Selvatici, la statistica ASAPS degli incidenti sulle strade

cinghialiL’osservatorio Asaps sugli incidenti con animali pubblica i dati relativi ai primi 7 mesi del 2020: sono stati registrati  86  incidenti stradali gravi (vengono considerati solo quelli con persone ferite o decedute) dovuti ad animali selvatici che hanno causato 5 morti e 111 feriti (nonostante i due mesi di lockdown).

83 incidenti sono avvenuti lungo la rete ordinaria (statali e provinciali) e 3 nelle autostrade e extraurbane principali.

72 impatti sono avvenuto con un animale selvatico e 14 con uno domestico. ù

62 incidenti sono avvenuti di giorno e 24 di notte.
In questi primi 7 mesi il maggior numero di incidenti gravi con animali si è verificato in Piemonte con 10 sinistri, l’Emilia Romagna con 9, Abruzzo 8, Liguria, Marche e Sardegna con 7, Lombardia 5.

Nel 2019 l’Osservatorio ASAPS ha registrato 164 incidenti significativi col coinvolgimento di animali, (148 gli eventi nel 2018 +11%) nei quali 15 persone sono morte (11 nel 2018 +36%) e 221 sono rimaste seriamente ferite (189 nel 2018 +17%).

In 141 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico e in 23 con un animale domestico. 131 incidenti sono avvenuti di giorno e 33 di notte. 162 incidenti sono avvenuti sulla rete ordinaria e 2 nelle autostrade e extraurbane principali.
In 131 casi il veicolo impattante contro l’animale è stato una autovettura, in 41 casi un motociclo, in 3 incidenti l’impatto è avvenuto contro autocarri o pullman e in 6 incidenti convolti dei velocipedi.

Il totale è superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.

Al primo posto negli incidenti gravi con investimenti di animali la Lombardia con 20 sinistri, seguono la Campania con 17, l’Abruzzo con 16, il Lazio con 14, le Marche con 12, la Toscana con 10, il Veneto e la Sardegna con 9, l’Emilia Romagna e il Piemonte con 8, Liguria, Puglia e Sicilia con 7, Calabria con 6, Friuli Venezia Giulia con 5.

Ultimamente si è parlato molto di incidenti stradali che vedono coinvolti i cighiali, a tal proposito proponiamo la lettura dell’articolo Cinghiali, problema europeo. La statistica degli incidenti sulle strade dell’associazione ASAPS




Prevenire la trasmissione di SARS CoV 2 dall’uomo ai mammiferi selvatici. Linee guida OIE

L’Oie, Organizzazione mondiale per la sanità animale ha elaborato delle linee guida rivolte ai lavoratori che operano a contatto con la fauna selvatica, in particolare mammiferi.

Secondo le conoscenze attuali, il virus SARS CoV 2 è da considerare un patogeno umano di probabile origine zoonotica la quale tuttavia ancora non è stata identificata con certezza, né è stato identificato l’animale “ospite intermedio” che acquisendo il virus lo avrebbe poi trasmesso all’uomo. Sarebbero quindi gli esseri umani ad agire come serbatoio del virus e a sostenerne la trasmissione, anche nei confronti di altri animali, come confermato anche da due recenti studi scientifici [*].

L’attenzione su possibili zoonosi inverse era già stata posta da Ilaria Capua (“COVID-19. La prima epidemia a evolvere in panzoozia?“) e Giovanni Di Guardo (“Nuovo coronavirus, dagli animali all’uomo, dall’uomo agli animali e……..“), che appellandosi all’approccio One Health, hanno sottolineato il pericolo derivante dal coinvolgimento di altre specie animali suscettibili nei confronti SARS-CoV-2, fra cui anche primati non umani.

Al momento la trasmissione uomo-animale del virus ha riguardato cani e gatti domestici, visoni da allevamento, tigri e leoni in cattività.

