australis ST24 in un gatto

La leptospirosi è una delle zoonosi più diffuse a livello mondiale e può infettare sia l’uomo sia molte specie animali, compresi il cane e, più raramente, il gatto. Tuttavia, il ruolo del gatto come ospite suscettibile e potenziale serbatoio ambientale di Leptospira non è stato ancora ben definito.

Ricercatori IZSVe hanno documentato per la prima volta in Europa un caso di infezione da Leptospira interrogans, sierogruppo Australis ST24, in un giovane gatto a vita libera. Nel soggetto è stata dimostrata una comorbidità da panleucopenia felina (FPV). Sebbene i gatti che vivono all’aperto siano potenzialmente esposti all’infezione da leptospira per via del possibile contatto con altri animali, essi manifestano la malattia clinica molto più raramente rispetto al cane.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Tropical Medicine and Infectious Disease porta nuovi contributi sperimentali utili alla comprensione di questa malattia. I ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno documentato per la prima volta in Europa un caso di infezione da Leptospira interrogans, sierogruppo Australis ST24, in un giovane gatto a vita libera. Nel soggetto è stata dimostrata una comorbidità da panleucopenia felina (FPV).

La leptospirosi nel gatto presenta aspetti oscuri; gli studi epidemiologici puntano a chiarire il quadro ecopatologico della malattia ed il ruolo di questa specie come possibile serbatoio di infezione. Per esempio, sebbene i gatti che vivono all’aperto siano potenzialmente esposti all’infezione per via del possibile contatto con l’ambiente e con la fauna selvatica e/o sinantropica, essi manifestano la malattia clinica molto più raramente rispetto al cane.

Il gatto sul quale è stata dimostrata l’infezione presentava un quadro severo, rivelatosi mortale, anche a causa della coinfezione da FPV. Il parvovirus felino è un virus che provoca, tra l’altro, immunodepressione, perciò potrebbe aver favorito la manifestazione clinica di leptospirosi, insieme ad altre condizioni come la giovane età e la vita all’aperto.

Pur non essendo ad oggi dimostrata una correlazione fra malattie infettive debilitanti/immunosoppressive e forme di leptospirosi gravi nel gatto, sono stati documentati alcuni casi clinici di sospetta leptospirosi in soggetti con malattie intercorrenti ad effetto immunosoppressivo e/o debilitante.

Sieroprevalenza della leptospirosi nei gatti liberi

Ulteriori informazioni provengono dai risultati di uno studio realizzato tra il 2014 e il 2016 sull’esposizione a Leptospira di gatti apparentemente sani ospitati in oasi e colonie feline nel Nordest Italia, e riportato nell’articolo scientifico. Lo studio è stato condotto dall’IZSVe, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la leptospirosi dell’IZS Lombardia Emilia-Romagna e con la Clinica Veterinaria S. Marco (Veggiano, Padova), grazie a un finanziamento del Ministero della Salute (RC IZSVE 16/12).

Dalle indagini sierologiche e molecolari su 95 gatti a vita libera apparentemente sani è stata osservata una sieroprevalenza del 10,5%, ma con titoli borderline o poco significativi, verso i sierogruppi Grippotyphosa, Icterohaemorrhagiae, Bratislava, Canicola e Ballum. Le evidenze raccolte porterebbero alla conclusione secondo cui i gatti sani avrebbero una resistenza naturale alla leptospirosi clinica, forse sviluppata a causa dell’evoluzione in stretta relazione ecologica con piccoli roditori, le principali prede naturali dei nostri felini.

Dalle indagini sierologiche e molecolari su 95 gatti a vita libera apparentemente sani è stata osservata una sieroprevalenza del 10,5%, ma con titoli borderline o poco significativi, verso i sierogruppi Grippotyphosa, Icterohaemorrhagiae, Bratislava, Canicola e Ballum. Nessun soggetto è risultato escretore attivo.

Nei quattro casi selezionati di gatti sintomatici sospetti di leptospirosi e affetti da patologie intercorrenti (es. infezione da herpesvirus, FeLV, FIV, linfoma, ipertitoridismo), sono stati riscontrati titoli anticorpali decisamente più elevati nei confronti dei sierogruppi Grippotyphosa, Bratislava, Icterohaemorrhagiae e Copenagheni e un soggetto è risultato escretore attivo alla PCR sulle urine.

