Tutti gli eventi ECM organizzati da SIMeVeP!

Nei mesi di novembre e dicembre la SIMeVeP ha in calendario i seguenti corsi di aggiornamento professionale ECM:

  • 10 novembre 2023 – Regolamento UE 2017/625 e risvolti organizzativi gestionali dei Dipartimenti di Prevenzione nell’ottica del ONE HEALTH – ONE MEDICINE-  Oristano  3 Crediti ECM
  • 10 novembre 2023 – Resilienza dei sistemi alimentari e salute – La strategia UE “Dal produttore al consumatore” – Viterbo
  • 10 novembre 2023 – Regolamento UE 429/2016 e relativi atti delegati – Messina
  • 17 novembre 2023 – Il valore del cibo, il cibo di valore – Torino
  • 24 novembre 2023 – Apicoltura e ambiente – Cortona (AR)
  • 6 dicembre 2023 – Tutto quanto accade una volta potrebbe non accadere mai più. Ma tutto quanto accade due volte accadrà certamente una terza – Roma

Non appena accreditati verranno pubblicati nella sezione Formazione -ECM




Influenza aviaria: le autorità sanitarie europee raccomandano maggiore protezione delle aziende avicole dagli uccelli selvatici

 Mentre la situazione nel pollame si è attenuata durante l’estate, il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) ha continuato a colpire gli uccelli selvatici, in particolare gli uccelli acquatici marini in Europa, per lo più lungo le coste. Con l’inizio della stagione migratoria autunnale, si prevede un aumento dei casi anche in altre specie selvatiche come gli anatidi e le autorità sanitarie ritengono prioritario aumentare la protezione del pollame e di altri animali d’allevamento dagli uccelli selvatici; la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata anche negli allevamenti di animali da pelliccia.

Secondo l’ultimo Rapporto sull’influenza aviaria dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e del Laboratorio di referenza europeo (EURL) presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), nel periodo tra il 24 giugno e il 1° settembre 2023 sono stati segnalati 507 focolai di HPAI nei volatili domestici (25) e selvatici (482) in 21 paesi europei.

I carnivori selvatici e domestici continuano ad essere le specie di mammiferi più colpite, con la Finlandia che ha registrato 26 focolai in allevamenti di visoni americani, volpi rosse e artiche, e cane procione. Le autorità locali ritengono che la fonte più probabile di introduzione virale sia da attribuire al contatto con i gabbiani selvatici, ma la trasmissione tra aziende agricole non può essere completamente esclusa. La trasmissione all’interno delle aziende si è verificata attraverso il contatto con alcuni animali che non presentavano segni clinici di infezione.

Nel report si raccomanda anche di evitare l’esposizione dei cani e dei gatti domestici, e in generale degli animali carnivori, ad animali morti o malati (mammiferi e uccelli), e di evitare di somministrare a gatti, cani e altri carnivori domestici frattaglie e carne cruda provenienti da allevamenti non controllati situati in zone in cui è segnalata la circolazione del virus HPAI.

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Fonte: IZS Venezie




Etichettatura degli alimenti: i consumatori sono ben informati?

Etichettatura alimentiLa normativa UE prescrive che le informazioni sugli alimenti siano esatte, chiare, di facile comprensione e non fuorvianti. La Corte verificherà con l’audit l’impostazione della politica dell’UE in materia di etichettatura degli alimenti e le azioni intraprese dalla Commissione europea e dagli Stati membri tra il 2011 e il 2023. L’attenzione si concentrerà sugli alimenti preconfezionati. Gli auditor si recheranno anche in tre Stati membri (Belgio, Italia e Lituania) per incontrare i portatori di interessi coinvolti al fine di individuare le buone pratiche e gli aspetti insidiosi.

“L’etichettatura degli alimenti è un argomento che riguarda ogni singola persona in Europa. Tutti vogliamo sapere che cosa c’è nel nostro cibo, da dove viene e come viene preparato”, ha dichiarato Keit Pentus-Rosimannus, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “La quantità di informazioni riportate nelle etichette è aumentata nel tempo: ad esempio, in Europa ci sono più di 200 marchi di qualità ecologica, molti dei quali sono utilizzati per i prodotti alimentari. Noi intendiamo valutare se le informazioni fornite rispondano alle esigenze delle persone e consentano loro di prendere la decisione giusta su quel che mangiano”.

