Antibiotico resistenza. Consiglio Europeo: obiettivo di ridurre del 20% i consumi umani e del 50% quelli animali entro il 2030

AntibioticoresistenzaIn una nota diramata oggi la Commissione UE ha espresso “soddisfazione per l’odierna adozione da parte del Consiglio dell’Unione europea della proposta della Commissione volta a potenziare l’azione dell’UE contro la resistenza antimicrobica”.

Annunciata il 26 aprile scorso insieme alla revisione della legislazione farmaceutica ad opera della Commissione, la raccomandazione sulla resistenza antimicrobica, spiega la Commissione, “contribuisce a combattere tale problema nei settori della salute umana, animale e ambientale, seguendo il cosiddetto approccio One Health”.

La raccomandazione si concentra su prevenzione e controllo delle infezioni, sorveglianza e monitoraggio, innovazione e disponibilità di antimicrobici efficienti, uso prudente degli antimicrobici e cooperazione tra gli Stati membri e a livello mondiale.

Per il 2030 sono stati fissati a livello dell’UE diversi obiettivi, definiti insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), questi i principali:

  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, il consumo totale di antibiotici negli esseri umani (in dose definita giornaliera (DDD) per 1 000 abitanti al giorno) in ambito territoriale e nel contesto ospedaliero combinati, comprese le strutture di assistenza a lungo termine e il contesto dell’assistenza a domicilio, sia ridotto del 20% nell’Unione rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, almeno il 65 % del consumo totale di antibiotici negli esseri umani corrisponda ad antibiotici del gruppo “Access” quale definito nella classificazione AWaRe dell’OMS (questo gruppo include antibiotici che hanno attività contro un’ampia gamma di agenti patogeni suscettibili comunemente riscontrati, mostrando anche un potenziale di resistenza inferiore rispetto agli antibiotici negli altri gruppi) ;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 15% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 10% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • adottare misure nazionali adeguate volte a garantire che, entro il 2030, l’incidenza totale delle infezioni del sangue da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi (numero di infezioni per 100 000 abitanti) sia ridotta del 5% nell’UE rispetto all’anno di riferimento 2019;
  • predisporre misure adeguate per contribuire al conseguimento dell’obiettivo della strategia “Dal produttore al consumatore” e del piano d’azione per l’inquinamento zero di ridurre del 50% le vendite complessive nell’UE di antimicrobici utilizzati negli animali d’allevamento e in acquacoltura entro il 2030.

Più in generale la raccomandazione prevede poi:

  • il rafforzamento dei piani d’azione nazionali per aiutare a realizzare questi obiettivi e monitorare l’uso degli antibiotici a livello nazionale, compresi gli indicatori per valutare i progressi;
  • una migliore sorveglianza dell’AMR e del consumo di antimicrobici a tutti i livelli, compresi gli ospedali e le strutture di assistenza a lungo termine;
  • maggiori sforzi per migliorare la salute e il benessere degli animali da produzione alimentare per ridurre la diffusione di malattie infettive negli allevamenti;
  • maggiore sensibilizzazione del pubblico e dei professionisti che lavorano nei settori della salute umana e veterinaria, compresa la formazione per gli operatori sanitari e campagne di comunicazione.

Tali obiettivi raccomandati a livello dell’UE, e tradotti a livello nazionale per ciascuno Stato membro, spiega ancora la Commissione, “aiuteranno l’UE a contrastare la resistenza antimicrobica, tenendo conto delle specificità nazionali senza compromettere la salute e la sicurezza dei pazienti; permetteranno anche di monitorare meglio le infezioni e il consumo di antibiotici nei prossimi anni e di calibrare di conseguenza l’elaborazione delle politiche”.

La raccomandazione conferma inoltre la leadership internazionale dell’UE in materia di resistenza antimicrobica e chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere tale tema nell’accordo sulle pandemie in fase di negoziazione. Essa invita inoltre a mantenere la resistenza antimicrobica in cima all’agenda del G7 e del G20.

