Le sorprese (amare) non finiscono mai!

Nella mia attuale veste di professore universitario in pensione dopo una  gratificante carriera di docenza accademica ed una nutrita serie di convegni alle spalle, confesso di non aver mai partecipato, prima d’ora, ad un simposio internazionale i cui lavori non fossero aperti dai saluti delle Autorità locali.

Ecco i fatti: dal 10 al 12 Aprile si è svolta a Catania, presso il rinomato Centro Congressi “Le Ciminiere”, la 35.ma Conferenza Annuale della  “European Cetacean Society”  (“Società Europea di Cetologia”), che ha visto la partecipazione di circa 600 studiosi provenienti da ben 42 Paesi, 24 Europei e 18 extra-Europei.

Orbene, nonostante le locandine ed i manifesti congressuali recassero in bella mostra il logo del Municipio di Catania nonché quello della Regione Siciliana, non un singolo rappresentante di tali Istituzioni si è presentato alla cerimonia inaugurale per portare quantomeno un “doveroso” cenno di saluto!

Riporto tutto ciò con un sentimento misto di stupore e di amarezza, che mi deriva anche dall’avere origini catanesi, di cui vado oltremodo fiero e orgoglioso.

E’ particolarmente triste dover constatare, altresì, come un siffatto desolante accadimento non deponga a favore della quantomai auspicabile e benemerita sinergia di intenti, di strategie e di azioni fra la Comunità Scientifica, da un lato, e la Pubblica Amministrazione, dall’altro, ma che rischi di tradursi, al contrario, in un approfondimento del solco che, a dispetto del cambiamento climatico e delle altre drammatiche sfide che la contemporaneità ci pone di fronte, continua purtroppo a tenere le due componenti separate l’una dall’altra.

Errare Humanum est Perseverare Autem Diabolicum!

Giovanni Di Guardo,
DVM, Dipl. ECVP,
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




‘Filiera agroalimentare pugliese. Sicuramente buona’, uno spot sui risultati del Piano di controllo regionale

“Filiera agroalimentare pugliese: sicuramente buona!” è il titolo del video promozionale e transmediale sulla sicurezza alimentare e sanità animale realizzato da Alessandro Piva e Tancredi Di Paola, che illustra l’importanza della performance raggiunta dalla Regione Puglia, da Arpa Puglia, dai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Puglie e Basilicata, che è stato presentato a Bari nel corso di una conferenza stampa nella Sala Di Jeso della Presidenza della Regione Puglia.

Nel 2022 la Puglia si è attestata al primo posto a livello nazionale per numero e qualità dei controlli fitofarmaci ricercati su singolo campione e al secondo posto per numero di analisi trasmesse al Ministero della Salute. I dati sono raccolti nella Relazione annuale del Piano di controllo regionale pluriennale in materia di sicurezza alimentare e sanità animale.

Prevenire le malattie dell’uomo e degli animali è un obiettivo importante per creare salute  nella collettività. Secondo il principio One Health (una sola salute), lo stato di benessere degli esseri umani, degli animali, delle piante e degli ecosistemi è strettamente interconnesso; in sintesi un uomo è sano se vive in un ambiente sano, si nutre di cibi sani, vive a contatto con animali sani. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali e ogni anno una persona su dieci si ammala per aver ingerito del cibo contaminato.

Le malattie trasmesse dagli alimenti, le cosiddette Mta, sono causate infatti da pericoli biologici, chimici, fisici e zoonosi trasmesse dagli animali. Rappresentano un problema di sanità pubblica per le gravi conseguenze in termini sanitari, economici e di impatto sulla fiducia dei consumatori. Argomento particolarmente importante per un territorio, come la Puglia, che vanta negli ultimi anni importanti flussi di presenze turistiche.

Nel 2022 in Puglia sono stati campionati dai Sian (Servizi Medici) e Siav B (Servizi Medico Veterinari) dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie locali, complessivamente 5.424 campioni (escluse acque potabili) su cui sono state eseguite 281.642 ricerche analitiche.