Le evidenze raccolte dagli studiosi:

  • prevalenza di anticorpi anti-Leptospira a basso titolo nei gatti liberi in assenza di segni clinici;
  • titoli anticorpali elevati riscontrati in quattro casi clinici sospetti già affetti da patologie debilitanti;
  • identificazione di L. interrogans ST24 nel giovane gatto affetto da FPV,

porterebbero alla conclusione secondo cui i gatti sani avrebbero una resistenza naturale alla leptospirosi clinica, forse sviluppata a causa dell’evoluzione in stretta relazione ecologica con piccoli roditori, le principali prede naturali dei nostri felini. Ulteriori studi saranno necessari per definire meglio il ruolo epidemiologico che questi animali possono avere come serbatoi di Leptospire patogene, ruolo sospettato da alcuni ricercatori.

Fonte: IZS Venezie




Sviluppare alimenti e mangimi in modo sostenibile, con l’aiuto dei microbi

Con le sue innovazioni riportate nell’Innovation Radar dell’UE, il progetto SIMBA ha fatto passi da gigante nell’identificazione dei microbiomi terrestri e acquatici che possono contribuire a rendere sostenibili l’agricoltura e l’acquacoltura europee.

I microbi apportano diversi benefici all’agricoltura e alla produzione di alimenti e mangimi. Dal suo avvio nel 2018, il progetto SIMBA, finanziato dall’UE, ha studiato quali miscele microbiche, o microbiomi, sono più adatte a diversi scopi. Ha anche cercato nuovi modi sostenibili per utilizzare i microbi nell’agricoltura e nella produzione alimentare. «Nel migliore dei casi, l’uso dei microbi potrebbe rivoluzionare l’agricoltura. Ad esempio, se le patate potessero essere coltivate in terreni salati, si potrebbe utilizzare l’acqua di mare per l’irrigazione in aree attualmente non adatte alla coltivazione. Stiamo lavorando anche su questo aspetto nell’ambito del progetto», spiega la dott.ssa Anne Pihlanto del Natural Resources Institute Finland (Luke) in una notizia pubblicata sul sito web del progetto SIMBA.

Di nuovo sul radar dell’Europa

Nel maggio 2023, per la seconda volta, una delle innovazioni sviluppate nell’ambito del progetto SIMBA è stata riportata sull’Innovation Radar della Commissione europea. Innovation Radar è una piattaforma dell’UE che fornisce informazioni sulle innovazioni all’avanguardia finanziate dall’UE e sviluppate dai principali ricercatori europei. Secondo un’altra notizia pubblicata sul sito web del progetto, l’innovazione intitolata «Identification of candidate plant growth-promoting microbes and bioactive compounds to formulate microbial consortia inoculants» (Identificazione di microbi candidati a promuovere la crescita delle piante e di composti bioattivi per la formulazione di inoculi di consorzi microbici) contribuirà in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di SIMBA. Il livello di maturità dell’innovazione è stato classificato nella fase di «esplorazione». Sebbene le innovazioni di questa categoria siano nelle prime fasi di maturità tecnologica, le organizzazioni responsabili del loro sviluppo dimostrano già un elevato livello di impegno. I principali innovatori di questo lavoro provengono dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (l’ENEA), partner del progetto SIMBA.

Sviluppare mangimi e alimenti

Nella prima notizia, la dott.ssa Pihlanto di Luke illustra la divisione del lavoro del progetto nella catena del valore della piscicoltura. Luke ha utilizzato materie prime riciclate nello sviluppo dei mangimi, mentre il suo partner sta sviluppando mangimi per pesci fermentando i flussi laterali dell’industria alimentare. Gli esperti del progetto stanno studiando l’impatto del mangime sulla crescita e sulla salute dei pesci e stanno valutando la sostenibilità dell’intera catena del valore, confrontandola con il mangime per pesci contenente soia. «È interessante confrontare non solo gli effetti ambientali, ma anche l’impatto sociale esercitato dall’uso della soia e dei flussi laterali, a partire dalle condizioni di lavoro degli agricoltori», osserva la ricercatrice. Gli scienziati di Luke hanno anche deciso di sviluppare alimenti a partire da fave, piselli e lenticchie, legumi che costituiscono ottime fonti di proteine, ma che contengono sostanze che compromettono l’assorbimento dei nutrienti e causano anche disturbi di stomaco in alcune persone. «Il nostro obiettivo è ridurre la quantità di sostanze nocive fermentando le materie prime con diversi ceppi di batteri dell’acido lattico e propionico. Abbiamo anche combinato le materie prime con l’avena e sviluppato diverse preparazioni, come il porridge crudo e lo yogurt», spiega la dott.ssa Pihlanto. I ricercatori del progetto SIMBA (Sustainable innovation of microbiome applications in food system) stanno ora valutando la composizione e la digeribilità degli alimenti sviluppati, con risultati interessanti, come osserva la dott.ssa Pihlanto: «Abbiamo testato il gusto in molte fasi. Sorprendentemente, lo stesso ceppo batterico può influenzare materie prime diverse in modi molto diversi. Il gusto di una diventa chiaramente migliore, quello dell’altra peggiore».