Per Margaritis Schinas, Vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo, “Oggi è un buon giorno per la salute. Non solo per la salute umana, ma anche per quella degli animali e per un ambiente sano! Grazie all’azione rapida della presidenza svedese e dei ministri della Sanità abbiamo una raccomandazione del Consiglio sulla resistenza antimicrobica. La nostra lotta contro la resistenza antimicrobica sarà lunga, ma questa raccomandazione rappresenta una pietra miliare”.

“Accolgo con favore l’adozione in tempi record da parte del Consiglio della nostra proposta, contenente misure più incisive per combattere la resistenza antimicrobica: questo mostra chiaramente che l’Unione europea è determinata a combattere la resistenza antimicrobica con la massima urgenza, aspetto fondamentale di un’Unione europea della salute forte e capace di proteggere i suoi cittadini. Ora ci siamo dotati di obiettivi chiari per affrontare una grave minaccia sanitaria, che ogni anno costa la vita a 35 000 persone nell’UE. Desidero ringraziare la presidenza svedese per gli sforzi e l’attenzione dedicati a questo tema così importante”, ha detto Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare.

Fonte: quotidianosanita.it




Gatte, uno studio dimostra l’efficacia di un contraccettivo genico in dose unica

Sterilizzazione chirurgica, ma non solo. Servono anche alternative contraccettive permanenti efficienti, sicure ed economiche.

I ricercatori del Cincinnati Zoo & Botanical Garden’s Center for Conservation and Research of Endangered Wildlife, del Massachusetts General Hospital e dell’Horae Gene Therapy Center hanno realizzato uno studio volto a verificare una nuova soluzione. Hanno pertanto inoculato in sei gatte una singola iniezione di un vettore di terapia genica virale adeno-associata con una versione leggermente alterata del gene AMH, ormone naturale prodotto dai mammiferi e – nei gatti – secreto dai follicoli ovarici.
Le sei femmine trattate sono state seguite per oltre due anni, tramite monitoraggio dell’espressione del transgene, degli anticorpi anti-transgene e degli ormoni riproduttivi. Due studi hanno poi valutato il comportamento di accoppiamento e il successo riproduttivo.

La ricerca ha evidenziato che l’espressione ectopica dell’ormone anti-Mülleriano non compromette gli steroidi sessuali né il ciclo estrale, ma previene l’ovulazione indotta dall’allevamento, risultando in una contraccezione sicura e duratura nella gatta domestica.

Fonte: vet33.it




Nuovo focolaio di malattia nodulare contagiosa del bovino in Israele

Il 28 maggio 2023 è stato notificato alla WOAH un nuovo sospetto focolaio di malattia nodulare contagiosa del bovino in Israele. Il focolaio è stato confermato il 30/05/2023 con positività alla real-time PCR presso il laboratorio di virologia dell’Istituto Veterinario di Kimron.

L’azienda di bovine da latte colpita si trova a Nahal Oz, a 1,5 km dalla striscia di Gaza La mandria era composta da 350 capi in lattazione, 50 in asciutta e 300 manze; di queste ultime, 16 hanno manifestato sintomatologia clinica e una bovina è morta.

Le manze affette erano di un’età compresa tra i 10 e i 13 mesi e non erano state vaccinate, a differenza del resto della mandria, a giugno 2022 perché troppo giovani. Il 29/05/2023 tutte le bovine sopra i 3 mesi di età sono state prontamente vaccinate dopo la comparsa dei sintomi in allevamento.

Altre misure intraprese comprendono la sorveglianza e il controllo dei vettori, la restrizione dell’area infetta, controllo delle movimentazioni, quarantena e screening.

La malattia nodulare contagiosa del bovino, nota come Lumpy skin disease (LSD), è causata da un virus del genere Capripoxvirus, altamente ospite-specifica, determina la patologia solo nel bovino (Bos indicus B. taurus) e nel bufalo (Bubalus bubalis). La malattia nodulare contagiosa non è una zoonosi, ciò significa che le persone non contraggono il virus. Gli animali colpiti possono sviluppare febbre, emaciazione, linfoadenomegalia, edema cutaneo e noduli su cute, mucose e organi interni. Talvolta i capi colpiti possono andare incontro a morte.

