ECM – Terza Giornata dei Centri e dei Laboratori di Referenza Nazionali degli IZS nell’ottica One Health

Sono aperte le iscrizioni al corso ECM dal titolo “Terza Giornata dei Centri e dei Laboratori di Referenza Nazionali degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali nell’ottica One Health” –“Esistono solo due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza” (Ippocrate) che si terrà a Roma presso la sede del Ministero della Salute a Lungotevere Ripa, il giorno 1 dicembre 2025, con il patrocinio SIVeMP.

Il corso è aperto a 90 partecipanti, è gratuito ed è rivolto a Medici Veterinari delle tre aree funzionali, Medici Chirurghi (Igiene epidemiologia e sanità pubblica/Igiene degli alimenti e nutrizione/Medicina del lavoro/Malattie infettive) e Biologi.

Al corso sono stati attribuiti 6 crediti ECM.

L’aggiornamento è teso ad aggiornare e potenziare le capacità diagnostiche e profilattiche dei colleghi relativamente ad alcune patologie, in particolar modo di quelle di interesse zoonotico.I relatori offriranno ai colleghi spunti di riflessione relativamente a tecniche e studi previsionali per la diffusione di malattie infettive. L’aspetto One Health, uomo/animale/ambiente, infatti, sarà il leitmotiv della giornata formativa.

Programma scientifico

Scheda di iscrizione

 




Caratterizzazione di Photobacterium damselae subsp. piscicida isolato da un episodio di mortalità di massa nel cefalo comune (Mugil cephalus) nel mar Ionio

Il laboratorio di biologia molecolare della sezione di Putignano dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata ha recentemente sequenziato e depositato nel database NCBI la sequenza genomica (Identificativo NCBI: GCA_052601115.1) di un ceppo di Photobacterium damselae subsp. piscicida isolato presso il laboratorio di Diagnostica della sezione di Taranto dell’IZSPB.

Il Photobacterium damselae subsp. piscicida è un batterio Gram-negativo appartenente alla famiglia delle Vibrionaceae, noto per essere l’agente eziologico della fotobatteriosi o pseudotubercolosi, una malattia infettiva altamente diffusiva che colpisce diverse specie ittiche marine, causando elevata mortalità soprattutto in contesti di acquacoltura intensiva.
L’isolamento è avvenuto a seguito di un episodio di mortalità che, i primi di maggio dell’anno corrente, ha colpito numerosi esemplari di Mugil cephalus (Cefalo comune) nei pressi dell’estuario del fiume Agri, nel Mar Ionio, in località Scanzano Jonico (MT). Grazie all’azione coordinata tra i Servizi Veterinari locali e la sezione territoriale di Matera dell’IZSPB, alcuni esemplari deceduti sono stati prelevati e rapidamente trasferiti presso la sezione di Taranto dell’IZSPB e qui sottoposti ad esame autoptico e ad approfondite analisi microbiologiche.
I soggetti esaminati presentavano lesioni compatibili con setticemia da Photobacterium damselae subsp. piscicida. Il batterio è stato isolato da tutti gli organi sottoposti ad esame batteriologico.  L’analisi genomica ha rilevato la presenza di importanti fattori di patogenicità e l’assenza di geni associati a resistenza agli antibiotici.

Il risultato conseguito è il frutto di un’azione sinergica e tempestiva realizzata sul territorio dai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata (IZSPB), la cui missione comprende il monitoraggio della salute delle specie ittiche autoctone, la loro tutela e conservazione. L’intervento attuato si configura inoltre come un esempio concreto di come sia possibile sviluppare strategie di indagine scientifica basate su un approccio multidisciplinare, capaci di integrare in modo efficace le tecniche consolidate della microbiologia tradizionale con le più recenti e sofisticate metodologie della biologia molecolare. In ultima analisi, si tratta della prima sequenza genomica di Photobacterium damselae subsp. piscicida condivisa da un laboratorio italiano con la comunità scientifica. Il lavoro è stato presentato al XXIX Convegno annuale della Società Italiana di Patologia Ittica (SIPI), tenutosi a Sassari il 23-24 ottobre 2025.
Tale condivisione contribuirà alla miglior comprensione dei meccanismi di diffusione del patogeno e delle strategie di controllo della malattia.