La Regione Puglia, nel rispetto del programma nazionale, attua un Piano di Controllo Pluriennale Regionale che descrive per intero il complesso sistema di controlli effettuati su tutta la filiera agroalimentare che, dalla produzione primaria (coltivazioni e allevamenti), porta gli alimenti sulle nostre tavole (“From farm to fork”). Controlli che non riguardano strettamente solo gli alimenti, i mangimi, la salute ed il benessere degli animali, ma anche gli oggetti ed i materiali a contatto con gli alimenti, prescrizioni per l’immissione in commercio e l’uso di prodotti fitosanitari.




Le micro-nanoplastiche, potenziali vettori di diossine e di Toxoplasma gondii in pazienti con lesioni ateromatose

Un interessante lavoro di studiosi italiani, che e’ stato recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine e che sta destando notevole clamore – anche sotto il profilo mediatico -, riporta un ben più elevato rischio di infarto del miocardio, ictus e morte in pazienti con lesioni ateromatose della carotide alberganti al proprio interno micro-nanoplastiche (MNP), rispetto ad individui affetti da analoghe arteriopatie non associate alla contestuale presenza di MNP (1).

Fra i limiti di questo studio, onestamente riconosciuti dagli stessi Autori, rientra tuttavia la possibilità che la pregressa esposizione dei pazienti ad una serie di agenti, chimici e non, diversi dalle MNP nel corso della loro vita possa giustificare le succitate differenze in termini di morbilità e mortalità (1).

A tal proposito, mentre l’utilizzo di idonei modelli sperimentali animali avrebbe potuto fornire alcune utili conoscenze supplementari (2), non si comprendono le ragioni per cui gli Autori non abbiano preso in debita considerazione la comprovata capacità delle MNP di attrarre e concentrare un gran numero sia di contaminanti ambientali persistenti quali le diossine sia di agenti biologici quali Toxoplasma gondii (3).

Infatti, mentre una pregressa esposizione alle diossine e’ stata associata ad un’accresciuta mortalità per malattie cardiovascolari (4), l’infezione da T. gondii è stata messa in relazione con l’insorgenza di miocarditi, pericarditi, versamenti pericardici, aritmie (atriali e ventricolari), insufficienza cardiaca congestizia ed infarto del miocardio (5).

Concludo queste mie riflessioni sottolineando la necessità di un approccio olistico, integrato e multidisciplinare, basato sul principio/concetto della “One Health”, come chiave di volta per affrontare e gestire al meglio gli effetti delle MNP sulla salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente, vista e considerata la crescente quanto allarmante contaminazione degli ecosistemi terrestri, marini e oceanici ad opera delle stesse.

Bibliografia

1) Marfella, R., et al. (2024). Microplastics and nanoplastics in atheromas and cardiovascular events. N. Engl. J. Med. 390: 900-910.
DOI: 10.1056/NEJMoa2309822.
2) Getz, G.S., Reardon, C.A. (2012). Animal models of atherosclerosis. Arterioscler. Thromb. Vasc. Biol. 32: 1104-1115.
DOI: 10.1161/ATVBAHA.111.237693.
3) Di Guardo, G. (2023). Flood-associated, land-to-sea pathogens’ transfer: A One Health perspective. Pathogens 12(11): 1348.
DOI: 10.3390/pathogens12111348.
4) Humblet, O., Birnbaum, L., Rimm, E., Mittleman, M.A., Hauser, R. (2008). Dioxins and cardiovascular disease mortality. Environ. Health Perspect. 116: 1443-1448.
DOI: 10.1289/ehp.11579.
5) Alvarado-Esquivel, C., et al. (2016). Association between Toxoplasma gondii exposure and heart disease: A case-control study. J. Clin. Med. Res. 8: 402-409.
DOI: 10.14740/jocmr2525w.