Ma il rischio di trasmissione da uomo ad animale selvatico non in cattività desta parecchia preoccupazione anche per l’Oie: se alcune specie selvatiche diventassero a loro volta reservoir del virus si complicherebbe ulteriormente l’azione di controllo della salute pubblica, aumenterebbero i rischi di zoonosi e di trasmissione ad altre specie animali, con notevoli impatti sulla salute e sulla conservazione della fauna selvatica.

In tal senso le linee guida sono state sviluppate dall’Oie per ridurre al minimo il rischio di trasmissione della SARS CoV 2 dalle persone ai mammiferi selvatici in libertà e sono rivolte in particolare, alle persone che operano con la fauna selvatica sia sul campo, sia a diretto contatto (Manipolazione) che indiretto (Entro 2 metri o in uno spazio ristretto) con mammiferi selvatici liberi, o che lavorano in situazioni in cui tali animali possono entrare in contatto con superfici o materiali contaminati da infezioni.

[*] Possibility for reverse zoonotic transmission of SARS-CoV-2 to free-ranging wildlife: A case study of bats e Jumping back and forth: anthropozoonotic and zoonotic transmission of SARS-CoV-2 on mink farms

A cura della segreteria SIMeVeP




Principali aspetti innovativi e criticità del nuovo Reg. (UE) sui medicinali veterinari

Argomenti

E’ pubblicato sul n° 1/2019 di Argomenti l’articolo Principali aspetti innovativi e criticità del nuovo Reg. (UE) sui medicinali veterinari” di Marco Cecchetto

Semplificare e ridurre gli adempimenti amministrativi per medici veterinari e industria del farmaco; ridurre il consumo di antibiotici negli allevamenti; contrastare e mitigare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza (AMR) negli animali e negli esseri umani; incentivare la ricerca e sviluppo di nuovi farmaci ad azione antimicrobica da parte dell’industria farmaceutica. Questi, in estrema sintesi, i principali obiettivi della Risoluzione legislativa approvata dal Parlamento europeo lo scorso 25 ottobre, dopo un iter durato quattro anni, che regolamenterà le modalità di fabbricazione, distribuzione, utilizzo e controllo ufficiale del farmaco veterinario e che entrerà in vigore a partire dal 2022

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La fauna selvatica nel difficile confronto tra antiche esigenze e nuove realtà

Argomenti

E’ pubblicato sul n° 1/2019 di Argomenti l’articolo “La fauna selvatica nel difficile confronto tra antiche esigenze e nuove realtà” di Roberto Zuccarini

La fauna selvatica, che fino a un ventennio fa era argomento sconosciuto alla maggioranza della popolazione nonché motivo di preoccupazione per le istituzioni e associazioni naturalistiche del settore, vista l’assenza e/o scarsa presenza o rischio di estinzione di diverse specie, oggi si propone in modo sempre più preoccupante e addirittura problematico nella condivisione ambientale con l’uomo e gli animali domestici. Con l’istituzione delle aree protette (parchi nazionali, regiona-li etc.), ormai più che ventennale, si è giustamente tutelata la riproduzione delle specie selvatiche presenti e/o reintrodotte e lodevolmente consentita la crescita numerica delle popolazioni animali; purtroppo questo importante programma di rivalutazione faunistica non è stato affiancato da una relativa politica demografica e questa crescita, decisamente eccessiva per le aree di origine, si è – per ovvie esigenze territoriali – trasformata in una continua e crescente migrazione di animali selvatici dalle aree di attribuzione verso spazi sempre più vasti e lontani.

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La tracciabilità per la Valorizzazione della selvaggina cacciata

Si è concluso con successo e partecipazione il corso ECM “Valorizzazione della selvaggina cacciata. Una scelta buona, sana e sostenibile: da problema a opportunità” organizzato dalla SIMeVeP dal 3 al 5 dicembre a Bagno Vignoni San Quirico d’Orcia (SI) per approfondire le conoscenze e competenze necessarie a delineare una rete di operatività nella quale i medici veterinari attivino strategie per la gestione sanitaria della fauna selvatica e per la sicurezza delle carni di selvaggina cacciata attraverso tutti gli strumenti del Controllo Ufficiale, così da trasformare un problema – la sovrappopolazione di ungulati– in una risorsa economica del settore agroalimentare.