L’origine dell’infezione segnalata per questo focolaio sono i vettori, infatti si pensa che gli artropodi rappresentino la principale via di trasmissione meccanica del virus. In condizioni sperimentali, tra i possibili artropodi, sono state identificate le zanzare del genere Aedes aegypti come agenti responsabili della trasmissione in campo del virus, ma probabilmente anche altre mosche ematofaghe, culicoidi e zecche possono rivestire un ruolo nel veicolare la malattia. La trasmissione mediante contatto diretto ha un ruolo minore.

L’ultimo focolaio di malattia nodulare contagiosa del bovino è stato segnalato in Israele nel 2019. Questa malattia è endemica in Africa e diversi focolai sono stati notificati in Medio Oriente, sud-est Europa, nei Balcani, Caucaso, Russia e Kazakistan.

Fonte: IZS Teramo




Meeting Nazionale dei laboratori di produzione vaccini stabulogeni degli Zooprofilattici

Il  05 giugno Si è svolto 2023 il “I Meeting nazionale dei Laboratori di Produzione Vaccini Stabulogeni IIZZSS”. L’incontro ha visto la partecipazione dei laboratori di produzione nazionali insieme a rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Occasione dell’incontro è stata la pubblicazione del Position Paper, steso dagli IIZZSS, in accoglimento del Regolamento (UE) 2019/6 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, relativo ai medicinali veterinari e che abroga la direttiva 2001/82/CE.

Il Regolamento reca nuove disposizioni in materia di medicinali veterinari relativamente alle autorizzazioni, alla prescrizione, alla fabbricazione, all’immissione in commercio, alla distribuzione e al loro impiego e ne definisce parametri di elevata qualità, sicurezza ed efficacia quali strumento importante per garantire la tutela della salute pubblica, della salute degli animali e dell’ambiente.

Anche i vaccini autogeni inattivati dovrebbero essere fabbricati, così come i medicinali veterinari commerciali, conformemente ai principi delle buone pratiche di fabbricazione; ciò consentirebbe di preservare la loro qualità. Ai vaccini autogeni si applicano solo gli articoli 94, 105, 108, 117, 120, 123 e 134 del regolamento (UE) 2019/6.

In Italia, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali sono gli unici enti autorizzati dal Ministero della Salute alla produzione di vaccini veterinari autogeni, ai sensi del DM 287/94 recante norme per la produzione, l’impiego ed il controllo dei medicinali veterinari immunologici inattivati.

Il Position Paper, elaborato dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, definisce regole che garantiscono un prodotto sicuro e di qualità preservandone le peculiarità quali la necessità di tempi rapidi di allestimento, l’estemporaneità della produzione, la necessità di lavorazioni simultanee di un elevato numero di lotti, la variabilità e specificità della formulazione antigenica effettuata sulla base di test diagnostici altamente specializzati e la necessità di mantenere bassi i costi nei prodotti destinati ai piccoli produttori.

Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




L’EFSA: consultazione su rischi per la salute connessi agli eteri di difenile polibromurati negli alimenti

I PBDE, una classe di ritardanti di fiamma bromurati (BFR), sono sostanze chimiche prodotte dall’uomo e utilizzate in un’ampia varietà di prodotti come plastiche, tessuti e apparecchiature elettriche/elettroniche per ridurne l’infiammabilità. I PBDE possono penetrare nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti e nei mangimi.

Questi contaminanti sono presenti soprattutto negli alimenti di origine animale come pesce, carne e latte. Dai risultati di ricerche su animali di laboratorio, di cui si è tenuto conto nel parere scientifico,  gli esperti hanno concluso che i PBDE possono avere un effetto nocivo sull’apparato riproduttivo e sul sistema nervoso.

Il gruppo scientifico CONTAM ha raccomandato di continuare a monitorare la presenza di PBDE negli alimenti. Nello specifico gli esperti hanno sollecitato maggiori dati sulla presenza di PBDE nel latte artificiale e sulle modalità di trasferimento di queste sostanze dalla madre al bambino durante la gravidanza e l’allattamento.

L’EFSA aveva condotto già una valutazione dei PBDE nel 2011, allorquando valutò il rischio dai singoli PBDE individuando timori solo per la salute di soggetti in giovane età. La bozza di parere odierna tiene conto delle evidenze scientifiche resesi disponibili dopo il 2011 valutando i rischi associati all’esposizione congiunta ad alcuni dei PBDE riscontrati più di frequente.