Giovanni Di Guardo, DVM, Dipl. ECVP,

Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




SIMeVeP al tavolo sul personale dei Dipartimenti di Prevenzione

E’ stata accolta la richiesta di SIMeVeP di inserire anche altre discipline e professioni – oltre quella della “igiene e medicina preventiva” – che operano e lavorano a tutti i livelli organizzativi nei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie del SSN tra i componenti del Tavolo tecnico per la definizione di obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione  istituito dal Decreto del Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute del 22 dicembre 2023.

E’ stato infatti emanato l’8 marzo un decreto integrativo che inserisce specifiche professionalità nel campo della medicina veterinaria, della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro al tavolo tecnico; fra gli altri il Presidente SIMeVeP Antonio Sorice.




La carne coltivata: stato dell’arte e criticità

“La carne coltivata: stato dell’arte e criticità” è il titolo di un articolo frutto della collaborazione tra Maurizion Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP, Maria Grazia Cofelice – Servizio Veterinario, ASL Pescara, Francesca Lombardo- Servizio Veterinario, ASL Pescara e la biotecnologa ricercatrice Nike Schiavo, Co-fondatrice e membro direttivo di Cellular Agriculture Italy, in cui si affrontanto opportunità e criticitàdella  carne a base cellulare

La carne coltivata come opportunità di sostenibilità e non minaccia per l’agricoltura tradizionale

* 🐂la carne coltivata si propone come alternativa alla carne convenzionale in quanto non necessita della macellazione degli animali, riduce l’utilizzo degli antibiotici e la diffusione delle zoonosi, è meno impattante sull’ambiente ed assicura per il futuro una fonte sostenibile di proteine.

* 👩‍🔬la produzione di carne coltivata si avvale di procedure impiegate da decenni nell’industria farmaceutica per la produzione di biotessuti e biofarmaci ma è ancora nelle sue fasi iniziali con costi elevati e tecnologia inefficiente e richiede lo sviluppo di tecnologie molto complesse per ottenere enormi biomasse (migliaia di tonnellate) in modalità extra-corporea.

* 🔬occorrono ulteriori studi sulla #sicurezzaalimentare, efficienza energetica, sostenibilità, impatto ambientale, penetrabilità nei mercati e accettazione da parte dei consumatori.

*⚠️I pericoli potenziali individuati fino ad oggi necessitano della valutazione dei rischi per poter consentire la corretta applicazione dei protocolli standard di controllo e garantire la sicurezza dei consumatori.

Poiché la domanda globale di carne è destinata a crescere, è chiaro che le pratiche agricole dovranno cambiare se vogliamo nutrire tutti e affrontare le emergenze  climatiche e di biodiversità che affliggono il mondo.

La carne coltivata si pone l’obiettivo di offrire alla stragrande maggioranza di consumatori di carne convenzionale (ottenuta attraverso il sacrificio degli animali e lo sfruttamento delle risorse) un’alternativa più sostenibile che non aggiunge pressione su ambiente e benessere animale.

Difatti potrebbe essere prodotta in modo efficiente (es. con input a basso costo e attentamente misurati per evitare sprechi e utilizzo di energia rinnovabile) con basse emissioni di carbonio e con meno animali mantenuti in condizioni migliori.

Una convinzione abbastanza diffusa vede la carne coltivata come la fine dell’allevamento tradizionale. Ma le cose non stanno esattamente così.

Da un lato possiamo immaginare l’industria della carne coltivata come una integrazione più sostenibile dell’allevamento intensivo con vantaggi finanziari e ambientali.

Dall’altro, con una logica non dissolutiva ma evolutiva, il passaggio dall’allevamento intensivo ad aziende più piccole consente agli allevatori di garantire standard più elevati di benessere animale.

In questo nuovo contesto agro-zootecnico e di agricoltura rigenerativa gli animali verrebbero allevati per produrre meno carne ma di alta qualità, come ad esempio i tagli di bistecche o filetto con una consistenza tecnicamente difficile da realizzare con le attuali tecniche di coltura cellulare. Mentre i volumi elevati di carne, ad esempio carne macinata, verrebbero assicurati da una percentuale minima di animali mantenuti come donatori di cellule per i laboratori di carne coltivata.