Ai sensi del trattato sul funzionamento dell’UE, quest’ultima deve assicurare un livello elevato di protezione dei consumatori, tutelandone la salute, la sicurezza e gli interessi economici, nonché promuovendone il diritto all’informazione. Il regolamento sulla legislazione alimentare generale stabilisce un quadro di ampio respiro per lo sviluppo della legislazione alimentare a livello sia dell’UE che nazionale. In base al regolamento relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori(opens in new window), ogni etichetta sugli alimenti deve contenere una serie di informazioni obbligatorie (riguardanti, ad esempio, gli allergeni, gli ingredienti e la data di scadenza), consentendo al contempo alle imprese alimentari di aggiungere anche informazioni facoltative (ad esempio, etichettatura biologica).

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Fonte: Conte dei Conti Europea




Influenza aviaria. L’Ecdc propone test umani mirati nelle aree con epidemie in corso

influenza aviariaUn approccio di sperimentazione ad hoc nelle aree in cui sono in corso focolai di influenza aviaria nel pollame e rilevamenti negli uccelli selvatici e in altri animali, per puntare i riflettori su malattie respiratorie gravi o neurologiche inspiegabili.

È quanto propone l’Ecdc, in una relazione tecnica pubblicata oggi, ricordando in ogni modo che “le infezioni umane dovute all’influenza aviaria rimangono un evento raro”. Il rischio di infezione da virus dell’influenza aviaria H5 attualmente circolanti in Europa è infatti valutato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie come basso per la popolazione generale dell’Ue/See. Il rischio rimane inoltre da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o in altro modo a uccelli o mammiferi infetti (selvatici o domestici); questa valutazione copre diverse situazioni che dipendono dal livello di esposizione

Durante i mesi invernali, spiega l’Ecdc, quando i virus dell’influenza stagionale circolano nella popolazione, gli approcci di test e sottotipizzazione del virus dell’influenza aviaria devono essere proporzionati alla situazione epidemiologica e alle capacità dei laboratori di riferimento.

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Fonte: quotidianosanita.it




Gruppo di discussione EFSA sui rischi emergenti: richiesta contributi

Agli iscritti SIMeVeP, referenti regionali e gruppi di lavoro,

Dall’ 8 al 9 Novembre 2023  l’EFSA ospiterà a Bruxelles la  30a riunione del  Gruppo di discussione delle parti interessate sui rischi emergenti (StaDG-ER) di cui il dott. Maurizio Ferri è membro in rappresentanza della Federazione dei veterinari europei (FVE). L’ordine del giorno sarà presto pubblicato sul sito web dell’EFSA per annunciare e rendere visibile l’evento nel calendario attività.

Il dott. Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP, farà una presentazione sulla carne coltivata, un argomento emergente, discusso durante un recente colloquio scientifico organizzato da EFSA a Bruxelles. Come di consueto per continuare a contribuire attivamente alla discussione sui rischi emergenti è possibile preparare uno briefing note  sui rischi emergenti o questioni emergenti.

Chi è interessato a suggerire o segnalare fatti, evidenze che potrebbero costituire un problema emergente/rischio emergente, che non sia stato già oggetto di precedente segnalazione e discussione in EFSA., può utilizzare il modello di nota informativa (BN template 2023– Description).

Quando si selezionano potenziali problemi emergenti, occorre fare riferimento alla seguente definizione EFSA di  rischio emergente: “il rischio emergente è un rischio derivante da un pericolo recentemente identificato per il quale può verificarsi un’esposizione significativa, o da un’esposizione significativa inaspettata nuova o aumentata  e/o aumento di suscettibilità a un pericolo noto”.

Sono apprezzate le vostre proposte preferibilmente inviate entro le prime tre settimane di ottobre. Il dott. Ferri, contattabile alla mail: ferrim282@gmail.com fornirà l’assistenza per la compilazione e traduzione in inglese.




Premio Nobel per la Medicina: Alcuni spunti di riflessione

Il premio Nobel per la Medicina, che è stato appena assegnato da una Commissione di Professori del prestigioso Karolinska Institute svedese alla biochimica ungherese Katalin Karikó e all’immunologo statunitense Drew Weissman per la tecnica dell’RNA messaggero (mRNA) messa a punto dagli stessi, mi spinge a fare alcune importanti riflessioni e considerazioni.