È questo il secondo parere scientifico di una serie di sei pareri sui rischi posti dai BFR. Il primo è stato pubblicato nel 2021 e conteneva un’aggiornata valutazione del rischio da esabromociclododecani (HBCDD) negli alimenti.

L’UE ha intrapreso misure per ridurre i rischi derivanti dall’uso dei BFR. L’uso di alcuni BFR è già vietato o limitato; tuttavia, a causa della loro persistenza nell’ambiente, tali sostanze chimiche continuano a destare timori per i rischi per la salute pubblica.

L’ECHA ha recentemente pubblicato la sua Strategia di regolamentazione per i ritardanti di fiamma che evidenzia come i ritardanti di fiamma bromurati aromatici  andrebbero soggetti a restrizione a livello europeo, onde ridurre al minimo l’esposizione dell’uomo a questa classe di composti.

Fonte: EFSA




Sicurezza alimentare: la FAO lancia un kit di strumenti pratico e completo

FAOL’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha lanciato un kit di strumenti pratico, completo e accessibile pensato per aiutare tutti gli operatori del settore alimentare a uniformarsi agli standard internazionali di igiene alimentare.

Il kit, che sarà lanciato il 7 giugno, in concomitanza con la Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023, trae ispirazione dal Codex Alimentarius (dal latino “codice alimentare”), una raccolta di norme, linee guida e codici di buone pratiche gestita dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per proteggere la salute dei consumatori e promuovere l’uso di pratiche eque nel commercio alimentare.

Il kit traduce l’ampio corpus di linee guida e norme che disciplina le buone prassi igieniche (GHP) e il sistema dell’analisi dei pericoli e punti critici di controllo (sistema HACCP) in informazioni facilmente comprensibili, disponibili su un sito web della FAO. Si è voluto tener conto, in particolare, delle difficoltà affrontate dai piccoli operatori e produttori del settore alimentare nei paesi a basso e medio reddito. Per esempio, il sito web è stato progettato in modo da funzionare in maniera ottimale su dispositivi di telefonia mobile, che in alcuni paesi in via di sviluppo sono molto più diffusi dei computer.

L’obiettivo generale è dare a tutti gli operatori del settore alimentare, sia nelle aziende agricole che ad altri livelli della filiera alimentare, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal luogo in cui operano, uno strumento che consenta loro di dialogare meglio con le autorità locali competenti in materia di sicurezza alimentare, in modo da produrre, trasformare e distribuire alimenti sicuri. Il kit risponde anche alle esigenze di coloro che ricoprono un ruolo istituzionale, come i funzionari di governo, i rappresentanti del mondo accademico e le organizzazioni impegnate nel rafforzamento delle capacità.

“Il kit è un importante punto di riferimento per la sicurezza alimentare di tutta la comunità internazionale,” ha dichiarato Corinna Hawkes, Direttrice della Divisione sistemi alimentari e sicurezza degli alimenti presso la FAO. “Esso non solo comprende i principi di sicurezza alimentare concordati a livello internazionale, ma stabilisce un linguaggio comune che, a sua volta, offre un quadro di riferimento entro cui i paesi possono negoziare e le aziende alimentari possono comunicare tra loro in materia di sicurezza alimentare.”

Rafforzare la sicurezza alimentare

Quando il cibo scarseggia, le persone fanno qualsiasi cosa pur di sfamare se stesse e la propria famiglia. Esiste un legame diretto tra situazioni di scarsità alimentare e minacce crescenti per la sicurezza alimentare. In un mondo in cui, ogni anno, 600 milioni di persone sono afflitte da malattie di origine alimentare, una delle priorità della FAO è aiutare a garantire a tutti cibo sicuro.

La FAO assiste i suoi membri a realizzare interventi per migliorare la sicurezza degli alimenti attraverso una varietà di attività. Assieme all’OMS, fornisce un servizio di consulenza che costituisce il fondamento scientifico delle norme del Codex Alimentarius. Offre, inoltre, sostegno nell’attuazione delle norme e nell’elaborazione di quadri normativi, nonché nel rafforzamento delle capacità per garantire la sicurezza alimentare.