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Anticorpi anti-alfa neurotossina, una nuova arma contro il veleno dei serpenti

Ogni anno su scala globale vengono segnalate ferite inferte dal morso di serpenti in un numero variabile fra 1.800.000 e 2.700.000 individui, cui farebbero altresì seguito fra gli 80.000 e i 138.000 decessi, registrati soprattutto in Asia meridionale, nel Sud-Est asiatico, nell’Africa sub-sahariana ed in America Latina (1).

Sulla scia di tali premesse, appaiono di notevole interesse la messa a punto e la successiva descrizione di un anticorpo monoclonale in grado di neutralizzare le alfa-neurotossine a lunga catena presenti nel veleno degli Elapidi (2), una Famiglia di serpenti che annovera al proprio interno alcune specie di Ofidi particolarmente velenose e velenifere, quali ad esempio il cobra reale. Le alfa-neurotossine sono responsabili, infatti, di una serie di gravi effetti secondari al morso di questi serpenti, quali la paralisi flaccida diffusa, spesso culminante nell’exitus di coloro che ne risultano colpiti, vista e considerata la notevole affinita’ di legame di tali tossine nei confronti dei recettori nicotinici situati a livello della regione post-sinaptica della giunzione/placca neuromuscolare (2).

A dispetto del notevole quanto giustificato clamore (anche mediatico) suscitato da questo studio, andrebbe tuttavia sottolineato che lo stesso e’ stato condotto su modelli sperimentali murini, la cui suscettibilità nei riguardi delle alfa-neurotossine – così come degli altri numerosi fattori presenti, a mo’ di cocktail, nel veleno dei serpenti – potrebbe essere ben diversa da quella propria della nostra specie nonché di molte altre specie animali domestiche e selvatiche, come peraltro riferiamo in una lettera all’Editore appena pubblicata sul prestigioso BMJ (3).

Ulteriori elementi di critica risiederebbero poi nell’assenza di alcuni importanti elementi, connessi alla protezione conferita dall’anticorpo monoclonale oggetto d’indagine, visto e considerato che i topi trattati con lo stesso sarebbero comunque deceduti, pur vivendo più a lungo dei propri consimili cui era stata somministrata la sola alfa-neurotossina (2). A tal proposito, comunque, gli Autori riconoscono la possibilità che altre componenti del veleno dei serpenti, non neutralizzate dall’anticorpo monoclonale anti-alfa- neurotossina, potrebbero averne verosimilmente provocato la morte, seppure in tempi ritardati (ma non specificati) rispetto a quelli dei soggetti non trattati con l’anticorpo in questione (2).

Un altro importante elemento di perplessità, richiamato nella nostra lettera all’Editore (3), riguarda il fatto che gli Autori non hanno preso in considerazione, nel loro pur rilevante studio, le numerose specie di serpenti velenosi/veleniferi del Continente Americano (Nord-America, America Centrale e Sudamerica), ove ogni anno si registra un elevato numero di decessi a seguito dei morsi inferti dai medesimi (1).

Ciononostante, gli Autori dello studio oggetto di questa lettera meritano senza dubbio il nostro più convinto e meritato plauso per la rilevanza del lavoro svolto.

Bibliografia 

1) Ralph, R., Faiz, M.A., Sharma, S.K., Ribeiro, I., Chappuis, F. (2022). Managing snakebite. BMJ 376: e057926. DOI: 10.1136/bmj-2020-057926.
2) Khalek, I.S., et al. (2024). Synthetic development of a broadly neutralizing antibody against snake venom long-chain alpha-neurotoxins. Science Transl. Med. 16 (735). DOI: https://doi.org/10.1126/scitranslmed.adk1867.
3) Di Guardo, G., Frye, F.L. (2024). Anti-snake alfa-neurotoxins antibody: Issues of concern (Rapid Response/Letter to the Editor). BMJ
DOI:https://www.bmj.com/content/376/bmj-2020-057926/rapid-responses.