L’evento è stato occasione di confronto fra le varie istituzioni e attori della filiera.

I veterinari pubblici sono molto coinvolti nella gestione della fauna selvatica anche per motivazioni sanitarie e per tutelare la salute umana è indispensabile garantire un equilibrio delle popolazioni animali selvatiche e contrastare la sovrappopolazione e la migrazione in areali sub urbani di animali in cerca di cibo. Inoltre è indispensabile consentire ai cacciatori di introdurre nel circuito della ristorazione delle carni provenienti dai prelievi venatori garantendo una corretta gestione dei processi e la più elevata sicurezza alimentare dei consumatori.

L’emersione e la regolazione di questa filiera, grazie alle politiche di medicina veterinaria preventiva e sanità pubblica, potrà dare più opportunità di valorizzazione e commercializzazione delle carni degli animali cacciati generando anche un indotto nelle economie locali e, soprattutto, più elementi di informazione per una conoscenza epidemiologica della fauna per favorire la tutela della salute e la conservazione delle popolazioni animali e degli ecosistemi” ha affermato il Presidente Onorario SIMeVeP nel suo intervento.

L’attività di formazione che proponiamo a cacciatori, macellatori e ristoratori intende incentivare la creazione di Centri di Lavorazione della Selvaggina, strutture autorizzate che prevedono l’obbligo del controllo sanitario da parte dei veterinari pubblici e consentono, proprio per questo, da un lato il monitoraggio delle patologie della fauna selvatica come la trichinellosi e la temibile Peste Suina Africana, dall’altra la commercializzazione di un prodotto tracciato e salubre”. Ha detto il presidente Sorice sottolineando il ruolo del medico veterinario anche nel campo della fauna selvatica.

Il progetto “Selvatici e Buoni”, a cui partecipa attivamente la Società Scientifica, è un esempio virtuoso che potrebbe essere applicato anche in Toscana a vantaggio dell’economia del territorio. “Attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, è possibile far giungere al consumatore finale un prodotto di eccellenza, ottimo sotto il profilo nutrizionale, sano e sicuro e affermare al tempo stesso un modello di sviluppo in grado di coniugare esigenze ambientali e socio-economiche” ha concluso Sorice




Selvatici e Buoni a Terra Madre

Progetto Selvatici e BuoniIl progetto “Selvatici e Buoni” dedicato alla valorizzazione della carne di selvaggina è stato presentato ufficialmente ieri a Terra Madre  – Salone del Gusto, uno dei più importanti appuntamenti italiani dedicati al cibo e all’alimentazione.

La selvaggina è una carne pregiata, dagli importanti valori nutrizionali e di gusto, e dalle grandi potenzialità in termini economici e occupazionali.

Per valorizzarla al meglio, però, occorre sviluppare su tutto il territorio nazionale una filiera certificata che conduca il prodotto dal bosco alla tavola, seguendo tutti i passaggi sanitari e legali necessari e questo è lo scopo principale del progetto sostenuto dalla Fondazione UNA Onlus e curato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

Nell’occasione sono stati presentati gli ottimi risultati riscossi nel territorio bergamasco che nell’ultimo anno sono sha visto la realizzazione di diverse azioni previste dal progetto tra cui la formazione del mondo venatorio sul corretto trattamento delle carni di grossa selvaggina, avvenuta anche con il supporto dei macellai, la raccolta di dati per la definizione degli aspetti sanitari e storico-culturali legati al consumo di selvaggina, e la realizzazione di degustazioni guidate in alcuni ristoranti della città.