Il kit, che sarà inizialmente disponibile in tre lingue (inglese, francese e spagnolo), è tra le risorse concepite per favorire tali iniziative.

I contenuti tecnici del kit sono stati sviluppati e rivisti da esperti in materia di sicurezza alimentare della FAO, in collaborazione con un’equipe del Dipartimento di Scienze alimentari dell’Università di Guelph, in Canada. Questo strumento nasce dall’esigenza, sentita dai paesi membri, di rendere più accessibili le disposizioni del Codex.

Tra i suoi contenuti, si annovera un vademecum per l’igiene personale, tra cui indicazioni sul comportamento da adottare da parte di ospiti in visita presso un sito di produzione, la corretta procedura e frequenza per l’igiene delle mani, e suggerimenti sugli indumenti più appropriati da indossare.

In una prospettiva futura, si sta pensando di raccogliere commenti e possibilmente espandere il kit, in modo da fornire linee guida più dettagliate per gli altri settori del sistema agroalimentare, come quello della pesca. Il mondo accademico ha già manifestato il proprio interesse a utilizzare il kit come base per elaborare corsi dedicati in materia di sicurezza degli alimenti.

In occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2023 è previsto un evento ibrido di alto livello con la partecipazione congiunta di QU Dongyu, il Direttore della FAO, e di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Direttore dell’OMS. L’evento di quest’anno cade nel giorno del 60° anniversario della costituzione della commissione del Codex Alimentarius.

 Fonte: FAO



Lutto nel mondo della Veterinaria, è scomparso Tullio Scotti

E’ deceduto improvvisamente la mattina del 4 giugno, Tullio Scotti, Presidente Enpav.
Una vita dedicata alla veterinaria e all’Enpav, dove è entrato nel 1999 come Consigliere di Amministrazione ed è rimasto ininterrottamente ricoprendo anche la carica di Vicepresidente, fino ad essere eletto Presidente nelle ultime elezioni di aprile 2022.

Il SIVeMP si unisce al cordoglio della categoria e al dolore dei familiari.




EUChooseSafeFood: al via la campagna sulla sicurezza alimentare promossa dall’EFSA e dal Ministero della Salute

Tre i focus di questa edizione 2023: salute delle api, malattie di origine alimentare e contaminanti

In occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, l’EFSA – European Food Safety Authority con il Ministero della Salute lanciano la terza edizione della campagna di comunicazione #EUChooseSafeFood, nell’ambito del convegno sulla Sicurezza Alimentare, organizzato dal Ministero della Salute.

L’obiettivo è, da un lato, informare e sensibilizzare i cittadini italiani a prendere nel quotidiano decisioni informate relative alle scelte alimentari, in ogni fase della catena alimentare, dall’altro evidenziare il ruolo fondamentale della scienza e le direttive formulate dagli esperti dell’EFSA, grazie a cui il cibo sulle nostre tavole è controllato e sicuro.

Nel 2023 la campagna #EUChooseSafeFood, che quest’anno vede coinvolti ben 16 Paesi dell’UE (9 nel 2021 e 12 nel 2022), fornisce informazioni pratiche e facilmente accessibili ai consumatori e, in Italia, quest’anno verte su tre temi: la salute delle api e la stretta correlazione con le colture che dipendono dall’impollinazione, le malattie di origine alimentare provocate da batteri provenienti da alimenti crudi, in particolare l’echinococcosi cistica, e i contaminanti nei prodotti alimentari, quali nello specifico il mercurio e il metilmercurio.

“La nostra campagna #EUChooseSafeFood quest’anno coinvolge un numero sempre più elevato di Paesi e di esperti europei, impegnati ormai da vent’anni al nostro fianco nell’analisi dei rischi in tutte le fasi della catena alimentare. L’intento di questa terza edizione della campagna è proprio quello di far comprendere ai cittadini quanto importante sia il lavoro degli esperti scientifici, per rendere sicuro il cibo sulle nostre tavole e al tempo stesso di aiutarli a sviluppare consapevolezza e senso critico rispetto alle scelte che compiono quotidianamente in materia di alimentazione” dichiara il Dottor Alberto Spagnolli, Senior Policy Advisor dell’EFSA, che aggiunge “I consumatori europei sono tra i meglio protetti e informati al mondo in fatto di rischio alimentare, grazie al lavoro sinergico fra EFSA e le istituzioni nazionali di riferimento, in primis, par quanto riguarda l’Italia, il Ministero della Salute, che è nostro partner in questa campagna”.

