Comprendere gli impatti del cambiamento climatico sulla salute e il benessere animale

Comprendere gli impatti del cambiamento climatico sulla salute e il benessere animaleNell’ambito del progetto finanziato dall’UE “REFRESCAR”, il Gruppo di lavoro Salute e Benessere animale del Comitato Permanente per la Ricerca Agricola (SCAR) ha elaborato un questionario per raccogliere i pareri della comunità europea della ricerca, dell’innovazione e delle politiche sul tema del cambiamento climatico e del suo impatto sulla salute e sul benessere degli animali (inclusa l’acquacoltura), nonché sulle lacune e i bisogni di ricerca e innovazione specifici dei diversi Paesi.

L’invito a partecipare è rivolto a esperti di varie discipline che si occupano, direttamente o indirettamente, dell’argomento.

Le risposte raccolte serviranno a individuare priorità, opportunità e azioni per affrontare il tema in modo integrato.

Il sondaggio è attivo fino al 10 gennaio 2025

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Prevenire le pandemie: la risposta integrata One Health per la salute pubblica. La missione dell’IZSVe

In vista della prima Giornata Nazionale per la Prevenzione Veterinaria del 25 gennaio 2026, One Health pubblica una serie di contributi firmati dai Direttori Generali dei dieci Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani. Questo articolo è a cura di Antonia Ricci, Direttrice Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Il concetto di One Health nasce dalla consapevolezza che la salute di esseri umani, animali e ambiente è profondamente interconnessa. Cambiamenti climatici, perdita di biodiversitàurbanizzazione e globalizzazione modificano gli equilibri naturali, influenzando la diffusione di malattie e la salute degli ecosistemi. L’ambiente mostra segnali di sofferenza che richiedono strategie coordinate a livello globale. In questo quadro, l’IZSVe ha raccolto la sfida lanciata dalle organizzazioni internazionali per promuovere un approccio integrato alle sfide sanitarie planetarie. Il nostro impegno si è focalizzato su attività di ricerca che riguardano le zoonosi e i patogeni in grado di fare il salto di specie e scatenare una pandemia.

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Fonte: IZS Venezie




Antibiotico-Resistenza: lo studio sul batterio E. COLI tra ambiente, animali e persone

Un’indagine condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, in collaborazione con l’Unità di Patologia Clinica e Microbiologia dell’Ospedale di Teramo, ha analizzato la presenza di ceppi di Escherichia coli resistenti agli antibiotici in diversi ambienti e specie. Nel loro lavoro scientifico, pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology, i ricercatori si sono concentrati in particolare su quei ceppi che producono enzimi (le β-lattamasi a spettro esteso, o ESBL) in grado di rendere inefficaci alcuni antibiotici di uso comune nella medicina umana e veterinaria.

Sulla base delle analisi compiute su quasi mille campioni raccolti nella regione Abruzzo, lo studio ha utilizzato strumenti di genomica avanzata per individuare i geni della resistenza e comprendere meglio come questi si diffondano tra ambienti e specie diversi, inclusi animali da allevamento, selvatici, da compagnia, alimenti e pazienti umani.

“Abbiamo trovato una presenza non trascurabile di ceppi resistenti sia negli allevamenti che negli animali da compagnia e nell’ambiente – dice Lisa Di Marcantonio, Batteriologia e Sviluppo Antigeni Batterici – IZS Teramo – mentre negli animali selvatici i casi sono stati meno frequenti. Questo tipo di confronto aiuta a capire come le attività umane possano influenzare la diffusione della resistenza”.

Le analisi indicano infatti che i ceppi resistenti sono più frequenti nei contesti più vicini all’uomo. Negli animali da compagnia, ad esempio, la presenza supera il 16%, mentre negli animali selvatici è inferiore al 7%. Questa differenza potrebbe essere legata a due fattori principali: da un lato, l’uso diretto di antibiotici negli animali da compagnia e negli allevamenti, che può selezionare ceppi batterici sempre più resistenti; dall’altro, la diffusione indiretta di questi batteri attraverso acque reflue, suolo contaminato o alimenti. In altri termini, l’ambiente urbano e agricolo sarebbe più favorevole alla circolazione della resistenza rispetto agli spazi naturali.