Per la SIMeVeP è intervenuto il Dott. Massimo Platini che, oltre a ribadire l’importanza della sicurezza alimentare nel settore delle carni di selvaggina, ha sottolineato come il tema della fauna selvatica sia da sempre un campo di interesse e d’azione della Società Scientifica, in particolare attraverso il gruppo di lavoro dedicato , uno dei primi a costituirsi nell’ambito della nostra associazione, e ha manifestato la disponibilità della SIMeVeP a promuovere le iniziative che stanno coinvolgendo il territorio Bergamasco anche in altri territori, a partire dal Piemonte.

A cura della segreteria SIMeVeP




Immunocontraccezione nei cinghiali: positivi i primi risultati di un progetto Spagnolo

Il Grupo de Investigación sobre Infertilidad (GRI-BCN) della facoltà di veterinaria dell’Universitat Autonòma de Barcelona (UAB) ha presentato i risultati preliminari di un progetto quadriennale per l’immunocontraccezione dei cinghiali avviato ad aprile 2017, che prevede l’intervento su un totale di 300 cinghiali.

Il progetto, il primo a livello mondiale che riguarda esemplari urbani e periurbani, permetterà di studiare la fattibilità e l’efficacia dell’applicaizone di un vaccino immunocontraccetivo in una popolazione di cinghiali liberi per inibirne la riproduzione.

Il vaccino è già stato utilizzato con buoni risultati in progetti che hanno coinvolto i cervi negli Stati Uniti e cinghiali in cattività nel Regno Unito.

I risultati preliminari riguardano la sperimentazione effettuata negli ultimi 9 mesi del 2017 su un centinaio di esemplari: 60 sottoposti al trattamento e 40 di controllo.

I primi risultati sono confortanti poiché è stato possibile ricatturare il 40% degli esemplari nei quali è stata osservata una buona efficacia del trattamento immunocontraccettivo.

La sperimentazione prosegue anche nel 2018 vaccinando nuovi soggetti e cercando di ricatturare quelli già trattati nel 2017 per ottenere ulteriori informazioni sull’effetto dell’immunoconcentrazione in un più lungo periodo.

Maggiori dettagli nel comunicato originale (in spagnolo)

A cura della segreteria SIMeVeP




La cucina della Selvaggina

Si è svolto ieri all’Ascom Confcommercio Bergamo il workshop “La cucina della Selvaggina” un approfondimento della conoscenza delle carni di grossa selvaggina rivolto in particolare ai ristoratori del territorio, organizzato nell’ambito del Progetto “Selvatici e buoni Una filiera alimentare da valorizzare”, di cui SIMeVeP fa parte.

All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di tutti i partner del progetto: Petronilla Frosio, Presidente Ristoratori Ascom Bergamo, Nicola Perrotti, Presidente Fondazione UNA Onlus, Antonio Sorice, Presidente Società Italiana di Medicine Veterinaria Preventiva, Paolo Lanfranchi, Università degli Studi di Milano, Lorenzo Bertacchi, Presidente Federcaccia Bergamo, Silvio Barbero, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Luca Pellicioli e Roberto Viganò, Studio Associato AlpVet, Eugenio Demartini, Ricercatore Dip. VESPA – Università degli Studi di Milano.

Siamo molto soddisfatti dell’andamento del progetto al quale abbiamo aderito da subito con convinzione”, ha detto il Presidente SIMeVeP. Sorice ha illustrato il ruolo della sanità pubblica veterinaria a garanzia della sicurezza alimentare della filiera della selvaggina “che deve essere valorizzata anche in un ottica di tutela ambientale, di tutela della fauna selvatica stessa e di promozione e recupero degli alimenti a chilometro zero“.

Il workshop è l’ultima delle iniziative messe in campo in questi mesi nella provincia di Bergamo. Il progetto ha preso infatti il via a settembre 2017 e si svolgerà nell’arco di 18 mesi con  altre azioni previste tra cui un evento dedicato alla comunicazione dei risultati preliminari raggiunti.