A seguito delle prime due edizioni della campagna #EUChooseSafeFood si è riscontrata una maggiore consapevolezza e comprensione da parte dei consumatori nell’UE in merito alla sicurezza alimentare.

Secondo un’indagine svolta dall’EFSA, sono aumentati anche i livelli di fiducia nel sistema di sicurezza alimentare dell’UE: nel 2022, infatti, il 70% dei cittadini ha dichiarato di fidarsi dell’UE e dei governi nazionali in tema di sicurezza alimentare, percentuale che è aumentata del 10% rispetto al 2021.

La campagna, che durerà fino a settembre, si rivolge in particolare ai cittadini tra i 25 e i 45 anni, alle donne e ai giovani genitori, utilizzando un linguaggio semplice, intuitivo e accattivante.

Hub della comunicazione è il sito web disponibile nelle varie lingue, da cui è possibile scaricare il toolkit #EUChooseSafeFood che include immagini, brevi video e contenuti per post sui social media, ideati per un ampio coinvolgimento anche di associazioni e stakeholder del settore.

Fonte: EFSA/Ministero della salute




Italia e prevenzione, due separati in casa

Caro Severgnini, care Lettrici e cari Lettori, Pur nelle evidenti peculiarità e differenze che li contraddistinguono, gli eventi meteo-climatici estremi, cosi’ come gli incidenti sul lavoro, gli incidenti stradali e i femminicidi, che con sempre più allarmante frequenza scandiscono le giornate delle italiane e degli italiani, sono tragedie accomunate fra loro da un minimo comune denominatore, ossia la pressoché totale assenza di una cultura della prevenzione!

All’interno della spaventosa cornice rappresentata dalla sanguinosa guerra in Ucraina, perdurante da oltre un anno ed alla quale l’Italia e l’intera Europa sembrano essersi quasi assuefatte, si delinea infatti un inquietante quadro di indifferenza di buona parte della nostra classe politica e di molti nostri connazionali nei confronti dei dati resi pubblici dagli scienziati, quasi tutti oramai concordi sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale, come chiaramente dimostrato dal fatto che dal 2015 al 2022 si sono registrati i più caldi degli ultimi 140 anni!

Trovano così spiegazione i fenomeni di estrema siccità e le catastrofiche alluvioni con le quali ci si trova sempre più spesso a fare i conti! E cosa si fa per mitigarne magnitudo e drammaticita’ attraverso un’adeguata manutenzione della rete idrica nazionale, oramai ridotta ad un colabrodo, oppure intervenendo sugli argini dei fiumi e costruendo le famose “vasche di laminazione”, nonché smettendola una volta per tutte di violentare il territorio costruendovi edifici su edifici? Quest’oltremodo inquietante quadro reca pure le grida inascoltate delle tante, troppe donne vittime di femminicidi, financo con la loro creatura in grembo! Per non dire poi dei tanti, troppi morti sul lavoro e degli innumerevoli incidenti mortali sulle strade del nostro Paese, dove molto si piange a causa di ciò, ma assai poco si fa affinché non si ripeta più. Ripartiamo dai bambini, inculcando loro la cultura della prevenzione!

Giovanni Di Guardo 

Fonte: corriere.it




L’Antibiotico Resistenza in Ue i dati del 2021

AntibioticoresistenzaIl quadro sulla diffusione europea dell’antibiotico-resistenza viene fornito annualmente dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) che raccoglie i dati attraverso due reti di sorveglianza: la European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) e la Central Asian and European Surveillance of Antimicrobial Resistance (CAESAR).

La rete CAESAR nel 2021 ha raccolto i dati provenienti da 16 Paesi. La rete EARS-Net nel 2021 ha raccolto i dati da 29 Paesi (gli Stati dell’UE più Islanda e Norvegia, appartenenti allo Spazio Economico Europeo – SEE).