Fonte: IZS Puglia e Basilicata




Diversità genetica dei virus influenzali suini nel Nord Est e identificazione di due nuovi genotipi

Ricercatori dell’IZSVe hanno identificato due genotipi di virus influenzali finora sconosciuti in Italia, denominati Novel 1 e Novel 2, in popolazioni di suini. La scoperta è avvenuta nell’ambito di uno studio di sorveglianza in allevamenti suini del Nord-Est, pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology. Il genotipo Novel 1, appartenente al sottotipo H1avN2, è stato isolato in Friuli Venezia Giulia, mentre il genotipo Novel 2, riconducibile al sottotipo H1pdmN2, è stato identificato in Veneto. Lo studio prosegue una linea di ricerca che già nel 2018 aveva permesso di identificare altri genotipi virali.

L’influenza suina è una malattia respiratoria dei suini diffusa in tutto il mondo, con importanti implicazioni per la salute animale e umana.

“Il suino è una specie estremamente interessante per lo studio dei ceppi influenzali, dal momento che è suscettibile all’infezione di ceppi influenzali di diversa origine, suina, umana e aviare” spiega Lara Cavicchio, biotecnologa ricercatrice del Laboratorio di genomica e trascrittomica virale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), prima autrice dell’articolo“Per questa ragione il suino rappresenta un mixing vessel, una sorta di ‘miscelatore’ dove i virus influenzali di diversa origine possono andare incontro ad eventi di riassortimento, cioè si scambiano pezzi di materiale genetico, creando nuove varianti, potenzialmente pericolose per l’uomo.”

Un esempio tangibile delle conseguenze negative di questo meccanismo si è avuto con la prima pandemia del XXI secolo. Era il 2009 e a scatenarla fu un virus influenzale H1N1 originato dal riassortimento fra ceppi virali suini, umani e aviari. La sorveglianza è dunque fondamentale per monitorare la circolazione e l’evoluzione di questi virus, al fine di studiare il loro potenziale zoonosico ed eventualmente pandemico.

L’analisi genetica evidenzia la circolazione inter aziendale del virus

Grazie alla collaborazione tra veterinari aziendali e ricercatori, sono stati raccolti tra il 2013 e il 2022 oltre 3.000 campioni in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige da animali sintomatici: circa il 19% è risultato positivo a influenza suina. La maggior parte dei campioni positivi proviene dalle aree a più alta densità suinicola, nelle province di Padova, Verona, Treviso, Pordenone e Udine.

Con la caratterizzazione genetica dei due nuovi genotipi “italiani” Novel 1 e Novel 2, ad oggi i genotipi noti nel Nord est sono dodici, di cui dieci già descritti precedentemente (A, B, D, F, M, P, T, U, AH e Novel2013).

L’analisi filogenetica, effettuata per tracciare la storia evolutiva dei virus e le loro “parentele”, ha evidenziato la presenza di distinti cluster genetici, costituiti da virus strettamente correlati in allevamenti diversi, e ha rilevato una positività ricorrente a virus influenzali suini in numerose aziende nel corso del periodo di sorveglianza. Questi dati suggeriscono sia la persistenza intra-aziendale di specifici ceppi, sia reintroduzioni ricorrenti legate alle dinamiche di filiera.

La presenza di cluster genetici condivisi tra allevamenti, spesso localizzati in aree geografiche contigue o appartenenti alla stessa rete produttiva, indica fenomeni di diffusione inter-aziendale. In alcuni casi, le sequenze virali mostravano elevata similarità con ceppi umani, coerente con possibili eventi di trasmissione interspecifica.