Giovanni Di Guardo,

DVM, Dipl. ECVP,

Gia’ Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

 Fredric L. Frye, DVM, MSc,

Fellow Royal Society of Medicine, Fellow Federation of Biologists, (Hon.), Dipl. ECVP, (Hon.), Dipl. Am. Acad. Vet. Pathol, Former Professor of Comparative Medicine and Pathobiology, School of Veterinary Medicine, University of California, Davis, California 95616, USA

 




Procedure e tecniche di campionamento degli alimenti destinati all’alimentazione umana

Si svolgerà il 19 marzo presso l’Aula Magna del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari il corso ECM “Procedure e tecniche di campionamento degli alimenti destinati all’alimentazione umana” organizzato dalla Asl Bari, con la partecipazione dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Bari, della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva e dell’associazione Italiana Veterinari Igienisti.

La legislazione comunitaria e nazionale definisce i tenori massimi di contaminanti chimici e microbiologici negli alimenti destinati all’alimentazione umana, che devono essere monitorati dalle Autorità Competenti per la verifica della loro conformità. I risultati analitici ottenuti possono essere condizionati dalla procedura utilizzata per la preparazione del campione destinato al laboratorio, così come dalle temperature di trasporto e conservazione del campione. Il campionamento pertanto svolge un ruolo cruciale in tutte le attività analitiche, soprattutto nella quantificazione di contaminanti distribuiti in modo eterogeneo all’interno di un lotto/partita di alimento.

Per tale ragione, l’Unione Europea ha individuato specifici metodi di campionamento in relazione al tipo di alimento e all’analita da ricercare e, quando non disponibili, ha dettato i criteri per la loro selezione, tenendo conto anche degli standard accettati a livello internazionale. La corretta applicazione delle procedure di campionamento, tuttavia, non può prescindere da un’adeguata formazione del personale addetto ai controlli ufficiali.

L’evento si propone di fornire agli operatori del Servizio Sanitario Nazionale che si occupano di sicurezza alimentare strumenti utili per un corretto campionamento delle matrici alimentari promuovendo la conoscenza della legislazione europea e nazionale per le attività di campionamento degli alimenti destinati all’alimentazione umana, la corretta applicazione dei metodi di campionamento per il Controllo Ufficiale dei contaminanti chimici e microbiologici, oltre che le corrette modalità di redazione della reportistica necessaria a documentare correttamente le attività di campionamento con l’ausilio degli strumenti “tradizionali” (cartacei) e informatici.

Lo strumento delle analisi di laboratorio nelle attività di Controllo Ufficiale è efficace se garantisce la correttezza del dato analitico, mediante il perseguimento di un costante ed elevato livello di “Qualità e sicurezza del dato” fin dalle primissime attività di identificazione della matrice alimentare da sottoporre ad analisi. Affinché i risultati delle misurazioni siano accettati come validi dalle parti interessate è necessario, non solo che le analisi siano eseguite secondo i requisiti previsti dalla norma ISO 17025, ma che anche le fasi pre e post analitiche siano correttamente attuate. L’evento si propone quindi di illustrare come il campionamento (prelievo, identificazione del campione, manipolazione, compilazione della richiesta di analisi, trasporto) influenzi significativamente la qualità del dato di laboratorio e, di conseguenza, le eventuali azioni esecutive da intraprendere.

Scarica il programma

 




Dengue: un problema di sanità globale

La dengue è una malattia virale acuta causata dal virus dengue (DENV), un virus a RNA del genere Flavivirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, e spesso viene trasmessa all’uomo attraverso
la puntura delle zanzare Aedes, prevalentemente Aedes aegypti o Ae. albopictus.

Ad oggi è considerata forse la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all’uomo e ha un impatto economico significativo, per i conseguenti costi sanitari globali, stimati in oltre 8,9 miliardi di dollari all’anno.