Di questa tecnologia, che senza tema di smentita si può definire rivoluzionaria, ha enormemente beneficiato, in primis, la produzione dei vaccini anti-SARS-CoV-2, il famigerato betacoronavirus responsabile della COVID-19, che ha sinora mietuto oltre 7 milioni di vittime su scala globale. E sono stati proprio i vaccini a mRNA, fin qui somministrati in numero pari a 13 miliardi di dosi e resi disponibili su scala globale a soli 12 mesi di distanza dell’identificazione del virus nella megalopoli cinese di Wuhan – un risultato da iscrivere a pieno titolo nel “guiness dei primati” -, ad avere salvato milioni e milioni di vite umane, garantendo un’efficace protezione sul duplice fronte sia della malattia in forma grave sia dell’exitus da/per/con COVID. Particolarmente degna di nota e’ la grande “duttilità” insita nella tecnica dell’mRNA, che consente un’agevole “riprogrammazione” dei vaccini anzidetti nei confronti di tutte le varianti di SARS-CoV-2 e, soprattutto, di quelle più diffusive, trasmissibili ed immuno-evasive quali ad esempio le “ultimogenite” sottovarianti di “Omicron” rappresentate dalla “Eris” (alias EG.5) e dalla “Pirola” (alias BA.2.86). La manegevolezza di questa tecnologia parimenti offre una serie di promettenti quanto interessanti prospettive d’impiego nella profilassi immunizzante verso agenti patogeni particolarmente mutevoli – anche nel corso di una medesima infezione in un medesimo ospite -, quali ad esempio il plasmodio della malaria, il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e, soprattutto, i virus influenzali.

A fronte di quanto sopra, la tecnologia dell’mRNA e’ stata “partorita” ad opera di Katalin Karikó dopo una “gestazione” quantomai lunga, difficile e complessa, durata ben 30 anni! Migrata nel lontano 1985 dall’Ungheria in USA per frequentare un dottorato di ricerca, la Professoressa Karikó sperimento’ ben presto sulla propria pelle, per numerosi anni consecutivi, una forte “dose di ostracismo” nei confronti dei propri studi in tema di mRNA, che nessuno era disposto a finanziare, cosicché fu tentata più volte dalla volontà di sospendere le sue ricerche in quella direzione. Così fino a quel giorno del 1990 in cui conobbe Drew Weissman, anch’egli in fila alla fotocopiatrice dell’Università della Pennsylvania. Ne scaturi’ un  solido quanto proficuo sodalizio, grazie al quale i due scienziati, dopo anni ed anni d’intenso lavoro, riuscirono ad ottenere una molecola di mRNA in grado di penetrare all’interno delle cellule-ospiti senza suscitare una risposta immunitaria indesiderata. Questo brillante risultato – un assoluto prerequisito rispetto all’utilizzo della tecnologia dell’mRNA nella produzione dei vaccini anti-SARS-CoV-2, così come per molte altre potenziali applicazioni della stessa – venne reso possibile grazie alla sostituzione dell’uridina con una molecola ad essa molto vicina, la pseudouridina.

Quella di Katalin Karikó, oltre ad essere la storia di una grande donna di scienza, insignita della più alta onorificenza che mai possa essere conseguita da qualsivoglia ricercatrice o ricercatore, e’ anche e soprattutto la commovente ed entusiasmante storia di chi, per dirla con la celeberrima frase di Vittorio Alfieri, “Volle, e volle sempre, e fortissimamente volle”, che fa il paio con l’altrettanto famosa espressione “Fortuna Audaces Iuvat”.

Rappresentato altrimenti, a questo fulgido e luminoso ritratto di vita fa da degna cornice una terza e quantomai celebre ed eloquente frase: “Per Aspera ad Astra”!

Giovanni Di Guardo,

DVM, Dipl. ECVP,

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

 

 




ECM One Health Oristano

EcmSi terrà il 10 novembre ad Oristano il  prossimo corso ECM organizzato dalla SIMeVeP. Il titolo del corso è “Regolamento UE 2017/625 e risvolti organizzativi dei Dipartimenti di Prevenzione nell’ottica del ONE HEALTH – ONE MEDICINE” ed al corso sono stati attribuiti 3 crediti ECM.

L’obiettivo del corso è quello di illustrare appropriati modelli organizzativi dei Dipartimentidi Prevenzione coerenti con il dettato normativo applicabile.

Programma

Scheda di iscrizione




Vespa Velutina, è allarme per il miele. Importante segnalare gli avvistamenti

Vespa VelutinaNera, un’ampia banda tra il giallo e l’aranciato sulla parte terminale dell’addome e una stretta linea gialla sul primo segmento addominale, zampe nere con la parte terminale gialla, capo giallo/arancio. La vespa velutina è la new entry delle specie aliene e costituisce una minaccia serissima per le api e – di conseguenza – per il miele, la cui produzione è al minimo storico da anni.

Da giorni si susseguono gli appelli di agronomi e associazioni, che invitano chiunque avvisti un esemplare a segnalarlo prontamente alle autorità. L’esperienza insegna: l’unica arma contro quelle che abbiamo imparato ben presto a conoscere come specie aliene è il contenimento, pena il dilagare della specie.