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Fonte: IZS Venezie




Parassita della leishmaniosi è vettore per inibire Alzheimer

ambiente, animale e uomoIl parassita della leishmaniosi diventa un vettore per inibire l’Alzheimer. Lo rivela uno studio dell’Università Statale di Milano, pubblicato sul Journal of Neuroinflammation, che dimostra come questo parassita può influenzare il funzionamento delle cellule della microglia, le cellule del cervello coinvolte nella risposta immunitaria: quando queste cellule vengono stimolate con il peptide β-amiloide (una sostanza associata alla malattia di Alzheimer), il parassita riesce a bloccare un importante meccanismo infiammatorio chiamato inflammasoma NLRP3.

Inoltre, per la prima volta, sono stati identificati i meccanismi molecolari messi in atto dal parassita per sopprimere l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 nella microglia.
In sintesi, il lavoro rivela un nuovo meccanismo di immunosoppressione esercitato da Leishmania infantum sulla microglia e propone il parassita come modello biologico naturale per lo sviluppo di strategie innovative contro la neuroinfiammazione associata alla malattia di Alzheimer.

“I nostri risultati mostrano che il parassita è in grado di silenziare selettivamente le vie infiammatorie, aprendo la strada a strategie terapeutiche ispirate ai suoi meccanismi naturali di regolazione immunitaria”, commenta Estefanía Calvo Alvarez, ricercatrice del dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari Rodolfo Paoletti dell’Ateneo e prima autrice dello studio.

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Fonte: ANSA




A Bologna gatti malati di influenza aviaria. E l’Università avvia uno studio

Nemmeno i gatti sfuggono all’influenza aviaria. I  nostri animali domestici possono essere contagiati esattamente come gli essere umani e in provincia di Bologna per un micio è stato anche causa di morte. Per questo  il servizio di Anatomia patologica del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna si è fatto carico di indagare il fenomeno e  ha avviato un un progetto di monitoraggio dell’influenza aviaria nei gatti finanziato dalla Fondazione Carisbo denominato «Influcat-Inbo».

Lo studio scientifico avviene attraverso autopsie su gatti deceduti nel territorio ma indipendentemente dalla presunta causa di morte. In Italia la malattia è ripetutamente osservata in specie aviarie, ma a gennaio 2025 si sono contati due casi di H5N1 in gatti (di cui uno letale) in provincia e sono, finora, gli  unici in Italia».  Lo fa sapere il professore  Giuliano Bettini, del Dipartimento di Scienze Mediche veterinarie, responsabile del progetto, che puntualizza: «Il potenziale ruolo dei felini domestici come ospiti intermedi e possibili vettori e amplificatori della diffusione del virus genera comprensibili preoccupazioni, in considerazione della stretta convivenza con l’uomo»
Lo studio è stato segnalato ai veterinari dall’Ordine di categoria per raccogliere le disponibilità ad eseguire le autopsie necessarie. Il percorso dell’indagine viene spiegato con un documento diffuso dall’Ordine in cui Bettini dettaglia: «Nell’epidemiologia dell’influenza aviaria desta preoccupazione la diffusione di sottotipi ad elevata patogenicità (H5N1) che hanno mostrato capacità di mutare rapidamente acquisendo geni da virus influenzali che infettano altre specie e contagiare così anche suini, bovini, gatti, cani, topi e uomo, rappresentando quindi un potenziale problema di sanità pubblica. Al momento la malattia ha diffusione mondiale, e in base al numero di focolai registrati i mammiferi domestici più sensibili all’infezione sono bovini e gatti».

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Fonte: corrieredibologna.it




Bluetongue in Europa e in Italia: vecchie conoscenze e nuovi scenari

La febbre catarrale degli ovini o Bluetongue (BT) è una malattia infettiva non contagiosa che colpisce alcune famiglie dell’ordine degli Artiodattili ed è trasmessa da vettori ematofagi appartenenti al genere Culicoides. Attualmente sono noti 36 sierotipi di BT, di cui solo alcuni sono considerati “atipici” vista la loro capacità di diffondersi tramite contatto diretto e non per mezzo dei Culicoides (Ries et al., 2020, 2021; The Pirbright Institute, 2015; WOAH, b).