Nel contesto della prevenzione della dengue, una prospettiva One Health consentirebbe di affrontare le complesse relazioni tra la malattia, i  suoi vettori (zanzare Aedes) e i loro
habitat ecologici.

Ne parlano Ivan Corti e Maurizio Ferri in un articolo pubblicato su La Settimana Veterinaria




PE: via libera alla legge sul ripristino della natura

Il Parlamento ha adottato la prima legge dell’UE per ripristinare gli ecosistemi degradati

  • I Paesi dell’UE dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050
  • Possibilità di sospendere temporaneamente le disposizioni sugli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali
  • Oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato

La nuova legge fissa l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.

La normativa europea sul ripristino della natura, concordata con i governi dell’UE, è stata approvata con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. Il regolamento mira a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’UE, contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare.

Per conseguire gli obiettivi fissati dall’UE, entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. In linea con la posizione del Parlamento, fino al 2030 la priorità andrà accordata alle zone Natura 2000. I paesi dell’UE dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo. Inoltre, dovranno adottare piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi.

Ecosistemi agricoli

Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell’UE dovranno registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati. Dovranno anche adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.

Poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i paesi dell’UE dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.

Come richiesto dal Parlamento, la legge prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’UE.

Altri ecosistemi

La legge impone anche di registrare una tendenza positiva in diversi indicatori che riguardano gli ecosistemi forestali e di piantare tre miliardi di nuovi alberi. Gli Stati membri dovranno inoltre ripristinare almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.

Citazione

Dopo la votazione, il relatore César Luena (S&D, ES) ha dichiarato: “Oggi è un grande giorno per l’Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino. La nuova legge ci aiuterà anche a rispettare molti dei nostri impegni internazionali in materia di ambiente. Inoltre, ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità. Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico. E vorrei ringraziare anche i giovani per averci ricordato che non abbiamo né un pianeta B, né un piano B.”

Prossime tappe

Una volta approvato anche dal Consiglio, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.

Contesto

Oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato. Il 22 giugno 2022 la Commissione europea ha proposto una legge sul ripristino della natura per contribuire al recupero a lungo termine della natura danneggiata nelle zone terrestri e marine dell’UE, per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità e per rispettare gli impegni internazionali dell’UE, in particolare il quadro globale di Kunming-Montreal per la biodiversitàSecondo la Commissione, la nuova legge apporterebbe notevoli benefici economici, in quanto ogni euro investito si tradurrebbe in almeno 8 euro di benefici.

Questa legge risponde alle aspettative dei cittadini in materia di protezione e ripristino di biodiversità, paesaggio e oceani di cui alla proposta 2, paragrafi 1, 3, 4 e 5, delle conconclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europaclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Fonte: Parlamento europeo




Pubblicazione. ONE HEALTH: una salute unica e una sola scienza Protect our future too from zoonosi

Tra aprile e ottobre 2023, a Roma e Palermo, si sono svolti due Convegni che hanno riunito diversi esperti delle Professioni Sanitarie nell’ambito della medicina umana e veterinaria, tra cui infettivologi, entomologi, epidemiologi, parassitologi, medici veterinari, medici di medicina generale e climatologi, per raccogliere testimonianze e punti di vista su come applicare un efficace approccio One Health per il controllo e il monitoraggio delle malattie da vettore zoonotiche.

L’elemento condiviso da tutti i professionisti coinvolti, emerso dai vari tavoli di discussione, è stato l’importanza di un approccio One Health, ovvero un metodo “olistico” per la gestione della salute umana, animale e ambientale, riconoscendo l’interconnessione e l’interdipendenza tra di esse, e punto chiave nell’agenda delle istituzioni globali.

La pubblicazione “ONE HEALTH: una salute unica e una sola scienza Protect our future too from zoonosis”, realizzata con il contributo di MSD Animal Health, ripercorre gli argomenti affrontati nel corso dei due Convegni e approfondisce il tema One Health, le sue radici e le sue sfide.