Fonte: ilsole24ore FOOD



Long Covid e cortisolo

Gentile Direttore,
sulla prestigiosa Rivista Nature è stato appena pubblicato un interessante articolo a firma di Jon Klein e collaboratori, i quali hanno caratterizzato – anche tramite l’impiego dell’intelligenza artificiale – i profili della risposta immunitaria in individui con “long Covid” rispetto a pazienti non affetti da tale condizione morbosa (1), che su scala globale affliggerebbe almeno il 10% di coloro che abbiano sviluppato una pregressa infezione da SARS-CoV-2 in forma asintomatica, lieve oppure grave (2). I medesimi Autori hanno altresì dimostrato che livelli più bassi di cortisolo sarebbero presenti nei soggetti affetti da “long Covid” (1).

Assolutamente degno di nota, a tal proposito, è il dato secondo cui il betacoronavirus Sars-CoV-2 mostrerebbe un’elevata affinità di legame nei confronti dell’acido linoleico, un acido grasso essenziale. A ciò farebbe seguito una diminuita interazione della proteina “spike” (S) del virus con il recettore ACE2, mentre un intrigante sinergismo di azione farmacologica è stato parimenti descritto fra l’acido linoleico da un lato, e l’antivirale remdesivir dall’altro, con conseguente soppressione della replicazione di Sars-CoV-2 (3).

Come già a suo tempo sottolineato da chi scrive a commento del succitato articolo, la comprovata e forte affinità di legame della proteina S di Sars-CoV-2 con l’acido linoleico (3) conferirebbe notevole plausibilità biologica ai risultati positivi frequentemente ottenuti grazie all’impiego di corticosteroidi (desametasone) nella terapia delle forme gravi di Covid-19 (4). I corticosteroidi – sia naturali sia sintetici – possiedono infatti la ben nota capacità di inibire selettivamente l’attività della fosfolipasi-A2, un enzima-chiave in grado di convertire l’acido linoleico in acido linolenico, reazione quest’ultima che costituisce una tappa di cruciale rilevanza nella sintesi delle prostaglandine e dei leucotrieni, importanti mediatori chimici della risposta infiammatoria derivati dall’acido arachidonico (5).

In considerazione di quanto sopra, appare pertanto verosimile che ai più bassi livelli di cortisolo descritti in pazienti affetti da “long Covid” (1) possa fare seguito una ridotta inibizione di attività della fosfolipasi-A2 in tali individui, con conseguente aumento dell’affinità di legame di Sars-CoV-2 con il recettore ACE2, esitante a sua volta in un’accresciuta replicazione e persistenza virale nei tessuti dell’ospite.

Giovanni Di Guardo,

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

Bibliografia di riferimento
1) Klein, J., Wood, J., Jaycox, J. et al. Distinguishing features of Long COVID identified through immune profiling. Nature (2023). https://doi.org/10.1038/s41586-023-06651-y.
2) Altmann, D.M., Whettlock, E.M., Liu, S., Arachchillage, D.J., Boyton, R.J. The immunology of long COVID. Nature Reviews in Immunology (2023). DOI: 10.1038/s41577-023-00904-7.
3) Toelzer, C., Gupta, K., Yadav, S.K.N. et al. Freefatty acid binding pocket in the locked structure of SARS-CoV-2 spike protein.Science 370: 725-730(2020).DOI:10.1126/science.abd3255.
4) Di Guardo, G. SARS-CoV-2-linoleic acid interaction (e.Letter-Letter to the Editor). Science (2020). https://www.science.org/doi/10.1126/science.abd3255#elettersSection.
5) Robbins & Kumar Basic Pathology, 11th Edition. Inflammation Chapter. Elsevier – Health Sciences Division (2022).




Uccelli acquatici selvatici e influenza di tipo A

Ricercatori dell’Università di Bologna e dell’ISPRA collaborano alla redazione di un editoriale che commenta i risultati di recenti ricerche sull’ecologia e sui meccanismi di trasmissione interspecie dei virus influenzali di tipo A.

Tra i virus influenzali attualmente noti, quelli di tipo A circolano sia nell’uomo che in altre specie animali. Grazie alla plasticità del genoma i virus influenzali di tipo A possono acquisire rapidamente mutazioni alla base della trasmissione interspecie (spillover). In tale ambito sono gli uccelli acquatici selvatici a occupare un ruolo centrale in quanto serbatoio naturale del pool genetico virale.

 In particolare, l’influenza A causa nell’uomo epidemie stagionali ricorrenti e periodiche pandemie, come la cosiddetta “influenza suina” legata all’emergenza nel 2009 di un virus riassortante geni di origine animale e umana.
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Fonte: ISPRA