Per comprendere al meglio l’evoluzione della malattia è stata elaborata la classificazione dei sierotipi di BTV in ceppi analizzandone le proprietà come il genotipo, la morbilità, la mortalità, la velocità di diffusione, il periodo e l’area geografica di diffusione (More et al., 2017). Oltretutto, i diversi ceppi dello stesso sierotipo di BT possono differire per topo-tipi, che si distinguono generalmente in ceppi orientali, di provenienza Australiana e dal Medio-Estremo Oriente, e in ceppi occidentali, di origine Africana o Americana. In Europa, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, entrambi i ceppi sono stati responsabili di focolai di malattia nelle popolazioni suscettibili (Kundlacz et al., 2019).

Storicamente endemica nei paesi tropicali e subtropicali, il cambiamento climatico e gli scambi di bestiame, nell’era della globalizzazione, hanno reso possibile, grazie alla presenza del vettore, la diffusione della BT nel Mediterraneo e in Europa a partire dalla fine degli anni ’90 (Maclachlan et al., 2015; WOAH, b).

L’Italia, al centro del Mediterraneo, è stata interessata a partire dal 2000 da molteplici ondate epidemiche ascrivibili di volta in volta a ceppi differenti provenienti dai paesi confinanti, nord africani (Lorusso et al., 2013a, 2014, 2017) o dai limitrofi Balcani (Calistri et al., 2004; Lorusso et al., 2013a, 2014, 2017; Mellor, 2004; Niedbalski, Wiesław, 2022; WOAH, b).

Le nazioni quali Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Germania sono state colpite inaspettatamente per la prima volta nel 2006 dall’epidemia da sierotipo 8 (BTV-8), dimostrando lo slancio della malattia dal centro verso il nord Europa (Faes et al., 2013; Niedbalski, Wiesław, 2022; WOAH, b). A questa è conseguita, solo nel periodo compreso tra il 2007 e il 2010, la diffusione del BTV-8 in 28 paesi europei, i quali hanno riportato più di 58.000 focolai ed ingenti perdite economiche (Nicolas et al., 2018; WOAH, b).

Questo articolo si propone di fornire aggiornamenti sulla legislazione europea e italiana vigente e sulla recente situazione epidemiologica, con un focus particolare sugli anni 2023-2024.

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Fonte: IZS Teramo




Rapporto Unep: il mondo sulla rotta dei 2,5 gradi di riscaldamento globale

La prossima settimana, a Belém in Brasile, si aprirà la trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop30. Delegazioni governative, organizzazioni della società civile, scienziati ed esperti si riuniranno per cercare di rilanciare l’azione climatica globale in un contesto geopolitico sempre più complesso. A pochi giorni dall’inizio dei lavori, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha pubblicato il rapporto annuale Emissions Gap, che analizza la distanza tra gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni e le reali promesse dei governi.

L’allarme del rapporto Emissions Gap

Il nuovo documento dell’Unep mostra che, con gli impegni attuali, la temperatura media globale continuerà a crescere ben oltre i limiti fissati dall’Accordo di Parigi. Anche se tutti i Paesi rispettassero pienamente le loro promesse, il riscaldamento globale si attesterebbe tra 2,3 e 2,5 gradi. In assenza di ulteriori azioni, potrebbe raggiungere i 2,8 gradi.

Secondo il rapporto, solo 60 Stati, responsabili del 63% delle emissioni globali, hanno presentato o annunciato le nuove Nationally Determined Contributions (Ndc), documenti in cui ciascun Paese illustra le proprie strategie per ridurre le emissioni di gas serra. Tali piani avrebbero dovuto essere aggiornati da tutti i governi entro il 30 settembre, ma la maggior parte non ha ancora adempiuto a questo obbligo.

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Fonte: ambienteinsalute.it




Sicurezza alimentare, benessere e sostenibilità: al via l’accordo IZSLT–API per l’acquacoltura del futuro

Rafforzare la sicurezza sanitaria, promuovere il benessere animale e sostenere la sostenibilità delle produzioni ittiche: sono questi gli obiettivi principali dell’accordo triennale siglato tra l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri” (IZSLT) e l’Associazione Piscicoltori Italiani (API), la principale organizzazione di categoria del settore.