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Fonte: IZS Teramo




Nuove specie di zanzare in Emilia-Romagna

Durante il 2025, grazie al lavoro congiunto di IZSLER e CAA, supportato da Regione Emilia-Romagna e dal PNRR INF-ACT Node 2, sono state rilevate diverse nuove zanzare in Emilia-Romagna. In primavera, è stata rilevata la presenza di Aedes japonicus e Aedes koreicus, in particolare nei comuni dell’Appennino piacentino (entrambe le specie a Bobbio, Farini, Perino, Travo, solo Ae. japonicus a Bettola, Cerreto, Ferrire, Marsaglia, Morfasso, Zerba) ma anche a nel parmense (Ae. japonicus a Bardi). Queste due specie invasive, già segnalate in Italia e presenti nelle zone pre-Alpine della Lombardia, si stanno espandendo velocemente in Europa, al di fuori del loro areale d’origine.

Come la zanzara tigre (Aedes albopictus), riescono a sfruttare come focolai larvali piccole raccolte d’acqua artificiale (tombini, sottovasi, secchi, bidoni, fontanelle, ecc.), caratteristica che permette a queste zanzare diffondersi in ambienti urbani e peri-urbani. Hanno però esigenze termiche differenti, che rendono queste due specie particolarmente adatte agli ambienti collinari e di bassa montagna, ambienti in cui la zanzara tigre è meno diffusa. Queste zanzare hanno una rilevanza sanitaria, sono vettori competenti di filariosi e diversi arbovirus come Chikungunya e Encefalite Giapponese, ma, fortunatamente, sono meno aggressive della loro cugina Aedes albopictus.

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Fonte: IZS Lombardia ed Emilia Romagna




Forever chemicals anche negli abissi: delfini e balene trovati contaminati dai Pfas

Per anni si è pensato che le profondità oceaniche potessero offrire una protezione naturale dall’inquinamento generato dall’uomo. Una nuova ricerca pubblicata su Science of the Total Environment, però, dimostra che non è così. I mammiferi marini non sono immuni dai cosiddetti forever chemicals, sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) note per la loro resistenza alla degradazione e per la loro presenza crescente negli ecosistemi terrestri e marini.

Lo studio rivela livelli senza precedenti di contaminazione nei tessuti di delfini e balene che vivono lontano dalle aree industriali e che si nutrono a grandi profondità. Il risultato è un campanello d’allarme che mette in discussione molte delle certezze finora date per scontate sulla sicurezza biologica degli oceani.

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Fonte: ambienteinsalute.it




IA per la sicurezza alimentare: il rapporto FAO

Il rapporto FAO del 2025 ‘Artificial Intelligence for Food Safety – A Literature Synthesis, Real-World Applications and Regulatory Frameworks‘, sviluppato insieme a ricercatori della Wageningen University & Research, fornisce una delle valutazioni più complete su come l’intelligenza artificiale stia ridisegnando la governance della sicurezza alimentare globale (van Meer et al., 2025). Il rapporto offre una rassegna scientifica, descrive casi di studio pratici provenienti dalle principali autorità nazionali e analizza il panorama normativo internazionale. L’IA si posiziona così non come una tecnologia di un futuro distante, ma come uno strumento attuale con profonde implicazioni per migliorare l’efficienza, la capacità predittiva e la resilienza dei sistemi di sicurezza alimentare in tutto il mondo, mettendo allo stesso tempo in guardia contro il suo uso prematuro o non regolamentato.

Sintesi della letteratura: mappatura dei domini applicativi dell’IA

Il rapporto FAO si basa su una revisione di 133 pubblicazioni scientifiche sottoposte a peer review, il cui numero è rapidamente aumentato a partire dal 2012. L’analisi classifica le applicazioni dell’IA in tre domini principali:

  • il più rilevante è la ‘consulenza scientifica‘, dove gli algoritmi di machine learning (ML) e deep learning (DL) stanno rivoluzionando i processi di laboratorio. Queste applicazioni spaziano dall’uso di reti neurali convoluzionali (CNN) per identificare patogeni di origine alimentare in immagini microscopiche all’impiego di random forest per prevedere la virulenza di ceppi di Salmonella in carne di pollo macinata, a partire dai dati genomici (Karanth et al., 2022; Kang, Park, & Chen, 2020). L’IA aiuta inoltre la ricerca fondamentale, come la modellizzazione del bioaccumulo di metalli pesanti negli ecosistemi suolo-coltura e la comprensione dei fattori ambientali che portano alla contaminazione microbica (Hu et al., 2020; Toro et al., 2022);
  • il secondo dominio, ‘ispezione e controllo alle frontiere‘, sebbene meno esplorato, mostra un potenziale significativo per migliorare il processo decisionale basato sul rischio. I modelli vengono in questo caso utilizzati per verificare l’autenticità degli alimenti – come distinguere le specie ittiche mediante spettroscopia Fourier transform nel vicino infrarosso – e per prevedere quali carichi di alimenti importati presentino il rischio più elevato per la sicurezza, così da consentire campionamenti mirati e un’allocazione più efficiente delle risorse (Liu, Liu, Li, & Wang, 2023; Wu et al., 2023a);
  • il terzo dominio comprende le ‘attività delle autorità competenti‘, dove l’analisi basata su IA di dati non strutturati provenienti da fonti come social media, notiziari e fatture elettroniche consente l’individuazione precoce di focolai di malattie di origine alimentare e l’identificazione di preoccupazioni emergenti dei consumatori (Chen & Zhang, 2022; Sadilek et al., 2018).

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Fonte: foodtimes.it




Lupo italiano: dall’estinzione demografica al rischio di estinzione genetica. Il nuovo studio IZSLT–Sapienza

Nuovi dati genetici mostrano una diffusione senza precedenti dell’incrocio con il cane domestico segnando il passaggio dal rischio di estinzione demografica a quello di estinzione genetica.
L’ibridazione con il cane domestico minaccia l’identità genetica del lupo in Italia: uno studio IZSLT– Università La Sapienza rivela come negli ultimi decenni il lupo in Italia sia passato dal rischio di estinzione demografica al rischio di estinzione genetica.

Il lupo in Italia sta vivendo una nuova e insidiosa forma di rischio: non più quello demografico, come negli anni ’70, ma quello genetico. Un recente studio condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT) e dall’Università di Roma La Sapienza, pubblicato sulla rivista internazionale Biological Conservation, evidenzia infatti come l’ibridazione con il cane domestico stia compromettendo in modo crescente l’identità genetica della specie.

Nonostante il fenomeno sia noto da tempo, la sua estensione nell’Italia peninsulare ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. Dal punto di vista biologico, cane e lupo appartengono alla stessa specie e possono quindi generare ibridi fertili; un evento raro in natura, ma sempre più probabile in contesti umanizzati, dove la presenza del cane e la frammentazione degli habitat favoriscono gli accoppiamenti misti.

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Fonte: IZS Lazio e Toscana




Allarme FAO, le malattie animali transfrontaliere (TAD) mettono a rischio il settore zootecnico globale

FAOIl Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), QU Dongyu, ha esortato venerdì i Paesi membri a rafforzare le partnership globali per prevenire e controllare le malattie animali transfrontaliere (TAD), avvertendo che rappresentano una delle minacce più urgenti alla sicurezza alimentare globale e alla stabilità economica.

Intervenendo a una sessione informativa sul nuovo Programma di partenariato globale per le malattie transfrontaliere degli animali (GPP-TAD) presso la sede centrale della FAO a Roma, Qu ha avvertito che i recenti tagli ai finanziamenti rischiano di compromettere decenni di progressi nella gestione e nella risposta a queste malattie, mentre i rischi globali si intensificano.

Per oltre 20 anni, il Centro di emergenza per le malattie transfrontaliere degli animali (ECTAD) ha svolto il ruolo di spina dorsale operativa della FAO in materia di salute animale, supportando più di 50 paesi e dimostrando costantemente che la prevenzione costa molto meno della risposta alle crisi.