Fonte: Commissione Europea




Nasce ViVa: biobanca di campioni umani, animali e ambientali

issSiglato l’accordo per la costruzione di Viva, una delle più grandi biobanche di ricerca italiane che potrà contenere campioni biologici di vari tipi: umani, animali e ambientali, secondo i più alti standard qualitativi, per consentire una ricerca trasversale che tenga conto di tutti i fattori che determinano la nostra salute.
La biobanca, collocata nell’area dell’Istituto Superiore di Sanità, sarà pronta nella prima metà dell’anno prossimo. La nuova struttura di circa 700 metri quadri potrà contenere fino a 5.000.000 di campioni e verrà realizzata grazie alla collaborazione con SIAD, uno dei principali gruppi chimici italiani, che ha sviluppato per l’Istituto l’intero progetto del valore di 3.500.000 di euro. Viva disporrà di aree dedicate, dotate di tecnologie e attrezzature avanzate per la preparazione, l’analisi e la conservazione dei campioni e dei relativi dati, in grado di farne un punto di riferimento per la ricerca biomedica.

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Fonte: ISS




Aviaria – Intervista al Presidente Sorice su cani e gatti contagiati a Brescia

Antonio SoriceChe l’influenza aviaria potesse infettare anche i mammiferi era già chiaro, dopo i casi accertati prima nel Regno Unito, poi in Galizia. Ora, un’ulteriore conferma arriva anche dal Ministero della Salute italiano che, nei giorni scorsi, ha accertato la “sieroconversione” del virus H5N1 in cinque cani e un gatto, contagiati all’interno di un allevamento avicolo rurale in provincia di Brescia. «Riscontrare una “sieroconversione” significa avere la certezza  che quegli animali (i cinque cani e il gatto, ndr) siano effettivamente entrati in contatto con il virus H5N1 e che, di conseguenza, abbiano avuto una reazione anticorpale. Un riscontro – spiega Antonio Sorice, presidente SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), in un’intervista a Sanità Informazione – che non sorprende, vista la presenza di un focolaio di aviaria in quello stesso allevamento».

Un virus ad alta patogenicità

Questi ultimi casi confermano la necessità di mantenere alta l’attenzione: ««È ormai acclarato che l’H5N1 sia un virus ad alta patogenicità che dai volateli può essere trasmesso ai mammiferi e all’uomo. Per questo, i servizi veterinari, così come previsto dal piano di monitoraggio emanato dal Ministero della Salute nei mesi scorsi, sono impegnati in controlli costanti per intercettare la presenza di eventuali focolai, soprattutto causati dal passaggio di selvatici infetti». Anche se facilmente trasmissibile, negli esseri umani continua a manifestarsi attraverso sintomi piuttosto lievi, «come congiuntivite e piccoli problemi respiratori – dice Sorice – . Soprattutto, non sono stati finora mai accertati contagi inter-umani».

Allerta per le categorie a rischio

Massima attenzione anche tra le categorie a rischio, come allevatori e addetti alla macellazione. «A chiunque possa potenzialmente entrare in contatto con animali infetti – aggiunge il presidente della SIMeVeP – è consigliato sottoporsi alla vaccinazione stagionale che, pur non avendo efficacia contro l’avaria, facilita la diagnosi differenziale (tra influenza stagionale e aviaria in caso di comparsa di sintomi influenzali) ed evita che il soggetto possa debilitarsi in caso di duplice contagio (da aviaria e da influenza stagionale).  La mutazione attuale del virus, dunque, indica un adattamento ai mammiferi «che – sottolinea Sorice – non esclude la possibilità che, continuando a modificarsi, possa assumere quelle caratteristiche necessarie a renderlo trasmissibile da un uomo all’altro». Nonostante il livello di rischio generale, per il momento, sia considerato “basso”, il Ministero consiglia a tutti di evitare contatti con gli animali morti.

Fonte: Sanità informazione