L’intesa mira a consolidare, attraverso ricerca, innovazione e formazione, un comparto che in Italia conta oltre 700 impianti e una produzione annua di 54.400 tonnellate di pesce appartenente a venti specie, per un valore economico stimato di circa 400 milioni di euro. In mare, le concessioni marittime sono 19, con una produzione di 17.000 tonnellate.

Le attività congiunte si articoleranno in quattro ambiti strategici: prevenzione sanitaria e sorveglianza epidemiologica, d

iagnostica e monitoraggio sanitario per una risposta tempestiva alle emergenze infettive, benessere animale e biosicurezza con l’adozione di pratiche gestionali avanzate, e supporto tecnico-scientifico e formativo rivolto agli operatori e alle imprese del settore.

Un ruolo di rilievo è affidato all’Officina Farmaceutica dell’IZSLT di Siena, specializzata nella produzione di vaccini autologhi per specie ittiche. L’attività consentirà di sviluppare soluzioni mirate per le principali patologie di allevamento, riducendo l’uso di antimicrobici e contribuendo alla qualità e alla sostenibilità complessiva della filiera.

«Questo accordo rappresenta un passo avanti concreto nella costruzione di un sistema di acquacoltura più sicuro, sostenibile e competitivo — ha dichiarato il Commissario Straordinario dell’IZSLT, Dr. Stefano Palomba —. Lavorare insieme agli operatori del settore significa condividere conoscenze e responsabilità per garantire salute animale, qualità alimentare e tutela ambientale.»

«Questo accordo si inserisce pienamente nella visione strategica del Consiglio Direttivo — ha dichiarato il Presidente dell’API, Dr. Matteo Leonardi — e rappresenta un passo importante verso una sempre più stretta integrazione tra ricerca pubblica e comparto produttivo. È un modo concreto per valorizzare le competenze scientifiche nazionali e metterle al servizio di un’acquacoltura sostenibile, moderna e resiliente, capace di garantire qualità, sicurezza e innovazione lungo tutta la filiera.»

L’accordo, già operativo, prevede la definizione di protocolli tecnici specifici per ciascun progetto congiunto nelle regioni Lazio e Toscana. Il primo protocollo, siglato subito dopo la firma, coinvolge anche l’Organizzazione di Produttori del Pesce (OP), rappresentata dal presidente Claudio Pedroni, e riguarda le attività di supporto che l’IZSLT fornirà alla produzione ittica, con particolare attenzione alla prevenzione sanitaria, alla formazione, alla diagnostica e al benessere animale.

Comunicato stampa

Fonte: IZS Lazio e Toscana




One Health, l’Ingrediente mancante: la SIMeVeP al centro del dibattito a Welfair la Fiera del fare Sanità.

One Health, L’Ingrediente Mancante: La SIMeVeP al Centro del Dibattito a Welfair la Fiera del fare Sanità.

Maurizio Ferri
4-7 Novembre 2025, Fiera di Roma.

Roma ospita come di consueto l’edizione 2025 di Welfair Sanità, la kermesse che riunisce decisori pubblici e privati, professionisti e società scientifiche per l’elaborazione di soluzioni innovative per il Servizio Sanitario Nazionale. Al loro fianco società scientifiche, categorie professionali e aziende porteranno il proprio approfondimento verticale e specialistico al centro del dibattito sanitario, nei congressi e negli incontri in programma nei quattro giorni di evento.

La kermesse vede riuniti, in un unico padiglione, un ricco programma convegnistico con oltre 50 tavole rotonde, la cui discussione darà vita alla nuova edizione del Libro Bianco.