A cura della segreteria SIMeVeP




Quattro Paesi alpini affrontano insieme la tubercolosi nella fauna selvatica

Germania, Liechtenstein, Austria e Svizzera vogliono collaborare per la sorveglianza e la lotta alla tubercolosi nei cervi del territorio alpino. Il 7 marzo 2018 i rappresentanti dei quattro Paesi hanno firmato una dichiarazione comune a Salisburgo con l’obiettivo di evitare il contagio di uomini e animali da reddito.

Nel territorio alpino la tubercolosi nella selvaggina rappresenta un pericolo per l’uomo e per gli animali. Da anni nel territorio alpino al confine tra Germania e Austria l’agente patogeno della malattia, il Mycobacterium caprae, viene riscontrato nei cervi, con casi isolati di contagio negli effettivi di bovini.

La Svizzera e il Principato del Liechtenstein finora non sono interessati dal fenomeno. Tutti e quattro i Paesi continuano a essere ufficialmente riconosciuti come esenti dalla tubercolosi per quanto riguarda la popolazione di bovini.

I rispettivi servizi veterinari sono concordi sul fatto che il modo più efficace per limitare la tubercolosi nei cervi nello spazio alpino ed evitarne la diffusione sia attuare misure coordinate.

La dichiarazione sottoscritta il 7 marzo 2018 include i seguenti punti:

  • La sorveglianza e la lotta deve essere organizzata e attuata con maggiore coordinazione tra Germania, Francia, il Principato del Liechtenstein e la Svizzera. A tale proposito viene istituito un nucleo transnazionale.
  • La diffusione della tubercolosi nella selvaggina e i successi delle misure di lotta devono essere documentati in modo trasparente per tutti.
  • Devono essere affrontati insieme i casi in cui vi sono lacune nella ricerca.
  • Le misure servono alla protezione della salute di uomo e animali e a garantire derrate alimentari sicure.

Fonte: Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria




Workshop: La Cucina della Selvaggina

Proseguono le attività del progetto “Selvatici e buoni  Una filiera alimentare da valorizzare”, curata dall’Universita’ di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell’Universita’ di Milano e la Societa’ Italiana di Veterinaria Preventiva, per iniziativa della Fondazione UNA – Uomo Natura e Ambiente.

Il progetto ha preso il via a settembre 2017 nel territorio Bergamasco, e prevede una sere di iniziative che si svolgeranno nell’arco temporale di 18 mesi, per la gestione delle carni di selvaggina come strumento di valorizzazione del territorio.

L’intento è quello di sviluppare, attraverso un percorso partecipato che prevede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, le modalità operative per la gestione della filiera delle carni di selvaggina attraverso attività di formazione, educazione all’utilizzo delle risorse, miglioramento delle caratteristiche igienico-sanitarie, caratterizzazione e valorizzazione del prodotto, fino ad arrivare alla promozione sul territorio.

Il progetto è strutturato in azioni specifiche tra cui:
• la costruzione partecipata della filiera
• l’indagine sulle tradizioni gastronomiche del territorio
• la formazione ed educazione all’utilizzo delle risorse
• l’analisi del rischio per la valutazione e il miglioramento dei requisiti igienico sanitari del prodotto
• attività di rilancio dell’economia locale

In questo ambito si inserisce il workshop “La Cucina della Selvaggina”, un approfondimento della conoscenza delle carni di grossa selvaggina rivolto ai ristoratori del territorio che si terrà a Bergamo il 12 marzo a partire dalle ore 15.00 alle ore 18.00.

A illustrare ruolo della sanità pubblica veterinaria e della SIMeVeP nel progetto, a garanzia della sicurezza alimentare anche nel settore delle carni di selvaggina, interverrà il Presidente, Antonio Sorice.

Locandina dell’evento

Brochure: SELVATICI E BUONI. Alla scoperta della carne di selvaggina delle valli bergamashe una scelta buona, sana e sostenibile