Gli ultimi dati raccolti sono riassunti nel documento “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe, 2021 data”, pubblicato ad aprile 2023 e contenente i dati relativi al 2021.

Sebbene entrambe queste reti utilizzino metodi comparabili per la raccolta e l’analisi dei dati, i risultati presentati nel documento, e in questa pagina, provengono da sistemi di sorveglianza nazionali distinti, per questo si consiglia cautela quando si confrontano i Paesi in termini di AMR, poiché i dati sono intrinsecamente influenzati da protocolli e pratiche diversi.

La resistenza antimicrobica nelle specie batteriche segnalate alle reti di sorveglianza varia ampiamente a seconda delle specie batteriche, del gruppo di antimicrobico e della regione geografica. Come già osservato nei precedenti rapporti regionali, esiste un gradiente di resistenza da Nord a Sud e da Ovest a Est, con tassi più elevati osservati nelle parti meridionali e orientali della regione europea.

Klebsiella pneumoniae

Carbapenemi: 14 (31%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali di K. pneumoniae resistente ai carbapenemi inferiori all’1%, 15 Paesi (33%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 25%, 8 dei quali (18% su 45 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Cefalosporine di III generazione: il 16% dei 45 Paesi (7 Paesi) ha mostrato percentuali di K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di III generazione inferiori al 10%, mentre 19 (42%), in particolare nelle parti meridionali e orientali della Regione, hanno riportato percentuali di resistenza maggiori o uguali al 50%.

Escherichia coli

E. Coli mantiene una rara resistenza ai carbapenemi e più bassa alle cefalosporine di III generazione rispetto a K. pneumoniae. Infatti solo 8 (18%) dei 44 Paesi hanno segnalato una percentuale di E. Coli resistente ai carbapenemi pari o superiori del 1%. Mentre per la resistenza alle cefalosporine di terza generazione in E. coli, 12 (27%) dei 45 Paesi hanno riportato percentuali inferiori al 10%, mentre percentuali di resistenza pari o superiori al 50% sono state osservate in 4 Paesi (9%).

La resistenza ai fluorochinoloni è risultata invece generalmente più alta (soprattutto nei Paesi della parte meridionale della regione europea dell’OMS). Infatti una percentuale di resistenza inferiore al 10% è stata osservata in due (4%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo. Una percentuale di resistenza del 25% o superiore è stata riportata in 17 (38%) Paesi. Una percentuale di resistenza del 50% o superiore è stata osservata in quattro (9%) Paesi.

Pseudomonas aeruginosa

Sono state osservate percentuali di P. aeruginosa resistente ai carbapenemi inferiori al 5% in due (5%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre sei (14%) hanno riportato percentuali pari o superiori al 50%.

Acinetobacter spp

Nel 2021 le percentuali di Acinetobacter spp. resistenti ai carbapenemi. variava ampiamente all’interno della regione, da meno dell’1% in tre (7%) dei 45 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo al 50% o più in 25 (56%) Paesi, principalmente nell’Europa meridionale e orientale.

Staphylococcusaureus

Undici (25%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su S. aureus avevano percentuali di S. aureus meticillino-resistente (MRSA) inferiori al 5%, in tredici (30%) di 44 Paesi percentuali pari o superiori al 25%.

Streptococcus pneumoniae

Grandi differenze sono state osservate in tutta la Regione nella percentuale S. pneumoniae resistente alla penicillina. Due (5%) dei 43 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo avevano percentuali inferiori al 5%, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in cinque (12%) Paesi.

Enterococcus faecium

La resistenza alla vancomicina variava notevolmente tra i Paesi della Regione. Percentuali di resistenza inferiori all’1% sono state segnalate da sei (14%) dei 44 Paesi che hanno riportato dati su questo microrganismo, mentre percentuali pari o superiori al 25% sono state riscontrate in 17 (39%), cinque dei quali (11% dei 44 Paesi) hanno riportato percentuali di resistenza pari o superiori al 50%.

Le informazioni specifiche per Paese per ciascuna specie batterica, sono disponibili sul sito web della Regione europea dell’OMS e sull’Atlante delle Malattie Infettive dell’ECDC.

Fonte: ISS