La mission di Welfair, la fiera del fare Sanità è creare, attraverso tavole rotonde, un’occasione di
confronto tra esperti. Questi non si rivolgono a un pubblico, anche se è previsto un massimo di 20 uditori nella sala, ma dialogano tra loro sul tema scelto. Durante queste discussioni, gli esperti individuano dati, analizzano lo stato dell’arte, evidenziano eventuali criticità e definiscono linee guida e idee progettuali concrete per possibili soluzioni di miglioramento.
Le tavole rotonde o tavoli di lavoro tematici sono il fulcro dell’attività di Welfair e contribuiscono
alla costruzione del Libro Bianco, che riunisce i suggerimenti che annualmente Welfair consegna alla politica per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale attraverso la partecipazione ed il confronto con comunità e stakeholder (precedente Libro Bianco: https://www.romawelfair.it/libro-bianco-2024/.)

La SIMeVeP ha portato il proprio contributo specialistico, partecipando attivamente al tavolo di lavoro tematico “One Health: l’ingrediente mancante del processo decisionale” tenutosi il 4 novembre. Il tavolo, coordinato e moderato dal Prof. Enrico Miccadei, Ordinario di Geografia Fisica e Geomorfologia, Dipartimento di Scienze, università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti, ha visto la SIMeVeP contribuire in modo sostanziale alla discussione che è stata strutturata su quattro domande chiave per il futuro della sanità. La discussione ha evidenziato come l’approccio One Health sia ormai l’unica strategia percorribile per la prevenzione e la gestione dei rischi sanitari globali.
Quali sono i parametri e le conoscenze multidisciplinari che devono entrare nei processi decisionali? E a che livello?
C’è necessità di Integrazione: l’efficacia di One Health impone il superamento del riduzionismo biomedico con l’integrazione delle conoscenze sulla salute umana, animale e ambientale e con l’apporto fondamentale delle scienze sociali (economisti, sociologi, psicologi) per comprendere i comportamenti di rischio e garantire l’applicabilità delle decisioni. La professione veterinaria contribuisce con il know-how perché storicamente posizionata nell’interfaccia uomo-animale-ambiente. L’applicazione critica avviene a livello locale/comunitario, dove si attuano le misure e si raccolgono dati in tempo reale, anche attraverso la sorveglianza partecipata della cittadinanza.
È essenziale la volontà politica di finanziare e dare priorità ai piani One Health anche in assenza di crisi, assicurando che l’integrazione multidisciplinare (es. resistenza antimicrobica – AMR) si traduca in un principio di “non spostare il problema” tra settori.
Quali conoscenze delle Scienze della Terra sono di interesse per One Health?
Le Scienze della Terra (Geologia, Pedologia, Climatologia, Idrologia) sono vitali, poiché l’ambiente è un serbatoio cruciale di patogeni e contaminanti. La composizione del suolo influisce direttamente su nutrizione e intossicazioni (es. metalli tossici) degli animali che entrano nella catena alimentare. L’idrologia traccia l’acqua come vettore chiave di parassiti e batteri (es. Leptospira). La scarsità idrica aumenta il rischio di zoonosi in quanto concentra le specie animali nei luoghi dove c’è disponibilità e favorisce lo scambio di patogeni. I parametri atmosferici regolano la distribuzione e la riproduzione di vettori (zecche, zanzare), responsabili di malattie come la Febbre del Nilo. Ci sono tecnologie per gli interventi come l’uso dei Sistemi Informativi Geografici (GIS) che sfruttano questi dati per la mappatura spaziale, identificando le aree ad alto rischio zoonotico per un intervento preventivo e mirato.
Territori, Città del Futuro, Risorse, Biodiversità: Qual è il concetto di One Health che la veterinaria sta portando avanti?

La veterinaria moderna da una posizione antropocentrica si sta spostando progressivamente sulla salute e sicurezza degli ecosistemi (Ecosystem Health and Security), espandendo la visione tradizionale e posizionando il veterinario come gestore del rischio all’interfaccia uomo-animale-ambiente. Tra gli ambiti di ricerca e azione della veterinaria ci sono:

  • Studio del rischio zoonotico urbano. analisi dell’espansione urbana che avvicina la fauna selvatica (roditori, pipistrelli) all’uomo ed animali domestici, favorendo il salto di specie.
  • Sorveglianza ambientale: si sviluppano sistemi di allerta precoce monitorando gli animali sentinella (es. patogeni negli uccelli) e analizzando le acque reflue per ottenere indicatori rapidi della salute pubblica
  • Pianificazione: si offre consulenza sulla gestione degli spazi verdi e dei rifiuti per ridurre il contatto tra fauna selvatica e insediamenti, sapendo che l’urbanizzazione e la frammentazione degli habitat sono i principali motori dell’emergenza di rischi sanitari.
  • Monitoraggio delle popolazioni selvatiche: questo è il fulcro ecologico di One Health. I veterinari monitorano le popolazioni selvatiche per comprendere il loro ruolo come serbatoi di malattie emergenti (es. Influenza Aviaria, Febbre del Nilo Occidentale). L’urbanizzazione crea habitat artificiali che favoriscono la diffusione di vettori come le zanzare Culex (che amano le acque stagnanti urbane), veicolo per il West Nile Virus. La deforestazione/ frammentazione forestale riduce la biodiversità complessiva, portando a una ridotta bio-diluizione (diminuiscono le specie come i predatori che non sono efficienti serbatoi del patogeno) e concentrazione e proliferazione di specie animali generaliste (es. roditori o alcune specie di uccelli), con alta competenza virale, aumentando così il rischio di infezione, come lMalattia di Lyme. Inoltre la perdita di biodiversità causa stress nella fauna, rendendola più suscettibile alle infezioni e aumentando la probabilità di trasmissione all’uomo e al bestiame. Il virus Nipah ne è un esempio, correlato alla distruzione delle foreste che ha spinto i pipistrelli a interagire con gli allevamenti suinicoli.

In sintesi, la veterinaria si concentra sulla prevenzione del rischio attraverso un’analisi approfondita delle interazioni ecologiche e ambientali e in tema di risorse e sicurezza alimentare, studia la sostenibilità dei sistemi produttivi e dell’impatto di contaminanti (es. micotossine) nella catena alimentare, con un focus sull’uso prudente degli antibiotici in zootecnia per contenere l’AMR.
Qual’è il messaggio che lanciate a cittadini, professionisti e società sul tema One Health?
I relatori, in rappresentanza di decisori e professionisti, hanno lanciato un messaggio unanime: La prevenzione è l’unica cura globale, e agire insieme è l’unica strategia efficace.
Ai Cittadini: la vostra salute inizia all’esterno. Non c’è separazione netta tra la salute individuale e l’ambiente. Siete agenti attivi di sorveglianza: segnalate prontamente anomalie, morie insolite di animali o alterazioni ambientali alle autorità.
Ai Colleghi Professionisti: dobbiamo agire con un fronte unico attraverso l’integrazione operativa e la condivisione in tempo reale dei dati. Dobbiamo intensificare la sorveglianza alla fonte animale e negli ecosistemi a rischio.
Alle Istituzioni e ai Decisori: è imperativo investire nella prevenzione intersettoriale, in infrastrutture One Health, formazione e comunicazione. Le politiche devono includere standard elevati di biosicurezza in zootecnia e la tutela degli ecosistemi.

Il documento finale di proposta di miglioramento organizzativo, redatto dal coordinatore in collaborazione con i relatori, inclusi i rappresentanti della SIMeVeP sarà presentato per l’inserimento nel Libro Bianco di Welfair 2025. Le proposte concrete emerse dal tavolo, basate sull’integrazione transdisciplinare di dati provenienti da salute umana, animale e ambientale (incluse le Scienze della Terra), mirano a rafforzare la capacità del Paese di prevenire le emergenze sanitarie attraverso un approccio che guarda alla salute degli ecosistemi come fondamento della salute pubblica.

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Tick-borne encephalitis (TBE) e approccio One Health: medici umani e veterinari a confronto

Si comunica che il corso dal titolo “Tick-borne encephalitis (TBE) e approccio One Health: medici umani e veterinari a confronto”, organizzato dalla Asl di Pescara in collaborazione con la SIMeVeP, si svolgerà presso la ASL di Pescara il giorno 4 dicembre 2025.

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