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Fonte: ruminantia.it




L’EFSA invita: dite la vostra su diossine e relativi PCB

Diossine e PCB diossina-simili sono sostanze chimiche tossiche che permangono nell’ambiente per anni e si accumulano a bassi tenori nella catena alimentare, di solito nei tessuti grassi degli animali. Dagli anni ‘70 in poi la loro presenza in alimenti e mangimi è diminuita grazie alle misure intraprese dalle autorità pubbliche e dai produttori.

Nella bozza di parere scientifico gli esperti dell’EFSA confermano le conclusioni delle precedenti valutazioni dell’Autorità, secondo le quali l’esposizione alimentare alle diossine e ai PCB diossina-simili costituisce un problema per la salute.

“Abbiamo aggiornato la dose settimanale tollerabile (DST) a 0,6 picogrammi per chilogrammo di peso corporeo. Le stime aggiornate dell’esposizione alimentare provenienti dai Paesi europei indicano che la nuova DST risulta superata in tutte le fasce d’età”, ha dichiarato Helle Knutsen, presidente del gruppo di esperti scientifici EFSA sui contaminanti nella catena alimentare.

La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di aggiornare il relativo parere scientifico del 2018 a seguito della revisione dei fattori di tossicità equivalente (TEF) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2022. Si tratta di valori concordati a livello internazionale utilizzati per esprimere la tossicità delle diossine e dei PCB diossina-simili rispetto alla forma più tossica di diossina (2,3,7,8-TCDD) e sono stati impiegati per eseguire l’attuale valutazione del rischio.

I portatori di interesse, i ricercatori e il pubblico in genere sono invitati a trasmettere commenti sulla bozza di parere, che resterà disponibile a consultazione fino al 26 gennaio 2026. I commenti possono esssere inoltrati qui.

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Fonte: EFSA




27° Congresso Internazionale Fe.Me.S.P.Rum. a Bologna: un ritorno alle origini nel segno della cooperazione mediterranea

Si è concluso con grande partecipazione e interesse il 27° Congresso Internazionale della Federazione Mediterranea per la Sanità e la Produzione dei Ruminanti (Fe.Me.S.P.Rum.), ospitato nella storica cornice della città di Bologna.

L’evento, organizzato dal Prof. Arcangelo Gentile (Presidente della World Association for Buiatrics), ha riunito oltre 180 esperti del settore, tra veterinari clinici, ricercatori, accademici, zootecnici e rappresentanti delle istituzioni sanitarie, provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo, tra cui Algeria, Tunisia, Repubblica Araba Unita, Croazia, Grecia, Portogallo, Spagna, Turchia, Siria, Pakistan, oltre all’Italia.

Durante il congresso sono stati presentati oltre 110 contributi scientifici, suddivisi tra Keynote lecture, short comunication e poster, offrendo un ampio panorama delle attuali ricerche e innovazioni nel settore dell’allevamento dei ruminanti. I lavori hanno affrontato in maniera articolata le principali sfide sanitarie, produttive e ambientali legate all’allevamento dei ruminanti, con un focus trasversale su questioni emergenti come il cambiamento climatico, le malattie transfrontaliere e la sostenibilità dei sistemi zootecnici. Il cambiamento climatico è stato analizzato per il suo impatto sul benessere animale, con studi che hanno evidenziato strategie per mitigare lo stress da calore nei ruminanti e migliorare la resilienza degli allevamenti. Le malattie transfrontaliere, come la peste dei piccoli ruminanti, la pleuropolmonite contagiosa e la dermatite nodulare contagiosa, sono state discusse in relazione alla loro diffusione e alle misure di controllo, sottolineando l’importanza di un approccio “One Health”. Infine, la sostenibilità dei sistemi zootecnici è stata esplorata attraverso l’adozione di tecnologie innovative, la riduzione delle emissioni di gas serra e l’uso di sottoprodotti agroindustriali per migliorare la qualità dei prodotti e ridurre l’impatto ambientale.

Il congresso si è, dunque, configurato come un importante momento di confronto ed aggiornamento scientifico tra ricercatori, professionisti del settore e stakeholder, contribuendo a delineare le future direttrici della ricerca e dell’innovazione nell’allevamento dei ruminanti.

Programma scientifico e raccolta degli abstract

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Prof. Annamaria Passantino, DVM, Ph.D., Dipl. ECAWBM(AWSEL) (Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Messina